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Autore: Nimel17    11/11/2012    9 recensioni
Un re fa un accordo con una potente creatura ma poi, disgustato dalla magia nera, esilia il mago, che giura di prendersi tutto quello cui il sovrano tiene. Molti anni più tardi, la principessa ed erede del regno non sa cosa l'attende sulla strada dentro la foresta per tornare a casa dopo la sua festa di fidanzamento e non sa che non tutto è quello che sembra. E che sarà lei a farne le spese.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Rumpelstiltskin osservò euforico la sua nuova pozione. I fumi violacei salivano in spirali sinuose, disperdendosi nella stanza. La sola luce era data dal fuoco scoppiettante nel camino di pietra e gli piacque come la prevalente oscurità, il colore della sua magia e i riflessi rossi e bluastri del fuoco rendessero  tutto più inquietante e minaccioso.
Il Signore Oscuro si recò al lungo tavolo, uno dei pochi mobili che aveva conservato dal suo soggiorno a corte. Cercò freneticamente la sua ampolla e la strinse a lungo tra le dita, cercando sollievo nel gelo del vetro contro la sua fronte febbricitante. Vide il suo riflesso nel vassoio lucido dove teneva il servizio da the e ghignò. Era il ritratto della Pazzia: i capelli erano una massa spettinata che gli scendeva inerte ai lati del viso magro, sciupato. La pelle, solitamente tendente dal grigio al verde e all’oro, era opaca, spenta. Gli occhi erano infinite e oscure profondità illuminate solo da bagliori dorati che non facevano altro che rendere il suo sguardo ancora più penetrante, la bocca era ridotta a due fessure screpolate che facevano da contorno a una chiostra di denti appuntiti.
Ora era davvero una Bestia.
Iniziò a ridere, prima piano, poi sempre più forte per uno scherzo noto a lui solo. Si dovette reggere al tavolo per non cadere, stringendo le sue mani alla superficie così forte da far entrare alcune schegge di legno nei suoi palmi, ma a Rumpelstiltskin non importava niente del dolore. Quelle piccole punture gli ricordavano anzi che era ancora vivo.
Non ci volle la sua preveggenza per accorgersi che almeno dieci uomini stavano giungendo alla sua porta. Il rumore delle armature era quasi assordante, tanto che lui fu costretto a massaggiarsi le tempie, infastidito. Un povero essere vivente penserebbe di essere arrestato almeno con un po’ di educazione, ma questo era pretendere troppo da qualcuno limitato come Re Maurice. Perlomeno la porta era molto vecchia e, quando l’avrebbero abbattuta, non sarebbe stata una gran perdita.
Come aveva previsto, le guardie irruppero nella stanza, levando in alto le loro spade.  In testa c’era il sovrano in persona, vestito di velluto rosso.
“Arrenditi, Signore Oscuro, rinuncia alle tue arti magiche!”
Rumpelstiltskin cercò di soffocare le risa e fece un leggero inchino, tenendo i palmi bene aperti in vista.
“Signori, siete i benvenuti. Avete davvero realizzato la mia serata. Ma, sire, siate sincero: le mie arti vi sono tornate ben utili.”
“Non avevo richiesto la tua magia nera, demonio! Solo qualche semplice, innocuo incanto.”
Rumpelstiltskin sgranò gli occhi innocentemente e si portò un indice appuntito alle labbra.
“Oh, dove le ho già sentite queste parole?”
Schioccò le dita, sorridendo.
“Ma certo, quando mi avete cacciato dal castello, dopo avermi usato per filare la paglia in oro e per proteggere il vostro regno. Senza contare il servizio più importante che vi ho reso… non ho forse fatto sì che la vostra regina fosse liberata dalla maledizione della sterilità?”
Il volto del re era cianotico per la rabbia.
“Mia moglie è morta per il parto, impostore!”
Lui si sentì dispiaciuto per la notizia: la regina era sempre stata gentile con lui.
“Dolente. Condoglianze, ma accade ad alcune donne.”
“E tu non c’entri nulla, vero?”
Rumpelstiltskin alzò le mani.
“Non è quello che faccio.”
Re Maurice fece un cenno con la testa e le guardie iniziarono a tirare giù tutti i suoi scaffali, rompendo tutte le sue pozioni, tagliuzzando i libri con le loro spade. Qualcosa dentro il cuore dell’Oscuro si ruppe, vedendo il suo lavoro di anni distrutto da quelle marionette ignoranti.
Pazienza, pazienza. Verrà il momento.
“E a cosa è dovuto questo ingiustificato vandalismo?”
Il sovrano gli puntò contro un indice, come se fosse il dannatissimo Dio di quel mondo.
“Sei condannato all’esilio, Rumpelstiltskin. Fuori dal mio regno.”
L’altro alzò un sopracciglio. Fu più forte di lui, ma non disse niente. Gli occhi erano tornati del loro normale colore, sembrava persino divertito. S’inchinò un’altra volta, poi prese il suo mantello.
“Avete fatto la vostra scelta, sire. Ognuno ha più di una scelta davanti a sé, bisogna solo fare attenzione che sia la scelta giusta. Voi avete fallito miseramente, ma non importa. Sapete che io non ho mai rotto un accordo o non mantenuto una promessa. Ora io, Rumpelstiltskin, vi giuro solennemente, sire, che non ho finito con voi e che un giorno tutto ciò che possedete, tutto ciò che amate, sarà mio!
Prima che le guardie potessero avventarsi su di lui, il Signore Oscuro scomparve, avvolto dalla sua nube violacea. 
  
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