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Autore: Jo Lupo    13/11/2012    3 recensioni
«Adesso i gatti sono tre!» Avete mai provato a fare amicizia con un vicino, fallendo miseramente nel tentativo? Non vi siete mai chiesti perchè non abbiano voluto parlare con voi? Cosa nascondono? Magari un segreto...
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stava rientrando in casa con la spesa quando la vide passare sul vialetto del condominio, proprio davanti a lui. Abbozzò un «Salve», ma lei tirò dritto. Allora riprovò con: «E’ lei la proprietaria dei due gatti neri?» La ragazza dai capelli rossi sussultò come se non lo avesse visto, lo guardò con aria stupita e spaventata  e rispose «Sì». Martino continuò «Beh, allora adesso i gatti neri sono tre!». Lei sbarrò gli occhi e se ne andò.


«Davvero le hai detto così?»
«Certo!»
«Cioè, non hai detto qualcosa tipo: “adesso ci sono tre gatti neri nel condominio”?»
«No, ho detto solo: “adesso ci sono tre gatti neri”»
«Dai, non avrà capito! Avresti potuto essere un po’ più chiaro. Del resto l’abbiamo saputo per vie, diciamo, un po’ indirette. Se le dicessimo: “Ciao! Sai, mia mamma, che nemmeno vive qui, ha saputo dalla vicina che tu hai due gatti neri” saremmo sembrati degli stalker, no? E poi scusa, quando hai visto che lei faceva quella faccia, non hai provato ad aggiungere “perché ne abbiamo uno anche noi!”?»
«Mi ha guardato come se le avessi detto: “adesso vengo lì e ti strappo le mutande!”!!! e poi se n’è andata! Non ho avuto il tempo di aggiungere altro! E poi mi sono sentito uno psicopatico, lì con la mia bustina della spesa, le chiavi nel portone e questa che mi guardava come se fosse una preda braccata!»
«Cavoli che strano! Adesso vorrei aver fatto più attenzione a quella volta che l’abbiamo incontrata per le scale con la pizza. L’ho sempre vista da sola, ma giurerei che le pizze erano due! Uff … tu addirittura mi avevi convinto che non ci fosse nessuna nuova vicina e che lei fosse la compagna di Antonio, con i capelli di un altro colore! Ho dato per scontato che fossero due le pizze. Ora non sono più così sicuro.» Di colpo scoppiò a ridere. Una risata irrefrenabile, che sarebbe durata ore. «E questo attacco di sgrigna adesso? Guarda che non c’è da ridere! Ancora un po’ e mi denunciava per molestie!» «No, scusa, non rido per quello …» si asciugò le lacrime e tentò di respirare in modo regolare. Sapeva che a metà frase sarebbe scoppiato a ridere di nuovo. «E’ che stavo pensando … per fortuna non le abbiamo detto che sta bene con quel colore! Ti immagini la scena?» a metà frase stava ridendo ancora. La sgrigna non la si può mica interrompere così. Decide lei quando farti smettere.


Caterina salì in macchina con il cuore che le batteva a mille. Una goccia di sudore le scese lungo la tempia. Aveva visto un paio di volte il ragazzo con la giacca di pelle, doveva vivere insieme a quello un po’ timido che incrociava in giardino quando rientrava a lavoro al pomeriggio. Si prese una pausa per respirare a fondo e riordinare i pensieri. L’altro, il biondino (ex biondino, ora aveva anche lui i capelli scuri) sembrava un tipo a posto. Un po’ strano forse, con quel pizzetto sempre rasato in modi diversi, ma le era sempre sembrato innocuo. Non le aveva mai rivolto altra parola se non un “ciao” quasi sottovoce. Aveva sottovalutato lui e il compagno, classificati nella categoria “coppia gay riservata di provincia”. Doveva fare più attenzione. Dannazione! Si era dovuta trasferire da pochi mesi e già si trovava in una situazione così. Maledetti vicini chiacchieroni! Come avevano fatto a sapere dei gatti? “Calmati ora. Non è successo niente. Probabilmente sarà rimasto spiazzato dalla tua reazione. Ne parleranno stasera e domani si saranno già dimenticati tutto.”
La sera, rientrando in casa, si guardò intorno più del solito. Non aveva voglia di un altro incontro con il vicino. Magari la stava aspettando sul portone per chiederle scusa e a lei sarebbe toccato stare lì impalata ad ascoltare tutte quelle stronzate. Iniziava sempre così. Lei si trasferiva, qualcuno le parlava (prima o poi capita) e lei non riusciva a controllare la sua reazione. Il primo istinto era sempre quello di fuggire. Quindi da “quella nuova del piano di sopra” agli occhi dei condomini diventava “quella strana con cui attaccare bottone”. Ma stavolta sarebbe stato diverso. Invece delle scale, prese l’ascensore. Lo detestava per via del disorientamento che provava a farsi trasportare da un piano all’altro. Decisamente meglio le scale. Ma quella sera non voleva rischiare di incrociare i vicini sul portone, perciò, dopo un sospiro, premette il pulsante per il piano. Le porte dell’ascensore impiegarono un attimo di troppo ad aprirsi, o almeno così le sembrò. Quando finalmente arrivò al portone di casa, infilò la chiave nella toppa, aprì e richiuse a doppia mandata in meno di due secondi. Appoggiò la schiena al muro, chiuse gli occhi e si prese un attimo per calmarsi. Non voleva far spaventare i ragazzi. In fondo, non era successo niente. Si riprese. Era ancora vestita e con le pizze in mano. Si scosse, appoggiò tutto sul tavolo, borsa compresa e li chiamò: «Sono a casa! Oggi pizza del giovedì!!!» Mentre stavano arrivando, ancora stirandosi dopo aver dormito tutto il pomeriggio, si spogliò, apri i cartoni delle pizze e si mise a carponi. Già provava sollievo nel sentire la coda ricrescere e liberarsi. Con un balzo raggiunse gli altri sul tavolo e si mise  mangiare.

Se qualcuno, quella sera, fosse entrato nell’appartamento, avrebbe trovato tre gatti, due neri e uno rosso, addormentati sul divano raggomitolati gli uni sugli altri.



Note
Questa storia originale prende spunto dalla vita vera. Si tratta della spiegazione che mi è parsa più plausibile per un comportamento che non riuscivo a spiegarmi e ho voluto condividerla con chi avrà voglia di leggere.
Sgrigna è un termine del dialetto romagnolo che indica un attacco incontrollato di risa. Avete presente quando iniziate a ridere per un motivo qualunque, poi non riuscite più a smettere? Poi provate a pensare ad altro, ma ogni cosa sembra così stupidamente divertente? Ecco, quella è la sgrigna. Possono volerci svariate decine di minuti, in caso di attacco serio.
Uno dei ragazzi ha sempre il pizzetto rasato in maniera diversa perché sono convinta che se fossi nata maschio avrei fatto esattamente così. Visto che io non posso, è toccato a lui.
Uno dei diminutivi di Caterina è Cat, da qui la scelta del nome. Scusate per la mancanza di originalità ma i nomi non sono il mio forte.
Grazie come sempre a Dragana per il betaggio e i consigli, soprattutto per avermi aiutato a rendere alcune frasi il cui significato era rimasto più nella mia testa che sulla pagina.
Grazie a chi è arrivato fino alla fine e a chi vorrà recensire.
Un bacione
JoL
   
 
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