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Autore: Itsamess    05/11/2012    2 recensioni
STORIA DA REVISIONARE
A novembre, nonostante fossero stati dichiarati illegali da Brittany, numerosi tornado colpirono il Midwest, devastando tutto ciò che incontravano sul proprio cammino.
La maggior parte della popolazione decise di andare il più lontano possibile, nella speranza che il nero uragano non li seguisse.
Altri rimasero - li chiamavano I Sotterranei: furono creati dei rifugi - stretti cunicoli che si snodavano al di sotto della città, ora segretamente dilaniata - perchè potessero trovare un riparo.
Perchè era tutto ciò che desideravano:
salvarsi.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Jessie St. James, Rachel Berry, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Jessie/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il pennarello correva veloce sulla parete di cartongesso, tracciando ora morbide volute, ora taglienti linee spezzate.
SHELTER
«Non vi chiederò cosa significa questa parola»
Brittany abbassò, delusa, la mano.
«credo che lo sappiate tutti, ora più che mai. Rifugio è dove puoi sentirti al sicuro, rifugio è dove sai che non ti capiterà nulla di male»
Kurt strinse più forte la mano di un ragazzo alto accanto a lui, che sorrise un po' imbarazzato.
Non può accadere nulla di male, only death can part us.
«Questo è un rifugio»
La stanza intorno a lui rimbombò della sua voce.
«So che non siamo più a scuola, ma vorrei che comunque svolgeste il compito della settimana e trovaste canzoni che diano la forza di andare avanti, che ci facciano sentire salvi»
Nessuno dei presenti gioì, sbuffò, o diede altri segni di vita.
Will ne studiò i volti: alcuni stralunati, come quelli di Puck e Brittany, altri gravi, altri semplicemente stanchi.
Erano gli sguardi di chi aveva vissuto l'orrore e lo straniamento, di chi era entrato in un dedalo di corridoi senza sapere il perchè.
Sguardi perduti.

Tutti tranne uno.
Quello di un ragazzo riccio, alto, fermo sulla porta, forse indeciso se entrare o no.
Aveva negli occhi di una strana consapevolezza.
Come se capisse ciò che stava succedendo, lui solo.

Nonostante fosse stato costruito in due settimane, il rifugio A si estendeva per più di trecento metri quadri, approssimativamente divisi da pareti di cartongesso.
Data la sua vastità, avrebbe potuto ospitare circa un centinaio di persone, ma era occupato da meno della metà di loro, forse a causa dei terroristici spot repubblicani che consigliavano di lasciare il Midwest, forse a causa dello scetticismo nei confronti della sicurezza dei rifugi.
Si diceva che fossero tanto grandi da perdercisi dentro, soffocanti, privi di fonti di luce e ancor più pericolosi di un edificio sulla superficie.
E probabilmente era così: lo pensavano i genitori di Santana, partiti per il Messico senza pensarci due volte, quelli di Mercedes e la signora Fabray, che aveva seguito sua figlia a New Haven.
I rifugi sembravano troppo perfetti, troppo solidi, troppo sicuri per esserlo veramente.
Nel solo distretto di Lima ne erano stati creati 4, articolati in dormitori, dispense e una specie di sala comune proprio di fronte all'ingresso.
Quella che era stata definita "mensa" era solo una sala leggermente più grande, piena di tavoli e sedie tutte diverse le une dalle altre.
«Lenticchie, ancora!»
Tina fissò sconsolata il triste piatto davanti a lei, cercando di ignorare il borbottio di Kurt, che le ripeteva che facevano bene alla pelle, al cuore e a chissà cos'altro.
Ma certamente non fanno bene al mio umore.
«Posso sedermi?»
La voce di Jesse St James sapeva essere molto persuasiva, a volte.
«Certo! Piacere, Tina Cohen-Chang, quello che continua a brontolare è Kurt Hummel, quella che guarda in modo sospettoso il budino è Brittany Pierce e tu sei...»
«Bello sconosciuto, piacere»
La ragazza rise: non poteva dargli torto.
«D'accordo, Bello Sconosciuto, qual buon vento ti porta qui?»
Si pentì della domanda solo un attimo dopo averla formulata.
Tutti loro erano lì per lo stesso, terrificante motivo, molto lontano dall'essere un buon vento.
Il tornado
Il ragazzo finse di non notare l'infelice riferimento metereologico e rispose «Le buonissime lenticchie che fanno in questo posto, in realtà»
Si sedette con eleganza accanto a lei, stando a attento a non toglierle gli occhi di dosso.
«Aspetta... ma io ti ho già visto in aula canto, stamattina! Eri quello fermo sulla porta, che ci fissava in modo inquietante»
Non sei più tanto sconosciuto, ora.
«Siete... interessanti»
«In che senso, scusa?» chiese Tina, che, sedotta dalla calda voce di Jesse, desiderava che parlasse il più possibile.
«Sembravate spaventati»
«Tu non lo sei?»
«Ho passato di peggio. In fondo è solo un gigantesco, pericoloso, freddo sotterraneo di cemento e cartone da cui non usciremo mai più, no?»
«Sta scherzando, naturalmente! Vero, Bello Sconosciuto?»
Gli occhi di Kurt erano di ghiaccio.
«Certamente»
Idem quelli di Jesse.

  
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