7. La fine
Il
simbionte si sparse per terra, e un po’ ne cadde
giù per il muro, fino al
vicolo nel quale prima avevano combattuto. Spider-man lasciò
cadere il corpo
umano oramai morto, che ancora sanguinava. Quel particolare
confermò le sue
idee.
Finché
Venom conviveva con il corpo ospite, era legato solo per una
necessità non
vitale. Infatti, uccidendo il corpo, Lui si spostava su un altro, senza
problemi. Ma nel momento stesso in cui faceva del corpo ospite il Suo
corpo,
acquisendo grandi poteri, viveva attraverso esso. Uccidendo il corpo,
moriva
anche lui.
Ne
diventava immune solo quando distruggeva il corpo del tutto, portandolo
persino
alla decomposizione, come aveva fatto in precedenza. Ma per combattere
con
Spider-man, non aveva avuto il tempo necessario di avviare questo
mutamento. Il
corpo, seppur ridotto a totale schiavo, era ancora vitale e, quindi,
legato al
Simbionte come Lui lo era a questo.
Grandi
poteri… nuovi punti deboli.
Era
stato lo zio Ben, seppur indirettamente, a suggerirgli questo. E,
capì, allora
che abbiamo bisogno degli altri, alle volte, per salvarci, che da soli
non
possiamo vivere, non possiamo vincere. Venom era stato sconfitto
perché era
solo, perché non conviveva davvero con il corpo, ma lo
sfruttava per i suoi interessi.
Lui non aveva qualcuno che credeva in lui. Nessuno ha mai creduto in
lui…
Eppure
Spider-man provava pena per Lui. Lui non era diverso da tutti. Come
tutti, desiderava
superare chiunque, diventare invincibile. Anche Spider-man lo aveva
desiderato,
per qualche istante. E anche lui si sentiva molto legato al Simbionte,
non
poteva negarlo.
Capì,
inoltre, perché si era lasciato staccare, dopo la loro
simbiosi. Non era
debole, né
ferito. Venom aveva compreso
che Spider-man non lo desiderava, lo stava rifiutando per
l’ultima volta. Era
stato questo a mutare i suoi sentimenti verso di lui e ad indebolirlo.
In
fondo, non voleva che un po’ d’amore…
Spider-man,
con un fil di ragnatela, scese lentamente nel vicolo e
recuperò la sua
maschera. Quando risalì sulla terrazza, prese un
po’ del costume simbionte,
oramai inanimato e innocuo, e ne spalmò in parte sulla sua
maschera, prima di
indossarla.
Era
un segno: avrebbe così, finalmente, ricreato quel legame
reciproco che
provavano i due. Avrebbe dimostrato che Spider-man non era altro un
uomo come
noi, pure lui pronto a sfruttare una buona occasione per sentirsi
superiore. E
che Venom, seppur alieno, non era per niente diverso.
Adesso
doveva tornare a casa. Tornare da Mary Jane. Sicuramente si sarebbe
spaventata
nel vedere la sua nuova maschera. Ma avrebbe capito. Avrebbe dovuto
capire cosa
significava e che non c’era nulla da aver paura.
Così
aveva deciso Spider-man…
Adesso cercherò di continuare un po’
la parodia dei film, ma nonostante ciò, Vi chiedo di
inserire nuovi commenti a
questa, per sapere se vi è piaciuta e cosa avrei dovuto
cambiare.
Vi saluto con affetto e vi
ringrazio per l’attenzione e la pazienza ricevuta.
Il Vostro piccolo scrittore di
quartiere,
Joe McFly