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Autore: Nimel17    14/11/2012    9 recensioni
Un re fa un accordo con una potente creatura ma poi, disgustato dalla magia nera, esilia il mago, che giura di prendersi tutto quello cui il sovrano tiene. Molti anni più tardi, la principessa ed erede del regno non sa cosa l'attende sulla strada dentro la foresta per tornare a casa dopo la sua festa di fidanzamento e non sa che non tutto è quello che sembra. E che sarà lei a farne le spese.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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“Suvvia, Belle, questo è il tuo gran giorno. Dovresti essere felice.”
La ragazza alzò un sopracciglio.
“Mi devo sposare e non ne sono stata informata?”
Suo padre le diede un buffetto di rimprovero.
“Oggi rivedrai Gaston. È dalla scorsa estate che non lo vedi.”
Sì, ma sono quasi vent’anni che lo vedo estate, dopo estate, dopo estate.
Belle guardò fuori dal finestrino della carrozza. Quel tragitto era sempre uguale, desiderava disperatamente che qualcosa cambiasse. Aveva iniziato ad odiare quella stagione, anche se il sole splendeva e il cielo era sempre di un azzurro luminoso, anche se c’erano fiori colorati dappertutto. Rimpiangeva il freddo che le arrossava le guance, la neve, la bellezza dei fiori ricoperti dal ghiaccio e soprattutto la libertà da Gaston. Sapeva che suo padre, re Maurice, e la sovrana del regno vicino, Regina, avevano pianificato il matrimonio tra i loro figli praticamente alla loro nascita e tre mesi all’anno li passavano insieme. Belle odiava quel ragazzo che la prendeva in giro, le tirava le trecce, le strappava i libri e la chiamava “anatroccolo”. Abbassò lo sguardo sul suo vestito azzurro ricamato d’oro e desiderò che non dovesse essere proprio lui il suo promesso.
“Padre, è vero che oggi non mi sposo, ma… sarà inevitabile il matrimonio tra me e Gaston?”
Maurice le strinse le mani.
“Tesoro, abbiamo aspettato quasi vent’anni.”
Tu hai aspettato. Quel pensiero saettò nella testa di Belle ma stette zitta. Suo padre sentiva solo quello che voleva sentire.
“Con lui sarai al sicuro. È un cavaliere molto valoroso, impavido.”
“Al sicuro da cosa, padre? C’è qualcosa che mi avete nascosto?”
Maurice esitò, poi sorrise.
“Niente, tesoro, solo le paranoie di un vecchio.”
Lei lo squadrò con i suoi occhi chiari.
“Non sono una statua di porcellana da proteggere, padre. Mi avete cresciuta per ben altro.”
Il re sospirò e si tolse il cappello di velluto rosso, rigirandoselo tra le grosse e goffe mani.
“Hai ragione, te l’ho nascosto anche troppo a lungo. Vedi, Belle, prima della tua nascita tua madre ed io eravamo molto infelici. Non riuscivamo ad avere un bambino, così decidemmo di rivolgerci ad un potente mago per un patto. Lui avrebbe spezzato la maledizione che gravava su tua madre e noi gli avremmo dato in cambio un libro d’incantesimi dalla biblioteca del castello.”
Belle sentì una sensazione fredda, acuta, partire dal cuore fino a ghiacciarle il sangue nelle vene sottili.
“State parlando di Rumpelstiltskin?”
Maurice impallidì e la prese per le braccia, stringendola così forte da lasciarle i segni.
“Quel mostro ti ha avvicinata? Dimmelo, Belle, o non potrò proteggerti!”
“No, no, ho solo letto di lui, lasciatemi!”
Lei venne rilasciata quasi subito e altrettanto presto perdonò suo padre.
“Sì, Belle, sto parlando del Signore Oscuro. Vedi, nel nostro castello lui si dedicò ad esperimenti di magia nera. I consiglieri, i sudditi, erano terrorizzati. Tua madre era incinta di te, perciò volevo aspettare che tu fossi nata per scacciarlo. Purtroppo, sai che la mia adorata Janeel morì e io ho sempre sospettato che dietro ci fosse la mano dello stregone, così lo mandai via dalla mia casa. Poco tempo dopo, lo esiliai dal mio regno e lui promise vendetta. Che tutto ciò che amavo sarebbe stato suo, un giorno.”
Belle rabbrividì. Si era sempre sforzata di essere una persona coraggiosa, ma le leggende che attorniavano il nome di Rumpelstiltskin avrebbero scoraggiato chiunque. Diversamente da quello che si diceva a voce molto bassa e senza mai fare nomi direttamente, lei aveva letto su quel raro e vecchio volume che il folletto era stato un tempo un uomo normale, che aveva ucciso il precedente Signore Oscuro e ne aveva assunto i poteri. Chi trovava il pugnale con inciso il suo nome poteva controllarlo, ma non c’erano stati sopravvissuti per gli sciocchi che ci avevano provato.
Moltissime persone, potenti e insignificanti, ricchi e poveri, avevano stretto un patto con lui, ma nessuno aveva mai compreso veramente ciò che chiedevano e ciò che promettevano in cambio, così la loro sorte era diventata miserevole. Quello che aveva compreso, più di ogni altra cosa, era la frase conclusiva del testo: Nessuno rompe un patto con Rumpelstiltskin.
“Ti ho turbata, tesoro? Non devi preoccuparti, è passato molto tempo.”
Belle sorrise dolcemente.
“Non sono spaventata.”
La carrozza si fermò e la portiera venne aperta da un uomo dalla pelle color cannella, crespi e corti capelli scuri, baffi e pizzetto. Lei accettò il suo aiuto per scendere e rise alla sua aria impassibile.
“Sidney, siamo ormai vecchi conoscenti. Potresti anche sorridere.”
Gli occhi neri dell’uomo si addolcirono e i lineamenti si rilassarono nel tanto atteso sorriso.
“Regina e suo figlio vi attendono con ansia, principessa.”
Mentre Maurice stava parlando con il cocchiere, le sussurrò:
“Sono contento di rivedervi, Belle. La corte è un po’ noiosa, nessuno con cui parli conosce Agrabah, la mia terra natale.”
“Lo so, ti ho portato un libro di racconti scritto proprio su Agrabah, spero ti piacerà.”
Il consigliere della regina s’inchinò profondamente e scortò lei e suo padre all’interno del palazzo reale.
Belle rabbrividì ancora. Quel posto era così… freddo. Anonimo. Non era una vera casa.  Il soffitto era troppo alto, tutto era pieno di spigoli e le mura erano bianche e grigie, le tende di pesante velluto nero, rosso e argento impedivano alla luce di entrare. Sidney proseguì fino alla porta della Sala Reale e s’inchinò ancora prima di aprire. Prima che lei potesse entrare, lui le toccò il polso per rallentarla.
“Oggi si aspettano tutti grandi cose, Belle. Attenta.”
Lei annuì ed entrò a testa alta. Non importava quanto avrebbero insistito suo padre o Regina, non avrebbe sposato Gaston se avesse visto che non era cambiato dal ragazzo superficiale e vanitoso che conosceva.
La regina le andò incontro, a braccia aperte, sorridente. I lunghi capelli neri erano raccolti in due trecce alla base della nuca e per quel giorno non era vestita di nero ma di blu, adornata di zaffiri, il volto truccato molto più di quanto non si addicesse ad una vedova.
“Belle, cara, sei diventata una magnifica, giovane donna. Non trovi, caro?”
Gaston si era avvicinato. Lei poteva vedere chiaramente che era diventato ancora più alto, i capelli folti e scuri pettinati all’indietro, gli occhi neri che volevano essere penetranti, ma che le sembravano solo confusi. Le prese la mano e gliela baciò, senza smettere di fissarla.
“Senza dubbio, madre. L’anatroccolo che ricordavo è diventato uno splendido cigno.”
Belle s’irrigidì. Non le pareva un così bel complimento, ma lui scambiò il suo fastidio per imbarazzo e le accarezzò una guancia, annuendo rivolto a sua madre. Regina guardò Maurice, che se n’era stato un po’ in disparte, commosso.
“Preparate le nozze!”
Lei sgranò gli occhi. Sapeva, naturalmente, anche senza i suggerimenti di Sidney, che sarebbe successo, ma non era abbastanza pronta. Non lo sarebbe mai stata. Afferrò la mano di Gaston, che le sorrise inorgoglito.
“Dimmi, tesoro.”
“Perché vuoi sposarmi? Non mi hai mai sopportata.”
“Tesoro, eravamo ragazzi. Guardati adesso, sei la donna più bella dei due regni!”
“Ma è solo la bellezza che conta per te?”
“Che altro c’è?”
Belle si ritrasse come se l’avesse schiaffeggiata. Non provava dolore, questo no, visto che non era innamorata di quel bellimbusto vanesio, ma era disgustata. Marciò davanti a Regina e raggiunse suo padre al centro della sala, determinata. Già i servitori stavano preparando lunghe tavolate piene di cibo e vino e lei non potè fare a meno di pensare, cinicamente, se avessero già anche chiamato il prete per sposarli. Si rivolse a tutti e a nessuno in particolare, a voce alta e scandita.
“Non ci saranno nozze di nessun genere. Dovrete festeggiare per un altro motivo.”
Detto ciò, uscì dalla sala senza vacillare, aprendosi da sé le porte.
“Sidney, chiama la mia carrozza, per favore.”
“Avete fatto la scelta giusta, principessa.”
Passi trafelati erano dietro di lei, i più vicini facevano più rumore per via dei tacchi.
“Principessa!”
“Belle!”
Si fermò e li aspettò, tranquilla. Non aveva alcun rimpianto. Suo padre era estremamente disorientato, Regina era più dura e ansiosa.
“Belle, tesoro, cos’è successo?”
Lei usò il suo tono più cortese ma freddo, rivolta verso la regina.
“Mi dispiace, Maestà, ma non sposerò un uomo che mi vuole solo per la mia bella faccia.”
“Tesoro, lui ci tiene a te…”
“Quanto può tenere a me qualcuno che, quando gli ho chiesto se a lui importava solo della mia bellezza, mi ha risposto Che altro c’è?
Regina arrossì, mostrando la buona grazia d’essere imbarazzata. Suo padre sospirò e le strinse una mano.
“Devi dargli tempo, Belle. Lui…”
L’altra donna le si avvicinò e parlò in modo che solo lei potesse sentirla.
“Mia cara, noi donne abbiamo la benedizione e maledizione d’esser molto più sveglie e mature degli uomini. Tu sei più responsabile di mio figlio, che per adesso deve ancora crescere in un certo senso, ma ciò non vuol dire che non sarà un ottimo marito per te. In poco tempo, anche grazie alla tua influenza, cambierà modo di pensare, credimi. Anche suo padre era così, ma non mi sono mai pentita.”
Belle ascoltò in silenzio. Sapeva che non avrebbe cambiato idea, ma Regina non le piaceva e sentiva che non avrebbe accettato un no come risposta. Cercò quindi di presentare un compromesso.
“Molto bene. Propongo un punto d’incontro, Maestà: non ci sarà nessun matrimonio per il momento, ma io non romperò il fidanzamento e darò a vostro figlio una seconda possibilità. Abbiamo un accordo?”
Suo padre sussultò alla sua uscita, ma Regina sorrise, mostrando i denti bianchi.
“Non posso chiedere di più, mia cara Belle. Ma non protrarre i tempi troppo a lungo.”
“Non è mio desiderio.”
Regina e Maurice si trattennero ancora qualche istante a parlare, mentre lei attendeva in carrozza. Sidney le fece compagnia mentre controllava i cavalli.
“Il principe è rimasto folgorato, principessa.”
“Ma ti rendi conto, Sidney, di ciò che mi ha detto? Dio, mi sento una bambina petulante a lamentarmi così, ma non penso di esser stata mai tanto arrabbiata.”
“Tornerete sulla vostra decisione?”
“Certo che no, volevo solo prendere tempo.”
“Per cosa?”
“Un miracolo, immagino.”
Lui le sorrise e diede una pacca affettuosa ad un cavallo.
“Addio, principessa. O arrivederci.”
Gli sorrise mentre suo padre saliva e si sedeva al suo fianco. Fuori era già buio. La carrozza ripartì e lei attese per i rimproveri che era sicura sarebbero venuti. Ma il re sembrava solamente triste. Trascorsero in silenzio buona parte del viaggio, ma a mezzanotte passata nessuno dei due riusciva a dormire.
“Mi biasimate, padre?”
Maurice fece un sospiro profondo.
“In parte sì e in parte no. So che Gaston non è il tipo d’uomo che volevi, Belle, non sarà mai in grado di sostenere una conversazione arguta con te al tuo stesso livello, forse non approverà che tu legga tanto, ma sarà un re capace e premuroso. Inoltre, Regina è molto intelligente e veglia su di lui. Ma tu, tesoro, devi abbassare un po’ le tue aspettative. Non continuare a volere un Principe Azzurro.”
“Non voglio un Principe Azzurro. E non voglio Gaston.”
Prima che suo padre potesse ribattere, la carrozza fu scossa bruscamente e padre e figlia vennero gettati in avanti. Belle riuscì a non perdere troppo l’equilibrio e piantò le unghie nel velluto del sedile, respirando affannosamente. Il gomito le faceva male e anche un ginocchio che aveva sbattuto per terra, ma si voltò quasi subito verso suo padre.
“Papà, papà, ti sei fatto male?”
Maurice aveva un brutto livido sulla fronte e le nocche sbucciate, ma per il resto sembrava illeso.
“Belle, Belle, cos’è stato? Stai bene, sei ferita?”
Aprirono le portiere per vedere cos’era successo e lei scese, cauta, reggendo una lanterna. Il cocchiere era scomparso e sembrava che persino il vento avesse smesso di soffiare.
“È tutto così… immobile.”
La carrozza era rovesciata per metà eppure i cavalli se ne stavano lì, fermi e calmi. Scese anche suo padre e si guardò intorno.
“Belle, sali dentro. Non mi fido.”
“Cosa può essere successo? Sembra…”
“Magia.”
Si guardarono e lei poteva vedere l’angoscia negli occhi del padre. Si sentiva spaesata e fuori posto, come in un sogno. Si girò e fece una rapida perlustrazione vicino al bosco, per quanto riuscisse a vedere. Non c’era niente di strano, a parte quell’insistente immobilità, ma si sentiva osservata e la sensazione non le piaceva. Stava per tornare dal padre, quando sentì una mano afferrarle il braccio  e tirarla indietro, verso la foresta. La lanterna cadde senza fare rumore. Cercò di gridare, ma la sua voce era scomparsa, apriva la bocca ma non uscivano suoni. Si dibatté, ma non appena si mosse venne circondata da una nube viola che l’accecò momentaneamente. Provò una sensazione strana, come quando cavalcava troppo veloce e il cavallo faceva un salto molto alto, ma non del tutto spiacevole. Si sentiva tremare per le vertigini e non si sentiva per niente salda sui piedi.
“Puoi aprire gli occhi, dearie.”
 
 
Rumpelstiltskin
 
Ammirevole. La maggior parte delle persone che aveva trasportato con la magia avevano dovuto perlomeno sorreggersi per non cadere, invece la principessa aveva solo vacillato, con gli occhi chiusi. Ma ora lui li desiderava bene aperti, per vedere il loro bellissimo azzurro cielo che lo aveva colpito mentre osservava lei e il re. La voce del Signore Oscuro che dormiva nella sua mente lo derise, ironico.
Hai sbagliato battuta, Rumpelstiltskin. Dovevi dire che volevi vederli aperti per bearti del loro terrore.
Lui incrociò le braccia sul petto, scacciando la voce, seccato. Non poteva negare di esser stato colpito dalla bellezza della principessa, ma lo riteneva naturale. La ragazza aveva lunghi boccoli castano ramati, in parte raccolti da un fermaglio di madreperla, la pelle bianca e rosea come conchiglie e lineamenti che ricordavano quelli di un gatto siamese. L’abito celeste era sgualcito, strappato in un punto, ma non le toglieva un grammo di fascino.
“Puoi aprire gli occhi, dearie.”
La principessa obbedì, lentamente. Era scossa, ma si rifiutava di dimostrare la sua paura.
“Così, voi sareste Rumpelstiltskin.”
Lui s’inchinò, senza intenzione di sbeffeggiarla.
“Proprio io, in persona, dearie. Immagino tuo padre ti abbia parlato di me.”
La fanciulla fece un mezzo sorriso, creandole una fossetta sulla guancia.
“Non più di un paio d’ore fa.”
Rumpelstiltskin congiunse le mani e sorrise, deliziato.
“Quando si chiama destino! Quindi sai anche perché sei qui, vero dearie?”
“Perché avete promesso che tutto ciò che appartiene a mio padre sarà vostro.”
“Intuizione esatta.”
Lui le si avvicinò, esaminandola mentre le girava intorno come un predatore.
“Sai, dearie, assomigli moltissimo a tua madre, per tua fortuna. Non ho afferrato bene il tuo nome, cara.”
Le guance della principessa si tinsero appena di rosso, ma lui poteva vedere chiaramente che non era certo per imbarazzo e vergogna.
“Il mio nome è Belle, e non osate nominare mia madre! È colpa vostra se è morta!”
Gli occhi scuri di Rumpelstiltskin si raffreddarono come se un soffio di vento avesse spento delle candele. Sorrise, scoprendo i denti irregolari, e suo malgrado la ragazza impallidì un poco.
“Ma certo. Io sono il mostro, la Bestia… questo ti ha detto tuo padre, vero dearie?”
Lei aveva recuperato il suo coraggio e lo stava fissando, ad occhi socchiusi.
“Non è forse vero che lo siete?”
Il Signore Oscuro sollevò una mano, sfiorandole una guancia con le unghie nere e appuntite.
“Oh sì, dearie, e anche di più di quello che dicono. Ma non sono io la Bestia che importerà a tuo padre, temo.”
Belle sussultò e arretrò.
“Che cosa volete dire?”
Lui non rispose e fissò il cielo, pensieroso.
“Il nostro viaggio è durato più del previsto, principessa. È quasi l’alba.”
“Ma come…?”
“La magia, dearie, te l’ha fatto sembrare diverso come durata. Ma ora basta con le chiacchiere. Ti farò conoscere una bestia, ma sarà del tutto innocua, hai la mia parola.”
L’acqua del lago che stava bagnando appena l’abito di Belle s’illuminò di luce dorata e lei si vide circondare da acqua e fumi violacei. Rumpelstiltskin si godette la sua paura e rise, quando finalmente la ragazza tornò visibile, non più umana, ma come cigno. E che cigno: le piume candide, gli occhi blu e luminosi persino in quella forma. L’animale sbatté le ali e il suo sguardo si puntò su di lui, addolorato e irato.
Rumpelstiltskin sorrise ancora e tese la mano in avanti, inchinandosi.
“La mia maledizione farà sì che tu diventi un cigno di giorno e che ritorni umana durante la notte, così avrò lo stesso qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere. Si è molto soli qui, dearie.”
Il cigno sbatté nuovamente le ali, questa volta spruzzandogli l’acqua addosso. Il mago rise e prese dalla tasca un pezzo di pane, che ridusse in briciole e lo gettò in acqua.
“Buona colazione, dearie.”
Le voltò le spalle e saltellò verso il suo castello, ridacchiando soddisfatto.
 
 
 
Angolo dell’autrice: Buonasera a tutti! Spero di non avervi fatto aspettare troppo! Rumpel non si è comportato troppo bene con Belle, ma rimedierà… forse. Nessuno vuole che sia un bravo ragazzo, giusto? Ringrazio parveth89, Sylphs, Raven_95, jarmione, aurora faleni, MsBelle per aver recensito, ANIMAPERSA, Capinera, Ginevra Gwen White per aver messo la storia tra le preferite e Lupa Malandrina, Moon Love, MsBelle, Raven_95, Sylphs, Silvie de la nuit, sosia e tykisgirl per averla messa tra le seguite. Alla prossima!
  
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