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Autore: Natalja_Aljona    12/11/2012    1 recensioni
Natal'ja vende fiammiferi e sogna la Rivoluzione.
Siberiana fin nelle ossa e nel sangue, nel cuore e nell'anima, nipote di uno dei capi dei Decabristi ed ultima erede della famiglia russa più temuta dallo zar, è quasi impazzita in prigione ma sa che non è finita.
Geórgos vive per la guerra e per il cielo di Sparta.
Nato durante la Guerra d'Indipendenza Greca e nipote del capo dei Kléftes, i briganti e i partigiani del Peloponneso, ogni notte spara alle stelle perché ha un conto in sospeso con gli Dei.
Feri è uno zingaro ungherese, il terzogenito di Kolnay Desztor, il criminale del secolo, e il più coraggioso dei suoi fratelli.
Legge il destino tra le linee della mano, e tre anni di galera e lavori forzati non sono bastati a fargli smettere di credere nel suo.
Nikolaj, ussaro polacco e pianista mancato, crede di aver perso tutto.
Sa che l'epilessia, i complessi d'inferiorità nei confronti del padre morto, l'ossessione per sua cugina e i suoi sogni infranti lo uccideranno, ma la sua morte vuole deciderla lui, e a ventidue anni s'impicca per disperazione e per vendetta.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Trecentoottantuno


Trecentoottantuno

I Should Have Known

Avrei dovuto saperlo

Мне жаль, мой Капитан

Mne žal’, moy Kapitan

Mi dispiace, mio Capitano

 

I should have known that it would end this way

I should have known there was no other way

Didn't hear your warning

Damn, my heart gone there

 

Lay your hands in mine

Heal me one last time

Though I cannot forgive you yet

No, I cannot forgive you yet

To leave my heart in debt

 

Avrei dovuto saperlo che sarebbe finita in questo modo 

Avrei dovuto saperlo che non c'era nessun altro modo 

Non ho sentito il tuo avvertimento

 Dannazione, il mio cuore è andato via con te

 

Posa le tue mani sulle mie 

Guariscimi un'ultima volta 

Anche se non posso ancora perdonarti 

No, non posso ancora perdonarti 

Per aver lasciato il mio cuore in debito

(I Should Have Known, Foo Fighters)

 

Krasnojarsk, notte del 26 Luglio 1834

Forradalom, 11 Perspektíva Szabadság

Camera di Feri e Jànos Desztor

 

-Io non vorrei partire, sai... Cioè, mi fa piacere rivedere papà, ovviamente... Ma tu...

Mi mancherai davvero troppo, mio Capitano- sussurrò la biondina sul collo di Feri, stringendosi ancora più forte al suo petto.

Il quindicenne ungherese sospirò, respirando profondamente il profumo di neve della pelle candida e dei biondi capelli della ragazzina.

-Giurami che non è l’ultima volta che mi guardi così... Giuramelo, Lys.

Giurami che tornerai da Liverpool ancora con questo sorriso per me-

Natal’ja lo guardò intensamente negli occhi, fino ad avere i brividi per quel nero limpidissimo e sanguinante di malinconia.

Non avrebbe mai potuto tradirlo.

Non avrebbe mai potuto spezzargli il cuore.

Non lei.

-Lo giuro sulla nostra Rivoluzione-

Feri le baciò la fronte più e più volte, intrecciando le dita ai suoi capelli d'oro.

-Morirei, senza di te, Lys. Lo sai che morirei-

-E se muori come fai a sposarmi?- gli bisbigliò lei, impertinente, e il Capitano sorrise.

-Appunto...-

-Tanto non esiste, al mondo, un altro come te. Un altro così paranoico, intendo...-

Feri soffocò una risata nel cuscino e dall'altro capo della stanza arrivò un grugnito.

-Volete dormire o no?! Promessi sposi dei miei stivali...-

-Scusaci, Jàn. È che domani la mia Alja parte, sai...-

- Non è mica solo tua!-

- Beh, quasi tutta, dai-

-Mmh... Intanto non l'hai ancora sposata!-

  solo questione di tempo, fratellino. Il 1837 è vicino... E nel 1837 andremo a dormire e a non dormire da un'altra parte, io e Lys-

Jànos alzò la testa e cercò lo sguardo celeste-argenteo di Natal'ja.

-Guarda che lui fa sul serio, Lys... Lo sai che fa sul serio, no? Lo sai che è vero, che ti vuole sposare? Anche tu vuoi?-

Alja gli rivolse un sorriso radioso, annuendo, e Jàn si tranquillizzò un po'.

-Speriamo bene, allora. Di te mi fido, Lys... Non lo farai mai mai soffrire, tu. Ti prego, non farlo.

Lo sai bene che lui... Lo sai che senza di te non ce la fa-

-Lo sa, Jàn, lo sa. Anch'io mi fido della mia piccola Lys... Il mio piccolo angelo-

Natal'ja non aveva dubbi, non aveva paura.

Aveva solo nove anni, ma era cresciuta presto.

Aveva dovuto.

Era amore, ne era sicura.

Lei Feri ce l'aveva nel cuore...

Con i suoi occhi neri neri e la sua luce.

Con le sue cicatrici guarite a metà e le sue mille ribellioni.

E poi, come si faceva a non amare Feri?

Forse non era il ragazzo più onesto del mondo, ma sincero sì, sempre.

E non nascondeva mai niente, non negava mai nessun sorriso.

Non a lei.

Gliel'aveva detto subito, ch'era innamorato, appena aveva potuto.

Gliel'aveva detto con gli occhi accesi di speranza, mordendosi le labbra per la nervosa agitazione che quella dichiarazione gli provocava.

Non aveva mai dato nulla per scontato, Feri.

Lei avrebbe potuto anche dire di no.

Ne aveva tutto il diritto.

Però, effettivamente, se lei avesse detto di no sarebbe stato un bel problema.

Un problema per il suo cuore.

Se lei avesse detto di no, Feri l'avrebbe guardata smarrito, deluso e terribilmente triste, e poi avrebbe abbassato lo sguardo.

Non era mai stato tanto bravo a nascondere i suoi sentimenti, lui.

E non aveva neanche voglia di impararlo.

Feri Desztor aveva tanti progetti, e sposare Natal'ja Zirovskaja era il primo.

Se poi non fosse stato possibile...

Beh, qual era il secondo?

Spodestare i Romanov e gli Asburgo.

Giusto un pochino più difficile.

Però almeno si sarebbe distratto.

Così, cosa gli costava rischiare?

L'orgoglio gliel'avevano già calpestato gli Zaristi, quindi...

Ma lei aveva detto di sì.

Sì, да, tak, igen.

La sua bellissima e coraggiosissima Lys.

Era pazzo di quella ragazzina, Feri.

La adorava con tutto se stesso, ce l'aveva anche sotto la pelle, il sorriso di Lys.

Lei aveva detto di sì e lui l'aveva abbracciata forte.

Poi l’aveva portata in camera sua, e sotto il ritratto di Pugačëv le aveva dato il suo primo bacio.

Il primo bacio di entrambi, a dir la verità.

Di Lys perché aveva nove anni e di Feri, che ne aveva quindici, perché era stato tre anni in galera.

E poi non sarebbe stata la stessa cosa se non fosse stato proprio il loro bacio, il primo.

Emel'jan Pugačëv era il più grande eroe di tutta la Russia, l'eroe dei Rivoluzionari Russi, il loro eroe.

Feri aveva giurato a Natal'ja che sarebbe diventato come lui.

Lei non aveva dubbi.

Poi, nel 1837 si sarebbero sposati.

Lys avrebbe avuto dodici anni e lui diciotto.

Sarebbe stato troppo bello, quel giorno.

Erano così innamorati, davvero tantissimo.

Quella notte Lys l'aveva passata tra le braccia del suo Capitano, perché il giorno dopo sarebbe dovuta partire.

Andava a Liverpool da suo padre, e ci sarebbe rimasta fino all'inizio del 1835.

Già le veniva da piangere, se pensava a quando avrebbe salutato Feri.

Avrebbe sentito un sottile gelo al cuore, uno strappo e un nodo il gola, non sarebbe riuscita a trattenere le lacrime, e l'avrebbe abbracciato singhiozzando, già malata di nostalgia.

Avrebbe voluto ritornare ancora prima di partire, perché salutare il suo Feri le avrebbe fatto davvero troppo male.

Poi, però, si sarebbe arresa, avrebbe lasciato la sua mano e con il cuore un poco infranto sarebbe salita sulla nave per l'Inghilterra, quella maledetta nave.

Era così diversa da Krasnojarsk, Liverpool!

E così lontana, troppo.

Faceva freddo anche lì, ma non come a casa.

Lì c'era quasi sempre la pioggia, non le bufere di neve.

E poi il mare, il mare...

Il mare c'era anche lì.

Ma il Mare del Nord, non il Mar Glaciale Artico.

E non era ghiacciato come a Krasnojarsk, il mare di Liverpool.

La mattina, poi, c'era il sole, quel sole che lei conosceva così poco, e le faceva un po' paura, a volte, anche se lo trovava bellissimo.

Le faceva un po' paura perché, insomma, lei al sole non ci era abituata.

L'aveva visto così poche volte, e sempre per così poco tempo!

Ed era un sole diverso, pallido, lontano.

A volte, se anche c'era, non se ne accorgeva, perché era così flebile che si confondeva con l'aria, con l'aria gelida della sua città, una vera città siberiana, con l'inverno tutto l'anno e il freddo che scorreva nel sangue.

Lei non avrebbe potuto amarla di più, la sua Krasnojarsk.

A suo padre, Harold Morrison, che aveva ventitré anni ed era nato a Liverpool, voleva bene, e Harold ne voleva a lei.

Però, se qualche volta fosse venuto lui in Russia, e non sempre il contrario...

Così avrebbe potuto presentargli Feri, e lui gli avrebbe chiesto la sua mano.

Intanto l'aveva chiesta a Niko, suo cugino, che aveva lasciato decidere a lei, perché doveva saperlo lei, doveva dirlo lei, se lo voleva o no per marito, quell’Ungherese, il ribelle magyar della porta accanto.

Era un bravo cugino, Nikolaj, e Alja aveva paura, certe volte, di volergli bene quasi più che a suo padre, di essergli così irrimediabilmente affezionata che le sembrava perfino un po' poco, il titolo di “cugino”.

In fondo con Kolja ci era cresciuta, lei.

Le sue prime parole le aveva dette in polacco, e la sua prima parola era stata il suo nome.

Nikolaj.

Niko sarebbe andato con lei a Liverpool.

Feri non poteva.

O forse non voleva.

Non voleva lasciare Forradalom.

E quanto lo capiva...

Le sarebbe mancato da morire.

Da morire.

Era stata sempre sincera.

Sempre.

Ma non sapeva...

Ancora niente.

Non sarebbe partita.

Se l'avesse saputo.

Non l'avrebbe lasciato.

Mai.

 

Non aveva fatto niente per non innamorarsi di Gee.

Non aveva fatto violenza su se stessa.

Non si era negata l'amore.

Non se ne era neanche accorta, all'inizio.

Non si era accorta che stava infrangendo tutte le promesse.

Era una bambina.

Con Gee era una bambina.

Era così felice...

Si era innamorata.

Non era riuscita a impedirlo.

Non era riuscita a fermarsi.

 

-Tutto quello che ho fatto per te...-

-Мне жаль-

Mne žal’.

Mi dispiace.

-Amore mio...-

-Мне жаль, мой Капитан-

Mne žal’, moy Kapitan.

Mi dispiace, mio Capitano.

 

Tutt'al più
Mi accoglierai
Con la freddezza che
Non hai avuto mai
E forse fingerai
Di non sapere il nome mio
Magari parlerai
Dandomi del lei
Oppure

Tutt'al più
Mi chiederai
Quanti ragazzi ho avuto
Dimenticando te
Eppure tu sai bene
Che una ragazza come me
Non scherza con l'amore
Non ha scherzato mai
(Tutt’al più, Patty Pravo)

 

Magadan (Kolyma), Estremo Nord-Est Siberiano

Accampamento di Irek Il'ič Stepašin

21 Luglio 1843

 

-E invece è tornata con quel bastardo nel cuore. Che le bruciava dentro più di una cicatrice.

Così andò avanti quel 1835. Lei col suo nuovo grande amore, io a piangere sui suoi мне жаль-

Taglienti, le parole di Feri.

Un rancore di ghiaccio nella voce.

Respiri spezzati dai battiti del cuore.

Feroce, il suo sguardo.

Col fuoco negli occhi, ricordava la ragazza che aveva condannato il loro sogno ad infrangersi.

Quella ragazza troppo bella di cui era ancora troppo innamorato.

La sua Natal’ja, solo lei.

Irek lo ascoltava con sincera comprensione, ma Feri lo sapeva, che lui non poteva capire.

Non avrebbe avuto la fede al dito, altrimenti.

Non avrebbe avuto tre figli e quel sorriso.

Beato lui.

Per questo, forse, riuscì a dire solo la cosa sbagliata.

-È a lei che avresti dovuto sparare. Non a me-

A quelle parole, Feri scattò in piedi come una furia.

Afferrò Irek per il collo, e strinse fino a fargli mancare il fiato.

-L’ho già fatto... Ma non volevo... Io non volevo! Maledetto bastardo...

Tu non devi parlare così di lei... Mai!-

Accorsero due dei migliori generali di Stepašin, Iraklij Iosifovič Pavlov e Grigorij Michailovič Sibirjak, in difesa del loro capo, ma inaspettatamente Feri lasciò subito il collo del Siberiano...per tirargli un pugno in pieno viso, con gli occhi che gli fiammeggiavano dalla rabbia.

Pavlov e Sibirjak non morivano dalla voglia di avvicinarsi a quel pazzo ungherese, ma erano i soldati più valorosi dell’esercito, e non potevano tirarsi indietro.

Provarono a fermarlo tenendolo per le spalle, ma il Capitano era come indemoniato, e se li scrollò di dosso scaraventandoli nella neve con un colpo di spalla.

Non era il tipo da lasciarsi sottomettere facilmente, Feri.

Anche ad Omsk si era ribellato fino all’ultimo.

Era impossibile avere la meglio, con le catene ai polsi e un fucile puntato alla tempia, ma lui se n’era fregato.

Prima di mettergli i piedi in testa dovevano spezzare i suoi, di piedi. 

Irek Il’ič Stepašin non era un suo nemico.

Non più.

Ma non aveva ancora imparato a misurare le parole.

Non aveva ancora imparato che sulla sua Natal’ja, la sua imperdonabile, meravigliosa Natal’ja, non poteva e non doveva dire niente.

Non poteva e non doveva permettersi di giudicare.

Non ne aveva il diritto.

Gli aveva chiesto di raccontare la sua storia, cosa c’era dietro ai suoi ardenti sogni di Rivoluzione.

Feri l’aveva fatto, perché non aveva niente da nascondere.

Non era certo un motivo di disonore, amare così tanto, amare da impazzire.

Era la sua storia, quindi doveva parlare lui.

Irek cosa pretendeva di aggiungere, cosa voleva insinuare?

Lui non aveva sbagliato.

Non aveva previsto, era diverso.

Non per troppa sicurezza, non per presunzione.

Solo per troppo amore.

Natal’ja era l’unica di cui si fidava.

Natal’ja era l’unica che...

Natal’ja era l’unica in tutto.

Natal’ja era l’unica per lui.

Natal’ja, la dea dei suoi deliri.

 

-Però dopo passa. Dovrebbe passare. A te non è passata, Feri? Perché?-

-A me non passa niente. Ero sicuro che l’avrei amata per sempre, dieci anni fa, quando le ho chiesto di sposarmi. Perché adesso dovrei aver cambiato idea?-

-Succede, a volte-

-Ma non a me! Mio Dio... Non riesco neanche a pensarci! Se non la amassi... Io chi diavolo sarei?-

-Non lo so. Questo non lo so. Forse non saresti qui... E io non lo so, se sarebbe meglio.

Ma allora, perché non te la prendi con la forza? Puoi farlo, la forza non ti manca.

Sarebbe quasi un tuo diritto-

Negli occhi d’ossidiana di Feri corse un lampo di fuoco vivo, una luce squarciante e incandescente, e Irek temette che quella volta l’avrebbe strangolato davvero.

-Perché io la rispetto, anche se lei non ha rispettato me. Era sincera, all’inizio. Lo so.

Poi... Lui... Ed io... Basta-

 

Non sapere se sono impazzito di più in prigione o per lei...

Non sapere se morirò per la Rivoluzione o per lei...

Non sapere se perderò prima la mia vita o lei...

È questo che fa sanguinare.

Se solo potessi tornare a Budapest...

Prima o poi!

 

  I couldn't grow just living in the shadow

  Where do you go when no one's following you? 

You ran away, ran away it was right on cue

Said I go on and on and on and on and on and on with it

 

Rosemary, you're part of me

You know you are, you are, you are

 

  Truth ain't gonna change the way you lie 

Youth ain't change the way you die

 

  This was no ordinary life

The ones I love

 I've grown 

 

Io non potevo crescere vivendo solo nell’ombra

Dove vai quando nessuno ti segue?

Tu sei scappata al momento giusto

Hai detto che devo andare avanti

 

Rosemary, sei parte di me

Lo sai che lo sei, lo sei, lo sei

 

La verità non cambia il modo in cui menti

La giovinezza non cambia il modo di morire

 

Questa non era una vita ordinaria

Tu sei l’unica che amo

Sono cresciuto

(Dear Rosemary, Foo Fighters)

 

 

 

 

Note

 

Да (russo), tak (polacco e ucraino), igen (ungherese): Sì.

I Should Have Known - Avrei dovuto saperlo, Foo Fighters.

 

L’ultima notte di Lys e Feri prima che lei partisse per Liverpool, il 26 Luglio 1834.
Il primo bacio, che Lys ha dato a Feri.

Le promesse in cui entrambi hanno creduto davvero, ma poi lei le ha infrante tutte, e gli ha spezzato il cuore.

Lo stesso giorno di quattro anni dopo, il 26 Luglio 1838, Lys è stata picchiata a sangue dai ragazzi di Shtorm, e Feri è rimasto a guardare.

Lei aveva giurato sulla loro Rivoluzione, e poi l’hanno persa, la Rivoluzione.

Perché Feri ha perso lei.

Irek non ha ancora capito che quando parla con Feri deve mordersi la lingua almeno la metà delle volte, ma le prossime volte glielo suggerirà il dolore al collo ;)

Abbiamo conosciuto anche i due migliori generali di Stepašin, Iraklij e Grigorij, che però non sono riusciti a fermare il Capitano, perché con Feri essere i soldati più valorosi dell’esercito conta poco, l’amore e il dolore che ha dentro quel ragazzo gli fanno fare cose impensabili.

La luce di Feri non la può spegnere, Natal’ja, ma ferirla e farla sanguinare sì.

Feri si rialza, ma non la dimentica.

Feri le sorride, ma non la perdona.

Feri vince per lei, sempre.

 

A presto ;)

Marty

 

 

 

 

  
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