Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Segui la storia  |       
Autore: fanniex    13/11/2012    1 recensioni
Una star, amata e desiderata in tutto il mondo, allaccia un insolito rapporto con una persona del tutto comune, che vive delle sue piccole certezze! Lo spunto è tratto da un film talmente famoso che non c'è neanche bisogno di specificarlo. Ma ho pensato di decorarlo a modo mio, con citazioni ed episodi a cui sono molto legata.
Questa è la mia prima FF, perciò siate clementi!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
12.
 
La guardo respirare quasi impercettibilmente. È sdraiata di fianco a me, sulla schiena, con la testa appoggiata sul mio petto. Ha gli occhi chiusi ma non penso che stia dormendo. Ha un’espressione beata, che credo somigli moltissimo a quella che ho anch’io in questo momento. Le accarezzo dolcemente i capelli e inspiro forte il suo profumo.

“È olio di mandorle! Ne sono dipendente!” Mi sussurra piano. Non mi sbagliavo! È ancora sveglia.

Sorrido ripensando a come siamo riusciti ad arrivare fino alla mia stanza. Entrando in hotel di soppiatto, miracolosamente senza essere visti da nessuno. E poi, l’ascensore e quella fottuta chiave magnetica che sembrava non volerci aprire. Forse eravamo noi ad essere troppo impazienti. Cazzo! Non riuscivo proprio a staccarmi da lei, e ancora mi sa che non ci riesco. Non mi sento così vivo da anni!                                                                                                     

Non assomiglia per nulla ai corpi nei quali di solito mi perdo, né a quei pochissimi che ho amato davvero. È unica. Semplice e naturale. È una donna matura e indipendente, ma è ancora una ragazzina timida e indifesa. Bellissima, nella sua estrema normalità. Ed è questo che mi sconvolge.
Si muove, stendendosi più vicina a me, su un fianco. Sposta la testa dal mio petto alla spalla e mi abbraccia il costato. Vorrei che questa sensazione durasse in eterno.

“Non dormi?” Mi chiede in un sospiro.

“Non lo fai nemmeno tu?”

“Io non ho le tue occhiaie!” Replica lei sorridendo.

E con l’indice della mano che prima mi abbracciava mi massaggia le borse sotto gli occhi, che odio ammettere diventano ogni giorno più evidenti. Le blocco piano la mano e comincio a sbaciucchiarle le punte delle dita. Lei insinua il suo  nasino sul mio collo e mi solletica, dall’orecchio alla clavicola, mandandomi in visibilio.

“Be’! Dato che proprio non riusciamo a dormire …” mi suggerisce.

Ma io non la faccio nemmeno finire di parlare. La travolgo e mi abbandono in lei per l’ennesima volta. Zucchero e tabacco! Dovrebbero brevettarlo come gusto di gelato.

^^^^^^^

 
 
Il suono di quel maledetto blackberry! Capite perché detesto questi affari? Sembrano avere quasi una vita propria, così che, mentre tu sei lì che ti stai godendo gli attimi più preziosi della tua altrimenti miserabile esistenza, ecco che ci pensano loro a romperti le palle.

“Emma, che vuoi? Sono appena le sette!” Jared risponde al telefono, scocciato. Sta sbadigliando e ha ancora la faccia da sonno. Be’, in effetti di nanna ne abbiamo fatta pochina.

“Cosa? … Dove?” Bravo Jared! Mancano solo ‘Come, Quando e Perché’ e con le domande siamo a posto.

Mi sento allegra come non mai, ma lo sguardo cupo che ha Jared adesso mi spegne ogni entusiasmo. Da quando lo conosco, e lo so che non è moltissimo, non gli ho mai visto un’espressione così dura e fredda. Mi sta terrorizzando.
Si è alzato di scatto dal letto, rivestendosi alla meglio, e ha subito acceso il portatile che giace sul tavolino, cercando freneticamente qualcosa. Nel frattempo non smette un attimo di parlare al telefono con Emma, anche se non riesco a decifrare nessuno dei suoi monosillabi.

“Jared! Che succede?” Mi azzardo a chiedergli, cercando di disturbarlo il meno possibile.

L’occhiataccia che mi lancia mi lascia come una statua di pietra. “Sì! È ancora qui! … Lo so, Emma. Che cosa credi?” Deve essere proprio agitato se se la prende anche con la sua preziosa Emma. Ok, ma io che cazzo c’entro?

Chiude la comunicazione e torna da me, ma il suo viso è privo della sua meravigliosa luce. Mi getta addosso la maglietta che indossavo la sera prima e che avevamo abbandonato sul pavimento.

“Rivestiti!” Mi intima. E il suo tono è di quelli che non ammettono repliche.

“Vuoi spiegarmi?” Gli chiedo preoccupata, mentre indosso l’indumento che lui mi ha così tanto gentilmente passato. Che diavolo mai può essere capitato per farlo reagire in questo modo?

“Forse sei tu a dovermi spiegare qualcosa! Che dici?” Mi afferra per un polso, trascinandomi giù dal letto, e mi posiziona a forza davanti al suo pc.

Lo schermo è aperto sulla pagina di un blog. Uno di quelli di gossip, così popolari in America. Sicuramente uno dei più visitati. E allora capisco tutto. Ci sono delle foto mie e di Jared, di ieri sera. Noi due all’uscita del cinema. Noi che passeggiamo mano nella mano a Belgrave. Ce ne è persino una scattata dall’esterno del ristorante giapponese, proprio nell’istante in cui Jared mi aveva sfiorato la mano, sopra il tavolo. E a completare l’idilliaco quadretto, un bel titolone a caratteri cubitali: - Così il bel Leto abbandona L.A. per la sua nuova fiamma londinese! -

“Oh, cazzo!” Esclamo. Lo so che sono monotematica, ma non mi viene altro da dire. “Ma, come è possibile?”

“Dimmelo tu! Come è possibile?” Non ha mollato la presa sul mio polso nemmeno per un secondo, e i suoi occhi si stanno facendo sempre più glaciali.

“Che vuoi dire? … Pensi che io c’entri qualcosa con tutto questo?” Gli rispondo. Purtroppo mi scappa un debole sorriso, non perché in effetti ci sia qualcosa da ridere, bensì perché mi sembra talmente assurdo che possa anche solo pensare una cosa del genere. Ma lui interpreta il mio sorrisino nel modo sbagliato e s’incazza ancora di più.

“Andiamo! Chi altro sapeva dove saremmo andati? … Non prendermi per il culo! … O mi vuoi dire che un qualche stronzo di paparazzo si è appostato fuori da un buco di cinema per vedere se, per caso, qualche star avesse deciso di sprecare lì una serata!”

Capisco che è incazzato, però adesso esagera. “Non me ne frega un cazzo di quello che pensi sia successo! So solo che io non c’entro niente con quella merda!” Gli urlo addosso.

“Chi è stato? Avanti! Quell’idiota del tuo socio? … Oppure il tuo caro Nick? … Complimenti! L’avete organizzata proprio bene! … Spero che le foto ve le abbiano pagate profumatamente!”

Con la mano libera gli assesto uno schiaffo che rimbomba per tutta la stanza. Non so da dove ho tirato fuori tutta quella forza. Non sono mai stata brava in questo genere di cose. Lui mi rilascia il polso e rimane immobile per qualche istante. Sorride maligno. Chi è quest’uomo? Dove è il Jared per il quale impazzivo fino a pochi minuti fa?

“Sei soddisfatta? … Ora tutto il mondo saprà quanto sono caduto in basso! … Bel colpo per i tuoi affari!”

Lo fisso sconvolta. Vorrei urlargli contro che lo odio, che è solo un bastardo egoista e disumano. Ma non mi abbasso al suo livello. Non gli darò mai la soddisfazione di vedermi crollare. Raccolgo il resto della mia roba in pochi istanti e, fuori di me, esco dalla sua stanza e dalla sua vita. Questa volta per sempre!

^^^^^^^

13.
 
Devo avere davvero la faccia stravolta perché quando Jason mi apre la porta diventa bianco come un foglio di carta e riesce solo a blaterare qualche parola, tipo: “Piccola! … Entra … Che ti è successo?”

Non ho nessuna intenzione di mettermi a frignare sulla spalla del mio amico, ma lo abbraccio stretto perché ho bisogno di credere che esistano ancora uomini su cui poter contare, in questo schifo di mondo.

“Dov’è Gina? Sta ancora dormendo?” Gli chiedo con un filo di voce.

Jason mi guida in salotto, dove la mia migliore amica è intenta a leggere una rivista braille. Si accorge della mia presenza senza che io parli e, non so come, capisce che sono a pezzi. Allarga le braccia e io mi ci fiondo dentro. Sto singhiozzando e tremo, ma sono ancora troppo sconcertata per piangere.

“Che grandissimo bastardo!” Commenta Gina, dopo che le ho raccontato tutto, dalla telefonata di ieri mattina alla mia ‘elegante’ fuga dal suo hotel, appena un’ora prima. Siamo sedute sul suo divano, io accucciata al suo fianco e lei che mi accarezza la testa per tranquillizzarmi. Sta quasi funzionando! Anche se, ad ogni respiro, l’immagine di Jared che mi attacca, spietato, diventa sempre più vivida nella mia mente, anziché affievolirsi.
Jason mi porge una tazza di tè bollente. Non è che mi vada tanto, ma l’ha fatto per me, per farmi sentire meglio, e io non voglio deluderlo. Mi metto a sorseggiarlo piano.

“Basta solo una tua parola e ci pensiamo io e Nick a dargli una lezione!” Jason, appoggiato sul tavolino di fronte al divano, è imbestialito.
“Chi cazzo si crede di essere? ‘Sta checca inacidita! Lo sapevo che ti avrebbe causato solo guai, quando l’hai portato alla festa l’altra sera! Quella gente non è come noi!” È triste, ma vero! “E tu vali troppo per quella merda!”

“Ti prego! È già troppo da sopportare così! E poi, non c’è bisogno che lo sappiano anche gli altri.”

So che Jason mi vuole bene e che ha un cuore d’oro. Ma ha delle frequentazioni abbastanza pericolose, giù al porto, dove gestisce la sua attività di commercio di audio-video. Non ho mai approfondito la questione, ma ho il sospetto che gli basterebbe fare una telefonata e la grande rockstar si ritroverebbe con le gambe spezzate. Per un attimo, ma solo per una frazione di secondo, l’immagine di Jared implorante per il dolore, mi da un sollievo inimmaginabile. Ma non posso farlo! Non mi illudevo certo che il sogno sarebbe durato per sempre. E forse, il fatto che Jared si sia dimostrato una tale immane testa di cazzo, mi aiuterà a cancellarlo definitivamente dalla mia mente.

“Soprattutto Nick!” Ribadisco, tra un sorso e l’altro.

“Ma Nick … vorrebbe saperlo! Insomma … noi vogliamo solo aiutarti!” Insiste Jason.

Basta una sola parola di Gina per distogliere il fidanzato dai suoi propositi. “Tesoro! Ti ha già detto di no! Se vuoi aiutarla, lasciaci un po’ da sole.” E protende le labbra per farsi baciare. Jason mi guarda e gli rivolgo un cenno di assenso, così lui si alza, la bacia ed esce per andare a lavoro.
Mi distendo nuovamente accanto a Gina e restiamo in silenzio per un bel pezzo.

“Sai come lo chiamano le sue fan?” Mi chiede lei, rompendo il silenzio. “Divah! … E sono le sue ragazzine adoranti!”

“Davvero? E tu come lo sai?”

“Leggo un sacco di riviste!” Continua lei, ridacchiando. “È lo spirito di compensazione! Diamante fuori e merda dentro!”

Rido anch’io. È vero che ha una bellezza delicata, anche se molto maschile allo stesso tempo. E l’appellativo Divah gli calza proprio a pennello, soprattutto dopo la scenata di stamattina. Oh, quanto deve aver sofferto per scendere così in basso con una come me! Povero Jared!

“Non sono una ragazzina stupida! … Non perdo la testa per la prima star belloccia che mi fa gli occhi dolci … È che, quel bastardo ha il dannatissimo potere di farti sentire come se fossi l’unica cosa preziosa al mondo, solo guardandoti!”

Lei ricomincia ad accarezzarmi i capelli. “Dimmi un po’! Che problema aveva Martin?” Mi domanda Gina, sicuramente per farmi cambiare discorso.

Cristo Santo! Mi sono completamente dimenticata di Martin e del signor Dorian. Sì, perché il problemino di Martin era appunto quel vecchiaccio malefico. È  tornato all’attacco e questa volta ha colpito duro, per non lasciare superstiti. Ha intenzione di vendere il locale che ho in affitto e io ho tempo solo tre mesi per sloggiare! Dopo quasi sessant’anni, la Art’s Books di Hadrian Frank e figli lascerà Camden.
È incredibile come io non ci abbia più ripensato, neanche per un secondo, fino ad ora. Potere di due fottuttissimi occhi di ghiaccio!

^^^^^^^

 
“Piccola, ma tu non hai un diritto di prelazione sull’acquisto?”

Hugh è uno degli amici che frequenta il pub, anche se non fa parte a pieno titolo dei Fantastici Quattro. Forse è anche per questo motivo che l’ho sempre considerato come il più sano del gruppo. Tralasciando il fatto che ora si sia messo con quella faccia da culo di Fiona.            Comunque, Hugh lavora in una grande società nella City, che si occupa anche di patrimoni immobiliari. In realtà, non credo che qualcuno di noi abbia mai capito veramente quale sia effettivamente il suo lavoro! Anche perché lui non ne parla mai. Sono convinta che lo detesti!

“Che diavolo ne so io!” Gli rispondo, mentre do una bella sorsata alla mia birra fresca. “Francesca e diritti non sono due parole che vanno molto d’accordo!”

“Parlane con il tuo commercialista!”

Il mio commercialista! Sì, ci deve essere stato un tizio che mi curava i conti, ma ora credo che sia rimasto seppellito sotto la mia marea di debiti. È folle, ma da che è iniziata questa dannata crisi, non posso fare altro che contare solo sulle mie forze. E io non sono davvero affidabile, sotto quel punto di vista.

“Tutto quello che so è che mio nonno tentò diverse volte di comprare il negozio, e mi pare che anche mio padre abbia fatto un’offerta, una volta. Ma il vecchio bastardo si è sempre rifiutato di vendere!”

Gina, Jason e Nick ci raggiungono al tavolo, mentre Hugh è concentrato sul nostro discorso. Credo sia una delle prime volte in cui si sente veramente utile, e la cosa lo riempie di soddisfazione.

“Hai conservato qualche vecchio documento? Non so, un contratto a nome di tuo nonno … qualche vecchia ricevuta …”

“Ppff! …” Gli sto quasi per schizzare la birra in faccia. “Ricevuta? Ma se quella carogna non ha mai voluto pagare un centesimo di tasse in vita sua! … Hai idea di quanto ho dovuto insistere per farmi fare un contratto regolare?”

Hugh sorride. “Così, il vecchio Dorian è un evasore fiscale? … E non hai mai fatto un contratto in regola né a tuo nonno né a tuo padre. Bene, bene!”

Non capisco perché la cosa lo stupisca tanto. Non era una cosa tanto insolita, soprattutto dopo la guerra. “Da quanti anni sei subentrata tu?”

Ci penso un attimo. Dunque, mi sono laureata nove anni fa … poi gli stage a Roma e a Berlino … papà in pensione … “Sette anni fa!”

“Hugh! Si può sapere dove cazzo vuoi andare a parare?” S’intromette Nick. “Quello stronzo la vuole sbattere fuori. Non lo fermeremo certo con un paio di ricevute.”  Brutale ma sensato!

Ma Hugh non gli presta minimamente attenzione e continua a seguire il suo ragionamento. “Se  tu volessi comprare il negozio, quanto potresti spendere? … Insomma, in che stato sono le tue finanze?”

Bella domanda! Diciamo che con quello che ho messo da parte potrei permettermi … vediamo … la proprietà dell’ufficietto e forse, forse, anche del piccolo bagno annesso! Scuoto la testa senza rispondergli direttamente, ma lui sembra aver capito!

“Fai un salto nel mio ufficio, domani mattina!” Mi dice, alzandosi dal tavolo e schioccandomi un bacio fraterno sulla guancia. “Troveremo una soluzione! … Finalmente il mio schifoso lavoro serve a qualcosa!” E se ne va.

“Voi avete capito di che diavolo stava parlando?” Jason da voce ai miei pensieri.

Gina, come al solito, è sempre la prima a recepire le cose al volo. “Hugh è molto più ingegnoso di quanto siamo abituati a pensarlo!” Cerca la mia mano sul tavolo e la stringe. “Ho la sensazione che il negozio sarà tuo, se lo vuoi! … Il vecchio Dorian e lo spettro del Fisco …” Conclude ridacchiando. 


**************

[note:
1) So che probabilmente + di qualcuno si sarebbe aspettato qualche descrizione più succosa della notte tra Fran e Jared, ma se avessi scritto tutto quello che la mia mente bacata mi suggeriva in quel momento, avrei inondato il mio povero notebook di saliva ... e al momento non posso permettermene un altro nuovo!!!
2) Il capitolo 13 è un po' interlocutorio ... forse non vi dirà niente di chè! Ma dato che racchiude alcuni elementi di vita vissuta in prima persona, non potevo esimermi dal raccontarli.

Grazie a tutti, lettori e recensori. Continuate a scrivermi, se vi va!
ByeBye]


 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: fanniex