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Autore: dearjoseph    14/11/2012    7 recensioni
Mentre l’acqua rossa scivolava giù per lo scarico del lavandino, l’uomo guardò la sua immagine riflessa sullo specchio di fronte a lui. Aveva la barba incolta, i capelli non erano più curati e il viso spaventato, ma non fu questo a preoccuparlo. Lui non si riconosceva più. Quelli non erano gli stessi occhi dell’uomo di appena due mesi prima. Perchè si, tutto era cominciato sessantuno giorni prima e tutto sarebbe ben presto finito.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologue.
 

Quando Joseph rientrò nell’appartamento lo ritrovò inspiegabilmente vuoto e questo fece in modo che i suoi battiti rallentassero almeno un pò seppur l’ansia sembrava volesse ancora strangolarlo. Evitò di guardare le sue mani e corse in bagno senza nemmeno accendere le luci per paura di lasciare qualche segno, una qualsiasi traccia di quanto fosse caduto in basso come uomo, mentre un senso di nausea si impossessò del suo stomaco. L’acqua del rubinetto era fredda, ma lui non aveva tempo per aspettare qualcosa di così piacevole come l’acqua calda e neanche lo meritava. Se c’era una cosa che meritava era la morte, ma forse anche quella sarebbe stata troppo piacevole per lui. Era molto meglio una vita lunga e piena di rimorsi.
Infilò le mani sotto al getto di liquido trasparente. Lo fissò e lo vide cambiare colore lentamente mentre le immagini di quello che era successo comparivano sfuocate nella sua testa e un volto sembrava non volerlo abbandonare. Si ostinava a rimanere lì, in primo piano tra i suoi pensieri mentre i ricordi scorrevano dietro quel viso come in una sala cinematografica e Joseph avrebbe tanto voluto allontanarlo, cancellarlo, ma con quello che aveva fatto si era assicurato la presenza di quel viso nella sua mente per il resto dei suoi giorni, tanto per assicurarsi di riconfermare l’idea della vita lunga e piena rimorsi.
Mentre l’acqua rossa scivolava giù per lo scarico del lavandino, l’uomo guardò la sua immagine riflessa sullo specchio di fronte a lui. Aveva la barba incolta, i capelli non erano più curati e il viso spaventato, ma non fu questo a preoccuparlo. Lui non si riconosceva più. Quelli non erano gli stessi occhi dell’uomo di appena due mesi prima. Perchè si, tutto era cominciato sessantuno giorni prima e tutto sarebbe ben presto finito.
Notando l’acqua diventare di nuovo del suo colore naturale, asciugò le mani ad uno strofinacciò poggiato con cura su un mobiletto accanto e il pensiero corse subito a Savannah; lei era così ordinata, maniaca della perfezione, così bella. Così bella da non meritarlo.
Quanto ci avrebbero messo ad arrivare a casa sua? C’era qualcuno che lo aveva visto, oltre al volto che non riusciva a levarsi dalla testa?
Strinse le mani in due pugni sentendo quasi le unghie conficcarsi nel palmi.
Cosa aveva fatto?
Sentiva su di sè ancora l’odore acre del sangue nonostante avesse levato la maglietta e buttato anche questa sotto al getto del lavandino. Forse avrebbe sempre sentito l’odore del sangue su di sè; era il prezzo da pagare, e il conto sarebbe stato saldato solo alla fine della sua vita.
Ma era giusto, era giusto così.
Lui doveva lottare contro il male. Lui avrebbe dovuto lottare contro il male, e invece era finito a esserne vittima.
Forse perchè alla fine c’è del male in ognuno di noi.
E si sa, le cose che sono dentro noi escono prima o poi, sempre.

 
 
Sono tornata con un’altra storia inventata sul momento AHAHAHAH
Non so, a me già piace l’idea di scriverla perchè è diverso da tutto quello che scrivo di solito e spero piaccia anche a voi!
Perciò fatevi sentire, qualcunque cosa (bella o brutta) mi vogliate dire

 
Ps. Se vi va passate dall’altra mia storia, basta cliccare sul banner qui sotto.



Un bacione,
Martina.
 
  
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