Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |      
Autore: TheSecretLifeOfDaydreams    14/11/2012    8 recensioni
Poggio delicatamente le mie labbra sulle sue, che combaciano perfettamente, e lascio la sua lingua giocare con la mia. Inizia a darmi dolci baci sul collo, mentre sento le sue mani alzarmi la maglietta. Un brivido mi percorre la schiena. È inevitabile, quando sto con lui, tutto perde senso. Il mondo potrebbe iniziare a girare nel senso opposto, ma non ci farei caso. Sento un turbine di emozioni che si agitano frenetiche dentro di me, come un uragano.
- non mi lasciare mai - gli chiedo, ammirando il suo viso perfetto.
- mai, promesso - dice, convincendomi che questa felicità durerà per sempre.
La storia di due ragazzi, ostacolati dalla vita e dalle loro stesse paure, soggiogati dall'amore piú puro, l'unico che riesce a sopravvivere la morte.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liam Payne, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

some things will never die.

Life can show no mercy
It can tear your soul apart
It can make you feel like you've gone crazy 
But you're not
Though things have seemed to change
There's one thing that's still the same 
In my heart you have remained
And we can fly away
I said baby you're not lost

michael bublè; lost.


23 aprile 2010
Stringo forte la sua mano, lasciandomi guidare. Iniziamo a correre, e sento il vento leggero scompigliarmi i capelli. Il parco è deserto, ci siamo solo noi. L'unica cosa che si sente è il rumore delle nostre scarpe sul suolo umido, e il battito del mio cuore accelerare sempre di più. Provo un tale senso di libertà e spensieratezza che mi sembra di essere improvvisamente tornata una bambina. Dopo un breve tratto in salita arriviamo su una collinetta, decorata dagli alberi che girano tutt'intorno. Mi fa sdraiare a terra, sull'erba fresca, sotto una grande quercia, senza lasciarmi mai la mano.
- è stupendo, non trovi? - dice.
Annuisco, osservando quel paesaggio meraviglioso. Sono quasi le sette, e su Londra sta tramontando il sole. Il cielo è colorato di un violaceo tendente al blu, con qualche sfumatura rosa, mentre un gabbiano vola dietro le soffici nuvole bianche, illuminate dagli ultimi deboli raggi di sole. Intravedo la luna che fa capolino nel cielo. La notte sta scendendo sulla capitale e le case iniziano ad illuminarsi di una nuova luce. Rimango incantata e fissare la città instancabile che ancora si muove, godendo della pace e della tranquillità circostante. Le poche giornate in cui a Londra non piove, il cielo dona uno spettacolo davvero bellissimo.
Ma è niente in confronto al ragazzo che ho davanti, neanche lontanamente. I suoi grandi e limpidi occhi azzurri scrutano attenti l'orizzonte, pensierosi ma entusiasti, le labbra sottili accennano un sorriso e i capelli castani sono leggermente scompigliati, come al solito.
- sei bellissimo - dico istintivamente.
Mi sorride. Cavolo, è la cosa più bella che ho mai visto. E sapere che sono io la causa del suo sorriso, mi fa sentire la ragazza più felice del mondo. Mi spinge per terra e mi ritrovo sotto di lui.
- lo sai che ti amo? - mi dice, iniziando a giocare con una ciocca dei miei capelli biondi.
- ti amo anche io - rispondo.
Poggio delicatamente le mie labbra sulle sue, che combaciano perfettamente, e lascio che le nostre lingue giochino insieme. Inizio a dargli dolci baci sul collo, seguendo il profilo della sua mascella, mentre sento le sue mani alzarmi la maglietta. Un brivido mi percorre la schiena. È inevitabile, quando sto con lui, tutto perde senso. Il mondo potrebbe iniziare a girare nel senso opposto, ma non ci farei caso. Sento un turbine di emozioni che si agitano frenetiche dentro di me, come un uragano.
- non mi lasciare mai, Louis - gli chiedo, ammirando il suo viso perfetto.
- mai, promesso - dice, convincendomi che questa felicità durerà per sempre.

27 marzo 2012
Ci amavamo. Ricordo quei mesi come i più belli della mia vita. Eravamo due ragazzini, incuranti del futuro, consumavavamo lentamente il nostro amore scambiandoci promesse più grandi di noi. Lui per me era tutto. La cosa più bella che mi fosse mai capitata. Spesso non ci credevo, pensavo fosse solo un bel sogno, non mi sembrava vero addormentarmi con lui la sera e poi ritrovarlo lì con me anche la mattina dopo, e quella dopo ancora, pronto a darmi il buongiorno con i suoi sorrisi perfetti. Avevo trovato qualcuno che mi capiva, qualcuno che mi faceva sentire amata. Era il mio Angelo custode, venuto a proteggermi e a ripararmi. Ero sua. Era mio.
Ci sembrava tutto così perfetto che pensavo davvero che stavolta le cose sarebbero andate nel verso giusto. Ma si sa, la felicità non può durare per sempre, va e viene, e a volte non torna più. Il destino non ci mise molto a dividere le nostre strade. La notizia mi giunse esattamente due mesi fa, da Harry, il suo migliore amico.
- un cancro ai polmoni. Ce ne siamo accorti tardi - mi disse, cercando di nascondere, invano, la paura che lo sovrastava, le lacrime che premevano per uscire.
Quelle poche parole riuscirono a distruggere completamente il piccolo paradiso che mi ero creata, come l'ultima scossa di un terremoto. Rimasi paralizzata, sperando che tutto ciò fosse solo un brutto incubo. Ma mi sbagliavo.
È intrappolato in questo ospedale da circa un mese, e continua a lottare per tenersi in vita, senza arrendersi. E questo lo fa solo per me, perché sa il dolore che proverei nel perderlo. Perché in fondo, morire sapendo che nessuno piangerà per te, ti fa sentire sollevato, almeno in parte. Lasci la vita dolcemente, ringraziando quello che ti ha donato e accogliendo la morte con il sorriso, sperando magari che lì ci sia un mondo migliore. Ma per Louis è diverso.
Continua a lottare e a cercare disperatamente un appiglio per aggrapparsi alla vita solo per me, per la sua famiglia, per i suoi amici. Sa quanto dolore ci provocherebbe non averlo più con noi. Si sente tremendamente in colpa. Eppure io lo so, la colpa è del destino, questo destino avverso che ha deciso di privarci della felicità.
Ogni volta che vado da lui, mi sorride e mi dice - vedrai, ce la farò - ma non si accorge che sta combattendo inutilmente. La vita si sta ritirando, lasciando spazio alla morte, che si avvicina sempre di più.
Una delle cose che ho sempre apprezzato di Louis è che non smette mai di credere, non perde mai la speranza. Io sono diversa. Mi ero già preparata, sapevo già che non ci sarebbe stata alcuna possibilità per lui. Non sono pessimista, solo che non voglio farmi finte illusioni. Anche se continuo a pregare il cielo che mi stia sbagliando.

- signorina, dovrebbe entrare - La voce poco rassicurante del dottor Stevens mi fa tornare alla realtà. Sbatto con fatica le palpebre guardandomi intorno. Faccio quasi fatica a tenere gli occhi aperti. Quando penso di essere abbastanza pronta per farlo, mi alzo dalla sedia abbandonando la sala d'attesa, seguendo l'anziano signore per il lungo corridoio bianco dell'ospedale. Tutto è avvolto da un triste silenzio, spezzato ogni tanto dai rumori metallici dei macchinari. Si sente un forte odore di chiuso, e posso sentire il l'ansia e l'agitazione costante che sono nell'aria.
Saliamo al secondo piano e il mio accompagnatore apre la porta di una stanza un po' diversa dalle altre. Il dottor Stevens mi lancia uno sguardo allarmato, e posso percepire la sua disperazione. Deve essere terribile per un medico cercare di salvare un paziente che ormai è in fin di vita, o dire ai suoi genitori " ci dispiace, abbiamo fatto tutto il possibile". In fondo, lo capisco. I miei occhi lo ringraziano, e provo ad accennare un sorriso. Mi volto e entro, chiudendo la porta alle spalle.
Mi ritrovo in una camera rettangolare, abbastanza ampia, che ormai conosco fin troppo bene. Le pareti sono dipinte di bianco, e una luce opaca illumina tutta la stanza. Al lato si trova una grande vetrata, da cui si può ammirare tutta la città, mentre dall'altro, oltre a due pesanti macchinari, ci sono due poltroncine. Ma il mio sguardo si posa su una sagoma sdraiata, inerme su un letto bianco. Mi avvicino, e mi siedo accanto a lui.
- ciao Lou - dico, stringendo forte la sua mano.
- ciao Haley - mi dice flebilmente.
Lo guardo attentamente. La sua pelle è pallida, direi quasi bianca, come se si fosse adeguata al resto della stanza. È scarno e magro, le sue braccia possenti, che mi hanno stretto a lui ogni notte, ora non ci sono quasi più. Il suo petto, sul quale mi addormentavo ogni sera, sembra non poter più contenere il battito di un cuore ormai troppo grande, troppo malato. I suoi occhi sono grigi e spenti, non risplendono più come un tempo. La malattia sta risucchiando tutta la vitalità che aveva, lasciando solo rabbia e disperazione. E rabbia, io ne ho davvero.
Soprattutto contro questo destino orribile, che ha deciso di spezzargli la vita proprio nei suoi anni più belli, rabbia contro un Dio che probabilmente neanche esiste, o che non è così giusto come dicono. A un semplice ragazzo di vent'anni, buono con tutti, è stato privato il dono più importante a questo mondo: vivere. Avrei voglia urlare e correre via, scappare, andare lontano da tutto questo. Vorrei non essere al mondo. "in fondo, la strada per il paradiso non è così lunga" penso. "almeno, non per lui". Sento una lacrima inumidirmi il viso.
- Haley - mi dice a fatica, cercando di attirare la mia attenzione.
Mi asciugo velocemente le guance, sperando che le mie emozioni non mi tradiscano di nuovo. Provo a sorridergli.
- tesoro, non piangere, non serve a nulla. Lo so che tutto questo è ingiusto, ma non voglio andarmene vedendoti così. Voglio vedere che sei forte, che supererai tutto questo. Voglio vederti sorridere, v... voglio vederti ugualmente felice. Troverai qualcun altro capace di amarti, magari avrai dei figli, a cui racconterai di me. Tu hai questo dono, la vita, n...non buttarla via - dice, con grande sforzo.
uno sciocco "scusami" è tutto ciò che riesco a dire.
- ti amo - Mi sorride, e penso che probabilmente questo sarà uno degli ultimi.
Non parliamo, restiamo silenziosi a guardarci, ripensando a tutti i bei momenti insieme. Gli stringo ancora più forte la mano, e vedo che chiude gli occhi. Sta dormendo. Resto per un tempo interminabile vicino a lui, cercando di non perdermi neanche un istante insieme. Inizio a contare i suoi respiri sempre più irregolari con ansia, mentre il battito del suo cuore rallenta. Le sue dita sono gelate, e un brivido mi percorre il corpo. Smetto di pensare. L'unica cosa che voglio fare è stringere Louis forte a me, e cercare di fissare questo momento nella memoria.
Farò come mi ha detto. Non mi arrenderò, vivrò questa vita. Sarà fiero di me. Ma non penso che riuscirò mai a trovare qualcuno come lui. No, non ci sarà nessun altro. Non potrò mai amare qualcuno come ho amato lui. L'amore che provo per lui è qualcosa di indescrivibile, lo definirei quasi magico. È unico.
Perdo la cognizione del tempo, le ore passano veloci. Guardo fuori dalla finestra, e vedo che ormai è notte fonda. Sono rimasta seduta su quella poltroncina per un' eternità, senza muovermi, senza mangiare o bere, respirando a malapena.
Lo accarezzo sulla fronte, e come se fosse un richiamo, lui finalmente si sveglia, e apre leggermente gli occhi. Ma so già che durerà per poco. Si guarda intorno spaesato. Forse è già altrove. I nostri sguardi si incontrano, e sento che qualcosa in me sta cambiando.
- Haley, devo andare - dice calmo.
Quelle parole vanno dritte al petto, perforandomi l'anima come un coltello affilato.
- non mi lasciare - dico, supplicando il cielo che mi ascolti.
- ricordati ciò che ti ho detto. Non aver paura, il mio cuore rimarrà sempre con te -
- ti amo -

Il cuore si ferma, e il sangue nelle vene smette di pulsare. I suoi occhi sono sbarrati, e la sua mano, stretta nella mia, allenta la presa. Vedo il suo corpo irrigidirsi, e farsi ancora più bianco. Il petto si solleva un ultima volta. La macchina vicino a lui fa un rumore assordante.
All'inizio mi sembra di dormire, o di essere stata appena catapultata in un incubo. Poi qualcosa mi fa sbattere in faccia la realtà, facendomela apparire chiara e nitida davanti agli occhi.
Di colpo tutto perde senso.
Sento qualcosa lacerarmi, come se qualcuno mi stesse pugnalando.
Forse sto morendo dentro.
Inizio ad urlare il suo nome, e stringo forte quel corpo, scuotendolo, come se questo potesse restituirmelo. le lacrime scorrono veloci, e un vento gelido si fa spazio dentro di me per portarsi via tutta la gioia rimasta, lasciando solo una steppa desolata e buia. Mi sento niente, mi sento inutile.
Il centro del mio mondo, quello che mi teneva ferma a terra, non c'è più. Non ho più ragione di stare qui, io devo andare da lui.
Entrano tre medici dallo sguardo triste e affranto. Due mi portano fuori, a forza, tenendomi ferme le braccia. C'è anche Harry, con gli occhi rossi e gonfi. Ci guardiamo per un attimo negli occhi e ciò basta per capirci. No, lui mi avrebbe aiutata.
- lasciatemi, io devo stare con lui! - urlo, cercando di dimenarmi.
- andate via! - ripeto, ormai senza voce.
I due uomini cercano di tranquillizzarmi, anche se il loro sguardo mi sembra tutto tranne che rassicurante. Uno dei due ha una siringa in mano, probabilmente del sedativo.
No, niente potrà calmarmi.
Quando sento la presa sulle mie braccia diminuire, strappo la felpa che indossavo e scappo via. Corro, fuori da quel posto infernale, lontano da tutti, continuando a urlare il suo nome. Sento gli sguardi della gente - dei pochi che sono ancora in giro a quest'ora di notte - su di me, sento la loro compassione, il loro dissenso. Penseranno che sono una matta, che sono una stupida. Ma io non voglio la loro compassione. Nessuno può capire che cosa sto provando, adesso.
È come se dentro di me ci fosse un uragano, una tempesta implacabile, troppi sentimenti insieme, che mi graffiano, che mi scalfiscono l'anima, quel poco che ne è rimasto. Corro, sempre più veloce, senza una meta precisa, finché sento le mie gambe iniziare a cedere. Sto bruciando, sto andando a fuoco. Incendiata, letteralmente.
Mi accascio a terra. Sono in un grande parco, sotto una grande quercia, e la luna risplende alta e piena nel cielo. Faccio appena in tempo ad accorgermene che chiudo gli occhi e svengo.

3 gennaio 2013.
sono passati all'incirca dieci mesi. Di quello che successe dopo ricordo poco e niente, anche perché ho fatto il possibile per cancellare quel giorno orribile dalla mia memoria. Al mio risveglio ero a casa di Harry. Non so come aveva fatto a trovarmi, ma poco importa. So solo che da quel giorno io e lui diventammo inseparabili.
Eravamo già amici, ma la morte di Louis ha rafforzato questo legame. Ci siamo sostenuti a vicenda. Lui mi ha aiutato a non lasciarmi andare, a ricordarmi che una ragione per continuare a vivere c'è. Io sono qui perché questo è quello che mi ha chiesto Louis, perché non voglio deluderlo, voglio fargli vedere che sono forte.
Ma all'inizio è stato difficile, non posso negarlo. Stavo chiusa in casa, non parlavo più con nessuno. Trascorrevo le mie giornate in camera, a piangere, consumando una sigaretta dopo l'altra. Avrei potuto farla finita, avrei reso tutto più semplice, avrei dato un taglio a questo dolore che mi lacera.
Poi, un giorno, mi arrivò una lettera dall'università di Cambridge. Ero stata espulsa. Del resto, non partecipavo mai alle lezioni, ed ero stata bocciata agli ultimi due esami. I professori sapevano ciò che stavo passando, e all'inizio erano stati comprensivi, ma non è durato molto. Stranamente, fu proprio quella stupidissima lettera che mi fece accorgere di quanto ero caduta in basso. Louis mi aveva sempre ammirato per essere stata ammessa ad una università così importante, era fiero di me. Mi diceva "tu diventerai una scienziata famosa e un giorno salverai il mondo". E poi rideva, trasmettendomi una tale fiducia da indurmi a crederci almeno un po'. Così mi sono rialzata dalla voragine in cui ero caduta e ho ripreso in mano la mia vita.
Ora le cose vanno un po' meglio, in attesa di rifare il test di ammissione mi sono trovata un lavoro in un locale del centro, così posso pagare l'affitto di questo piccolo appartamento. È situato proprio davanti alla collinetta del parco in cui io e Louis ci mettevamo a guardare il cielo.
Passo le mie giornate così, la sera vado a lavoro, a volte Harry e Jay, la sua ragazza, vengono a trovarmi; e a volte mi affaccio alla finestra a guardare ciò che un tempo, era il piccolo angolo di mondo mio e di Lou, facendomi sfuggire qualche lacrima. Non è un granché, ma non pretendo di più. Perché poi, cosa può accadere di peggio di quello che mi è già successo? Nulla, penso. Quindi accetto il dolore che convive con me e vado avanti, vivendo alla giornata.
Il rumore della sveglia mi fa aprire gli occhi, e capisco che è ora di avviarmi a lavoro. Sono le otto e mezzo, ma fuori è già buio. Mi alzo con fatica dal divano, raggiungendo l'armadio. Dave, il nostro capo, ci lascia vestire come vogliamo. Dopo aver fissato l'anta color mogano per qualche minuto, scelgo un paio di jeans a vita alta e una semplice camicia bianca, poi abbino una giacca di pelle nera. Mi lego i lunghi capelli biondi, di cui vado fiera, in una coda alta, e passo un filo di mascara sugli occhi.
Dovrei essere pronta. Prendo la borsa, le chiavi e salgo in macchina, pronta ad affrontare il traffico frenetico di Londra.

- Haley, al tavolo 13, un mohito e due aperitivi! - mi urla qualcuno.
"Mamma mia, quanto bevono gli inglesi" penso ad alta voce, tanto che una signora mi guarda storto.
Qua la gente si diverte, sempre. C'è la musica a tutto volume, luci colorate e delle ragazze che "intrattengono" i clienti. Ma io le chiamo troie, il nome si addice di più. Insomma una specie di discoteca, ovvero i posti che odio di più in assoluto. Ma non ci posso fare nulla, di lavoro ho questo e devo tenermelo. Meglio di niente.
Servo l'ultimo tavolo e esco dieci minuti dal locale, in attesa di fare il secondo turno. Ho un mal di testa insopportabile. Porto con me un bicchiere di vodka e mi avvio, lasciandomi il caos alle spalle. Non che fuori non ce ne sia, però.
Ultimamente il traffico a regence street è aumentato, e davanti al semaforo c'è una fila interminabile di auto che aspetta con ansia il verde, pronta a sfrecciare al cambio del colore. Sento il vento freddo pungermi le guance, e mi pento di essermi vestita così leggera. Insomma, è pur sempre gennaio. Bevo un bel sorso di vodka, e sento l'alchol bruciarmi nelle vene, e infiammarmi il petto. Bere mi ha fatto bene, mi rendeva immune al dolore, in un certo senso. Ma ho imparato che questo sollievo è qualcosa di momentaneo, poi il dolore ritorna, più forte di prima.
Muovo il bicchiere su e giù, destra e sinistra, osservando il liquido al suo interno sbattere sulle pareti di vetro.
- no, non devo - dico, poggiandolo a terra, sul marciapiede.
- dovrebbero fare tutti come te sai? - una voce maschile alle mie spalle mi fa sussultare.
Mi volto e vedo un sconosciuto avvicinarsi.
Ora sta sotto la luce e riesco ad osservarlo meglio. È un ragazzo sui venticinque, ha forse qualche anno in più di me. È alto e robusto, indossa un paio di jeans e un maglione color crema. Mi domando se anche lui abbia freddo. Noto subito che ha una carnagione abbastanza abbronzata per essere inverno, le labbra carnose e una strana voglia sul collo. Ha uno sguardo dolce e rassicurante, e i suoi grandi occhi color nocciola mi guardano attenti. È un bel ragazzo, non c'è che dire.
- diciamo che stasera sto ascoltando un po' troppo il mio buonsenso - rispondo.
Lui mi sorride.
- beh, dovresti ascoltare più spesso il tuo buonsenso, allora. Comunque è un peccato, lasciarlo lì per terra - mi dice lui, osservando il bicchiere di vodka sull'asfalto lucido della strada.
- lo vuoi tu? - chiedo, non riuscendo a capire bene le sue intenzioni.
- ah, no grazie. Non posso - dice, facendomi l'occhiolino.
Questo ragazzo mi sta disorientando. c'è qualcosa di strano in lui, nel suo sguardo.
- comunque piacere, sono Liam - dice tendendomi la mano.
- Haley - rispondo.
La stringo calorosamente, e un brivido mi percorre la schiena.
- lavori qui? - chiede.
- si, ma adesso sto in pausa -
- deve essere una faticaccia -
dice lui, cercando di guidare la conversazione chissà dove. - già, non sai quanto -
rispondo. - no, posso capirti. anche io ho lavorato in un locale così, ma poi mi sono auto-licenziato. la musica a palla e le lucine intermittenti mi stavano dando alla testa - dice, con un sorriso sghembo sul volto.
- saggia decisione
concordo. - ehm... C'è qualcosa che posso fare per te? - continuo curiosa.
- scusami, cercavo solo un pretesto per parlarti - dice lui, abbassando lo sguardo, facendosi improvvisamente timido.
Che ci stia provando con me? Eppure io non l'ho mai visto, è un perfetto sconosciuto.
- ah... Ehm... Liam io non... - balbetto, abbastanza in difficoltà dal suo atteggiamento.
Mi guarda pensieroso.
- ehi, non ci sto provando con te! - dice alla fine, scusandosi.
Arrossisco, dopo l'ennesima figura di merda. Mi guarda intensamente, e devo distogliere lo sguardo per non affogare nei suoi occhi profondi.
- io... Dovrei darti una cosa - dice, insicuro.
Spalanco gli occhi, incredula. Non ci capisco nulla. Aspetto che tiri fuori qualcosa, ma niente.
- senti, so che non mi hai mai visto e che per te sono un perfetto sconosciuto, ma ti prego, fidati di me -
Perché dovrei, penso. Lo conosco a malapena da dieci minuti, non so quali sono le sue intenzioni. Ma c'è qualcosa in questo ragazzo che mi spinge ad ascoltarlo, a fidarmi di lui. Come se fossi attratta da lui. Come un satellite che gravita intorno al sup pianeta. Non è una bella sensazione, comunque.
- di cosa si tratta? - chiedo cauta.
Aspetto con ansia che la sua bocca emetta un suono. Dopo qualche secondo, le sue labbra pronunciano la parola che mai mi sarei aspettata di sentire.
- Louis - 
Quelle cinque lettere mi rimbombano nella testa, riportandomi alla mente i più dolci ricordi. Il mio cuore viene stretto da una morsa, e una fiamma torna a ustionarmi.
Dolore.
Si accorge di aver toccato un tasto piuttosto dolente, infatti scuote il capo in cenno di scuse. Torno a fissare Liam. "Cosa ne sa lui di Louis? Forse era un amico. Ma come sa di me? Che Louis gli abbia parlato? No, non credo. E poi cosa può avere da darmi? Magari vuole solo aiutarmi, sembra un bravo ragazzo, in fondo"
Il mio cervello sta lavorando così tante informazioni insieme che devo farlo fermare un attimo. Guardo Liam negli occhi, di nuovo. Non perdo tempo a farmi domande. Decido di fidarmi del mio istinto. Questo ragazzo mi trasmette una tale sicurezza che mi spinge ad ascoltarlo. Mi tuffo nell'ignoto più totale.
- entriamo a bere qualcosa, Liam? -

8 gennaio 2013
Sto seduta sul divano di casa, con un cappuccino bollente in mano. Davanti a me c'è Liam, e io rimango totalmente ammaliata dalla sua presenza. Continua a sorridermi dolcemente, mi sembra di conoscerlo da una vita. La sua voce calda e tranquilla mi ha incantata.
L'ho chiamato a casa mia per conoscerci meglio e con più calma. Ho scoperto che neanche lui ama le discoteche. Abbiamo messo un piede nel locale per vedere che aria tirava e poi ce la siamo data a gambe, io fingendo un mal di testa e facendomi congedare da dave.
Louis invece le amava, ma ogni volta che stava con me rinunciava ad andarci e trascorrevamo le serate stretti sul divano, a guardare film romantici e scambiarci dolci promesse...
La voce di Liam mi fa tornare alla realtà. È tutto il pomeriggio che stiamo qui a parlare. È simpatico, ma continua a comportarsi in modo strano. Mi riserva troppe attenzioni, come se cercasse di proteggermi da qualcosa. Comunque, a parte la strana forza gravitazionale che mi attira verso di lui, cosa piuttosto fastidiosa considerato che lo conosco da poco più di due giorni, mi piace. Sbadiglio. Penso che abbiamo chiacchierato abbastanza.
- Liam, ho bisogno che tu sia sincero con me - inizio.
- scusami, hai ragione. Penso di doverti dare delle spiegazioni - dice improvvisamente serio.
Annuisco, bevendo un'altro sorso del mio cappuccino bollente. Non ho idea di cosa stia per dirmi, ma penso sia importante, lo vedo dall'espressione che ha assunto. Spero solo di essere pronta a qualunque cosa dica.
- innanzitutto vorrei chiederti una cosa. Ti prego, non pensare che sono pazzo o che mi stia prendendo gioco di te. So che è difficile credermi, ma almeno provaci -
- ci proverò -
Sono sempre più incuriosita, e quest'ansia mi sta snervando. Non dico niente, aspetto che sia lui a parlare. Prende anche lui il suo caffè, e aggiunge lo zucchero. Evidentemente si sta prendendo qualche minuto per pensare a come cominciare.
- non è una bella storia da raccontare, ma cercherò di fare il mio meglio -
- ecco... tutto iniziò circa un anno fa. Vivevo in una bella cittadina nel nel centro dell'inghilterra, a Wolverhampton. Conducevo una vita normale, avevo tanti amici, una bella famiglia, praticavo sport ed ero anche piuttosto bravo a scuola. Un giorno però mi accadde una cosa piuttosto strana. Era la finale del campionato scolastico di rugby, e ad un certo punto sentì le mie gambe tremare. poi cedettero, e crollai a terra. Non mi era mai capitato prima, ma pensai che fosse solo un crampo. Però, e questo non potevo nasconderlo, c'era qualcosa che non andava in me, stavo male. Mi ricordo che dopo una breve corsa, o anche dopo aver salito le scale, cadevo a terra sfinito. Non mi erano mai capitate cose di questo genere. I miei erano preoccupati, in effetti lo ero anche io, ma continuavo a fingere che andasse tutto bene. Poi, un giorno, alle prove di canto, ho avuto un attacco cardiaco. Mi hanno portato con urgenza in ospedale, e mi hanno ricoverato. Ho trascorso quasi due mesi lì, e sono stati i più brutti della mia vita. Passavo i giorni sdraiato su un letto, e pensavo che quelli sarebbero stati gli ultimi. Non avevo certezze. Molti medici dicevano che sarei riuscito a riprendermi, ma io non ci ho mai creduto. Poi, un giorno, conobbi un ragazzo. Louis. -
Si deve fermare un momento perché vede che ho gli occhi lucidi. Faccio un bel respiro e gli dico di continuare.
- Louis era un ragazzo fantastico. Era incredibile, nonostante le sue condizioni fossero di gran lunga peggiori delle mie, continuava a sorridere, a dire che tutto si sarebbe risolto. Mi infondeva una tale gioia quando lo vedevo che avevo iniziato a sperare anche io. Quando la salute ancora lo permetteva, lo raggiungevo nella sua stanza d'ospedale e guardavamo insieme le partite dei Leackers. Avevo trovato un'amico, qualcuno che con un semplice sorriso riusciva a migliorarmi la giornata. Un giorno, tutti i miei sogni si concretizzarono. Il dottore venne da me dicendomi che aveva trovato un cuore, per il trapianto. Io non chiesi nulla, entusiasta all'idea che avrei potuto avere una nuova vita. Volevo essere operato subito, e non persi altro tempo. L'operazione riuscì. Volevo raccontare tutto a Louis, ma non potevo. Era morto. Tutto mi fu immediatamente chiaro. Era stato lui, a donarmi il cuore. Non smetterò mai di ringraziarlo, perché se adesso sono qui, è solo grazie a lui. Adesso ho un cuore sano, che mi consente di vivere normalmente. Ho una grande sfortuna, però. Perché il mio cuore è innamorato, e di una persona che non avevo mai visto in vita mia, fino a qualche giorno fa -
Mi prende la mano e la poggia sul suo petto. Sento un cuore che batte, furioso. Come se volesse uscire e volare via. D'un tratto capisco.
Percepisco una strana sensazione nascere dentro di me, simile alla rabbia. No, non può essere. Quando Louis è morto io ero lì, accanto a lui. Mi ricordo l'ultimo battito del suo cuore, quello che aveva fatto iniziare la mia tortura. Io ero lì, avevo visto tutto. Quel cuore si era fermato, ne sono convinta. E poi, perché non mi aveva detto nulla? Perché mi aveva tenuto nascosta questa amicizia con Liam? Perché non mi aveva detto che il suo cuore era da un'altra parte? No, non può essere. Rimango immobile, come una statua, mentre mille pensieri volano nella mia testa. Sono confusa, troppo.
- stai mentendo - sibilo.
- Haley, perché dovrei? - dice lui.
È impossibile. Un cuore non può riprendere a battere. Non riuscendo più a contenere tutta questa rabbia, esplodo.
- perché dovrei fidarmi di te? Il suo cuore si è fermato, lo so, io ero lì! Il suo cuore è morto! - urlo, in preda alla disperazione.
Dovrei credergli, sarebbe tutto più semplice. Ma proprio ora che mi sono ero abituata all'idea di una vita senza Louis, Liam mi dice che il suo cuore batte ancora, e che è innamorato, per giunta. A chiunque sembrerebbe una pazzia. Lui mi guarda con comprensione, e non dice niente. Con calma, mi porge una busta di carta ingiallita, un po' rovinata. Gliela strappo dalle mani con avidità. La apro e tiro fuori il figlio che c'è all'interno.

26 marzo 2012
ciao piccola, mi dispiace ma
cara haley, dovevo scrivert

Ciao Haley.
Probabilmente quando aprirai questa busta io sarò già altrove, in un posto migliore. Se però ti è arrivata vuol dire anche che tu stai bene, e questa è la cosa più importante. Sarò breve, anche perché i miei tempi sono piuttosto ristretti, lo sai.
Tesoro mio, non sai quanto sto male al pensiero che tra poco dovrò lasciarti. Andrò molto lontano da te, lo sappiamo entrambi. Ho sempre cercato di nascondere l'evidenza, dicevo che tutto sarebbe andato bene, ma mi sbagliavo. Non sai quanto mi fa male sapere che non potrò più stringerti, non potrò più abbracciarti la sera, e darti il buongiorno al mattino. Purtroppo questo è ciò che il destino ha deciso per noi, e va accettato. Ma ricordati che anche se io non sono più laggiù con te, ti guardo e ti sto sempre vicino. Non lasciarti andare, vivi la vita e apprezza ciò che ho da darti. Continua a lottare, sempre. So che è difficile, ma fallo per me, starò meglio. Ci sono tante persone che ti vogliono bene e che ti amano, non deluderle.
Ringrazia Liam, e digli che è stato un amico speciale.
Louis


Piango leggendo quelle poche righe, e riconosco la scrittura inconfondibile di Lou.
Di colpo, tutto mi torna in mente.
Le ultime parole che mi aveva detto. "il mio cuore resterà sempre con te".
ora capisco cosa intendeva. È tutto vero, mi sbagliavo.
Aveva ragione Liam, allora. Un raggio di sole entra dalla finestra, e mi illumina il viso. " è lui" penso. "è ancora qui. O forse, non se ne è mai andato"
Finalmente, dopo tanto tempo, la mia vita ricomincia ad avere un senso. Sento che quel vuoto dentro di me comincia a riempirsi lentamente. Sento che c'è ancora qualcosa che mi tiene in vita. E la causa è proprio il ragazzo che ho davanti, che per chissà quale ragione, è follemente innamorato di me.
- scusami Liam - dico, avvicinandomi.
Lo guardo intensamente negli occhi, e lui mi alza leggermente il viso.
Non so perché lo faccio, le ragioni dell'amore sono sempre le più strane.
Poggio delicatamente le mie labbra sulle sue, e le nostre lingue giocano insieme, rincorrendosi. È un bacio dolce, casto, ma speciale. Lui mi mette una mano tra i capelli, e io poggio una mano sul suo petto muscoloso. Lì c'è un cuore, che batte per me. È il cuore di Louis, solo che non è più dentro il corpo di quel ragazzo dagli occhi verdi, di cui mi innamorai tre anni fa. Mi lascio andare tra le braccia di Liam, consumando quell'amore che mi è stato negato per tanto tempo, come un dipendente che ritrova la sua droga. Continuo a baciarlo con foga, mentre un raggio di sole ci illumina. Me lo aveva detto che sarebbe stato sempre con me. Il mio Louis.
Non so se sono innamorata di questo ragazzo, che continua a sorridermi dolcemente. So solo che non ho intenzione di staccarmi da lui, e ora che ho finalmente ritrovato la felicità, non me la farò scappare di nuovo.
Perché una persona può morire, ma altre cose non muoiono mai.
E l'amore, è una di queste.
 


 Aloha!
eccomi, sono tornata C:
è taanto che non pubblicavo una storia, così ho ricominciato a scrivere, 
e mi è uscita questa roba qua.
è la prima volta che mi piace qualcosa che scrivo, molto strano ahah :') 
#comunque alla fine si è risolto tutto, o almeno in parte, 
non mi andava di scrivere un'altra tragedia, 
quindi ho fatto una specie di lieto fine. 
non lasciatemi qui a parlare da sola, voglio sapere che ne pensate,
lasciatemi una recensione e sarò una 
ragazza felice.*fa gli occhioni dolci* 
vado a studiare. #muchlove

- ale 
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: TheSecretLifeOfDaydreams