Trama:
Un Incantesimo trasforma Merlin in un bambino di sei
anni e Arthur dovrà trovare il modo di farlo tornare adulto,
mentre si prende
cura di lui
Ringrazio
sentitamente
le 36 persone che seguono questa storia, le 5 che la preferiscono e i 3
che la
ricordano. Inoltre dedico il capitolo a chi ha recensito: Silvy08,
Inu_97,
SanjiReachan, chibisaru81, Kiara Wolf, Kaori13, estrelaguida,
Morganalastrega, Bakakitsune,
valentinamiky e LunaticaLove.
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DI
CAPRICCI,
BAGNETTI CALDI E DORMITE SERENE
“Dove andiamo adesso? Mi
porti al mercato? O nella piazza?”
stava chiedendo il piccolo rompiscatole, saltellando qua e la per il
corridoio,
dopo aver finito di spiare con Arthur attraverso la porta della Sala
delle
Cerimonie.
“No, Merlin, non ti
porterò in giro.” sentenziò Arthur
“Siamo appena tornati da una battaglia! Possibile che tu non
avverta un minimo
di stanchezza?”
“No! Non sono
stanco… ti prego, portami in piazza!” lo
supplicò il piccolo, mentre i due vagavano per il castello.
“Non pensarci nemmeno! Ora
ci recheremo nei miei
appartamenti dove io cercherò di riposarmi. E tu con
me.” impose ancora il
principe di Camelot, con la ferma decisione di non sottostare ad alcun
capriccio futuro.
“Dai, per favore! Io voglio
da sempre vedere Camelot!
Fammela vedere!” chiese ancora Merlin, con tono cantilenante.
“E la vedrai!”
replicò Arthur, esasperato da tutte quelle
richieste “La vedrai domani. Oggi voglio riposarmi. Hai
sentito anche tu che
stasera ci sarà una cena importante per festeggiare il mio
ritorno a Camelot
senza aver riportato ferite. Devo essere in forma.”
“Ma io la voglio vedere
adesso!” si impuntò il piccolo.
“No! Merlin, sei una piaga.
Ti ho già ribadito che oggi non
andremo a passeggio. Se ti comporterai adeguatamente, ti
mostrerò Camelot nei
giorni futuri. Ora taci.” concluse il principe, in un tono
che non ammetteva
repliche.
Il bambino si zittì, ma
due lacrimoni si insinuarono nelle
sue iridi, e Arthur roteò –per
l’ennesima volta in poche ore- gli occhi. Merlin
da piccolo era un frignone. Si lamentava per tutto. Oh beh, non era per
nulla
diverso dal Merlin adulto, solo che la sua vocetta di bambino gli dava
fastidio. E pure vederlo piangere.
“Dai, Merlin, ti prego. La
piazza la vedremo domani, ok?”
gli disse, esasperato “Adesso voglio farmi un bagno e dormire
per un paio di
clessidre.”
“Ma che ora è
adesso?” chiede il maghetto.
Arthur guardò oltre una
delle finestre del castello. “È da
poco passata la Dodicesima Ora.” rispose, leggendo la
meridiana del campanile
di fronte “Perché me lo chiedi?”
“E a che ora hai la cena
importante?” insistette Merlin,
ignorando il principe.
“Tardi. Tu non potrai
venire, ti avverto.” Rispose Arthur.
“Oh, tanto non ci voglio
venire. Non voglio stare con Uther.
Mi fa paura.”
“E allora perché
mi hai domandato l’ora della cena?”
“Perché, se
facciamo presto, possiamo vedere Camelot oggi!” rispose
Merlin, entusiasta.
“Ancora insisti!!? Merlin,
ti ho già detto che…”
“Dai, andiamo!”
lo tirò per la manica Merlin, senza
ascoltarlo “Andiamo presto, così vediamo
Camelot!”
E fu così che il povero
Arthur si ritrovò a correre per i
corridori del suo castello, pur di far star zitto il suo mini-valletto.
Una
volta che furono arrivati nelle sue stanze, fece chiamare un servo e
gli ordinò
di preparare la tinozza con l’acqua calda.
“Porta la tinozza
più grande che riesci a trovare e non
scaldare troppo l’acqua” ordinò, mentre
quello si inchinava con riverenza,
guardandosi i piedi, e spariva a prendere quanto richiesto.
“Perché
quell’uomo ha fatto l’inchino? Perché
non ti
guardava in faccia? Perché la deve prendere lui per te la
tinozza?” domandò a
raffica Merlin, dopo aver assistito alla scena, seguendo
l’erede al trono
dietro il paravento.
“Perché io sono
il principe” rispose, con tono ovvio,
Arthur, mentre si accingeva a spogliarsi.
“E quindi?”
chiese ancora Merlin, in un tono che non piacque
affatto Arthur.
“E quindi, si da il caso
che il principe non si prepari da
solo la tinozza. E i servitori, che sono inferiori a lui, devono tenere
lo
sguardo basso e obbedire.”
O almeno i
normali
servitori, pensò Arthur, Merlin però
non aveva mai fatto tutto ciò. E, a
essere sinceri, non gli aveva mai dato fastidio.
Da dietro il paravento si
sentì l’ossequioso sguattero
tornare e armeggiare con l’acqua, per cui il principe fece
per togliere i
vestiti anche a Merlin, ma quello si ritirò, con
un’espressione offesa in
volto.
“Ooooh che cosa brutta cosa
hai detto!” lo ammonì “Non lo
sai che tutti sono uguali?! La mamma mi dice che dobbiamo rispettare
tutti, dai
contadini ai Re, tutti uguali!”
Arthur rimase un attimo interdetto da
quelle parole, e si
fermò con le mani a mezz’aria. Merlin,
sostanzialmente, gli aveva appena
ripetuto la stessa cosa del loro primo incontro, quando, ormai quattro
anni
prima, Arthur si era divertito a torturare un po’ il suo ex
servitore,
facendogli fare da bersaglio mobile.
“Si... tua
mamma ha
ragione…” disse allora, cercando di trovare le
parole giuste “Ma, vedi Merlin,
ci sono cose che possono fare solo i Re e i Principi, come proteggere il regno
dalle
persone malvagie, e ci sono altre cose, come le pulizie o altre faccende
manuali,
che possono farle solo i servitori… mi capisci?”
“No.” Rispose
Merlin con candore, allontanando le mani di
Arthur dalle sue vesta e spogliandosi da solo, come a voler dimostrare
che
nessuno doveva fare le cose al suo posto “A casa mia tutti
proteggono il
villaggio dai cattivi, non solo uno, e tutti fanno le pulizie, non solo
uno.”
“A Eldor funziona
così, mentre a Camelot ci sono altre
usanze. È inutile che brontoli, perché non sarai
di certo tu a cambiarle.” Sbottò
il principe, spazientito.
Eppure,
Merlin sarà
davvero colui che cambierà le sue abitudini. Sarà
davvero l’unica persona che
lo tratterà alla pari sin dal primo momento,
infischiandosene della loro
sostanziale differenza di Rango.
A quelle parole, Merlin si
zittì e mise su il muso. Con quel
principe non si poteva parlare. Era come un mulo. O meglio, come un asino.
“Forza, entra nella
tinozza.” Gli ordinò Arthur, e Merlin
obbedì, silenzioso.
Certo che era proprio grande,
pensò Merlin. Quella che aveva
a casa era molto più piccola. Ed era di pietra, non di
ottone come quella.
Inoltre non possedeva tutti i panni di seta e stoffa che erano appesi
al muro.
Lui, di solito, per lavarsi, usava una pezza ruvida che lo lasciava
tutto rosso,
e, spesso e volentieri, non aveva il sapone con cui sciacquarsi, e
l’acqua era
a malapena tiepida.
Quella in cui era immerso in quel momento, al contrario, era
piacevolmente
calda e saponosa, con tante bollicine.
Dopo aver congedato il valletto,
anche Arthur entrò nella
vasca, e Merlin distolse lo sguardo.
Aveva deciso di non parlargli più, siccome era
così dispettoso.
“Merlin?”
chiamò il principe, ma il maghetto non rispose.
“Non dirmi che ti sei offeso!” esclamò l’asino,
cercando di attirare l’attenzione di Merlin che, per tutta
risposta, lo ignorò.
“Ah, è
così?” disse allora Arthur, punzecchiandolo per le
orecchie. “Allora ti faccio una proposta. Puoi scegliere se
tenermi il broncio
per tutta la serata, oppure di collaborare, e io ti porterò
delle cose buone da
mangiare dalla cena.”
Le parole del principe fecero il loro
effetto, perché Merlin
si voltò a guardarlo, ma era dubbioso.
“Non voglio da mangiare.
Posso chiederti un’altra cosa?”
domandò.
“Dimmi”
acconsentì Arthur.
“Posso dormire insieme a te
questa notte? Tanto c’è spazio
nel letto. Ho paura a dormire da un’altra parte.”
“Io, veramente, ho avvisato
Gaius di preparare il letto per
te nei suoi appartamenti.” Rispose Arthur, ma quella fu la
cosa sbagliata da
dire.
Merlin annullò la poca
distanza che li separava, nuotando
nell’acqua calda, e gli si aggrappò al braccio,
guadandolo supplichevole. “Per
favore, non voglio dormire con Gaius. Voglio stare con te, ti
prego.”
Arthur ci pensò su un
attimo, poi disse “Va bene, a patto
che ora ti fai lavare e che dopo andrai a dormire subito.”
Merlin, a quelle parole, si
rilassò. “Va bene!”
acconsentì. “Farò
come dici tu.”
“Bravo.” Lo
lodò Arthur, scompigliandogli i capelli fradici.
“Ora girati, che li lavo la schiena e i capelli, va
bene?”
“Oh, si, grazie! Anche la
mamma mi lava sempre i capelli e
la schiena!” esclamò il piccolo Emrys, voltandosi.
Arthur prese il panno più
morbido e lo inumidì, poi ci versò
sopra un filo di olio di oliva, e prese a sfregare dolcemente le
braccia e la
schiena del piccolo, che sembrava quasi fare le fusa a quel tocco.
“Come mi piace.”
Mormorò, quasi assopito “così
è diverso da
come è di solito. È più morbido e
più profumato…” fece ricadere indietro
la
testa, con gli occhi chiusi, quando le mani del principe cominciarono,
sempre
con la solita delicatezza, a frizionargli le ciocche scure con la
cenere.
Tutto ciò era molto
rilassante e Merlin non si sarebbe mosso
mai da li, al calduccio, pulito e massaggiato, accoccolato al suo nuovo
amico.
Purtroppo, però, quel
beato oblio, finì.
“Resta ancora un
po’ in ammollo, se vuoi, mentre mi lavo
anche io.” Disse Arthur, a operazioni terminate.
E fu allora che Merlin ebbe
l’idea.
“Posso lavarti io come hai
fatto tu con me?” gli chiese e,
senza attendere la risposta, prese un altro panno pulito e lo sommerse
di olio
d’oliva, nuotando dietro il principe e cominciando a
sfregarli la schiena con
energia.
Arthur lo lasciò fare. Ci
era abituato, dopotutto. Il Merlin
adulto aveva ripetuto quell’operazione fino a pochi giorni
prima.
“Posso lavarti anche i
capelli?” gli chiese, dopo pochi
minuti.
“Piano,
però.” Acconsentì Arthur.
“Devi fare come ho fatto
io prima.”
Merlin obbedì, e si
sentì appagato quando vide il principe
rilassarsi sotto le sue manine, mentre cercava di riprodurre fedelmente
i
movimenti che aveva ricevuto poco prima. Voleva rendere il principe
orgoglioso
del suo lavoro.
“Perfetto, Merlin,
grazie.” Disse Arthur, dopo che il
valletto lo ebbe lavato per bene. “Ora usciamo, altrimenti ci
verranno le
rughe.”
“Le rughe?”
ripetè Merlin, stupito, stropicciandosi gli
occhi. “Perché ci vengono le rughe?"
“Ci vengono se stiamo
troppo tempo nell’acqua.” Spiegò Arthur
“Non lo sapevi?”
“No.” Rispose
Merlin “Ma io non ci sto mai
tanto nell’acqua. È sempre tanto
fredda
quella del pozzo.”
Arthur rimase un attimo basito da
quelle parole, ma poi comprese
che non tutti erano cresciuti nel lusso come lui. Non tutti potevano
permettersi l’acqua calda.
I due allora uscirono dalla vasca e
si asciugarono in
fretta, mentre Arthur mandava una delle
guardie appostate al di fuori della sua stanza ad avvisare Gaius che
Merlin
avrebbe dormito li.
La sentinella tornò poco dopo, con una minuscola camicia da
notte. “La manda
Gaius.” Riferì, per poi tornare al proprio lavoro.
Così Arthur
preparò il bambino per la notte, che sbadigliava
vistosamente. Lo vestì e gli rimboccò le coperte.
“Hai fame?” gli
chiese “Vuoi mangiare qualcosa prima di
dormire?”
Merlin, con gli occhi semichiusi,
negò con la testa, proprio
mentre le capane rintoccavano l’inizio della Seconda Ora
della Viglia.
“Braccio…”
mormorò Merlin, ormai semiaddormentato,
allungando le manine e afferrando il braccio di Arthur in una potente
morsa.
Il povero principe dovette restare in
quella scomoda
posizione per mezza clessidra buona, fin quando la presa del piccolo si
allentò
ed egli potè liberare l’arto.
Camminando con passo felpati per non
farsi sentire, Arthur
si diresse pian pianino verso la porta, soffiando sulla candela per
poter
conciliare il sonno del suo piccolo protetto.
Note della
storia:
-
Mi
scuso per il ritardo dell’aggiornamento, ma i
professori stanno tramando contro di me per non farmi aggiornare, specie
le prof
di Chimica Organica, Biochimica e Microbiologia D:
-
Ho
cercato di dare un linguaggio più aulico ad
Arthur, e uno più infantile a Merlin. Spero di essere
riuscita nel mio intento,
ma non sono abituata a usare un linguaggio medievale.
- Il fatto che Merlin chieda, nel dormiveglia, il braccio di Arthur l'ho presa dalla mia cuginetta di sei anni, che, per l'appunto, non si addormenta se non stringe il braccio a qualcuno
-
Per
capire come stimavano il tempo nel Medioevo
visitate questa pagina à
http://www.casperia.com/orologio.htm
-
Per
l’olio di oliva e la cenere usati per il
bagno mi sono documentata, e i ricchi usavano questi ingredienti per la
propria
igiene.
-
Ho
modificato il titolo del capitolo precedente
in “CAMELOT, GAIUS E I CAVALIERI”.
-
Ringrazio
Kiara Wolf per avermi fatto notare,
molto cordialmente, un paio di mie sviste riguardanti lo scorso
capitolo. (L’aver
usato l’esclamazione “Oh, Maria!”
nonostante nel Telefilm non sia menzionata la
fede cristiana e l’aver messo il Cacao, che, però,
a quel tempo non era ancora
stato scoperto, e che poi ho sostituito col miele.)
-
Il
prossimo aggiornamento, se Dio vuole, è
previsto per il 25 Novembre.
-
Spero
che la lettura sia stata gradevole. Un bacione
<3
Dona
l’8% del tuo tempo alla causa pro recensioni!
Farai
felici un mucchio di scrittori!!