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Autore: SoleStelle    14/11/2012    2 recensioni
Questa storia è la terza e ultima parte della serie "Incubo..favola..realtà."
avrà 15 capitoli totali anche se due (prologo ed epilogo) saranno brevi, come sempre..
I protagonisti sono sempre loro: Sara e Riccardo.
Affronteranno, anche questa volta, tante avventure e tanti problemi ma per sapere cosa succederà dovrete leggere.
Dal testo:
[...] era un piccolo atto di protesta e lui me lo voleva negare già dal viaggio di nozze..
Siamo sicuri che questo matrimonio non fosse stato un errore? [...]

Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Incubo..favola..realtà.'
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Stavamo insieme da sette anni e le volte in cui avevamo litigato si potevano contare sulle dita di una mano: quattro.
Eppure non tutto durava per sempre ed anche il nostro equilibrio venne intaccato drasticamente.
Dopo i nostri festeggiamenti filò tutto liscio per un mese poi qualcosa cambiò.
 
Uscii dal bagno quasi in trance.. non poteva succedere davvero, non a noi.
“amore ma sei ancora in pigiama? Faremo tardi in studio!” disse. Lo guardai male.. malissimo. Sorrise. “ok, vado da solo, mi raggiungi in studio quando sei pronta”. Si avvicinò e si chinò per baciarmi.
Gli tirai uno schiaffo.
Si allontanò, incredulo, portandosi una mano sulla guancia.
“bastardo” dissi, cattiva.
“ma che ti prende?” chiese.
Lo spinsi, poi gli tirai un altro schiaffo.
“sei uno stronzo” urlai.
Ripresi a spingerlo e a picchiarlo mentre cercava di evitare i miei colpi.
Lo insultai, urlandogli contro tutto quello che mi passava per la testa, fino a quando non fu fuori casa. Gli sbattei la porta in faccia poi mi lasciai cadere sul pavimento, in lacrime.
Mi trascinai fino al tavolino vicino al muro e presi il cellulare dalla mia borsa.
Chiamai immediatamente mio cugino Stefano ma non riuscii a parlare, singhiozzai e basta.
Riattaccò il telefono.
Mi rannicchiai e continuai a piangere per ore. Ignorai le chiamate sul telefono di casa e respinsi quelle estranee  sul mio cellulare. Respinsi, anche, quelle di Riccardo, dello studio e dei clienti.
Non feci nulla, oltre a piangere, fino a quando non sentii il citofono suonare.
Guardai nel video e vidi mio cugino. Gli aprii.
Mi spostai da dietro la porta e mi appoggiai al muro di fronte.
Ci aveva messo tre ore ma era venuto..
Tre ore.. significava che era partito appena aveva riattaccato.
Lo vidi entrare e fiondarsi, preoccupato, verso di me.
“cos’è successo?” chiese, abbracciandomi. Cercai di rispondere ma non ci riuscii. Mi prese in braccio e mi portò in sala, posandomi sul divano.
Rimase zitto, a consolarmi, fino a quando non mi calmai.. poi parlai.
“sono.. incinta” dissi, facendo una pausa. Sorrise.
“ma è bellissimo.” esultò.
“non lo voglio” dissi. Si pietrificò. “non l’ho cercato, non lo voglio e non lo terrò”.
“è una sciocchezza” disse, dolce.
“no.. lui è un errore” dissi, indicandomi la pancia.
“Riccardo cosa dice?” chiese.
“non lo sa.. e non lo deve sapere. Non abita più in questa casa” dissi, categorica. Lo vidi guardarsi intorno e lo imitai.
Le cose di Ricky erano ovunque. Le chiavi e la giacca addirittura a pochi centimetri da noi.
“non abita qui.. ok” disse titubante.
“non lo voglio in questa casa” dissi.
“non tocca a me giudicare” disse. “ma mi hai chiamato quindi esprimo la mia opinione.. per lo meno in parte.. e sai che stai sbagliando, o non mi avresti chiamato”.
“no, non sto sbagliando” dissi. “se ti ho chiamato è perché ho bisogno del tuo aiuto”.
“dimmi” disse.
“tua moglie lavora in ospedale” dissi. Annuì. “ho bisogno che mi fissi un appuntamento al più presto. Prima di libero di questa cosa e meglio è”.
“Sara.. non è una cosa” disse, quasi schifato. Lo guardai male e sospirò. “ma vedrò di farti fissare un appuntamento il prima possibile” aggiunse.
“grazie” dissi mentre lui prese le sue cose e uscì.
Per tutta la settimana sentii mio cugino telefonicamente. Non vidi, né sentii Riccardo. Non andai in studio né dai miei. Non uscii di casa.. ma feci cambiare la serratura.
Tramite la moglie di mio cugino riuscii ad avere un appuntamento nella settimana.. l’unico intoppo era che sarei dovuta andare nella loro struttura, a Bologna.
Mi feci venire a prendere da Stefano.. terrorizzata.
“ci siamo noi, calma. Stefania è già in ospedale che ti aspetta” disse. Lo guardai e lo vidi contrariato.
Voleva tranquillizzarmi, ma non gli andava giù l’idea di quello che stavo per fare. Tuttavia lo nascondeva.
Arrivammo in ospedale e prima dell’intervento mi fecero fare un’ultima visita medica.
Mi sedetti in sala d’aspetto nel reparto di maternità, pronta per essere chiamata e sentirmi dire che potevano procedere, affiancata da mio cugino.
Mi guardai intorno e notai che tutti mi fissavano male.
Chi era li doveva abortire, era il reparto appositamente separato.. ma io ero l’unica maggiorenne. Tutte erano accompagnate da uno o entrambi i genitori.. mentre io ero consenziente..
Mio cugino rimase in sala d’aspetto con me per tutto il tempo, e di tanto in tanto venne anche la moglie per vedere come stavo.
Ci vollero ore prima che la fila davanti a me si dimezzò.
Vidi Stefano alzarsi, per l’ennesima volta. Non lo guardai nemmeno, sapendo che si sarebbe sgranchito le gambe facendo avanti e indietro nel corridoio.
Mi voltai solo dopo qualche minuto, quando vidi che non mi passava davanti. Il corridoio era corto e lui ci stava mettendo troppo a tornare indietro.
Capii che non sarebbe tornato indietro quando mi voltai.. lui non c’era.
 
 
 
 
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Note dell’Autrice:
in quanti si aspettavano un finale del genere?
In quanti credevano che Sara si rifiutasse, categoricamente, di avere dei bambini?
   
 
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