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Autore: Illly    13/11/2012    2 recensioni
Come può Katniss affrontare la solitudine che la guerra le ha scavato attorno? Come può anche solo pensare di poter essere felice? Di credere in qualcosa, quando non riesce a dare credito neppure a ciò che vede? La risposta è lì, davanti ai suoi occhi. Ha gli occhi azzurri e ricci capelli biondi.
La storia di due ragazzi a cui non rimane nessuno a cui voler bene, tranne l'altro.
Riusciranno ad accettarsi? Avranno ciò che desiderano?
Buona lettura...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Arrendersi

Al mio Chris, che crede in me.

Sempre.

Baci,

Ile 

Quando mi decido ad aprire la finestra respiro l’aria fredda del mattino. I polmoni mi bruciano dopo l’aria viziata della mia stanza, ma va bene così. La prima cosa che vedo sono le altre due case. Distolgo lo sguardo e lo punto verso i boschi verdi in lontananza: non provo più nessuna felicità nel vederli, nessuna voglia di addentrarmici. Abbandono la finestra aperta, non mi interessa che entri freddo. Scendo le scale e mi aggiro per la casa, senza sapere cosa fare, aspettando Sae.

Sono seduta in un angolo della cucina quando sento la porta aprirsi. Alzo il capo, scrutando tra le gambe del tavolo, aspettandomi di vedere i piedi rattrappiti di Sae La Zozza. Invece scorgo dei piedi maschili, per nulla grassocci come quelli di Haymich. Resta solo un’alternativa, e, sebbene non voglia formularla, la mia mente inevitabilmente mi propone l’immagine di Peeta. Sbuffo, sono già scocciata dal fatto che invada così spesso i miei pensieri, ora deve anche presentarsi in casa mia?

Non mi alzo, non dico nulla e lui mi trova rannicchiata sul pavimento. Mi osserva, sospira, e mi si siede accanto. Punta i suoi occhi maledettamente azzurri su di me, insistentemente, obbligandomi a osservarlo a sua volta. Non so come faccia, eppure non mi dà fastidio il fatto che mi costringa a guardarlo. Ho bisogno di guardarlo. Mi fa sentire bene. Nei suoi occhi leggo tutto ciò che voglio sentirmi dire. Nei suoi occhi mi perdo, e dimentico ciò che troppo spesso mi tormenta.

Riesco a sorridergli, seppur con fatica, ma è un sorriso sincero. Cerco di non ammetterlo a me stessa, ma sono felice che sia venuto a trovarmi. Eppure non dovrei esserlo, pensavo di aver perso per sempre il diritto ad essere felice. Gli stessi dubbi che mi tormentavano durante la notte tornano prepotenti nella mia memoria. Aggrotto la fronte e lui si accorge che qualcosa non va.

Si alza e mi tende la mano, quasi impassibile. Io esito, nonostante tutto mi aspettavo dicesse qualcosa, qualcosa che potesse confortarmi. Poi ricordo. A volte è così facile dimenticare che anche lui ha la sua parte di ferite da affrontare. Ferite profonde, che bruciano ancora in qualche recesso della sua mente, che, sebbene gli sforzi, non si cancelleranno mai del tutto. Potremo mai ritornare noi stessi?

La risposta è così logica. Ovvio che no. A volte vorrei credere in qualcosa di diverso dalla logica, forse la mia situazione e quella di Peeta risulterebbero meno tragiche, meno patetiche. Sbuffo e ritorno alla realtà in cui Peeta mi sta allungando una mano per potermi rialzare dal pavimento, sul quale sono rannicchiata da tutta la mattina.

Lo guardo e, con un gesto di stizza, allontano la sua mano e mi alzo da sola. Lui non sembra quasi farci caso e, prendendo una sedia, si accomoda, appoggiando i gomiti sul tavolo della cucina. Incerto, accompagnata da un’occhiata verso di me, mi rivolge la domanda: “Allora Katniss... come... va?”

E, quando sento queste parole, sono dominata da due sentimenti così contrastanti che non so se riuscirò a rispondere. Da una parte vorrei arrabbiarmi, urlare contro a quel ragazzo che ha avuto il coraggio di chiedermi una cosa del genere. Come vuole che stia? Sono vuota, persa, ormai non provo più nemmeno a comportarmi come una persona che ha dei sentimenti. Dopo tutto quello che ho passato, dopo tutte le persone che ho visto morire, dopo che la mia vita si è inaridita per una guerra, per un gioco di morte.

Ma poi riesco a riflettere sulla gentilezza e sulla sensibilità della persona che mi ha rivolto questo interrogativo. Peeta, che forse ha sofferto più di me, ha sopportato più di me, si preoccupa ancora per me. Io, che sono stata la causa di tutti i suoi mali, che l’ho sempre rifiutato, che l’ho sottoposto a torture indicibili.

Resto senza parole, fissandolo, guardando la sua faccia diventare sempre più dubbiosa. Mi riscuoto e, per una manciata di secondi, penso a qualcosa di giusto da dire. Ma non trovo nulla nella mia testa adatto ad esprimere la mia vita in questo momento. “Ecco... vado... vado avanti. E tu?”

Mi concede un piccolo sorriso alla mia risposta, ma poi lo vedo esprimere la mia stessa difficoltà nel formulare qualcosa in replica. Alla fine, sembra decidersi: “Anche io, penso...”. I suoi occhi si adombrano per un secondo, inquieti. Peeta solleva le braccia dal tavolo e le porta in grembo, appoggiandosi allo schienale della sedia, il capo chino. Sembra così stanco, sfinito.

Eppure continua a combattere. Il solo fatto che sia qui ne è un segno. Sono assolutamente certa che ora lui stia avendo una reminiscenza legata al suo depistaggio, che gli fa ricordare cose di me che non sono vere. Ma lui combatte per non crederci, combatte per starmi vicino. Lui è più forte di me.

Scuoto la testa, sono confusa. Quanto sono cambiate le cose. Siamo qui, nella mia cucina, distrutti e amareggiati, com’è possibile credere ancora in qualcosa? Sento il rumore di una sedia che viene spostata, un improvviso calore vicino a me. Peeta.

Alzo gli occhi e lo ritrovo molto vicino, forse troppo. E, mentre sfiora le mie mani, gelide, con le sue, decido di non resistere più. Decido di affidarmi a lui, lui sa come farmi sopravvivere. Non capisco come né perché, ma lui mi conosce meglio di quanto io conosca me stessa. E quando qualche lacrima riga il mio volto non mi appongo alla sua carezza, che le asciuga dolcemente.

E non mi ribello alle mie sensazioni quando lo abbraccio e mi sento bene. Lo abbraccio e sospiro. Lo abbraccio e mi sento completa.

Mi arrendo per la prima volta nella mia vita. Per lui.

 

 

 

 

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Note dell’autrice

Care lettrici, eccovi un altro capitolo. Katniss finalmente una cosa l’ha capita e si è arresa a questa verità. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Un grazie a Chris, che con la sua sola presenza riesce a ispirarmi. Un grande ringraziamento va a voi che leggete e avete recensito, e a chi deciderà di farlo in seguito. Grazie davvero, mi rendete immensamente felice.

Ile

  
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