IT NEVER ENDS
CAPITOLO 9: UN DISEGNO DIABOLICO
I’m here with my confession
Got nothing to hide no more
I don’t know where to start
But to show you the shape of my heart
Shape
of My Heart, Backstreet Boys
***************
Hermione
rimase immobile al centro della stanza, fissando Corinne con uno sguardo di
odio profondo e i pugni stretti. Non la ricordava perfettamente, visto che
l’ultima volta che l’aveva visto ci aveva combattuto solo per meno di cinque
minuti, ma in qualche modo la riconobbe, anche perché corrispondeva
perfettamente alle descrizioni che avevano fornito: avvenente, sensuale,
volgare e altera.
“Vedo
che ti ricordi di me, Hermione.” Disse la donna, con una nota di compiacimento
nella voce. “Non sei riuscita a dimenticarmi.”
“E’
un po’ difficile dimenticare qualcuno che ti rompe le palle come fai tu.”
Replicò sdegnosa Hermione.
Corinne
inarcò un sopracciglio e accavallò con disinvoltura le gambe. “Sei rimasta lo
stesso maschiaccio di quattro anni fa.”
Hermione
la guardò con aria di sfida. “Ci sei tu dietro tutta questa storia, vero?
Cos’è, stai cercando di riportare in vita Voldemort con uno dei tuoi
trucchetti?”
“Non
ho fatto altro che quello che serviva a me.” Fu la risposta della donna.
“Tutto questo non ha niente a che fare con Voldemort.”
Hermione
le rivolse un sorrisetto beffardo. “Le tue prestazioni sotto le coperte non
erano… adeguatamente retribuite?”
La
pazienza di Corinne sembrò vacillare, perché si alzò dall’altare e fece due
passi verso la sua prigioniera. “Modera la tua piccola lingua biforcuta, prima
che te la faccia tagliare.”
“Perché
hai organizzato tutto questo?” Hermione non era certo il tipo che si lasciava
intimorire da una minaccia.
“Buona
domanda. E’ la stessa che mi sono posta anch’io quattro anni fa, quando sono
stata costretta a nascondermi per mesi nei posti più assurdi per sfuggire alla
cattura. Mi sono serviti quei mesi, sai. Mi hanno resa più forte.”
E
hanno reso la tua mente ancora più malata, pensò Hermione.
“E
in quel periodo ho riflettuto molto.” Continuò Corinne. “E ho capito che per
quanto la vita fosse stata ingiusta e severa con me, una cosa buona me l’aveva
data.” E qui la guardò dritta negli occhi. “Mi aveva dato Ron.”
Hermione
s’irrigidì, ma non disse nulla.
“Per
tutti c’è qualcosa che la vita riserva in dono, tutto sta a saper capire cos’è
per riconoscerla quando arriva. Io l’ho riconosciuta solo dopo.”
“Se
credi che Ron ti sia mai appartenuto, ti sbagli di grosso.” Ribbattè Hermione
con voce tagliente.
Corinne
fece un paio di passi avanti, sicura di sé. “Questo è ciò che credi tu, piccola
monotona ragazzina incolore. Lui è stato mio molto prima di essere tuo.”
“Ti
illudi.” Rispose Hermione, glaciale. “A te ha dato solo il suo corpo, e niente
di più. So cosa c’è stato fra di voi, me ne ha parlato lui stesso. Tu sei stata
uno dei tanti errori che ha commesso quando non aveva ancora messo la testa a
posto.”
“Questo
è ciò che vuoi pensare tu.” Anche Corinne era gelida. “Lui con me ha avuto
qualcosa che ha sempre saputo di non poter trovare in nessun’altra.”
“Sei
la peggiore ipocrita che abbia mai visto sulla faccia della terra.” Sibilò
Hermione. “Tu l’hai tradito per una causa in cui dici di non aver mai creduto.”
“Io
non l’ho mai messo in pericolo!” strillò Corinne, poi cercò di controllare la
rabbia. “Quando vi catturarono io gli offrii una possibilità di salvarsi e di
fuggire con me per amore, ma lui rifiutò. E sai perché? Per colpa tua.”
Hermione
scosse la testa. “Che falsa. Se tu lo avessi amato sul serio non gli avresti
chiesto di abbandonare i suoi migliori amici, né tantomeno di scappare. Lo
avresti rispettato, e non avresti cercato di trasformarlo nel bastardo che non
è mai stato.”
“Il
suo cuore sarebbe stato mio se tu non ti fossi immischiata.” Corinne prese a
camminarle intorno. “In quei mesi ho cercato di ricostruire nella mia mente
ogni dettaglio, ogni cosa…volevo riuscire a capire cosa ci fosse in te di tanto
speciale da portarlo via da me. Ai miei occhi tu sei sempre stata e resterai
sempre una piccola squallida mocciosa presuntuosa, convinta di essere un dio.
Ma la questione era come ti vedeva lui.”
Hermione
non abbassò lo sguardo quando Corinne tornò a guardarla dritto in faccia.
“Sei
dannatamente intelligente e furba. Sei combattiva. Non ti arrendi mai. Sfidi il
nemico anche se sei spacciata. E mantieni i nervi saldi in ogni circostanza. E
lui ti ama per questo.”
Ancora
silenzio.
“Ma
soprattutto c’è qualcosa che lui ha sempre nutrito nei tuoi confronti, ma non
nei miei.” Continuò Corinne. “Stima.”
“Io
me la sono guadagnata la sua stima, passo dopo passo, in dieci anni
d’amicizia.” Replicò animosamente Hermione. “Ron non è una persona facile da
comprendere, ma mi sono sforzata di capirlo. Per anni abbiamo litigato, ci
siamo sostenuti l’un l’altra nelle difficoltà, abbiamo pianto e abbiamo riso
insieme. Anch’io ho perso la testa per lui col tempo, ma ho aspettato anni per
dirglielo. Perché dopo quello che avevamo passato, la prima cosa di cui avevamo
bisogno era un vero amico, perfino prima dell’attrazione fisica. L’amore è
anche dare, non è solo avere, ed è per questo che tu non capirai mai cosa vuol
dire.”
“Già,
lo so anch’io che figlio di puttana sia l’uomo che amiamo entrambe.” Corinne
abbassò lo sguardo sul suo pancione. “Ma a te almeno ha dato un figlio.” Disse
lentamente, con una voce carica d’invidia.
Isintivamente
Hermione si portò una mano sul pancione, come per proteggerlo.
Corinne
fece qualche passo indietro e si voltò, dandole le spalle. “Ci ho pensato molto
in questi anni. Se voglio riprendermi Ron, tu devi sparire dalla circolazione.
Ho pensato anche a come, e alla fine sono arrivata a una considerazione.”
Disse, voltandosi di nuovo verso di lei. “Se ti facessi uccidere, lui
passerebbe metà della sua vita a cercare di vendicarti, e l’altra metà a
compiangerti. E l’ultima cosa di cui ho bisogno è fare di te una martire.”
Che
diavolo avrà in mente, allora?! Hermione sentì il nervoso salirle allo stomaco.
Corinne
le si avvicinò di nuovo. “No. Tu devi sparire senza che il tuo ricordo si metta
fra me e Ron. E quindi c’è un’unica soluzione. Io devo diventare te.”
“Ma
che diavolo dici? Pensi di poter vivere ingoiando litri di pozione Polisucco?”
Il
sorriso crudelmente felice di Corinne non prometteva nulla di buono. “Qui
abbiamo sistemi molto più efficienti, mia cara. Lo vedi quel calderone laggiù?”
le disse, indicandolo. “Ci sta bollendo dentro una pozione rivoluzionaria, si
chiama Artimutante. Sono sei mesi che la sto preparando, e tra un’ora sarà
finalmente pronta. Manca solo l’ultimo ingrediente, ormai.” E le si mise a un
centimetro di distanza. “Il tuo sangue.”
Hermione
serrò i pugni forte.
“Quando
l’avrò bevuta fino all’ultimo goccio, io diventerò te.” Concluse soddisfatta la
donna.
“Non
funzionerà mai!” ribbattè furiosamente Hermione. “Ron non potrebbe mai
confondermi con un’altra!!”
Corinne
rise forte, e fu in quel momento che Hermione comprese di avere a che fare con
una psicopatica. “La pozione riduce del 98% tutte le differenze. Quanto al
moccioso, si dirà che i troppi strapazzi e le troppe paure hanno causato un
aborto.”
Hermione
scosse furiosamente la testa. “Tu sei pazza!! Come puoi dire di amare Ron, se
poi hai intenzione di farlo soffrire tanto e uccidere suo figlio?!”
“Ci
penserò io a ridargli il sorriso, e tutti i figli che vorrà.”
“Se
pensi che in questo modo ti libererai di me, ti sbagli di grosso.” Sibilò a
denti stretti Hermione, fremendo dalla rabbia. “Credi che se sarai
esteticamente identica a me, riuscirai ad ingannarlo? Spiacente, ma non è così
semplice.”
“Ah
si, eh?” fece scettica Corinne. “E sentiamo, cosa mi mancherebbe?”
“L’anima.”
Replicò determinata Hermione. “Quella non potrai rubarmela, né tantomeno
fingere di averla. Ognuno di noi ne ha una diversa, e Ron e io conosciamo
perfettamente le nostre, non potrai mai prenderlo per il culo fino a questo
punto. E quando se ne accorgerà, soffrirà come nemmeno puoi immaginare…dici di
essere innamorata di lui, e fai di tutto per fargli del male!! Tu sei la
peggiore fra le puttane assassine a questo mondo!!”
L’aria
sicura di Corinne vacillò. Tornò ad avvicinarsi a Hermione con aria
provocatoria. “Ormai la tua sorte è segnata, devi arrenderti! Cosa credi di
poter fare ora?”
Hermione
provò una rabbia immensa; non poteva davvero fare nulla per salvare il suo
bambino, e Ron, e se stessa…era tutto così frustrante che non potè trattenersi,
e l’odio prese il sopravvento. E senza esitare nemmeno per un secondo, centrò
il viso di Corinne col pugno più violento e preciso che avesse mai sferrato,
tanto che la donna barcollò di parecchio indietro, con la faccia voltata
dall’altra parte per l’intensità del colpo ricevuto. Immediatamente due uomini
l’afferrarono saldamente per le braccia, ma lei prese a dimenarsi e a scalciare
con tutte le forze.
Corinne
si toccò il naso e la bocca con una mano, e se la ritrovò insanguinata.
Furiosa, avanzò di nuovo verso la sua scalpitante prigioniera e le puntò contro
la bacchetta. “Razza di piccolo mostro impudente!! Hai respirato il tuo ultimo
fiato!! Animafleo!”
Hermione
si sentì troncare il respiro da qualcosa, e tutto in una volta il mondo attorno
a lei divenne prima grigio, poi misteriosamente bianco…trasparente…la colse un
freddo terribile, ed ebbe la sensazione di essere attirata via da un vortice,
di lasciare il suo corpo…come se la sua anima stesse volando via…nell’oscurità
profonda…
Corinne
guardò soddisfatta la sua nemica stramazzare a terra priva di sensi e si voltò
di nuovo, cercando di constatare il danno al viso. “Preparatela per il
sacrificio.” Disse con voce autoritaria ai due uomini, e poi si rivolse contro
un incantesimo per rimettersi a posto il naso rotto e la bocca spaccata.
***************
Ron
si rialzò in piedi con una smorfia di dolore; l’ultimo attacco era stato troppo
veloce da schivare, e lo aveva centrato in pieno addome, col risultato che ora
aveva una ferita superficiale ma dolorosa al fianco destro. Non che Harry fosse
illeso: aveva un braccio sanguinante e l’aria molto arrabbiata.
“Dannazione,
Harry!!” gli urlò Ron, all’apice della frustrazione. “Perché stai facendo tutto
questo?! Rispondimi, perché?!?”
“Pensa
a combattere!!”
“Il
punto è che non lo sai nemmeno tu il perché!! Ti stai facendo pilotare da loro
come un coglione!!”
Harry,
prima ancora di riprendere in mano la bacchetta, cercò di colpire il suo
avversario con un calcio – che però venne abilmente schivato – e mise a segno
un gancio destro che fece cadere a terra Ron, lasciandogli come ricordo un
taglio sul sopracciglio; per tutta risposta, Ron afferrò il piede che stava per
colpirlo di nuovo e lo tirò con forza, centrando con un pugno piuttosto sonoro
il naso di Harry, che prese a sanguinare. Caduto a terra, a Harry scivolò la
bacchetta di mano e Ron ne approfittò per costringerlo a terra.
“Ti
vuoi decidere ad ascoltarmi?!”
Ron
aveva completamente dimenticato tutte le ore che Harry aveva passato ad
allenarsi per imparare la magia senza bacchetta, o forse non avrebbe mai
creduto che il suo amico l’avrebbe usata come arma contro di lui; comunque si
rese conto subito del perché la maggior parte di quelli che venivano affrontati
in quel modo finivano ko: perché quando Harry gli puntò contro il palmo bene
aperto della mano e gli fece fare un volo pazzesco contro la parete opposta, si
sentì come se lo avesse investito in pieno un treno.
Harry
ebbe tutto il tempo di recuperare la bacchetta. “Se ti concentrassi di più sul
nostro combattimento, mi starei divertendo.” Ruggì, ignorando il rivolo di
sangue che gli scorreva dal naso.
Ron,
ancora stordito, si rimise in piedi. “Tu sei un perfetto idiota.” Sibilò fra i denti,
dando alla sua vista il tempo di smettere di fare flip-flop. “Ma davvero non
capisci quello che ti sta succedendo?!”
“Oh,
si che lo capisco.” Replicò lui, con un sorrisetto soddisfatto. “Succede che ti
sto facendo un culo tanto.”
“Coglione!!”
gli urlò Ron, puntandogli contro la bacchetta. “Ma non ci pensi a Ginny e
Danny?! Non riesci nemmeno a ricordarti di tuo figlio, per la puttana?!?”
Harry
gli puntò contro la sua bacchetta in risposta. “L’unica cosa che ricordo bene è
la mia missione! Tu devi essere eliminato!! Stralis Inseunda!!”
Dalla
bacchetta di Harry si materializzò una freccia che si andò a incastrare
velocissima nel muro, ferendo di striscio Ron a un braccio.
“Se
credi di riuscire a vincere a parole, farai meglio ad arrenderti! Ti risparmierai
un sacco di sofferenze!” fece Harry con tono durissimo.
Ron,
tenendosi il braccio, fece un passo avanti. “Harry, noi due siamo stati come
fratelli per 15 anni! E’ possibile che in cinque minuti ti abbiano cancellato
dalla testa tutti i nostri ricordi? Possibile che non riesci a opporti??”
Harry
esitò per un momento.
***************
Corinne
mise giù lo specchio in cui si stava controllando il viso fino a pochi secondi
prima, e si voltò verso la vecchia che stava mescolando la pozione nel grosso
calderone.
“A
che punto siamo?”
“Manca
meno di un quarto d’ora, mia signora.” Rispose quella, con un cenno del capo.
Corinne
gettò uno sguardo alle guardie. “Come sta procedendo il duello?”
Uno
degli uomini parlò. “Ancora stabile.”
Lei
annuì. “Raggiungeteli. Uccidete Potter e portatemi qui il prigioniero. Ma non
prima di venti minuti.”
“Si,
mia signora.” Le guardie fecero un inchino e uscirono.
Corinne
si voltò verso l’altare dove stava stesa Hermione, priva di sensi. Le tastò il
collo: il battito stava rallentando progressivamente, e ormai era lentissimo.
Con un sorriso pienamente soddisfatto, la donna riprese a guardarsi allo
specchio.
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Vedendolo
esitare, Ron fece un passo avanti, tenendo però sempre la bacchetta pronta.
“Ascolta, lo immagino che inferno stai passando, e ci credo che hai un gran
casino nella testa, ma resto convinto che puoi farcela.” Con prudenza fece un altro passo avanti.
“Ascoltami, per ora non importa se non riesci a ricordarti di me o di Hermione,
ma devi ricordarti di Ginny. Lei sta soffrendo molto, Harry, ha bisogno
di te. E Danny ha bisogno di suo padre, non puoi abbandonarlo ora!”
Harry
vacillò.
Ron
fece un altro passo avanti. “Andiamo, Harry. Dammi la bacchetta. Torna da noi.”
In
quel preciso istante il pitone si rizzò sulla schiena ed emise un sibilo lungo
e acuto, mostrando i denti aguzzi. Harry si scosse dal torpore in cui era
caduto e gli puntò di nuovo la bacchetta contro. “Adesso la facciamo finita con
questa storia una volta e per tutte! Insorgeo!!”
Una
improvvisa stalattite schizzò su dal pavimento e Ron riuscì ad evitarla facendo
un salto indietro appena un secondo prima di essere trafitto, ma nel farlo
cadde a terra, sentendo un dolore forte alla nuca e facendo appello a tutto il
suo coraggio e alla sua forza di volontà per non perdere la bacchetta.
Harry
gli mollò un calcio fra le costole, e gli puntò di nuovo la bacchetta contro.
“Ti chiuderò la bocca per sempre!!” ruggì, con gli occhi rosso fuoco. Alle sue
spalle il serpente si drizzò ancora di più, con gli occhi che sembravano due
bolle di magma.
E
fu in quel momento che Ron capì.
“C’è
una cosa che non mi è molto chiara.” Disse Ron, fissando accigliato il rapporto
sul caso di Harry, mentre Hermione gli sistemava meglio le coperte del letto
dell’infermeria.
“Cosa?”
“Qui
dicono che non sanno bene di che natura è il maleficio che hanno fatto a Harry.
Due paragrafi dopo parlano di magia nera e precisano anche quale categoria.
Come mai?” le chiese, alzando lo sguardo dai fogli che aveva in mano.
Hermione
si sedette sul letto accanto a lui e alzò spallucce. “In verità non è molto
chiaro. Che sia magia nera è facile intuirlo, perché l’unico incantesimo che
può controllare la mente umana è l’Imperius. E sappiamo che Harry sa resistere
a quella maledizione.”
Lui
annuì, appoggiandosi di spalle ai cuscini. “Ok, allora ammettiamo che le cose
stiano veramente così. Come facciamo a capire con precisione chi diavolo ha
fatto questo incantesimo? Dobbiamo essere precisi, no? Che succede se non
capiamo chi è che ha usato questa magia nera?”
Lei
sospirò e guardò altrove. “Non lo sappiamo con certezza. Per ora come indizio
abbiamo solo gli occhi di Harry, che da verdi sono diventati rossi.”
Ron
inarcò entrambe le sopracciglia. “Quindi dovremmo cercare un omone brutto e
cattivo con lo sguardo di fuoco?”
“Sembrerebbe
proprio di si.”
“Ah,
niente di più facile. Voglio dire, come fa a passare inosservato un tizio con
gli occhi rossi?”
“E
con questo il nostro duello è ufficialmente finito!!” Harry sollevò la
bacchetta.
Ron
decise di giocarsi il tutto per tutto senza starci troppo a pensare. Colpì
Harry duro allo stomaco a piedi uniti; lui ovviamente riuscì a parare il
calcio, ma l’intensità del colpo lo fece arretrare di qualche passo, quel tanto
da dare a Ron la possibilità di rimettersi in piedi. Harry tornò all’attacco
con un rapido e incisivo pugno che fece vedere le stelle al suo avversario, ma
Ron fu svelto a riprendersi dal colpo e a passare con forza il piede destro
dietro alle ginocchia del suo amico, che cadde a terra.
Ora
o mai più.
Forse era l’ultima occasione che gli era rimasta: si girò a tempo di record e
puntò la sua bacchetta contro il pitone. “Inflamare!!” urlò con tutte le sue
forze.
Il
serpente sibilò molto acutamente quando la coda cominciò a prendere fuoco, ma
in meno di cinque secondi il suo sibilo finì bruciato col resto del suo viscido
corpo.
Harry,
in ginocchio, tenendosi la testa fra le mani, si lasciò sfuggire una smorfia di
dolore. Ron gli fu accanto in un attimo. “Harry!!”
“Mi
sta scoppiando la testa!!!” si lamentò lui. Fortunatamente qualche secondo dopo
sembrò calmarsi, e piano piano anche l’affanno che aveva si stabilizzò.
Ron
aspettò qualche secondo per vedere se aveva ottenuto ciò che voleva. “Harry?”
provò.
“Ron?”
Harry si guardò rapidamente in giro, confuso. I suoi occhi erano di nuovo
verdi.
Sul
viso di Ron comparve un sorriso enorme. “Sei di nuovo tu?”
“Ma
che è successo? E dove diavolo siamo?” gli chiese spaesato lui.
Ron
non potè trattenersi e lo abbracciò. “Dio, quant’è bello riaverti fra noi!”
Harry
ricambiò l’abbraccio, ma poi lo guardò più confuso di prima. “Ok, non ci sto
capendo davvero più niente.”
“Non
ti ricordi niente di quello che è successo?”
“No!
Ma che cosa è successo?!”
“Ti
hanno fritto il cervello e t’hanno messo contro di noi.” Harry lo guardò
allibito. Lui annuì. “Già. Pensa un po’ cos’è stato per noi combattere contro
di te.”
“Oddio,
è un incubo…io non mi ricordo assolutamente niente!” fece Harry, completamente
inorridito. Poi si guardò un attimo e vide in che stato era ridotto. “Vuol dire
che questi me li hai fatti tu?” gli chiese, indicandogli le sue ferite.
“Tu
non sei rimasto esattamente a guardare!” fece Ron, mostrandogli le sue.
Harry
si passò una mano fra i capelli. “Dio…ma da quant’è che va avanti questa
storia?”
Ron
fece una smorfia. “Tre mesi e mezzo.”
Harry
spalancò occhi e bocca. “Ginny e Danny!”
“Già.”
Annuì Ron. “Staranno cento volte meglio quando ti rivedranno.”
Harry
decise di non perdere altro tempo, e si rimise in piedi. “Voglio andare da
loro.”
Anche
Ron si rimise in piedi. “Aspetta, dobbiamo prima ritrovare Hermione.”
“Hermione
è qui?” Harry si accigliò.
“La
tengono prigioniera da qualche parte qua dentro, dobbiamo cercarla.”
“Ok,
andiamo.”
Proprio
in quel momento la porta dello stanzone si spalancò, e ne entrarono sei uomini
armati di bacchetta. Nel vederli in piedi si soffermarono un secondo.
“Ah,
bene.” Brontolò Ron. “Solo questi ci mancavano.”
Uno
dei soldati puntò la bacchetta contro Harry. “Avada Kevadra!”
“Remando!!”
Harry lanciò un incantesimo che deviò il flusso di luce verde e lo rispedì al
mittente, che cadde a terra morto.
“Stupeficium!!”
Ron centrò in pieno uno dei nemici, che stava per sfoderare la bacchetta.
Harry
si buttò nella mischia e con un calcio disarmò uno dei suoi aggressori,
pietrificandolo un attimo dopo; l’altro riuscì a colpirlo con un pugno in pieno
viso, ma, quando gli puntò contro la bacchetta, Harry lo disarmò al volo e un
secondo dopo lo mise ko con uno schiantesimo.
Ron
afferrò il suo nemico per la testa mentre quello stava ancora cercando di
estrarre, e gli tirò una ginocchiata atrocemente dura al viso e allo stomaco,
lasciandolo completamente inerte a terra. L’ultimo soldato cercò di attaccarlo
alle spalle, ma i suoi riflessi di guerriero gli permisero di voltarsi in tempo
per afferrare l’aggressore e sbatterlo contro il muro, tenendolo bloccato col
braccio contro la sua gola. Era un ragazzo piuttosto magro ed esile, perciò i
suoi tentativi di liberarsi furono vanificati facilmente.
Ron
serrò più forte la sua presa. “Dimmi dov’è la ragazza.” Ruggì, mentre lo
affiancava anche Harry.
“Non
ne so niente!” rispose quello, ma il braccio di Ron lo spinse ancora di più
contro il muro.
“Dimmelo,
o ti faccio un buco fra gli occhi!!” urlò il giovane auror, puntandogli la
bacchetta alla fronte.
“…la
stanza in cima alle scale…” si fece uscire alla fine il ragazzo, tremando.
Ron
lo schiantò e lo lasciò cadere a terra, e lui e Harry si lanciarono di corsa
nel corridoio fuori dalla stanzona. “Dove diavolo sono queste scale?!” sbottò
nervosamente, guardandosi intorno.
“Laggiù!”
Harry gli indicò una rampa di scale in una zona d’ombra alla fine del
corridoio, e tutti e due corsero in quella direzione.
***************
Corinne,
che era impegnata a controllare il battito cardiaco di Hermione, sentendo i
passi veloci alzò lo sguardo di scatto. Non le ci volle molto a capire che non
appartenevano alle sue guardie, soprattutto quando sentì dei pugni piuttosto
violenti battere contro la parete.
“A
che punto siamo?” disse nevroticamente alla vecchia vicino al calderone.
“Manca
ancora qualche minuto.” Le rispose quella.
Corinne
si alzò. “Andiamo avanti col piano, presto.”
La
vecchia esitò. “Ma mia signora, se aggiungiamo il sangue della ragazza adesso,
rischiamo di…”
“Non
mi interessano i tuoi rischi!!” strillò isterica la donna. “Uccidila ora!!
Immediatamente!!!”
***************
“Ma
come cazzo si apre questa merda di porta?!?”
Ron
diede un calcio alla porta murata senza maniglie, continuando a dare pugni
sulle grosse pietre con rabbia e frustrazione.
Harry
stava tastando febbrilmente il muro alla disperata ricerca di un qualche
passaggio segreto. E ad un certo punto sotto la mano gli capitò una specie di
piccolo bassorilievo di forma strana: la forma di un serpente.
“Porca
puttana, apriti!!!” urlò Ron.
Harry
ebbe un’idea; tirò indietro Ron per un braccio, chiuse gli occhi e sibilò
qualcosa in Serpentese: un momento dopo la porta si spalancò, e furono in
condizione di vedere cosa stava succedendonella stanza al suo interno.
Una
vecchia non molto alta teneva in mano un pugnale, ed era vicinissima a quello
che sembrava un altare su cui stava stesa una ragazza, a prima vista svenuta.
Era Hermione! La vecchia spalancò gli occhi nel vederli, ma subito si concentrò
nuovamente su quello che stava facendo, e rialzò il pugnale per completare la
sua opera.
Fortunatamente
Harry fu più rapido di lei a puntarle la bacchetta contro e a urlare
“Petrificus Totalus!!” La vecchia si pietrificò all’istante, e il suo pugnale
si fermò a pochi centimetri dal petto di Hermione. Harry corse subito da lei e,
prima ancora di chinarsi sulla sua migliore amica, diede un calcio alla statua,
che cadde a terra distruggendosi in mille pezzi.
Per
quanto Ron desiderasse con tutto il suo cuore di raggiungere Hermione, si
costrinse a fermarsi: aveva visto la figura nell’ombra. Le puntò la bacchetta
contro, facendo due passi avanti. “Avanti, vieni fuori.” Disse, con una voce
durissima.
Corinne
fece come le era stato ordinato e uscì alla luce, ancheggiando e mantenendo
un’espressione assolutamente altera e per niente sconfitta. “Ciao, Ron.”
Mormorò.
Lui
vide la bacchetta che lei teneva in mano. “Buttala.” Sibilò a denti stretti.
Lei
la lasciò cadere a terra, senza smettere di guardarlo. “Sei cresciuto parecchio.”
“Avrei
dovuto immaginare che dietro tutto questo c’eri tu.” La voce di Ron era gelida.
“Dovresti
essere lusingato, visto che tutto quello che ho fatto era solo per riavere te.”
Replicò calma lei.
“Non
mi sento lusingato, semmai disgustato.” Fece lui.
Corinne,
a dispetto della situazione, sorrise. “Non sei contento di rivedermi?”
Lui
fece una smorfia. “Sicuro, perché non dovrei essere felice di rivedere la donna
che mi ha tradito, mi ha preso in giro e ha trasformato il mio migliore amico
in un serial killer?”
“Tu
dai troppa importanza al passato. Io sono il tuo futuro.”
“L’unico
momento del futuro che condivideremo sarà quando ti trascinerò in catene ad
Azkaban, dove devi stare. E’ quello il tuo posto.”
Corinne
decise di essere sincera fino in fondo. “Sono tornata da te perché ti amo,
Ron.”
Lui
non si scompose. “Abbiamo già affrontato questo discorso in passato.”
“E
non potremo mai risolvere il problema, finchè tu manterrai questo
atteggiamento.” Fece lei, acida.
“Corinne,
non c’è niente da risolvere.”
“Perché
ti rifiuti perfino di ascoltarmi?” si lamentò lei, esasperata.
“Perché?!”
ruggì lui. “E me lo chiedi, anche?! Tu hai fatto tutto il possibile per
rovinarmi la vita, per distruggere quello che più amo, e ti meravigli se non ti
credo quando mi dichiari il tuo amore?!?”
“Io
volevo solo te, e tu invece hai dato il tuo cuore a un’altra!” strillò lei.
“Una ragazzina che non ha niente più di me, ma che tu veneri come una dea!!”
Istintivamente
Ron guardò con la coda dell’occhio Harry, che stava seduto sull’altare con
Hermione stretta protettivamente fra le braccia e la bacchetta ancora serrata
in una mano. Rassicurato, Ron tornò a concentrarsi su Corinne.
“Lei
vale cento volte quello che vali tu.” Sibilò con un tono freddo e tagliente.
La donna
s’irrigidì e guardò altrove. “Ho passato quattro anni ad elaborare questo
piano. Era tutto perfetto. Tu avresti dovuto odiarla, perché per colpa sua il
tuo migliore amico aveva perso la ragione. Lei avrebbe dovuto perdere la
lucidità e la concentrazione, e tu avresti dovuto smettere di provare stima nei
suoi riguardi. E invece qualcosa deve essere andato storto.”
“Te
lo dico io cos’è andato storto.” Ruggì Ron. “Io amo Hermione, e la conosco
bene. Ho sempre saputo che non aveva nessuna colpa per quello che era successo
a Harry. E tu l’hai sottovalutata, Hermione è in gamba proprio perché è capace
di mantenere il sangue freddo in situazioni come queste.”
Corinne
annuì. “Mi sono arresa all’idea che il tuo cuore appartiene a lei. E’ per
questo che volevo sostituirmi a lei.” disse, con amarezza.
Ron
si accigliò. “Cosa?!”
“Hai
capito benissimo.” Rispose lei, con gli occhi tutto in una volta indemoniati.
“Avevo anche pronta la pozione per prendere una volta e per tutte le sue
sembianze, mi mancava solo il suo sangue, era l’ultimo ingrediente.”
Lui
scosse la testa, inorridito. “Tu sei pazza, Corinne.”
Sul
viso della donna comparve un ghigno strano, e gli occhi le balenarono
perfidamente. “Ma forse non è ancora troppo tardi per finire ciò che avevo
cominciato.”
Corinne
fece un passo verso l’altare, ma Ron le si parò davanti. “Sta’ lontana da lei.”
la sua voce metteva paura.
Lei
fece un passo indietro, ma la sua espressione folle rimase dov’era. “Vieni via
con me, Ron!” disse, quasi euforica. “Scappiamo insieme!”
Lui
scosse la testa. “Tu sei soltanto una povera psicopatica che ha fatto di me la
sua ossessione, non capisci più nemmeno quello che vuoi.”
“Io
voglio te!!” urlò lei.
“Io
non sarò mai tuo! E non potrò mai amarti! Non dopo quello che hai fatto a Harry,
a mia sorella e a tutti gli altri, per non parlare del fatto che hai quasi
ucciso Hermione e mio figlio! L’unico motivo per cui sono qui è per sbatterti
ad Azkaban a vita!!”
Corinne
sembrò prendere coscienza di quanto Ron le aveva detto e s’irrigidì, mantenendo
lo sguardo folle. “Bene. Benissimo. Facciamo pure a modo tuo, Ron. Vuol dire
che verrai comunque con me. Ma nel regno dei morti.” E così dicendo si
sfilò una piccola sfera gelatinosa dalla tasca e gliela tirò addosso.
“Ron!!!” urlò Harry.
Ron
fu svelto a sollevare la bacchetta. “Remando!!”
Uno
scoppio enorme, un rumore assordante e un lampo di luce travolsero la stanza.
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Fiùùù…capitolo
piuttosto intenso, eh? E non vi arrabbiate se vi dico che è il penultimo!
Calma, e sangue freddo: non vi libererete così facilmente di me, gente….^^
Comunque, il prossimo capitolo è senza dubbio il mio preferito in assoluto…ma
non vi dico niente, neanche il titolo, sennò vi rovino la sorpresa!
I
soliti baci e bacioni ai miei recensitori (uno speciale alla dolcissima
Mony-chan, e grazie a giuggy, che mi fa pubblicità! Sono onorata! ^^), e
stavolta vorrei dare un bacio cosmico a mia sorella, che ieri sera si è offerta
volontaria per ricopiare l’ultima parte del capitolo sul pc mentre io finivo di
annegare fra i compiti di matematica…a dirla tutta, senza Nenè a quest’ora
avreste dovuto aspettare un altro po’ per vedere on-line questo
capitolo…grazie, amore! Mi sdebiterò, prima o poi.
Infine
vorrei chiedervi una cosa: dunque, mi sono arrivate parecchie mail questa
settimana con delle specifiche richieste. Una buona parte (diciamo la maggior
parte) vorrebbe ancora un altro seguito, cioè vorrebbe che questa storia
diventasse una trilogia il cui ultimo episodio sia un’eccitante avventura che
coinvolge ancora i nostri eroi…però in versione mamme e papà. Un’altra parte,
invece, mi ha esplicitamente chiesto se scriverò mai tutto il pezzo che separa
il primo Being a War Mage dai tempi della scuola: cioè l’attacco a Hogwarts, la
decisione di Harry, Ron e Hermione di diventare War Mage, come sono cresciuti,
sono cambiati e si sono avvicinati, ecc… Ok, sono due richieste interessanti,
anche se la seconda è un pochino più difficile perché tratta di un momento
molto delicato della vita di questi personaggi. In teoria, penso che si possano
realizzare entrambe (non avete idea di quanto possa essere fonte d’ispirazione
la sedia del dentista…^^) …ma voi che ne dite? Quale volete vedere per prima?
Beh, fatemi sapere, ok?
Kiss
kiss, alla prossima volta!
Sunny