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Autore: Columbrina    12/11/2012    1 recensioni
Aqua e Terra. Pochi istanti prima dell'esame.
“E’ da quando eravamo bambini che lavori sodo per superarmi. Come se avessi una sorta di complesso agonistico …”
“Lavoravo sodo per farmi notare dal maestro. Non ha occhi che per te, dato che sei la sua cocca…”
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aqua, Terra
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH Birth by Sleep
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Occhi screziati
 

 
La desolazione dell’atrio attentava in malo modo alla concentrazione di Terra, che meditava cogitabondo, sconquassato dal silenzio impenitente che mieteva ogni suo stimolo.
Aqua era proprio di fronte a lui, con in pugno il keyblade che armeggiava con destrezza, fendendo l’aria e i dubbi che si stagliavano come ombre sui loro cuori. Gli unici che non risentivano di questi presagi funesti erano proprio i loro occhi, screziati di sfumature che andavano dall’azzurrino all’arancio: quelli di Terra sembravano temprati da quest’ombra che discendeva su di loro; invece le screziature degli occhi di Aqua erano mesti, quasi come avessero accettato di sostenere tutto il peso delle conseguenze.
In realtà, gli occhi di Terra non erano mai stati così impregnati di timore, mentre si perdevano nella contemplazione del flessuoso corpo di Aqua, che le appariva più lontana di quanto non desse a vedere la realtà. Aqua diede un’ultima, potente sferzata, concludendola con un grido di battaglia e di liberazione.
“Dovresti tenerti fresca per l’esame. Non va bene sciupare così le energie”
“Non sto sciupando alcuna energia… Mi sto scaldando” fece lei, elargendo un sorriso eloquente, che si confacesse all’effetto che sortirono le sue parole.
Terra sorrise e si avvicinò a una distanza tale da vederle le meste screziature che attraversavano gli occhi, in piena contraddizione con quel sorriso eloquente.
Forse era ansia da prestazione, in vista dell’esame imminente, che li tramortiva e li impregnava di nuovi timori.
Anche Terra impugnò il keyblade, concludendo una potente sferzata in salto con un grido ancor più possente di quello dell’amica, che elargì uno sguardo scettico.
“Beh?” fece Terra, con fare interrogativo
“Pensi di poter fare meglio di me, eh?”
Sorrideva e si mostrò intenzionalmente presa in contropiede, facendo ridere Terra e scomparire quelle screziature che avevano colonizzato le reciproche intese, gli sguardi furtivi, le parole latenti. Aqua era brava a distogliere l’attenzione dai pensieri.
“Sai perfettamente che nell’esame sarò impeccabile…”
“E’ da quando eravamo bambini che lavori sodo per superarmi. Come se avessi una sorta di complesso agonistico …”
Terra rise, rinfrancato da quegli sprazzi in cui gli sembrava di tornare agli anni pubescenti, quando lui e Aqua non facevano altro che rimbeccarsi a spese del maestro e di Ven. Invece per Aqua era come se il tempo non si fosse mai fermato e fossero rimasti sempre allo stesso punto, seppur senza saperlo.
“Lavoravo sodo per farmi notare dal maestro. Non ha occhi che per te, dato che sei la sua cocca…” disse, con una punta di acredine che aveva estrapolato da sentimenti ormai sepolti, ma perfetti per quella circostanza
Aqua rise.
“Non dire così. Ti considera come un figlio… Se è duro con te, è per temprarti perché crede ciecamente in te”
“Ti dirò, a volte credo di essere l’unica persona in cui credo”
“Sciocchezze. Io credo in te e nel fatto che tu possa diventare un bravo maestro”
Spinto da un moto di tenerezza, Terra strinse istintivamente le esili spalle di Aqua tra le sue braccia, rischiando quasi di vederla tramutata in polvere, divorata dai suoi stessi occhi screziati
“Ora capisco perché sei la sua cocca
Fu Aqua a sciogliere l’abbraccio, ma sorrideva dolcemente a lui, che non si era mai esposto così tanto prima d’ora.
Forse entrambi ritenevano quella l’ultima opportunità di lasciare tutto come prima, assaporando ogni singola intesa, prima del crollo definitivo delle ombre sui loro cuori.
L’esame, come un tifone imminente, avrebbe spazzato via le loro integrità lasciando posto a una landa deserta, piena dei posti in cui scintillavano i vessilli dei cuori annegati nella luce e nell’oscurità.
Quell’esame era solo la prosecuzione di una strada già scelta; una mera formalità.
“Ven verrà?” esordì poi Aqua, dopo un lungo silenzio impregnato di sguardi e scambi di pensieri
“Non se lo perderebbe per nulla al mondo… E ho anche il trovavia con me” annunciò Terra trionfante, brandendo il ciondolo che gli aveva donato Aqua la sera precedente, durante una notte in cui le stelle cadevano oltre il mare, una terra lontana.
Lei sorrise, mostrando il suo, di un colore azzurrino proprio come i suoi occhi e le sue screziature meste.
“Se passerò l’esame sarà comunque per merito tuo, quindi effettivamente la maestra sei tu”
“Sciocchezze…” fece Aqua, mettendo via il trovavia e portandosi un dito al mento, in segno di contemplazione “Allora facciamo così… Dammi il tuo trovavia, lo metterò al collo e ti dimostrerò che la bravura di un maestro non risiede nella sorte”
Terra socchiuse lo sguardo e fece come aveva detto lei, sorridendo in modo scettico mentre la vedeva legarselo al collo e scendere proprio all’altezza del cuore, come se un po’ della sua luce lambisse quei petali aranciati.
“Se diventi maestra mi darai il tuo trovavia, però…”
“Affare fatto, allora”
Si strinsero la mano e presero a schierarsi davanti ai due seggi che troneggiavano il desolato atrio, nell’udire i passi del maestro e del suo ospite con gli occhi screziati di giallo. Aqua vi riconobbe la stessa, malvagia ombra che aveva attentato alla loro integrità e che l’esame non avrebbe fatto altro che incoraggiare.
Quasi si pentiva di quel suo infimo desiderio di diventare maestra. Strinse istintivamente il trovavia, premendolo sul cuore per fare in modo che la luce arrivasse in quello di Terra, che guardava tranquillo il maestro.
“Bene, disponetevi pure…” annunciò il maestro Eraqus, dal volto attraversato da una cicatrice che tagliava trasversalmente lo sguardo. Il discorso venne prontamente interrotto dall’arrivo subitaneo di Ventus, che ansimava e correva.
Terra e Aqua risero.
“Ehi, buona fortuna …” sussurrò Terra, frattanto che il maestro rimproverava Ventus.
“Ma non si dice! Porta sfortuna…”
“Proprio per questo” disse lui, furbescamente “Poi, non ti facevo così superstiziosa”
L’esame stava per iniziare.
I loro cuori si sarebbero macchiati dello stesso dolore dal quale erano nati, allontanandoli come fossero fatti di carta crespa.
Sarebbe piaciuto a entrambi ritornare in quel punto del tempo in cui non si ha cognizione, quando si rimbeccavano continuamente e si allenavano insieme; Terra ricorda ancora quando consolò una piccola Aqua, quella sera nella sua stanza, spaventata dalle sue doti di maga e dal fatto che quei poteri sarebbero potuti diventare spietati, un’ arma per uccidere.
Aqua, invece, era sinceramente in pena per Terra. Lo scorgeva nei suoi occhi screziati dello spettro di quelle ombre, che si erano depositate sul suo cuore.
 
 
A esame concluso, Terra si dileguò con una morsa d’ombra del cuore.
Questo perché aveva dimenticato il trovavia di Aqua.
 
   
 
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