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Autore: Son Kla    01/06/2007    2 recensioni
alla fine del viaggio, tutto dovrebbe scorrere tranquillo, soprattutto per goku che ha messo su famiglia. ma non sarà proprio così...
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Sha Gojio, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E alla fine, ecco anche l’ultimo capitolo

E alla fine, ecco anche l’ultimo capitolo! *stappamento di spumanti generale* questo è un po' più lunghino degli altri, ma c’è il finale… e allora, ce lo possiamo anche concedere!!! *qualcuno le spieghi che sta parlando da sola!*

Mi auguro che nonostante tutto la storia non sia stata fraintesa… si insomma, a volte mi sono state fatte delle osservazioni sulla protagonista, dubitando caldamente della sua “serietà” xD beh… l’idea che avevo io era ben diversa, e ho cercato anche un po' di spiegarla a fine di questo capitolo! *premio speciale a chi trova la spiegazione xD* … ogni modo, se mi sono espressa male e quella povera tizia è passata solo per una signorina di facili costumi, mi dispiace molto!!! Non tutte le ciambelle riescono col buco ^^’’’ … ma se il senso finale è stato compreso, anche solo da una persona, sono contenta lo stesso!!! *per me, non per quella persona, che se la vede come me… ha proprio seri disturbi =P* oooook, basta! Ecco l’ultimo capitolo!

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Con tutte le mie forze mi aggrappai al braccio di Sanzo, teso in avanti, il suo sguardo deciso come non avevo mai visto. Disperatamente lo chiamavo, piangendo, e lo supplicavo, lo supplicavo di non sparare.

“Stupida, se non faccio niente… Lui non ci riconosce!!! ci ucciderà!!!”

Lo sapevo, lo sapevo bene. Ma in quel momento non riuscivo a crederci.

Era tornato dall’aldilà, era tornato coi suoi capelli morbidi, con le sue labbra rosse, con la sua pelle profumata e coi suoi splendidi occhi dorati. Che poi quelle labbra fossero contratte in un sorriso sadico, che faceva capire le sue intenzioni tutt’altro che gentili, questo non importava. Non importava, perché era lui, era Goku, là dentro c’era, anche se adesso era addormentato. Mi attraversarono la mente mille immagini, il ricordo di quando ci eravamo conosciuti, di quando mi aveva portata lì, di quando mi aveva chiesto… e poi di quando non lo avevo trovato tornando indietro con Sanzo, e le mille lacrime di notte che nessuno era riuscito ad asciugare, e il desiderio di sfiorare la sua pelle, di sentire il suo odore… Non mi ero ancora rassegnata, ma era stata una necessità, o solo una casualità, che io mi sia adattata a questo dolore. Ma ora no. Ora non avrei vissuto se mi fosse stato portato via di nuovo. Ora era lì davanti a me, e la sua pelle era calda, morbida, profumata, e anche se io non potevo goderne, sapevo che era così e il resto non aveva la minima importanza. Ne avrebbe goduto il vento, che poteva sfiorarlo senza essere ferito, il sole, che lo illuminava scaldando ancora di più quel corpo vivo. Era vivo. Il suo cuore batteva, e se era vero il suo sentimento, quel sentimento che tante volte mi aveva detto, dichiarato, sussurrato all’orecchio piano come se nessuno dovesse saperlo e arrossendo leggermente, se era vero tutto quello, quel cuore batteva anche per me.

Ci osservava con lo sguardo divertito, di chi ha trovato un gioco e non ha la minima intenzione di smettere di giocare. Nel piangere e stringere il braccio di Sanzo mi ero stretta un po’ a lui, perché un po’, devo ammetterlo, mi faceva paura. E non capivo come lui potesse vedere me e Sanzo così vicini, così legati, nella casetta che lui aveva detto che sarebbe stata nostra pronunciando questa parola con voce ferma come fosse una verità imprescindibile, senza provare anche una minima sensazione di dolore. Ma dall’aldilà era tornato il Goku che lui stesso definiva “mostruoso”, sebbene quella fosse la sua vera natura, la sua vera indole, il suo vero aspetto. Io, nonostante ciò che successe quella volta, sono convinta che non sia così. Non ero convinta neanche quando me lo disse la prima volta.

Stavamo per addormentarci, e lui era tutto contento perché gli avevo preparato qualcuno tra i suoi piatti preferiti (non è molto facile sbagliare comunque). Ci eravamo dati la buonanotte, e lui mi aveva dato un bacino sulla pancia, perché proprio quella mattina scoprimmo la presenza del nostro piccolo fantasma. Dopo un paio di minuti di silenzio, poi, sentii la sua voce più incredula e triste.

“Spero non prenda da me.”

Cosa dici, Goku?” gli strinsi la mano, ma non ricambiò la stretta.

“Tu non mi conosci. E non mi conosco nemmeno io purtroppo. Senza questo diadema io sono un essere mostruoso, perdo il controllo di me..” Un singhiozzo gli bloccò le parole.

“Non è vero” lo abbracciai, era scosso dal pianto “lo so bene ciò che ti succede senza diadema ma..

“Non ci sono ma.. faccio del male a chiunque, per il semplice gusto di uccidere. E non posso controllarmi. E’ la mia indole.”

Non seppi che rispondere. E’ la sua indole, come potevo dire di no? Ma come gli avrei potuto far capire che io lo amavo con tutta me stessa a prescindere, che non mi importava, e che..

..se tu fossi cattivo veramente, totalmente come dici, anche col diadema saresti una persona sgradevole, forse non violento e sanguinario come quando non ce l’hai, ma..”

Ma non mi ascoltava. Era fermamente convinto di ciò che diceva, ci sono cose di cui lui ha la certezza e non lo si può smuovere, non potevo nemmeno io benché mi ascoltasse sempre.

“Devi farmi una promessa.”

Ebbi paura di quello che stava per chiedermi, perché me lo immaginavo. Pensai anche di rifiutarmi di ascoltare, di tapparmi le orecchie e girarmi, o di fargli il solletico, così ridendo avrebbe scacciato i pensieri cattivi. Ma forse il solletico non avrebbe funzionato. Sentivo dal suo tono che era molto serio e che ci teneva a quello che stava per dire come se ne andasse delle nostre vite. Effettivamente era così.

Se un giorno ti troverai davanti quel mostro”

“Goku”

“Fammi finire.” Mi mise un dito sulle labbra “se succederà promettimi che ti difenderai, difenderai la tua vita a costo di uccidermi.

“Non puoi chiedermi questo Goku, se tu muori come potrei vivere?” Credevo, allora, che sarebbe stato impossibile sopravvivere, ora sapevo che si vive, e la frase giusta da dire sarebbe “come vivrò soffrendo terribilmente giorno dopo giorno”. Magari si morisse.

“Promettimi che vivrai, e difenderai anche lui, perché se dovessi svegliarmi ad un tratto, e scoprire che vi ho uccisi..”

“Non lo faresti mai”

“Lo farei! Lo dico perché lo so, lo farei… smettila di dire così, non voglio che tu mi consoli, voglio che tu prometta.

Non concepivo nemmeno lontanamente l’ipotesi, quindi promisi, per fargli dormire sonni tranquilli. Si sentì meglio dopo quella promessa, come se si fosse liberato di una zavorra che gli appesantiva il cuore.

Proprio in quel momento ricordai di quella volta, e della promessa. E sembrava che anche Sanzo la conoscesse, perché nonostante tutti i miei sforzi non abbassava l’arma e tanto meno la sua espressione sembrava indecisa ed esitante. Ma come poteva fare così? Lui voleva bene a Goku, e avrebbe dovuto essere felice come me di vederlo vivo. Non sorrise nemmeno per un secondo, il suo volto non mitigò l’espressione seria e severa nemmeno per un istante, il suo braccio non tremò neanche una volta. Era davvero così, come se sapesse della promessa che Goku mi aveva strappato. Ma il mio desiderio di stringerlo a me, ora che era vicino, ora che potevo davvero,era troppo forte, forse più della paura. Lentamente mi mossi in avanti, e lentamente mi staccavo dal braccio di Sanzo. Se ne accorse.

Che fai stupida?”

Goku rideva, continuava a ridere sadicamente, ma io non riuscivo più a vedere del male in quelle labbra. Erano le stesse che avevano sigillato la mia pelle. E non vedevo del male in quelle mani che adesso erano armate di lunghi artigli acuminati, perché quelle mani mi avevano esplorata fino dove nemmeno io mi conoscevo. Gli occhi che ora avevano la pupilla sottile e allungata come un serpente, erano gli stessi che mi fissavano con la dolce ingenuità di un bambino di fronte a un qualsiasi mio movimento, anche il più banale. Erano gli stessi occhi dorati. Non vedevo più del male in quella figura, solo il mio Goku. E invisibile ai miei occhi anche la sua intenzione di attaccarmi, da un momento all’altro. Ma Sanzo lo vedeva bene.

Riecheggiò uno sparo. Mi voltai di scatto verso Sanzo, la pistola fumava ancora a causa della recente esplosione al suo interno, e altrettanto rapidamente mi voltai per guardare di fronte a me, ma Goku era sparito.

“Goku!!!” Lo chiamavo a squarciagola, pronunciavo il suo nome senza fermarmi un istante.

Ma mi sentii prendere per un braccio e trascinare in casa. Piangevo a dirotto, Sanzo chiuse la porta, la bloccò come poté, ma sapeva che sarebbe servito a ben poco. Voleva guadagnare tempo.

“Lo hai ferito? Sanzo, è ferito Goku?”

“La fai finita dannazione?” Urlò, e mi zittii. Mi protesi verso di lui, ma si allontanò. Non volle concedermi il suo abbraccio.

“Scusami.” Chiesi scusa così, non sapevo nemmeno io perché, ma se non voleva abbracciarmi doveva essere arrabbiato, forse per come mi ero comportata. Adesso capisco il perché. Aveva ragione.

Te non devi scusarti con me ma con Goku. Gli hai fatto una promessa, in tutta la sua vita ti ha chiesto solo una fottutissima promessa e tu non la mantieni.

Lo sapeva. Sicuramente il mio sguardo chiedeva spiegazioni.

“Un giorno Goku venne da me, mi disse che presto avrebbe avuto un figlio. Aveva lo sguardo serio, però, e non capivo. Poi mi disse della promessa che ti aveva fatto fare e alla fine mi disse che di sicuro non l’avresti mantenuta. Così mi chiese la stessa cosa che chiese a te. Glielo promisi. Allora finalmente sorrise e tornò allegro come deve esserlo qualcuno che sta per diventare padre, sapendo che avrebbe dato la vita ad un essere senza correre il rischio di togliergliela.”

“Ma come potrei, dopo quello che ho passato in questo periodo?”

“In queste ultime due settimane?”

Spalancai gli occhi, mi irrigidii, aprii la bocca per parlare ma mi interruppe.

“Che ti piaccia o no quello là fuori non è Goku. O forse è proprio lui, ma non quello che conosci te, non quello che non ti farebbe mai del male. Io gli ho fatto una promessa e ho tutta l’intenzione di mantenerla.

“Aspetta, Sanzo, questo ultimo periodo..”

“Adesso non c’entra nulla. Ti sto dicendo un’altra cosa.

Però..”

Quest’ultimo periodo non ha niente di strano. Non c’è nulla da dire. E non voglio più parlarne.

Solitamente queste scene si concludono con qualcosa tipo un bacio d’addio. Ma non mi permetteva più nemmeno di abbracciarlo. Era tornato il Sanzo di prima, era cambiato di nuovo, o forse aveva solo smesso di fingere.

Che c’è, la recita è finita?” Non so perché dissi quella cosa che non pensavo.

Mi lanciò un’occhiata gelida, aveva gli occhi spalancati di chi ha appena sentito una mostruosità, un sacrilegio, una bestemmia. Stava per dire qualcosa, lo vidi perché socchiuse la bocca. Ma non disse niente. Strinse un po’ i pugni e non fiatò. Andò in camera, e io ricominciai a piangere col volto nascosto nelle mani. Quando tornò aveva indosso il lungo vestito bianco, il sutra sulle spalle, la frangia di nuovo un po’ divisa che lasciava intravedere il chakra scarlatto. Era tornato il Sanzo di prima. E tutti gli ultimi tempi si erano dissolti come una nuvola di fumo.

“Tu sta’ qui” Non aggiunse altro, lo disse senza guardarmi. E io seduta, senza alzare il viso, continuando a piangere, rimasi ferma. Uscì.

Sentii qualche sparo, e ogni colpo rimbombava nella mia testa come se stesse colpendo anche me. Le loro urla, le voci di un combattimento, mi ferivano e mi facevano mancare il respiro. Mi tappavo le orecchie nel disperato tentativo di non sentire, o forse speravo solo di svegliarmi da un incubo. Quello che prima era stato un sogno, alla vista di Goku, ora era un incubo.

Poi un ultimo urlo, di Goku.

Silenzio.

Mi sembrò di morire una seconda volta. Anche perché adesso non avrei avuto più nessuno dopo di lui, che mi avrebbe sollevata dal fondo in cui mi sentivo sprofondare. Giustamente.

Basta. Adesso Sanzo mi avrebbe dovuto uccidere, ed ero convinta che lo avrebbe fatto, in quel momento. Aprii lentamente la porta, vidi Sanzo in piedi più avanti, mi dava le spalle e aveva la testa bassa, il fiatone, la pistola nella mano che, stanca, puntava in terra.

“Adesso mi uccidi, dannazione!” gridai sempre sulla soglia della porta.

Si voltò appena, vedevo il suo profilo e gli occhi, sotto i capelli scompigliati, che si voltavano verso di me.

“Stupida” e fissò in basso alla sua sinistra.

Goku era lì, sdraiato a terra, bocconi. Mi avvicinai piano, volevo toccarlo un’altra volta. Mi batteva forte il cuore e non avevo nemmeno la forza di piangere. Ma avvicinandomi vidi che i suoi capelli erano di nuovo corti,le orecchie di nuovo corte e stondate, e le unghie non più acuminate. Iniziai a correre, con lo stesso impeto con cui corsi per andare a chiamare Sanzo, quel giorno, con lo stesso cuore gonfio di paura, forse l’unica differenza era il pancione, allora un po’ più piccolo. Mi inginocchiai accanto a lui. Volevo voltarlo, e vedere se c’era… allungai le mani ma indugiai. Ora che potevo toccarlo avevo paura di sentire quella pelle fredda che tante volte avevo sognato nei miei incubi peggiori. Ora che potevo toccarlo avevo paura che fosse un sogno, e che mi sarei svegliata con il desiderio sempre più forte di averlo con me. Ma vidi il suo torace muoversi in un respiro, e non ebbi più paure, o semplicemente non le assecondai più.

Strinsi forte le sue spalle, sentii il cuore fermarsi per un istante, poi lo voltai. Il corpo incosciente si riversò sulle mie braccia e vidi appoggiato al mio petto il suo viso addormentato. La pancia mi impediva di stringerlo come avrei voluto, ma forse quello era un segno che anche il nostro piccolo fantasma voleva dare il bentornato al suo papà. Ma tenendolo un po’ di lato riuscivo benissimo ad appoggiarlo al mio cuore, che ora batteva forte, e mi faceva scorrere il sangue dappertutto, e mi sentivo caldissima. Le sue labbra erano appena schiuse, e sentivo il debole respiro che le attraversava, e vedevo il torace muoversi regolarmente. Le guance erano colorite, il suo corpo caldo e la sua pelle profumata. Era vivo. Così, semplicemente. Non ci sono altre parole, e se ci fossero sciuperebbero tutto. Era vivo.

Volevo baciarlo, baciargli le labbra, e il corpo, e tutto. Volevo baciargli quegli occhi, perché li aprisse, aprisse quegli occhi del colore del sole che avrebbero definitivamente riportato il giorno nella mia vita.

Il Sole!

“Sanzo!” mi voltai verso di lui, se ne stava andando. “Aspetta un secondo, ascoltami per favore, solo un attimo.

Si fermò, non me lo aspettavo, ma ne fui contenta. Ma non si voltò.

“Ma perché non me lo hai detto che gli avresti rimesso il sigillo? Mi hai dato a intendere..”

“Perché ho improvvisato, neanche io lo sapevo.

Un secondo di silenzio.

“Stai mentendo.”

Girò la testa appena.

Perché ti volevo fare un dispetto. Mi stai terribilmente antipatica.” E ricominciò a camminare verso il tempio.

Mai avrei immaginato qualcosa del genere, un sentimento tale da poter decidere della mia gioia, della mia vita. Le nostre vite sono una cosa sola. Si può pronunciare questa frase così per dire, senza pensarci bene.. non possiamo sapere se la diciamo con coscienza o no, ma io lo so. Goku è ovunque per me. Goku è in ogni angolo della casa, del giardino, dei boschi, dei laghi, dei fiumi; è in ogni goccia di pioggia, in ogni raggio di sole, in ogni nuvola e in ogni stella. E’ nell’aria, nel vento, è nella notte e il giorno. E’ in Hakkai, in Gojyo e in Sanzo. E’ in tutti questi posti, e lo so perché in ognuno di questi l’ho cercato quando non c’era. Adesso non è più così. Ora lui è accanto a me, ed è in lui che io cerco tutto il resto. Lui questo non lo sa. Lo fa senza saperlo, vivendo, con tutta la sua spontanea vitalità.

Di Gojyo lo sa. Sa che si era offerto per star vicino a me e al bambino, e sa che io dopo un giorno sono andata via perché ancora lo pensavo. E’ meraviglioso, il mio Goku. Ogni tanto, la sera, prima di dormire, mi chiede cosa ho fatto in quei giorni che lo credevo morto. La prima volta che me lo chiese mi venne in mente solo Sanzo, e gli chiesi cosa fosse successo a lui, per cambiare argomento. Me lo disse, mi disse che i demoni che l’hanno attaccato avevano capito che era un demone come loro e che gli avevano tolto il sigillo per farlo passare dalla loro parte. Poi non ricorda più nulla. Ma la domanda non l’aveva scordata, e io nel frattempo avevo avuto il tempo di ricordare che comunque erano successe altre cose.

Di Sanzo non sa. Sa che mi è stato vicino, a modo suo. Cioè, a modo suo come pensano gli altri. Solo io conosco il modo che ha Sanzo di star veramente vicino. Non lo sanno neanche Gojyo e Hakkai, anche loro credono che io in quei giorni sia stata sola. Lo so solo io. E non dico io e lui perché secondo me ha rimosso quei ricordi dalla sua mente. Mi dà quest’impressione. Comunque forse va bene così.

E Goku mi ascolta, quando gli racconto tutto, quando ricordo quei momenti di dolore e solitudine, quando ricordo il desiderio irrealizzabile di poterlo toccare anche solo una volta, mi ascolta seduto sul letto, con le gambe incrociate, le mani che tengono i piedi e gli occhioni spalancati. Poi quando mi viene un po’ da piangere, si avvicina e mi asciuga le lacrime con le labbra, una ad una. E’ meraviglioso, è un miracolo, e mi innamoro di lui sempre di più ogni giorno che passa. Perché ho sofferto la sua mancanza e desiderato pazzamente la sua presenza. Lo sapevo anche prima, di amarlo, ma forse qualcosa o qualcuno ha visto tutto il mio amore e ha deciso di farmelo godere fino in fondo, al massimo che si può. Così me lo ha strappato via violentemente, e poi me lo ha ridato, e ora inevitabilmente ho capito quanto sia necessario.

Nacque il piccolo fantasma, poco dopo il suo ritorno. Gli occhi erano grandi e ingenui, come quelli di Goku, anche se il colore era molto più acceso e vivo. Andammo a dirlo a Gojyo e Hakkai, e quando videro Goku i loro volti si illuminarono. Gojyo tornò quello di un tempo, Hakkai cancellò almeno quella ferita dal suo cuore.

“Te la stavo per fregare, stupida scimmia!”

“Tanto non ci saresti riuscito!” rispondeva Goku con una smorfia. Aveva ragione, ed ero contenta che lo sapesse.

Qualcun altro era arrivato molto vicino al mio cuore, e probabilmente Goku aveva per lui la stessa convinzione che aveva per Gojyo, che non avrebbe potuto prendere il suo posto, anzi, non se lo immaginava nemmeno, di sicuro.

Il giorno che nacque decidemmo di andare il prima possibile da Sanzo. Goku era emozionato come un bambino il giorno prima della gita scolastica. Andò al villaggio per comprare qualcosa, non capii nulla perché parlava velocissimo, ma la sua gioia era meravigliosa. Poco dopo che se ne fu andato sentii la porta aprirsi, pensai che si fosse scordato qualcosa. Ma era Sanzo.

Tsk. Una stupida scimmietta.” Per l’ultima volta vidi sul suo volto un sorriso, sebbene lieve, o forse lo immaginai soltanto, nel ricordo di quegli splendidi sorrisi che avevo visto sulle sue labbra.

Sorrisi anch’io. Ero imbarazzata.

“Allora, ce l’avete fatta a trovargli un nome?”

Avevo paura della sua reazione, ma mi feci coraggio, anche perché ormai il nome era quello.

“Saluta lo zio Sanzo, Koryu.” (Koryu era il nome d’infanzia di Sanzo, il quale, una volta avuta la carica di bonzo, ha perso questo suo nome sostituito dal suo attuale nominativo Genjo Sanzo)

Spalancò gli occhi, solo un istante. Ma non disse nulla.

“Sarà meglio che torni quando c’è Goku, sennò se la prende.. chissà com’è eccitato ora, non bisogna rompergli neanche un uovo nel paniere.”

“Sanzo..”

“Non dirgli nulla a Goku, farò finta di niente anche io.

“Non gli ho detto tante cose, saprò tacere anche questa.

Ma non rispose. Se ne andò e basta. Capì di sicuro, ma ormai tutto era morto e sepolto, finito lì.

Adesso, quando vedo Goku giocare con Koryu, quando lo fa ridere, quando si rincorrono per il giardino, e si sporcano, e combinano disastri, mi chiedo come avrei fatto senza di lui. E mi chiedo se quei sorrisi su quel piccolo viso sarebbero stati altrettanto belli con un altro papà. Se con Sanzo sarebbe stato lo stesso. Ma i ricordi sbiadiscono lentamente, nella mia mente. E Goku non lascia spazio a dubbi e domande. Il suo amore, giorno dopo giorno, è fonte di nuova felicità, e quando mi dice che è il più felice al mondo gli rispondo che sono io in debito, e lui non ci crede. Ecco i nostri litigi, per decidere chi è che dà di più all’altro, e poi finiamo per zittirci l’un l’altro con un bacio.

La sua pelle è calda e profumata, e mi basta questo. Non ho bisogno d’altro, la mia felicità è tutta qui. E tra poco, anche se lui non lo sa ancora, ci sarà una felicità nuova.

FINE

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Eccoci qui! Tutto finito, e tutto risolto xD….

Grazie e baciottoni a nubt e Chiyo che se l’erano già letta altrove!!! E un baciotto in più a temmuz che se l’è letta tutta e commentata capitolo per capitolo!!! Spero sia valsa la pena almeno un po' spremersi per leggere sti scleri!!!scherzi a parte… Grazie davvero!

Alle prossime!!!!

Baci

=(Kla)=

  
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