Salve a tutti popolo di efp! (o almeno, salve a quelle povere anime che avranno voglia di dare un’occhiatina a questo obrobrio)

Premetto che questa è la prima fic che scrivo su D. gray man, quindi abbiate pietà della sottoscritta e, se vi piace, fatemelo sapere, così non entrerò in depressione.

Non mi va di dilungarmi nel scrivere cagate, quindi vi lascio alla storia :)

Enjoy it

 

 

DI CRISI ESISTENZIALI E SCRITTORI SADICI.

 

Un bookman non deve avere un cuore.

Non deve creare legami.

Non gli servono.

Ma come fa un bookman ad eliminare il proprio cuore, a nasconderlo, a rinchiuderlo in una scatola e relegarla nella parte più remota della propria anima, quando questo si presenta più prepotente ed insistente ogni volta che prova a farlo?

Cosa deve fare un bookman quando quel cuore diventa talmente grande da riempirgli la cassa toracica, togliendogli anche il respiro?

Lavi non lo sa.

Ha paura che sia già troppo tardi per rimediare.

Ha paura di non riuscire più a fare finta di niente.

Ha paura di diventare pazzo, se continua a reprimere tutto così insistentemente.

La verità è che Lavi era convinto di aver imparato ad escludere i sentimenti dalla propria vita. Ne era convinto fino a quando non si è accorto di aver sempre mentito a sé stesso. E adesso che lo sa, non riesce a fare a meno di domandarsi in continuazione cosa dovrebbe fare.

Il cuore –quel cuore così fastidioso, ingombrante, che non dovrebbe avere- gli suggerisce di andare da Kanda, dire tutto, liberarsi, e pregare che non lo ammazzi seduta stante.

Il cervello –e il buonsenso. Stupido, inutile, irritante buonsenso.- gli consiglia di continuare a far finta di niente, di aspettare che passi ed estirpare quel seme nocivo prima che cresca.

E poi c’è qualcos’altro. Qualcosa che gli dice che ormai è tardi. Il seme si è già trasformato in un fiore, ha messo radici profonde e resistenti, e lui deve cercare una soluzione alternativa.

Lavi non sa esattamente quale di questi indiscutibilmente saggi consigli stia seguendo, quando si incammina in piena notte in direzione della camera di Kanda. Lo fa quasi inconsciamente. Come se un burattinaio invisibile stesse manovrando le sue mosse, o una scrittrice sadica avesse deciso improvvisamente di dare una svolta determinante alla storia, trasformandola in una tragedia.

Quando si rende conto di cosa stia facendo, il danno ormai è fatto.

Kanda lo guarda inespressivo.

Lavi vorrebbe ritirare tutto, ma ormai l’ha detto. Ed è qualcosa di talmente assurdo da risultare senza senso.

« Yuu, voglio baciarti. »

Lavi inizia ad agitarsi per la mancanza di reazioni di Kanda. Probabilmente a quel silenzio preferirebbe addirittura che lo picchiasse.

Quando alla fine un sorriso di sfida spunta sul volto del ragazzo, lui è quasi in apnea.

« E allora cosa aspetti a farlo? Credevo fossi solo idiota, ma a quanto pare sei anche codardo. »

E Lavi sa che, nonostante i modi scortesi, quello non è altro che un consenso.

Lo sa, perché Kanda è la persona che conosce meglio in assoluto.

Lo sa, perché è così e basta.

E non se lo fa ripetere due volte. Chiude la porta alle proprie spalle e, senza ancora avere il coraggio di toccarlo veramente, si avvicina e posa le labbra sulle sue, in un bacio così leggero, che è quasi uno sfioramento, più che un vero e proprio bacio.

E qualcosa improvvisamente sembra trovare il proprio posto nel suo corpo.

E per un momento Lavi pensa soltanto che sia giusto così, perché loro due insieme non possono essere sbagliati.

 

 

Eccoci alla fine di questa shot senza pretese, spero vi sia piaciuta almeno un pochino..

Ricordate: il sangue le recensioni sono la vita per una scrittrice <3

Pace e amore

Ale