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Autore: Itsamess    14/11/2012    4 recensioni
STORIA DA REVISIONARE
A novembre, nonostante fossero stati dichiarati illegali da Brittany, numerosi tornado colpirono il Midwest, devastando tutto ciò che incontravano sul proprio cammino.
La maggior parte della popolazione decise di andare il più lontano possibile, nella speranza che il nero uragano non li seguisse.
Altri rimasero - li chiamavano I Sotterranei: furono creati dei rifugi - stretti cunicoli che si snodavano al di sotto della città, ora segretamente dilaniata - perchè potessero trovare un riparo.
Perchè era tutto ciò che desideravano:
salvarsi.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Jessie St. James, Rachel Berry, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Jessie/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Se, in superficie, le macerie di Lima erano irradiate di una fredda luce rosata, l'alba nel rifugio era esattamente uguale alle altre ore del giorno, eccezion fatta per i corridoi, deserti.
O quasi.
«Hey, ora mi ricordo! Eri il solista dei Vocal Adrenaline, Jesse St Jane, giusto?»
Quest'uomo è comparso dal nulla. Inquietante.
«Quasi, signore. St James»
«Will Shuester»
Gli porse la mano, ma il ragazzo non la strinse.
L'altro non si scompose: abituato alle melodrammatiche reazioni di Rachel, a quelle violente di Santana e a quelle inopportune di Puck, la freddezza di Jesse gli appariva perfettamente normale.
«Beh, St James, a quanto mi ricordo eri un cantante incredibile!»
«In effetti ero favoloso» ammise Jesse con un sorriso, pur non degnandolo di uno sguardo.
Il malvagio piano di Will Shuester per ricreare il proprio club a quattro metri al di sotto del livello del mare iniziò a funzionare.
Esso infatti prevedeva un'abile captatio benevolentiae con cui si acquistava la simpatia della vittima, qualche complimento su suo talento inespresso bla bla, e infine la fatidica richiesta, solitamente espressa in tono patetico o paternalistico.
Grazie ad una straordinaria capacità persuasiva e un fascino innato in tre anni aveva reclutato cheerleader, atleti, emarginati, nerd, irlandesi: non poteva fallire.
«"Eri"? Un talento come il tuo non può essere scomparso nel nulla!»
IO sono scomparso nel nulla
«Dovresti unirti al Glee, sono sicuro che-»
«Il suo coro non esiste più. Siamo sottoterra, se lo ricorda?»
«Questo non significa che non possiamo più cantare. Anzi, più normalità riusciavo a portare qui, meglio è»
«E "normalità" per lei significa Uniposca neri e canzoncine allegre?»
Will Shuester in effetti aveva una leggera ossessione per i pennarelli e la discografia anni '80, ma non gli era mai parso un problema.
«Non capisco, voi Vocal Adrenaline amavate la musica...»
«Amavamo la vittoria» replicò, tagliente.
Will lo ignorò.
«Cosa ti è successo, Jesse?»
Jesse avrebbe davvero voluto raccontargli come la sua vita, una fredda sera di aprile si fosse improvvisamente spezzata, sì, è proprio questa la parola che pensò, ma non lo fece.
Il ricordo era ancora vivido: l'auditorium debolmente illuminato, il pianoforte a cui Shelby era seduta, i suoi lunghi capelli scuri che quasi sfioravano l'ebano del pianoforte.
Avevano provato insieme il suo assolo per le Nazionali, naturalmente attingendo dal repertorio dei Queen.
«I want to break free, dalla prima strofa»
Jesse aveva sfoderato il suo miglior sorriso e si era posizionato al centro del palco, mentre lei lo accompagnava con il pianoforte.

I want to break free
I want to break free
I want to break free from your lies
You're so self satisfied I don't need you
I've got to break free


Jesse saltò giù dal palco e continuò a fissare la platea, deserta.

God knows, God knows I want to break free

«Andava bene, signorina Corcoran?»
«Prova ad abbassare la voce di mezzo tono»
Jesse aveva annuito piano, senza mostrare segni di stanchezza o irritazione, e aveva fatto un secondo tentativo, se possibile migliore del precedente: la mania di perfezionismo di Shelby era solo uno dei tanti motivi per cui l'amava.
Insieme, nell'ordine, alla sua voce di velluto, gli occhi tristi e neri come la notte e la dolcezza con cui accarezzava i tasti d'avorio, bianchi quasi quanto le sue dita.
Nonostante fosse sera, nonostante fosse aprile, nonostante fosse stanco, nonostante il palco scricchiolasse sotto il suo peso ogni volta che ne saltava giù, nonostante Jesse soffrisse di vertigini e detestasse la momentanea perdita d'equilibrio, nonostante quella canzone l'avessero provata decine di volte, nonostante la sua esecuzione fosse sempre perfetta, proprio perchè Shelby era sempre perfetta, lui era rimasto.
Solo per lei.
Shelby aveva sorriso, per la prima volta in 72 ore, ed esclamato «Meraviglioso, semplicemente meraviglioso».
Quella parola, la semplice successione di dodici lettere, era stata fatale.
Jesse era velocemente risalito sul palco, si era seduto accanto a lei al piano e, con dolcezza, l'aveva baciata, a lungo.
«Andava bene, signorina Corcoran?» aveva sussurrato.
Avrebbe voluto descrivere a Will l'espressione di paura negli occhi di Shelby quando si ritraeva da lui, tentava di spiegargli che era ben poco professionale, oltre che moralmente sbagliato.
Avrebbe desiderato potergli spiegare come avesse vagato nella notte senza meta, alla ricerca di un rifugio, e non l'avesse trovato.
Ma non lo fece.
E così, semplicemente, iniziò a correre.

Si rifugiò nel primo nascondiglio che trovò.
Un ripostiglio, oscuro e pieno di cibo in scatola, riso e legumi.
Come se creare degli anfratti in questo labirinto di cemento ci facesse sentire più a casa.
Richiuse piano la porta, per non farsi sentire da Shuester.
«Ti prego non farmi del male»
Lo sapevo che nascondersi qui non era una buona idea, se si ha paura del buio.
Jesse tentò di capire da dove provenisse la voce, ma era impossibile, nella più completa oscurità.
«Non voglio fartene... chi sei?»
Buio, terrore, Rachel dì la prima cosa che ti viene in mente.
«Una creatura della notte»
Il ragazzo aggrottò la fronte, confuso.
«Credevo che esistessero solo nel Rocky Horror»
Ecco cosa succede quando dici la prima cosa che ti salta in testa. Un musical, davvero Rachel?
«Come vedi, ci sono anche nel mondo reale»
«Per dir la verità, non vedo nulla. Ma non c'è un interruttore, in questo posto?»
Tastò la parete intorno a lui.
Cartongesso
Scaffale di metallo, gelato
Scatole
Latte d'alluminio
Niente interruttore.
Non poteva aprire la porta, e se poi Will l'avesse visto?
«Da chi ti nascondi, creature of the night?» intonò Jesse
Canta. Bene, perfetto.
«Dai seguaci di High school musical, come te»
«Io mi nascondo da un uomo biondino, alto e riccio. Credo voglia farmi entrare nel suo coro, ad ogni costo»
Rachel sorrise nell'oscurità e per un'attimo smise di tremare.
Sta scappando dalla musica.
Quel pensiero la rassicurò: avevano qualcosa in comune, a parte l'abitudine di nascondersi degli sgabuzzini, naturalmente.
Lo sentirono entrambi: DO DO SI/ SI SI RE/ RE SOL. Qualcuno stava provando il pianoforte, forse nella vana speranza di accordarlo.
Ma non fu che un'eco lontano.
«Non riescono a capirlo, vero?» sussurrò la ragazza.
«Che cosa?»
«Che qualcuno potrebbe non voler cantare. Non ora, non qui. Mai più forse»
Un passo nell'oscurità.
«Non vuoi più cantare, creatura della notte?»
Non chiamarmi così
«Non più. E' cambiato...tutto. Quello che eravamo, quello a cui potevamo aspirare. C'è solo silenzio, ora»
Un altro passo nell'oscurità.
«Non necessariamente»
Era vicinissima, poteva sentirne il battito del cuore, accelerato e irregolare.
E' troppo buio qui
La ragazza inciespicò in una latta di fagioli in scatola, cadendo addosso a Jesse.
«Chi sei tu che, avvolto nella notte, inciampi così nei miei pensieri?»
E lei non riconobbe la citazione di Shakespeare e sussurrò un timido «Rachel»
«Non devi avere paura, Rachel. Non ti farò niente»
Jesse le prese quello che suppose fosse il viso e la baciò.
Era decisamente troppo buio.


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Precisazione numero 1: la st. corcoran per me è veramente esistita, anche solo per un attimo.
2:shelter è prevalentemente st.berry, per chi ancora nutrisse dei dubbi.
Vi voglio bene, baci.



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