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Autore: dearjoseph    30/11/2012    8 recensioni
Mentre l’acqua rossa scivolava giù per lo scarico del lavandino, l’uomo guardò la sua immagine riflessa sullo specchio di fronte a lui. Aveva la barba incolta, i capelli non erano più curati e il viso spaventato, ma non fu questo a preoccuparlo. Lui non si riconosceva più. Quelli non erano gli stessi occhi dell’uomo di appena due mesi prima. Perchè si, tutto era cominciato sessantuno giorni prima e tutto sarebbe ben presto finito.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Can't turn back now

Due mesi prima.

Quando la sveglia suonò non erano nemmeno le 6 del mattino. Un braccio sbucò da sotto il lenzuolo bianco e percorse istintivamente la strada verso il comodino, muovendosi goffamente alla ricerca della fonte sonora e, trovatala, la fece cessare definitivamente. Poi, un grugnito prese il posto di quel ticchettio regolare.
Le tende impedivano alla fioca luce del mattino di illuminare la stanza. Era presto, ma fuori la città era già sveglia da un pò. Lo si sentiva dai rumori che emetteva: clacson, vociferare di gente che si recava al lavoro, il suono insistente di una sirena in lontananza. In particolare quell’ultima percezione fece in modo che Joseph si rendesse conto che anche per lui era il momento di andare a lavoro e, con molta fatica, tirò giù il lenzuolo, per poi lasciarlo di nuovo adagiarsi sul suo corpo, appena sotto l’ombelico.
“Ehi” una voce femminile risuonò al suo fianco.
“Ehi” sussurrò Joe a sua volta. La figura accanto a sè si voltò verso di lui, poi aprì gli occhi.
“Non volevo svegliarti” si giustificò il giovane. La moglie sorrise, assaporando per un pò il dolce passaggio tra sonno e veglia e il calore della coperta sulla pelle quasi del tutto nuda, ad eccezione delle parti avvolte da una leggera sottoveste di pizzo.
“Davvero?” disse poi, con la voce ancora impastata.
Joseph non rispose, si voltò verso Savannah mantenendo la testa su una mano mentre con l’altra cominciò ad accarezzare il braccio della ragazza. Non ci mise molto a insinuarla anche al di sotto del lenzuolo, l’unico ostacolo fisico con i fianchi di lei.
“Beh, forse un pò era mia intenzione” Savannah ridacchiò alla sua confessione e ben presto si ritrovò sotto il suo corpo statuario e incredibilmente familiare. Senza trovare alcuna resistenza da parte della ragazza, Joseph si fece spazio tra le sue gambe e, dopo che questa le allacciò strette al suo bacino, prese ad accarezzarle. Sollevò il pizzo rosa, incendiando al passaggio della sua mano ogni lembo di pelle con cui essa veniva a contatto; poi avvicinò il viso all’orecchio di Savannah, non prima di aver tracciato con piccoli baci un percorso preciso che partiva dalla clavicola fin su tutto il collo.
“Buon anniversario” le soffiò nell’orecchio, concludendo il tutto con un tenero bacio sulla guancia.
La giovane donna non potè negare di essere rimasta sorpresa dal fatto che il marito avesse ricordato così lucidamente il giorno del loro secondo anniversario di nozze ma si trattenne dal riferirglielo e ricambiò con un veloce bacio sulle labbra del ragazzo. la sua riluttanza nel convincersi che lo avesse ricordato davvero non nasceva da un qualche episodio preciso; Joe aveva sempre ricordato i loro anniversari. In realtà quelle due parole le recarono una felicità più profonda di quanto avrebbero fatto in un’altra qualsiasi occasione.
Soprattutto dopo il lungo litigio della sera precedente.
I due erano giovani; Joe 26 anni e Savannah appena tre in meno, ma nonostante ciò avevano deciso di sposarsi esattamente due anni prima. Niente gravidanze inaspettate, come si cominciò a vociferare dopo che la gente scoprì del loro imminente matrimonio, da molti definito troppo prematuro.
Semplicemente si amavano, e nessuno dei due comprendeva bene il perchè tutti (amici, famigliari e quant’altro) li considerassero dei pazzi a voler intraprendere una strada così tortuosa quale era quella del matrimonio.
Tuttavia, negli ultimi mesi i due giovani avevano scoperto le amarezze che un unione così forte inevitabilmente si porta dietro.
Le cose erano un pò cambiate; Joseph sembrava distante, come distratto da un fantasma che lo perseguitava e che Savannah non era in grado di vedere. Questo era stato uno dei principali temi alla base dei loro ultimi litigi.
Ma non quella mattina.
Anzi, quella mattina Joseph sembrava felice, più di quanto lei ricordasse in quell’ultimo periodo.
“Devo andare a lavoro” sbuffò il ragazzo dopo una lunga pausa durante il quale la mente di entrambi fu occupata da svariati pensieri che, nè l’uno nè l’altra, volle condividere.
Nessuno dei due poteva permettersi di negare all’altro quel momento di felicità di cui entrambi avevano estremamente bisogno. Di cui Joe e Savannah sentivano tanto la mancanza.
“Non fare tardi stasera” si limitò a rispondergli lei, prima che lui le lasciasse un’altro bacio sulla bocca. Fu un bacio lungo, ma quasi innocente; contornato da leggere carezze lungo tutta la schiena della ragazza, della quale Joseph si era impossessato divertendosi a stuzzicarla con la punta delle dita.
Da quanto Joe non la toccava in quel modo? E da quanto non la baciava così?
Joseph si staccò e nei suoi occhi color caramello sembrò quasi di intravedere delle pagliuzze dorate che gli conferivano una luce tutta nuova, mentre i lineamenti marcati del viso erano sciolti e rilassati in una nota di pura serenità.
Quella visione diede a Savannah la completa certezza della sua ipotesi: Joe era felice.
E se lo era lui, lo era anche lei.
 
 
Il giovane ridusse gli occhi ad appena due fessure, accecato dai fari dell’auto che parcheggiò proprio di fronte alla sua. Aveva aspettato tanto, troppo, e i suoi occhi si erano quasi del tutto abituati all’oscurità che avvolgeva quel posto isolato. Nessuna macchina parcheggiava mai lì. Nessuna, solo quelle degli acquirenti. E forse era anche per questo che quel garage era così temutamente vuoto.
Nessuno dei due conducenti azzardò ad uscire dalla propria auto, fino a quando egli non capì che toccava a lui fare la prima mossa e avvicinarsi alla Porche che aveva atteso da più di venti minuti. Non si poteva certo dire che quell’auto non avesse stile, ma avvicinarvisi faceva sempre un brutto effetto.
Grazie al fascio di luce proveniente dall’entrata, riconobbe due figure nella 911 Turbo blu scuro. Quando il conducente abbassò il finestrino, si ritrovò di fronte a Rick ma rimase quasi disorientato dall’insolita figura che sedeva sul sedile accanto: era una ragazza, dal volto pallido, gli occhi di ghiaccio e i lunghi capelli biondo cenere legati in una coda alta. La scrutò cautamente; Rick non prendeva alla leggera mai nulla e lui non poteva di certo mettersi contro un tipo del genere soltanto per un’occhiata di troppo alla sua nuova conquista.
“Aspetto in questo garage da quasi mezz’ora”
“Scusa se ti ho fatto aspettare in un posto così malfamato, Harris” si prese gioco di lui Rick, chiamandolo per cognome. Dall’altra parte, il giovane fu inondato dall’odore di alcool che fuoriuscì dalla sua bocca e quasi fece una smorfia. Probabilmente l’avrebbe fatta, se non fosse stato lui. Ma quell’uomo sulla quarantina che ne dimostrava almeno dieci in più aveva un non so che di pericoloso. E non ci teneva a sapere se le sue supposizioni erano esatte.
Senza nemmeno dire un’altra parola, Rick lanciò fuori dal finestrino una bustina trasparente dall’indubbio contenuto in polvere bianca, bustina che l’altro raccolse prontamente, guardandosi poi attorno con aria più tranquilla di quanto in realtà fosse.
“Hai scambiato la tua guardia del corpo con quella ragazza?” chiese poi quest’ultimo. Immediatamente la ragazza al fianco di Rick lo catturò col suo sguardo vuoto e buio, nonostante la luminosità del colore dei suoi occhi.
“Connor era impegnato. Ora sgancia” disse lei mentre l’amico sorrise beffardo. Un sorriso che ghiacciava il sangue nelle vene. Così, dopo aver inserito la bustina all’interno della tasca, il giovane cacciò fuori dall’altra un mazzo di soldi che immediatamente consegnò nelle sue mani. Mani che subito si misero all’opera, toccando ogni banconota, contandole tutte minuziosamente.
“Il resto te lo darò appena posso” si affrettò a chiarire colui che Rick aveva chiamato Harris, prima che egli stesso finisse di fare i suoi calcoli. Appena terminati questi ultimi, alzò gli occhi e li puntò dritti verso colui che attendeva ancora vicino la sua auto.
“Certo che me li darai appena puoi” rispose infine, alzando l’angolo della bocca mentre il giovane fissava quegli occhi incerchiati dal nero delle occhiaie.
Rick diede gas all’auto, che cominciò a ruggire come per mettere all’allerta quel povero malcapitato, e quest’ultimo capì che era tempo di andare. Si affrettò allora ad avviarsi verso la sua automobile. Passi svelti, ma non troppo. Rick non doveva capire che era lui a comandare.
Anche se tutti sapevano che era lui a comandare.
Quando il giovane fu ormai nella sua auto, la ragazza, Sam, prese di nuovo la parola.
“Quello è il piccolo degli Harris, il il fratello dello sbirro?” chiese a Rick, che annuì senza neppure guardarla in faccia.
“Da quanto è nel giro?”
“Da un pò” si limitò a rispondere l’uomo, già scocciato dalle continue domande, mentre armeggiò nelle tasche alla ricerca di un accendino.
“Fà attenzione. Se quello ci trascisce-”
“Piantala” la interruppe lui una volta per tutte, e Samantha capì che quello era davvero il momento di chiudere la bocca. L’ultima volta che non l’aveva fatto, non era finita poi così bene.
“Possiamo stare tranquilli. Quello lì sa che è meglio non mettersi contro di noi” Rick accese la sigaretta, poi inondò l’auto col suo fumo grigio facendo tossire la ragazza un paio di volte.
 “E poi lo terrai d’occhio tu”
Samantha non ci pensò nemmeno a chiedere spiegazioni su quell’ultima frase.
Sapeva già cosa doveva fare.
 



Alla fine ho deciso di aggiornare yeee.
Spero che come primo capitolo non sia deludente. Ci sono un paio di tematiche forti che spero di elaborare al meglio nei corso della storia ;)
Ho un mare di idee, ma credo che la pubblicazione andra' un po' a rilento. Comunque non mollerò, a costo di publicare un capitolo all'anno lol
Un bacione a chi ha letto e una scatola di cioccolatini a chi recensisce (?)
Martina

  
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