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Autore: tartufo    13/11/2012    1 recensioni
Blaine osservò per vari secondi il ragazzo che gli stava davanti, un unica domanda gli martellava nella testa.
“Cosa sei?” chiese guardandolo in volto.
Il ragazzo sorrise dolcemente, e prima di cadere al suolo svenuto, disse solamente una parola.
“Aiutami”.
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aveva rubato dei vestiti, ma nulla per i piedi,le pietre aguzze che aveva incontrato nella strada, le avevano segnato le piante, e ora, dopo aver camminato per ore le sanguinavano, eppure non aveva intenzione di arrendersi, ci voleva ben altro per farla desistere.

Quando arrivò, il villaggio era stranamente silenzioso, non c'era nessuno in giro, come se il posto fosse stato abbandonato, si spinse al suo interno finchè non incrociò due uomini che discutevano animatamente.

“Qurl figlio di una buona donna c'è riuscito nuovamente...” disse il primo, accompagnando la frase con un imprecazione.

“Ogni anno la stessa storia...” rispose con rammarico il secondo.

“L'hai visto?”.

“Era preticamente impossibile non vederlo, l'ha portato in giro tutto tronfio per una settimana, poi ha messo la testa in bella mostra alla locanda...”.

Il cuore prese a batterle forte, come se la stesse mettendo in guardia, come un brutto presentimento.

“Sta facendo affari d'oro con quel coso appeso al muro...”.

“Non so come, a me fa venire i brividi, con quegli occhi che ti fissano... sembrano...”.

“Sembrano?”.

“Oh lascia perdere... forse sono paranoico...” disse chiudendo il discorso e allontanandosi.

Doveva trovare la locanda, si mise a camminare più velocemente di quanto avesse fatto fino a quel momento, più veloce di quanto il dolore ai piedi glielo permettessero, guardandosi attorno, in cerca di un segno, un qualcosa che le indicasse il posto giusto, poi finalmente dopo tanto scrutare, la sua attenzione venne attirata da un insegna malconcia, divelsa, appesa malamente ad una catena arruginita, “la bettola”, il nome era tutto un programma.

Alla porta c'erano persone che spingevano per entrare, tutti per vedere da vicino il grande trofeo, si fece strada a fatica, tra spinte e gomitate, l'aria era calda e viziata, l'odore di sudore si mischiava a quello dell'alcool stantio, respirare era difficile, e quando arrivata di fronte al bancone sollevò lo sguardo, divenne impossibile.

 

“Muschio? Davvero?”.

“Si...” rispose Sebastian mentre fiutava l'aria, quel profumo gli solleticava divinamente il naso facendoglielo arricciare.

“Io...”.

“Non piangere, non sei sporco, te lo assicuro” disse avvicinandosi pericolosamente al viso del giovane.

“Io, io... intendevo sporco dentro, perchè non sono normale...” sussurò distogliendo lo sguardo che fino a pochi secondi prima, era fisso sulle labbra di Sebastian.

“Normale? Perchè? Cos'hai di diverso? E rispetto a cosa?” chiese osservandolo dall'alto in basso cercando questa fantomatica anomalia.

Il giovane si ritrasse, come se avesse messo le mani nel fuoco, o come se fosse stato colpito, si coprì il viso con le dita, nascosto, sembrava costretto dietro delle sbarre, come in prigione.

“Mi... mi piacciono i ragazzi” disse tutto d'un fiato, come quando si strappa un cerotto, in fretta e all'improvviso, così fa meno male, sapendo che quel bel ragazzo si sarebbe allontanato schifato da lui.

“Davvero? Anche a me!!” disse Sebastian con un sorriso allusivo, mentre con finta sbadatagine poggiava la mano sulla coscia dell'altro.

Il giovane sobbalzo, non riuscendo a trattenere un grido di dolore, Sebastian allontanò la mano, qulacosa di freddo e duro si nascondeva sotto i vestiti, e dal volto dolorante dell'altro, non sembrava nulla di buono.

“Cos'hai li sotto?”.

“Niente...” rispose il giovane con la voce alterata dall'imbarazzo.

Sebastian lo guardò in volto per nulla convinto, era più magro e sicuramente pesava meno, ma da come si comportava, poteva benissimo avere la meglio su di lui.

Con un gesto rapido, gli prese i polsi con una sola mano, esercitando tanta forza era necessaria per evitare che si dimenasse, poi senza tanti complimenti sollevò la gamba del pantalone fino a scoprire un affare di metallo che gli stava letteralmente divorando la gamba.

“Cosa...”.

“E' per punirmi... costantemente...il dolore aiuta a non essere sporco...”.

“Non sei sporco!!” disse Sebastian lasciandogli andare i polsi e cercando di levargli l'oggetto dalla gamba.

“Perchè pensi questo?” chiese mentre osservava i profondi tagli che si era procurato.

“Il Pastore me lo ripete... ogni giorno... dice che lo fa per me...”.

“Questo tizio è un idiota... per favore, non metterlo più... non hai nulla che non vada...”.

Il giovane prese l'oggetto mettalico tra le mani, lo osservò a lungo in silenzio, poi lo scagliò lontano con forza.

“Vorrei vederti ancora... se tu vuoi...” disse Sebastian.

Il giovane rimase immobile, spaventato, forse la richiesta era stata eccessiva, un passo alla volta si disse Sebastian, poi annuì, fù una cosa quasi impercettibile eppure aveva visto il gesto.

“Vieni nella foresta, quando vuoi, sarò io a trovarti...” disse Sebastian allontanandosi ancora in forma umana, mettendo in mostra un delizioso lato B che avrebba fatto fermare il cuore di chiunque.

“Aspetta... tu, tu odori di carta... mi piace la carta...”.

Sebastian sorrise e la giornata divenne migliore.

 

“Ricordi la prima volta che ci siamo visti?” chiese Quinn.

“Come potrei dimenticarlo?” chiese a sua volta Puck.

Quinn rimase in silenzio, in attesa che continuasse.

“Ero nel bosco, con... beh sai con una ragazza...” disse Puck spavaldo.

Quinn roteò gli occhi per nulla infastidita, sapeva tutto di lui, tutto quello che aveva combinato, e per questo che lo amava, perchè alla fine aveva comunque scelto lei.

“Ero in gran forma ed ero pronto a darmi da fare... quando un bellissimo lupo è sbucato dal nulla sorprendendoci mezzi nudi... ti ho odiata per un millesimo di secondo perchè la ragazza, che oltretutto giurava di amarmi come mai aveva fatto, era scappata a gambe levate abbandonandomi al mio triste destino...” Quinn sorrise al raccondo romanzato che Puck le raccontava ogni volta, non cambiava mai una virgola, eppure non si stufava di ripetere la storia.

“Aspettavo che il lupo facesse la sua mossa, non avevo paura, sai che sono forte e coraggioso... credevo che da un momento all'altro sarebbe balzato per attaccarmi e invece... l'ho vista trasformarsi davanti hai miei occhi, la creatura più meravigliosa che avessi mai visto, senza pari... i lunghi capelli biondi le scendevano morbidi nascondendo tutta la sua grazia... eri bellissima, e non riuscivo a distogliere lo sguardo da l tuo viso... sei ancora bellissima, credo non smetterai mai di esserlo...”.

“Puck... sai che ti amo vero?”.

“Lo spero...”.

“Sai che ho bisogno di te... perchè non sto diventando pazza... lo sai? L'hai sentita l'Essenza...”.

“Si...”.

“Quindi?” chiese lei con la voce incrinata dalle lacrime.

“Quindi non smettiamo di credere... seguiamo la pista ogni volta che la sentiremo...”:

Quinn avvicinò il muso a quello di Puck guaendo piano, non si sentiva più così sola.

 

Burt si avvicinò piano ad Elizabeth, sfiorando delicatamente il suo manto.

“Che fai?” chiese bisbigliando per paura di interromperla.

“Prego...”.

“Chi?” chiese conoscendone già la risposta, ma le piaceva come pensava, le piaceva sentire i suoi discorsi e i suoi ragionamenti.

“Entrambi...” disse dopo aver finito.

“Gli hai parlato? Burt dimmi che andrà tutto bene...”.

“Gli ho chiesto se poteva fare qualcosa... ma sinceramente non credo... è arrabbiato con tutto e tutti, non capisce, e sinceramente, faccio fatica anche io...”.

“Deve esserci qualcosa che ci sfugge, non voglio credere... non voglio perdere la fede...”.

“E' colpa mia... se non glielo avessi proibito, le parole mi sono uscite così rapidamente che non ho fatto in tempo a frenarle...”.

“Non dire così... non è colpa tua... eri spaventato ed è comprensibile... Kurt ha un carattere impulsivo e lo sappiamo... vedrai che il tuo messaggio lo farà riflettere...”.

“Lo spero, perchè se dovesse succedergli qualcosa...”.

Elizabeth guardò verso il cielo, non voleva pensare a quell'evenienza, no, sarebbe andato tutto bene.

 

Aveva fatto le faccende di casa bene e in fretta, sorprendendo la madre che la guardava stranita.

“Tesoro tutto bene?” le chiese vedendola prepararsi per uscire.

“Mai stata meglio”, rispose con un enorme sorriso uscendo di casa.

Brittany corse come non aveva mai fatto, era elettrizzata, non vedeva l'ora di incontrare la lupa, aveva detto che si sarebbe trovata nello stesso posto, e lei manteneva le promesse, sopratutto quelle che erano così importanti per lei, anche se non né conosceva il motivo, dopotutto se si è felici non ci si ferma a pensare al perchè, ci si gode solamente l'attimo.

Arrivò nel luogo senza fiato, ma non c'era nessuno, rimase delusa per un momento, poi si mise seduta, avrebbe aspettato, ne valeva senz'altro la pena per una creatura così bella.

Santana la osservava da lontano, nascosta dalla vegetazione, mentre costruiva piccoli pupazzi di neve e canticchiava tra se.

Non sapeva perchè si era lasciata convincere dalle parole della ragazza, ma sapeva che aveva sbagliato una volta a non seguire il suo istinto, e non aveva intenzione di commettere nuovamente quell'errore.

Camminò lentamente verso la biondina, il suo manto nero luccicava in contrasto alla neve bianca che in quel momento aveva ripreso a cadere dolcemente.

Sembrava una favola, Brittany osservò la lupa fermarsi a metà strada e sedersi sulle zampe posteriori, chissà se si sarebbe avvicinata di più, si chiese, ma andava bene anche così, almeno poteva bearsi di quella visione.

Si fece da parte, mostrando alla lupa le sue creazioni, due pupazzi di neve, rappresentavano lei, che giocava con la lupa.

Santana osservò la creazione meravigliata, era la cosa più dolce che avesse mai visto.

Santana mosse un passo avanti e poi un altro, talmente concentrata a guardare le sculture di neve, che quando il dolore la investì, era troppo tardi.

 

Dobbiamo fare qualcosa per uscire da qui...”.

Ma cosa zia? Ci ha chiuse a chiave...”.

Possiamo riuscirci...” disse.

O almeno cercerò di far uscire te pensò.

Ho un piano, ma devi dirmi se ricordi le regole...” chiese ansiosa, l'aveva sottratta alla sua famiglia, se qualcosa fosse andato storto, non se lo sarebbe perdonata, doveva assolutamente rimediare a quello che era successo.

Certo... Non uccidere, non mordere un umano che non sia il tuo umano, non mordere i tuoi simili”.

Bene, promettimi che qualunque cosa succeda, non infrangerai le regole...”.

Te lo prometto, ma...”.

Niente ma, adesso ascolta, faremo così...”.

 

Kurt si mosse lentamente, consapevole di aver dormito come non gli capitava più da molto tempo, allungò le braccia e le gambe, sentendole distendersi pigramente, sentendo la sensazione di essere completamente riposato e rilassato, rimase immobile quando improvvisamente ricordò in che situazione si trovava.

Se era fortunato, poteva alzarsi silenziosamente, tornare a letto, e fare come se niente fosse accaduto, certo, era semplice, bastava non svegliare Blaine.

Aprì gli occhi senza pensarci, perchè pensare significava indigiare, e se avesse indugiato, allora non sarebbe stato in grado di muoversi.

I suoi occhi furono subito catturati dallo sguardo di Blaine, era sveglio e lo stava fissando, ed erano così vicini che il sangue prese a scorrergli talmente veloce da fargli espodere il cuore.

Kurt si mosse talmente in fretta da non accogersi del tavolo dietro di lui, finì per sbattera la schiena e la testa e lasciarsi sfuggire un piccolo grido di dolore sentendo la ferita che lanciava fitte di protesta.

“Mi dispiace...” disse con gli occhi sgranati colmi di qualcosa di molto simile a paura.

“Non volevo darti un'altra ragione per essere in collera con me...”.

“Non sono arrabbiato con te... io... ho sbagliato ad urlare ieri... questa notte, mentre ti guardavo, ci ho pensato, non posso pretendere di avere la certezza di quello che ho detto, mia madre e mio fratello, so quello che mi è stato raccontato, ma non l'ho visto con i miei occhi, però è innegabile che ho visto David morire... morso da un lupo... ero li quel giorno, nonlo scorderò mai... ero pronto ad ucciderti e mene vergogno, non so se mio padre sia a conoscenza di quello che siete, se lo è, devo davvero rimettere in discussione tutto quello in cui ho sempre creduto... e non mi ci vorrebbe molto continuando a... passare del tempo con te...”.

“Anche io devo chiederti scusa... forse c'è qualcuno così disperato, a cui non importano le conseguenze e può arrivare ad uccidere, io... non preoccuparti comunque, è impossibile che tuo padre sappia qualcosa di noi... aspetta, hai detto morso?”.

“Si, ricordo tutto, sono stato il primo a vedere la scena, anche se...”.

“Raccontami com'è andata... per favore...”.

“Ero andato nel bosco quel giorno, non avrei dovuto, perchè ero spaventato a morte, erano passati pochi mesi da quando Mamma e Coop erano stati... erano scomparsi...” si corresse.

“Vai avanti...”.

“Stavo camminando, tremavo spaventato dalla mia stessa ombra e i suoni che produceva la foresta mi facevano sussultare ad ogni passo... ho imparato ad amare quei suoni a poco a poco... All'improvviso, poco distante da me, c'era David, feci per salutarlo quando di fronte a lui, comparve un enorme lupo, era davvero qualcosa di indescrivibile, nella mia vita, ho visto solamente un altro lupo che può essere all'altezza di tanta bellezza...” disse Blaine contemplando il volto di Kurt che rimase senza fiato.

“Ero affascinato e spaventato allo stesso tempo, eppure non leggevo paura nello sguardo di David, solo non so, aspettativa quasi... mi nascosi dietro un albero, avevo paura che mi vedessero e c'era questa sensazione di intimità che sentivo aleggiare nell'aria, come se stessi interferendo in qualcosa di esclusivo, qualcosa che non dovevo vedere... continuai a sbirciare, erano uno di fronte all'altro, si fissavano e non capivo che stava succedendo... finchè David allungò la mano, forse per toccarlo, ammetto che avrei avuto anche io la tentazione di toccare quel manto soffice... tenne la mano a mezz'aria e il lupo lo morse... vidi la scena al rallentatore mentre i denti si conficcavno nella tenera carne...”.

Kurt non disse nulla, la storia non era ancora finita, e non voleva interromperlo perchè Blaine si stava sforzando di ricordare tutto.

“Quando ha iniziato a urlare, mi si è gelato il sangue nelle vene, perchè non erano urla... normali, era qualcosa di disumano, l'aveva morso e si, poteva fare male, ma era come se... come se non fosse stato un morso, ma centinaia tutti insieme... il lupo lasciò la presa all'istante, poi iniziarono ad arrivare gli uomini con gli archi, non eravamo lontani dal villaggio, immagino che le urla fossero arrivate fin li, il lupo cercava di allontanare il corpo di David, di trascinarlo via, c'era sangue ovunque, più lo scacciavano, più tentava di resistere... alla fine sono riusciti ad allontanarlo, ma c'era qualcosa in quegli occhi... mi hanno trovato accasciato a terra, gli occhi coperti per non vedere più...”.

Blaine non si accorse di star piangendo, finchè non sentì il corpo di Kurt premere contro il suo nel disperato tentativo di calmarlo.

“Blaine, calmati, è passato, ci sono io con te...” sussurò al suo orecchio Kurt.

Non aveva mai raccontato a nessuno tutto quello che aveva visto, e in quel momento, era come essersi levato un peso dal cuore.

Blaine ricambiò l'abbraccio di Kurt, erano anni che non ne riceveva uno, gli erano mancati.

 

 

 

 

 

  
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