POV SOUL

Otto giorni, sono passati otto estenuanti giorni da quando Maka è entrata in coma. Giace qui, nel letto di quest'infermeria fredda quanto la sua pelle, è immobile tanto che non sembra nemmeno respirare. Ho paura, si il ragazzo più cool di tutti ha paura, la ragione mi impedisce di credere che Maka si sveglierà mai eppure una parte continua a sperare che tornerà da me con i suoi buffi codini, i suoi sorrisi e, si, persino i suoi Maka-Chop; quanto darei pur di riceverne uno in questo momento. Mi servirebbe molto, sono giorni che non dormo né mangio, sto facendo preoccupare i miei amici e questo non è per niente cool, ma non riesco a lasciarla da sola, non posso abbandonarla alla sua sorte.

Un cigolio, la porta si apre. E' Tsubaki che come al solito ha in mano un vassoio ricco di cibo sicuramente squisito ma ormai insapore per la mia bocca. Sta sorridendo, un sorriso falso che mal cela la sua tristezza, la capisco, non ce la faceva più a sopportare il dolore così si è rassegnata reputando la sua migliore amica ormai morta. Mi porge il vassoio pregandomi di mangiare, la rassicuro dicendo che sto morendo di fame e che non vedo l'ora di assaggiare tutte quelle prelibatezze. Bugiardo. Non contenta se ne va, ormai sa che non riuscirà a convincermi.
Guardo il piatto di fronte a me, sembra buonissimo...

-hei Maka ne vuoi un po'? Deve essere delizioso-

...non può risponderti.

Che stupido.

Eri così preso dall'essere cool, dal diventare la death-schyte più figa del mondo che l'hai lasciata andare, e ora non potrà più tornare da te.
Tornerà, deve.

Che stupido.

POV KID

La simmetria è l'apice della perfezione. Lei era simmetrica. Lei era perfetta. Se ne è andata, la perfezione se ne è andata, niente ha più senso. Non c'è perfezione, non c'è simmetria, la simmetria non esiste.

Idiota.

Un secondo e un vaso è per terra, in frantumi. Un altro secondo e tocca a quelle quattro candele poste perfettamente sul tavolo.

Perfette,
la perfezione non esiste più, è morta.

Poi tocca al quadro, al letto, ai cuscini, perfino la carta igienica viene strappata e dilaniata dalle mie stesse mani.
Se la perfezione non esiste non c'è ragione nel tenere tutto simmetrico, non sarà mai perfetto.
Tutta la casa è ormai in disordine, non sembra più la tranquilla e simmetrica villa in cui vivo: ci sono piume ovunque cuscini per terra, quadri rotti, vetri sparsi qua e là pronti a ferire, come se mi importasse. C'è una mazza, la prendo,

è ancora tutto troppo ordinato.

Via con un colpo, poi un altro e un altro ancora, non riesco più a fermarmi.

E' forse questa la follia?

Gli occhi si inumidiscono e presto cominciano a uscire le lacrime, non si fermano, non riesco a fermarle, non voglio. Il muro è pieno di buchi, la porta è a terra e le finestre sono rotte. Poso la mazza e mi siedo per terra, le schegge di vetro mi pungono la carne e le lacrime continuano a sgorgare ininterrottamente. La porta si apre, no, non c'è più la porta. E' Liz, è scioccata, la busta della spesa che presumibilmente aveva in mano è per terra e lei sta lì, ferma a fissarmi esterrefatta.

Silenzio.

Non dico niente, continuo a versare leggere lacrime. Si avvicina, mi abbraccia. Scoppio a piangere ancor più di prima, mi stringe forte, anche lei sta piangendo. Si stacca un attimo, mi guarda.

Un bacio, puro e casto.

Una luce, una flebile luce nel buio in cui ero immerso mi riporta alla realtà.

Grazie.