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Autore: needhaz    13/11/2012    3 recensioni
Lei lo faceva sempre, non si asciugava mai il viso mentre piangeva, lasciava che tutte le lacrime scendessero libero e facessero il loro cammino, diceva che così, tutta la tristezza se ne sarebbe andata prima.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And i can lend your broken parts, i promise Harry.





 





L'odore di cannella pervase la stanza, e Harry sorrise chiudendo gli occhi beandosi del profumo.
 
Davanti allo specchio, vedeva il riflesso di lei, con il vestito verde acqua, che lui amava tanto, aveva le guance rosse, a causa del bagno che si era appena fatta e i capelli uscivano disordinati dalla crocchia che si era fatta in cima alla testa.

La sfotteva sempre quando si faceva i capelli in quel modo, e gliela schiacciava, fin quando lei, per farlo smettere non gli scompigliava i ricci mentre ridevano.

Rise a quel ricordo, e poi si alzò, andando a mettersi dietro di lei, e le passò un dito sul collo, sentendola rabbrividire sotto il suo dito.

Cercò il suo sguardo nel riflesso dello specchio, e quando i loro occhi si incontrarono il verde che c'era dentro essi, sembrò esplodere per la tanta perfezione di entrambi.

Lui avvicinò il naso al suo orecchio e chiuse gli occhi, soffiandole sulla pelle.

Sapeva come lei amasse quel gesto. Infatti intravide, tra le ciocche di capelli color miele, il suo sorriso.

Le passò una mano sul fianco, come per accarezzarla, e poi tornò sul divano.

La radio in cucina era stata accesa, e lei stava mettendo una padella sul fuoco, di solito era lei a preparare da mangiare dall'ultima volta che le mattonelle della cucina si erano
macchiate di sugo al pomodoro, Harry non toccava più niente, e scuoteva la testa ogni volta che si ricordava la faccia di lei, quando aveva visto la cucina in quello stato.

La sentiva canticchiare qualche canzone mai sentita prima, anche se non sapeva le parole.

Prese il pc dal tavolino e lo accese, vedendo la loro foto sullo sfondo gli occhi gli si riempirono di lacrime, e accarezzò lo schermo pensando di farla tornare in qualche modo.

Cliccò un video a caso, e vide lei che dormiva, e che poi si svegliava con un sorriso bellissimo stampato in faccia, e vide le sue labbra avvicinarsi alla videocamera, come un idiota avvicinò le sue labbra a quelle della ragazza.

Una lacrima solcava il suo viso, ma la lasciò lì, facendola arrivare fino al mento.

Lei lo faceva sempre, non si asciugava mai il viso mentre piangeva, lasciava che tutte le lacrime scendessero libero e facessero il loro cammino, diceva che così, tutta la tristezza se
ne sarebbe andata prima.

Lui rideva sempre dei suoi ragionamenti, ma sotto sotto pensava che avesse ragione.

«Ehi, ti amo» aveva sentito alla fine, sussurrare la ragazza. 

Sorrise «Anche io» disse e poi chiuse il pc.

Passò davanti alla cucina, e vide svolazzare il vestito di lei per la cucina, ma non ci fece caso e andò sulle scale che portavano in cantina.

Si fece spazio tra le tante scatole, e si fermava di tanto in tanto, soffermandosi a guardare le foto sparse per il pavimento.

Gli venivano i brividi ogni volta che rivedeva il viso della ragazza, e non poteva fare a meno ti sbattere un piede a terra e chiudere gli occhi.

Un leggero spiffero di luce filtrava dalla finestra socchiusa, e creava una leggera linea lungo la parete bianca.

L'odore di chiuso e di libri riempiva la stanza.

I vari trofei di equitazione della ragazza traboccavano dagli scatoloni, e anche i libri e i suoi vestiti erano racchiusi lì dentro.

Si avvicinò con passo lento, osservando il color verde acqua che fuoriusciva da dietro uno scatolone.

Raccolse un quaderno che c'era per terra, e lo aprì.

Riconobbe la calligrafia tonda e ordinata della ragazza e lesse la prima riga «Posso raccogliere i tuoi pezzi rotti, magari andrà tutto bene, e ti darò tutto il mio cuore, così saremo in
grado di ricominciare tutto da capo.»

Si sedette sul pavimento e rimase per tantissimo tempo a fissare quella frase.  «No amore, ci sono troppi pezzi rotti ormai» sussurrò poggiandosi con la testa sulla sua mano.

Il suo sguardo cadde ancora sul verde acqua, ma guardò verso la finestra e si avvicinò al vetro, vedendo il suo riflesso.

Prese una foto da terra e si guardò varie volte cercando di capire come era arrivato in quello stato.

Lei, lui, i loro sorrisi, i loro occhi, in quella foto erano stupendi.

Cercò di sorridere come nella foto, ma tutto quello che era riuscito a fare era stato scoppiare a piangere.

Sbatteva i pugni sul vetro, fin quando esso non si frantumò e cadde ai suoi piedi.

 «Non ti avrei mai lasciata, lo sai» disse tra le lacrime.  «Eri così triste ultimamente, che ho dovuto farlo, ma solo perchè l'hai chiesto tu, lo sai benissimo che ti ho pensato ogni notte,
mi conosci meglio di chiunque altro, lo sapevi, lo sapevi».

Vide il sorriso della ragazza nel vetro rotto e sorrise anche lui al suo riflesso.

 «Ti avevo dato il mio cuore, ma al cancro non importa, vero?»

 «Come dicevi sempre, 'il cancro dovrebbe essere solo un tropico' e non un 'segno zodiacale', cercavi sempre di essere diversa dagli altri, e lo dimostravi in ogni cosa, in ogni gesto»
disse buttando per terra degli scatoloni, cercando con lo sguardo una foto.

Un sorriso triste apparve sulla sua faccia, quando vide il fiocco colorato sulla sua testa ormai pelata.

 «Sei sempre stata bellissima» disse come se stesse parlando alla foto.

 «Te l'ho detto mille volte, ma tu non mi hai mai creduto»

Ricordava perfettamente il modo in cui la gente la guardava meravigliata, dalla sua bellezza sotto quella parrucca lilla. 

A volte usciva anche senza parrucca, e lì si ricordava il modo in cui lei piangeva quando gli diceva  «Hai visto come mi guardavano? Sono un mostro»

Lui la accarezzava, ma lei cominciava a urlare e lo mandava via, dicendogli ogni volta di andare via e non farsi vedere mai più, ma ogni notte, alle tre lo chiamava in lacrime, chiedendogli di tornare, e lui era già dietro alla porta.

Quando aveva saputo che le rimanevano due mesi, era rimasto immobile, con gli occhi vuoti a fissare il muro, e si torturava le mani, ma poi aveva realizzato l'accaduto ed era caduto a terra piangendo.

 «Scusa, scusa, scusa, scusa» sentiva uscire dalle sue labbra mentre lui con la testa sul suo petto singhiozzava.

Ma che colpa aveva lei? Era la vita che era una puttana.

 «Vattene» era stata una delle ultime cose che lei gli aveva detto.

E lui capendo che faceva sul serio lo aveva fatto, se ne era andato, lei lo aveva avvisato che non voleva che la vedesse morire, glielo aveva detto perchè lo amava, non poteva vederlo
stare male, stava già soffrendo troppo, ma lui non si meritava alcuna sofferenza, perchè gli angeli non devono soffrire, diceva lei.

 «Raccoglierò i tuoi pezzi rotti, te lo prometto» gli aveva detto lei al telefono prima che chiudesse gli occhi in quella notte dal cielo nero, che le faceva paura.

 Lui aveva lasciato cadere il cellulare a terra, ed era corso fuori casa, arrivando ansimante all'ospedale.

Le prese dal comodino il quaderno che lei gli aveva lasciato e si lasciò cadere accanto al muro.

Se lo strinse al petto, chiuse gli occhi, sentendo le lacrime scendere.

Si avvicinò finalmente al color verde acqua, e raccolse il vestito, beandosi del profumo e capendo che il vestito era sempre stato lì in cantina, e che lei non era mai tornata in quella
casa.

Camilla, era dove doveva stare, tra gli angeli.
 





______
questa è per la mia migliore amica, che mi è sempre stata accanto, nei momenti peggiori, grazie, grazie di esistere Camilla, sei tutto.
mi ha supplicato mille volte di fare una os dove ci fosse lei, e io l'ho fatto.
credo non si aspettasse una cosa così triste, ma non importa, so che a lei piace come scrivo e la ringrazio perchè mi supporta e sopporta sempre.
spero vi sia piaciuta, recensite vi preeeeego.
un bacio, vanessa.
ciao cami, ti amo.
  
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