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Autore: fanniex    13/11/2012    3 recensioni
Questa piccola storia mi è venuta di getto, guardando il video di presentazione di ARTIFACT al DOC NYC. Ho pensato subito: "Quest'uomo è un pazzo a dire certe cose!" E noi, povere fragili creature che non possiamo fare altro che adorarlo, soprattutto per questo.
Consiglio: Per chi non avesse visto il video a cui mi riferisco. GUARDATELO! Ne vale la pena! Lo trovate sia su YouTube che sul Twitter di Jared! Buona Lettura!
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Good Things Come to Those Who Wait'
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La proiezione di Artifact si era conclusa da pochi minuti e la gente aveva già cominciato ad abbandonare la sala, molto rumorosamente. Era ovvio che fosse gremita di donne, alcune davvero giovanissime, vista la presenza di Jared Leto, pardon … Batholomew Cubbins, alla premiere. Per Francesca era la prima volta che partecipava ad un festival del genere, ma dubitava fortemente che quello fosse il pubblico abituale del Doc Nyc.
Mr Cubbins si era già defilato, quasi subito dopo lo spegnimento delle luci. Nell’ambiente era risaputo quanto lui detestasse rivedersi sul grande schermo, soprattutto alla presenza di qualche critico. Francesca si domandò se avesse per caso già lasciato l’edificio. Aveva incontrato le sorelle Williams quella sera, anche loro protagoniste di un documentario, e non si nascondeva il desiderio di poter vedere anche lui. Per quanto stimasse le due tenniste, di certo il bel Jared l’attraeva di più.

“Hai il tuo pass autori?” George la stava strattonando un braccio. Fece cenno di sì con la testa, continuando a sbirciare tra la folla. “Ok! Allora aspettami nel retro. C’è una saletta riservata dove troverai qualche genere di conforto. Io devo parlare con la segretaria per quegli accrediti. Ti raggiungo lì!”

“Ma sei convinto che possiamo usufruire anche noi della saletta …?” Non fece in tempo ad avere una sua risposta perché George si è già volatilizzato.

“E va bene! Proviamoci. Fingi indifferenza e mischiati tra la gente!” Continuava a ripetersi, mentre, dribblando la folla, raggiungeva il retro e la tanto agognata saletta riservata.
Non la fermò nessuno e nessuno le chiese di vedere il suo pass. A quanto pare, il livello di sistemi di sicurezza newyorkese non era poi così efficiente come avrebbe immaginato.
Aprendo la porta si era quasi convinta che la saletta fosse deserta. Luci basse, nessun rumore. Invece chi c’era, seduto su un divanetto, intento a sgranocchiare dei popcorn. Esatto! Proprio lui! Jared Leto … encore pardon … Bartholomew Cubbins! Non sapeva perché, ma li confondeva sempre quei due.

“Ehi!” Salutò lui, continuando a masticare.

“Ehi!” Rispose lei, desiderando ardentemente essere quei chicchi di mais.

“Che ci fai ancora qui? Pensavo te ne fossi andato da un pezzo!”

L’aveva detto con un tono troppo esplicito. Sembrava davvero che lo stesse cercando.
Jared le sorrise. Con quel sorrisetto malizioso che per Jared significava una cosa soltanto. ‘GOAL!’

“Eri anche tu alla premiere?” Le chiese, facendo saltare un altro popcorn nella sua bocca con un semplice gesto del pollice.

Francesca annuì, appollaiandosi su un tavolino vuoto. Un altro, addossato alla parete, era stracolmo di vivande. Ma, chissà perché, la fame e la sete le erano completamente sparite al momento. Lo fissò per qualche secondo e ripensò alla sua presentazione del film, avvenuta soltanto poco prima. E prese a ridere, scuotendo la testa.

“Ti faccio ridere?” Le chiese Jared, a metà tra il basito e il divertito.

“No, affatto!” Ma stava ancora ridendo. “È che mi domandavo se rifletti mai su quello che dici? Su le reazioni che potresti scatenare con quelle tue frasette ad effetto?”

Lui la guardava con aria interrogativa.

“Prima … tutta quella cosa della severa punizione … di’ un po’, confessa, lo fai apposta per farle eccitare?”

Nella mente di Jared si accese una lampadina! Era chiaro a che cosa si stesse riferendo quella ragazza sconosciuta. Poco prima, dopo aver introdotto il suo film, si era raccomandato con il pubblico di non filmare dei video, altrimenti la sua punizione sarebbe stata severa. Era notorio quanto a lui piacessero quei piccoli giochetti sadomaso, perciò la sua affermazione aveva scatenato un susseguirsi di gemiti e gridolini da parte del sesso femminile, e forse non solo, presente in sala. Si alzò dal divanetto, abbandonando la sua ciotola di popcorn, e si avvicinò alla ragazza che, inspiegabilmente soprattutto per lei, riusciva a sostenere abilmente il suo sguardo, come se fosse del tutto naturale trovarsi lì a parlare con lui.

Lo sguardo di Jered era sempre più provocante. Come se ne avesse avuto bisogno. “E ci sono riuscito?”

La sicurezza di Francesca subì un primo tentennamento. “A fare cosa?”

“A farle eccitare!”

“Dovresti andare a verificare di persona.”

“Tu eri lì! Mi hai sentito. Potrei verificare con te.” Boom! Secondo colpo. Ancora più forte.

Effettivamente lo era, eccitata! Tutto di lui le faceva andare il cervello in tilt. E diventava immediatamente preda dei suoi ormoni scatenati. Anche se era profondamente consapevole che quello fosse soltanto un modo di fare, un suo gioco per divertirsi. Madre Natura era una grandissima bastarda! Come recitava il Bardo ‘Perché ai dato allo spirito di un demonio un corpo così bello?’.
Quel pensiero la fece ridere ancora. Di certo Jared non aveva l’animo di un Romeo, ne tantomeno lei si considerava una Giulietta.

“La pianti di ridermi in faccia!” La sgridò. Non si aspettava di venire deriso durante uno sei suoi infallibili tentativi di seduzione.

“Scusami! Ti prego. … Davvero … ma come fai … cioè, è una tecnica perfezionata in anni di esperienza o è tutto talento naturale?”

“Ti ha mai detto nessuno che fai un sacco di domande?” Si era visibilmente smontato.

“Sì, certo! Ma il mio è solo interesse professionale. Non ti illudere. … Diciamo che sto conducendo una sorta di studio sociologico sul comportamento umano.”

“Ah! Se stai sperimentando nuove tecniche per demascolinizzare un uomo, ti comunico che le risate funzionano parecchio!”

Francesca non seppe dire perché lo fece, anche se un minuscola idea se l’era fatta, ma lo avvicinò a sé con una mano, mentre con l’altra scese sul suo pacco.

“Non mi sembri poi così demascolinizzato!” Gli sussurrò.

Jared spalancò gli occhi, scioccato. Non gli era mai capitato che una donna del genere, cioè non una delle solite bambole/troiette/groupie, si comportasse così con lui. Gli era sembrata una di quelle ragazze intellettuali che gravitano sempre attorno ad eventi di quel tipo, soprattutto a New York. Era sexy, però. Come quelle erotiche maestrine che indossavano anonimi completi grigi, ma con i tacchi alti e il reggicalze. Sovrappose la sua mano a quella della ragazza, tenendola ferma sul piccolo Leto Junior, che stava cominciando ad animarsi. Oddio! Non si poteva certo dire che fosse proprio così piccolo! Con la mano rimasta libera le avvicinò il viso per impossessarsene con la bocca. La morse avidamente un po’ dappertutto, le labbra, gli zigomi, il naso, senza però provocarle il minimo dolore. Poi, finalmente, la sua lingua s’intrufolò nella bocca di lei, assaporandone golosamente ogni stilla.

“Oh, cazzo! Scusatemi!” Esclamò George facendo capolino dalla porta. Fece per uscire, ma quando riconobbe Francesca in uno dei due corpi avvinghiati, si fermò.

“Francesca? Sei tu?” Le domandò retoricamente.

La ragazza saltò giù dal tavolo, riassettandosi alla meglio.

“Hai trovato quello che ti serviva?” Gli chiese Francesca, con nonchalance.

“Io sì! E tu?” Rispose George, indicando con lo sguardo Jared, che non si era ancora voltato, in attesa che la sua esuberanza tornasse a livelli normali.

“Conosci Jared Leto?”

Jared, finalmente, si voltò per stringere la mano al nuovo arrivato. Ne avrebbe fatto volentieri a meno. Gli sarebbero bastati soltanto ancora pochi minuti … be’, conoscendosi, forse anche una mezzoretta.

“Non bene quanto te, evidentemente! … Solo di nome!” Rispose lui, sarcastico.

Il colore del viso di Francesca era tornato quasi normale, e anche il suo tono di voce era quello allegro e ironico di prima dello ‘struscio’.

“George è un collega del signor Cubbins! … Anche lui ha un film in concorso … nella sezione riservata ai film stranieri.”

Ah! Ecco cosa ci facevano lì. Il tizio era un regista e lei … cos’era la sua accompagnatrice … sua moglie? … Però lui non gli sembrava eccessivamente turbato per averla beccata insieme ad un altro.
George sbuffò pesantemente e mormorò alla ragazza che l’avrebbe aspettata nel corridoio, ma di sbrigarsi.

“È il tuo ragazzo?” Le chiese Jared, sottovoce, una volta rimasti soli. Be’, ragazzo forse no, dato che il tipo doveva avere almeno una cinquantina d’anni.

“Georgie? Scherzi?” Sghignazzò piano, per non farsi sentire. “È un amico che ho aiutato nella realizzazione di un film. … Sono una specie di produttore!”

“Bene!” Pensò Jared. “Allora, forse la serata non è rovinata del tutto!”

Ma nello stesso istante la ragazza si protese in avanti per schioccargli un bel bacio sulla guancia, accompagnato da un buffetto. “Be’, io vado! È stato davvero un piacere conoscerla, signor Cubbins! Davvero un grande PIACERE!” Gli disse, accentuando la parola ‘piacere’ in modo malizioso.

“Un momento! Dove vai?”

La bloccò per un braccio, mentre era già quasi girata per andarsene. Era rimasto con un palmo di naso. Eh sì, che era proprio un bel nasino! Quindi? Niente soddisfazione per Leto Junior?

“Ho l’aereo che mi parte fra due ore. Torniamo a Londra stanotte!”

“E il nostro piccolo studio sociologico?”

Francesca si riavvicinò al suo viso, sfiorandogli i lineamenti perfetti prima con la punta dell’indice, poi con il naso e infine con le labbra.

“Mi sa che mi dovrò cercare in patria un’altra rockstar ego riferita e sesso dipendente da testare! Ma dubito che sarò ancora così sfacciatamente fortunata!”
   
 
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