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Autore: SoleStelle    13/11/2012    1 recensioni
Questa storia è la terza e ultima parte della serie "Incubo..favola..realtà."
avrà 15 capitoli totali anche se due (prologo ed epilogo) saranno brevi, come sempre..
I protagonisti sono sempre loro: Sara e Riccardo.
Affronteranno, anche questa volta, tante avventure e tanti problemi ma per sapere cosa succederà dovrete leggere.
Dal testo:
[...] era un piccolo atto di protesta e lui me lo voleva negare già dal viaggio di nozze..
Siamo sicuri che questo matrimonio non fosse stato un errore? [...]

Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Incubo..favola..realtà.'
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Ci volle un mese intero ma, alla fine, riuscii a concludere la ristrutturazione della dépendance.
Entrai nel grande salone, seguita da Riccardo, e guardai mia madre, fiera di me stessa.
“soddisfatta?” chiesi, consapevole che non sarebbe mai riuscita a trovare un difetto nel progetto.
Non rispose.. sconfitta.
Sorrisi, soddisfatta. Mi ci erano voluti ventisei anni ma ero riuscita a metterla zitta!
“i nonni staranno, sicuramente, comodi” disse mio padre.
“era questo quello che doveva fare, ci sarebbe mancato che non ci fosse riuscita dopo tutti i soldi che abbiamo speso per mandarla a scuola” rispose mia madre.
“soldi sprecati, direi.” rispose Matteo. Mi voltai verso mio cugino.
“disse colui che comprò la laurea in ingegneria.. chiediti perché nessun’azienda ti assume” dissi, bastarda.
“sono io che me ne vado, punto al meglio” disse, cattivo.
“strano perché io pensavo che il meglio fossero le aziende di mio padre.. eppure lui non ti vuole” risposi. Avvampò.
“non osare parlare così a tuo cugino”. Mia madre si intromise. La guardai.
“non spreco il mio tempo, tranquilla” dissi.
“siamo noi a sprecare il nostro tempo” rispose Matteo. Lo guardai provando, per la prima volta, pena per lui.
“Matteo tu nella vita non hai realizzato nulla mentre io ho tutto: una laurea, un lavoro e un marito che amo e mi ama.. ho ventisei anni e ho raggiunto tutto quello che una persona possa desiderare”. Lo guardai. “tu cos’hai?” chiesi. “nulla.” risposi, al posto suo.
Mi voltai verso Riccardo e lo vidi sorridente.
Lo avevo reso fiero di me.. ne ero consapevole..
Avevo fatto esattamente quello che lui mi diceva di fare da sempre..
Avevo detto la mia opinione e lo avevo fatto imponendomi. Mi ero fatta sentire ed ero stata ascoltata, non supportata.. quello sarebbe stato impossibile, ma non mi ero fatta mettere i piedi in testa.
Avevo dimostrato di essere migliore di loro.
Avevo dimostrato di valere.
Mi sentivo soddisfatta.
“stasera si festeggia” disse, Riccardo, salendo in macchina. Lo guardai curiosa.
“perché?” chiesi. Mise in moto ed uscì dal cancello senza rispondere. Si fermò ad aspettare che si chiudesse e notò che lo stavo ancora fissando.
“hai detto la tua.. ti sei fatta valere.. non potrei essere più contento” disse. Sorrisi.
“non c’è bisogno di festeggiare” dissi. Non avevo fatto nulla di particolare.
Nonostante le mie proteste, tuttavia, non si arrese e mi portò fuori a cena. Non si accontentò nemmeno della pizza.
 
Camminai affianco a lui, sazia.. fin troppo.
“hai mangiato bene?” chiese.
“benissimo” dissi. Come potevo non aver mangiato bene nel ristorante dove avevamo fatto la cena di nozze.
Risi.
“perché ridi?” chiese. Scossi la testa.
“mi è rivenuta in mente l’espressione di mia madre quando ha scoperto che ci saremmo sposati di sera” dissi. Rise.
“è stata una scena indimenticabile.. ho creduto che le sarebbe venuto un infarto nel giro di pochi secondi” disse.
“tutti i Righetti si sono sposati nella stessa chiesa e allo stesso orario, celebrando il ricevimento nello stesso ristorante” dissi, imitando la voce autoritaria di mia madre quando aveva tentato, inutilmente, di opporsi.
“poi è nata mia moglie.. l’unica Righetti donna.”. Mi prese in giro.
“non ridere.. io sembro l’unica pecora nera.. anche Stefano ha avuto un maschio” dissi, disperandomi. Mi abbracciò e mi baciò.
“sembrerà scontato ma io sono contento così” disse. Risi.
“chissà perché lo immaginavo” dissi.
Camminammo per un po’ soli poi incontrammo alcuno nostri ex compagni delle superiori.
Fummo costretti ad interrompere i nostri festeggiamenti.
“a quanto pare state ancora insieme” disse Nicolò.
“a quanto pare.” disse Riccardo.
“sapete che anche l’Elena si è fidanzata.” disse Fabrizio.
“buon per lei” dissi.
“voi quant’ che siete fidanzati oramai?” chiese Nicolò.
“siamo sposati veramente” dissi, sorridendo contrariata.
“ah, auguri” disse Nicolò. “non lo sapevamo”.
Parlammo per qualche minuto poi li salutammo.
Riprendemmo a festeggiare e decidemmo di prolungare i festeggiamenti anche a casa nostra.
Una cosa era certa: se essere l’unica donna mi aveva portata a lui io non mi sarei mai lamentata..
Alla faccia di tutti quelli che avevano cercato di intralciarci..
 
 
 
 
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Note dell’Autrice:
ma quanto sono dolci i nostri due protagonisti?!
Quasi troppo.. non credete?
   
 
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