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Autore: Teodosia    01/06/2007    1 recensioni
"Tuttavia non odio Enea,sebbene trami la mia sventura. Ma lamento la sua slealtà,e pur lamentandomi,di più io lo amo."(Virgilio,Eneide,VII29-30)
Rivisitazione in chiave moderna della vicenda di Enea e Didone.
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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And I die when you mention his name
And I lied, I should have kissed you
When we were runnin' in the rain
Cheers Darlin’-Damien Rice





“E’ un prete,Didone”.
Anna era appoggiata alla porta,braccia conserte,e osservava la sorella sistemare delle bottiglie di acqua in un cestino. Lei doveva portare solo bibite,avevano deciso. Avrebbe cucinato lui.
“Dee,mi ascolti?”
Attese una qualche reazione ma Didone continuava a sistemare quelle maledette bottiglie con cura maniacale. Lo sguardo di Anna si raddolcì.
“Tesoro,io lo dico per te. Dimmi che tieni dei santini in borsa perché improvvisamente hai avuto una rivelazione o una cosa del genere. Dimmi che ora ti vedrai con quel prete e parlerete di parabole e del mistero della Santissima Trinità o che so io...”
Didone sollevò il viso con l’intenzione di zittirla con uno sguardo gelido,ma l’unica cosa che Anna vide fu lo sguardo di una donna troppo felice,per risultare minacciosa.
“D’accordo,ho afferrato. Cerca almeno di non innamorartene,ti prego.” Didone continuava a non rispondere. “Ehi,Dee?”
Una lacrima fece capolino sulla guancia di Didone che continuò imperterrita a sistemare le bottiglie. Le aveva già tolte dal cestino e rimesse daccapo due volte,da quando era iniziata quella conversazione. Gli occhi inondati dalle lacrime ma il sorriso ancora presente sul viso,Didone si voltò nuovamente nella direzione della sorella.
“Troppo tardi,temo”. Tra i singhiozzi,Anna faticò a comprendere quelle uniche tre parole. Afferrato il senso,si portò teatralmente una mano sulla fronte.
“Piccola,tu sei tutta matta.” e l’abbracciò. E Didone continuò a piangere. E diceva che le dispiaceva per Sicheo,per Anna,per Enea che non avrebbe mai potuto ricambiarla. E piangeva con la testa sulle spalle della sorella,e frasi inarticolate andarono a mischiarsi ad altre di senso compiuto.
Anna cercava di tranquillizzarla,e le diceva che sarebbe andato tutto bene,e che lei era più forte di questo. Ma Didone sapeva che la forza non c’entrava nulla,in quel frangente.
“Cazzo Anna,riconosco i segni dell’antica fiamma.”

Tutto era come la rossa l’aveva descritto.
A due ore di macchina di qui, inizia la campagna. In direzione ovest, ci sono un gran numero di stradine sterrate. La prima stella a destra e poi dritto fino al mattino.
Mentre Didone sistemava la tovaglia e le posate e tutto il resto, Enea si sdraiò sull’erba morbida, accanto a lei e fissò il sole perfetto e si sentì in pace col mondo.
Didone appoggiò un tramezzino sul suo stomaco. Lui sorrise e lo addentò.
Il viaggio era stato piacevole. Didone aveva raccontato ad Enea di lei al College, di tutti quei ragazzi pazzi e del matrimonio.
“Mi stai dicendo che hai lasciato perché dovevi sposarti?” aveva risposto Enea al posto di guida. Didone aveva annuito timidamente. “Accidenti avreste potuto aspettare qualche anno.” Se da una parte l’intimoriva, il fatto che Enea fosse prete gli consentiva di dire sempre la sua cristallina opinione, anche a costo di sembrare moralista. Didone apprezzava questa franchezza leggera e cortese.
Qualche ora dopo, sorseggiando dell’acqua naturale, Enea prese coraggio
“Sono stato sposato anch’io una volta.”
Didone era interdetta.
“Pensavo che i preti si arruolassero da bambini”
“I preti si arruolano sempre. E per passare l’esame basta cavarsela col latino” Enea ammiccò e Didone sorrise.
Didone bevve e la sua espressione tornò seria. Enea la fissò e capì che voleva che andasse avanti.
“Tempo fa avevo una moglie. Abbiamo anche avuto un bambino. Sembra molto tempo fa, a parlarne, ma alla fin fine non è così.”
Quando avevano chiesto a fratello Enea perché volesse farsi monaco, aveva risposto di aver avuto una cosiddetta illuminazione.Quattro o cinque estati prima, fratello Enea non era altri che Enea Bloom, avvocato d’ufficio. Sua moglie era stata una compagna di College, iscritta alla facoltà di Storia dell’Arte. Si erano innamorati e sposati a appena venticinque anni.
Due anni e tre mesi dopo Creusa, la moglie, aveva scoperto di essere incinta.
Due anni e otto mesi dopo il loro matrimonio, durante una gita in montagna, un camionista un po’ brillo aveva travolto la macchina di Enea, mentre i due quasi neogenitori, canticchiavano Behind Blue Eyes, mentre l’ascoltavano alla radio.
Il corpo di Enea fu sputato fuori dall’abitacolo. Creusa finì nel baratro.
Enea si era risvegliato giorni dopo in un letto d’ospedale. Sua moglie non era morta, e neanche il suo bambino. Sua moglie e il suo bambino stavano morendo. In quel momento, Enea si era ricordato di sua madre. Sua madre era una bella donna bionda con un sorriso dolce, per quel che ne sapeva. Una cattolica. Sua madre aveva abbandonato Enea e suo padre, quando aveva undici anni. La cosa non aveva mai gravato troppo sulla sua psiche. Il padre di Enea era un uomo meraviglioso. Il pensiero di sua madre portò inaspettatamente il laicissimo Enea a pregare. Enea promise a Dio che se avesse salvato sua moglie o suo figlio sarebbe diventato prete.
Creusa morì sette ore dopo, ma i medici riuscirono a farle dare alla luce il suo bambino di otto mesi.

Didone fissò ammirata quell’uomo. Era splendido con gli occhi lucidi di pianto.
“Non ne avevo mai parlato a nessuno” ammise teatralmente. Poi la fissò. Un paio di lacrime le avevano attraversato il viso. Enea capì che lei stava capendo. Questo fece spazio a una nuova sensazione di pienezza. Che si mutò in un dolore improvviso. E mentre la sentiva cambiare discorso e parlottare di sua sorella, coi capelli sciolti e i jeans e la camicetta a righe bianche e rosse non poté far altro che ammettere di essere innamorato di lei. E anche di essere terrorizzato.

Da lontano Afrodite li osservava col suo binocolo, e rideva tra sé. Aveva scelto due esemplari perfetti. Era fiera di sé stessa. D’altra parte il tempo stava per scadere. Decise di chiedere un piccolo favore al suo vecchio preferito.
Il vecchio era occupato. Il vecchio si trovava a Rio de Janeiro e sorseggiava un drink rosso, fissando bellissime donne dalla pelle color cioccolato al latte. Ovviamente non aveva davvero l’aspetto di un vecchio. Al contrario. Sembrava un giovane uomo stabile e rassicurante.
“Ehi, bellezza” disse vedendola “Pensavo che fossi occupata, al momento”
“Certamente” rispose Afrodite “Più di te, caro mio”
“Ci pensa già mia moglie, piccolina. Ti prego và al sodo e chiedimi quel che vuoi chiedermi” Afrodite sorrise. Zeus non era esattamente suo padre. Il loro legame di parentela non era chiaro a nessuno. Ad ogni modo lei apprezzava il suo sarcasmo e il modo rassegnato di approcciarsi ai suoi parenti. Accadeva raramente che qualcuno di loro gli facesse visita senza volere qualcosa. Ed Afrodite voleva qualcosa.
“Voglio che piova.”
“Sii più chiara, piccolina. Come vedi non mi sto occupando dei vostri affari”
“Sai benissimo di cosa parlo” spesso Zeus faceva finta d’ignorare la sua onniscienza. Era un tipo infantile.
“Farò piovere sui tuoi due innamorati” Afrodite lo fissò, era il suo modo per dire grazie. Le venne da ridere.
“Atena aveva detto che è la tua preferita e non mi avresti aiutata”
“Vedi, piccolina, Atena” rispose, con una cadenza lenta “spesso è un po’ troppo onesta”

Le prime gocce atterrarono sulla testa di Didone,che nemmeno le notò. Fu Enea,leggermente accigliato,a farle notare i nuvoloni grigi che si avvicinavano da dietro le montagne. Eppure tutte le previsioni del tempo che avevo visto,ed erano tante,concordavano sul fatto che il sole avrebbe brillato per almeno tutta la settimana seguente e che la temperatura non sarebbe scesa sotto i venti gradi. La pioggerellina che avevano deciso di ignorare,prestò si trasformò in un acquazzone e i due dovettero decidersi a prestarle attenzione. Raccolsero in fretta e in furia le varie vivande e,coperte entrambe le teste con la tovaglia,si interrogarono sul da farsi. Andare a prendere l’auto era fuori discussione: avevano parcheggiato a circa due chilometri di distanza,dove finiva la strada. Enea fece mente locale,ricordando le parole della donna nel confessionale.
“Da qualche parte dovrebbe esserci una qualche caverna…” si guardò attorno,schermandosi gli occhi con una mano “forse da quella parte. Intravedo una parete rocciosa!”
“Una caverna? Sicuro sia una buona idea?” Dovevano urlare,per capirsi. I tuoni diventavano sempre più potenti,e un lampo squarciò il cielo proprio in quel momento. Didone rafforzò la presa della mano che cingeva il braccio di Enea.
“Alternative?” replicò con un sorriso. Lei si limitò a scuotere la testa.

“D’accordo,non sarà un cinque stelle ma…” Didone stava frizionandosi i capelli appiccicati sulla fronte con una mano,e guardava un po’ angosciata l’antro angusto dove si erano cacciati. Enea sorrise nuovamente,cercando di risultare il più rassicurante possibile. Ma Didone pensò che,capelli scompigliati,camicia zuppa e rivoli di acqua che gli scivolavano lungo il viso,risultava tutto fuorché rassicurante. Sexy da morire,magari. Bello da far paura,forse. Ma di rassicurante non aveva proprio un bel nulla. Nonostante ciò,decise di andargli incontro.
“Staremo bene,non pioverà per molto.”
“Temporale estivo,già.” convenne lui. Dio,quanto sperava che entrambi si sbagliassero. Quella era un’occasione perfetta per concludere qualcosa. Scacciò subito il pensiero e congiunse le mani guardando verso il cielo.
“Preghi che smetta?” chiese lei ridacchiando.
“All’incirca”
Didone si accasciò a terra,portandosi le ginocchia sul petto. “Al seminario ti hanno insegnato ad accendere un fuoco campestre o qualcosa del genere?”
“Certamente. E’ tutto riportato nel “Manuale dei giovani Chierichetti”,sai?” rispose ridendo Enea,sedendosi al suo fianco. “Perché,hai freddo?”
“No,ma in tutti i film quando due si perdono o restano intrappolati in una caverna accendono un fuoco”
“Troppi film fanno male” una nuova risata. La osservò per qualche secondo. “Ehi,hai un ciuffo fuori posto…” disse,sistemandoglielo con due dita dietro l’orecchio destro.
Enea non si trovava tanto vicino ad una donna per cui sentiva qualcosa da anni. Si allontanò. L’atmosfera si era fatta fredda.
“Sai che altro è scritto nel Manuale dei giovani Chierichetti?” Didone alzò le sopracciglia “non è conveniente ritrovarsi da soli con un’attraente giovane donna in una caverna. Però a ripensarci è sbagliato. Se restassimo qui per un bel po’ di tempo potrei anche mangiarti”
“E il tuo Dio non ha niente da ridire sul cannibalismo?”
“Il mio Dio capisce l’istinto di sopravvivenza. Lo capisce” Enea si era fatto buffo e grottesco, mimando le sembianze di qualche vecchio fraticello sdentato. Didone scoppiò istintivamente a ridere, lasciandolo spiazzato. Rideva, rideva, rideva, senza un dannato motivo. Anche lui scoppiò a ridere senza un dannato motivo. E poi si baciarono.
  
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