Sabbia fra le dita.

Scivola piano, solo un lieve fruscio.

Un granello di sabbia, cosa vuoi che sia? D’altronde, ce ne sono così tanti. Soprattutto in un deserto.

Fece scorrere la mano sul terreno arido, muovendo quel piccolo mucchietto di sabbia che lo seguiva sempre.

Strinse il pugno, lo sollevò, aprì appena le dita, la sabbia scivolò ancora.

Ancora, ancora, ripeté di continuo gli stessi gesti per tante altre volte.

L’abito marrone dal collo alto iniziava a mozzargli il respiro sotto il sole estivo; in quel deserto, poi, era impossibile non avere caldo. Infilò un dito nel colletto e lo mosse, cercando di liberarsi da quella cappa che desiderava soffocarlo.

La sua vita era come quel pugno di sabbia: tanti piccoli fatti che sembravano creare un qualcosa di solido, lì, nella sua mano, ma se la apriva tutto cadeva di nuovo a terra. La sabbia non crea i sassi… Tanti piccoli fatti terribili e dolorosi lo avevano tormentato di continuo, pungolandolo, facendolo sentire odiato e temuto da tutti. Nella sua mente, come la sabbia nella mano, tutti quei fatti creavano un solo concetto.

ODIO.

Non aveva mai voluto aprire la mano per farli scivolare via, mai.

Compatti nella sua mente, quei fatti creavano “l’odio”, e l’odio era ciò che lo faceva vivere.

C’era voluto quell’esame chunin, quel ragazzo cocciuto e straordinariamente resistente al parere altrui, per afferrargli le dita e aprirle una ad una. Dolorosamente, lui aveva opposto resistenza, ma Naruto Uzumaki era riuscito a farcela: aveva aperto prima una breccia nel suo pugno pieno di sabbia, e poi aveva aperto la mano. Così tutti quei piccoli fatti erano scivolati tra le dita, e il concetto [ODIO] che sembrava così materiale nella sua mente si era sgretolato.

Gli era stato testimoniato che amare era possibile, e forse anche piacevole. Magari sarebbe stato duro, molto duro, in un paese dove l’unico legame che nelle ultime settimane era riuscito a ricostruire era quello con i suoi fratelli – obbligati a stargli vicino, d’altronde erano parenti – però era possibile.

Avrebbe scoperto anche lui l’amore, un giorno?

Strinse di nuovo fra le dita la sabbia, risollevò la mano e aprì il pugno volgendo il palmo verso l’alto. La sabbia ricadde di nuovo, ma alcuni granelli vennero spazzati via dalla brezza che pettinava il deserto; alcuni cercarono di entrargli nelle iridi chiarissime, all’apparenza prive di pupilla, ma proseguirono il loro viaggio sulle gote pallide.

Persino quell’altro ragazzo che aveva creduto uguale a sé – Sasuke Uchiha, il moro che aveva i suoi stessi occhi – si era dimostrato affezionato ai suoi amici, aveva cercato di difenderli fino all’ultimo. In Sasuke, però, poi aveva vinto la vendetta; su Gaara ora gravava la stessa spada di Damocle che pendeva sopra la testa del moro.

Sabbia fra le dita.

Sasuke e Naruto erano stati solo granelli di sabbia nella sua vita… personaggi che avevano influito più o meno pesantemente sulle sue scelte.

Lui stesso era stato solo un granello di sabbia in mano a suo padre, che l’aveva preso e trattato come più aveva desiderato: l’aveva afferrato, gli aveva inserito la monocoda fin da bambino, non gli aveva mai chiesto nulla. Semplicemente, era stato governato come piaceva al Kazekage.

Sabbia fra le dita.

Ora, però, era lui a ricoprire quel ruolo. Ora i suoi fratelli non lo temevano più come prima; ora si stava riappacificando col villaggio, col mondo intero.

Poteva negare di aver avuto quel ruolo? Quello di granello di sabbia in mano agli altri… era un dato di fatto. Quindi avrebbe continuato ad essere sabbia… sì, lo sarebbe stato per la vita. Sabbia dai mille colori, scintillante sotto il sole, impossibile da afferrare del tutto; sfaccettata, sfuggente. Difficile da capire, non impossibile.

La sabbia scivola di continuo tra le mani di chi cerca di afferrarla.

Cela mille segreti, scivola fra le dita e si dice sia impossibile da afferrare…

…però esistono le clessidre.

N/A: I’m back. Torno con una fic su Gaara, lasciando da parte Sasuke. Spero apprezziate ._. Non è tra le mie migliori, però visto che l'ho scritta... Sono complicata e parlo per metafore, lo so. Spero però riusciate a comprendere ugualmente ^o^'''

Mh, non so se si è capita molto bene questa grande metafora della sabbia-Gaara. La parte più difficile da capire è senza dubbio la storia delle clessidre. È in senso buono, comunque: non sto dicendo che Gaara verrà imprigionato, al contrario… (spero) che venga compreso.
L'ambientazione è intorno al vol. 29/primi episodi Shippuuden, dopo il salto temporale e l'elezione a Kazekage.

Angolo ringraziamenti precedente fanfic (Even if I have to sell my soul to the devil):

Giusy chan: grazie ^^ purtroppo Sasu penserà alla vendetta fino a quando non l'avrà ottenuta... spero in un suo cambiamento al termine della vendetta... U_U un secondo capitolo? E' un'idea. Per ora ti rimando però alla prossima oneshot, che è un'altra fic "ipotetico-finale". ^^

DarthSteo: sono criptica, lo so X°D Ultime frasi... quella in corsivo è detta/pensata da Sasu ed è la spiegazione del titolo. Il paragrafo prima è un'allusione al fatto che per ottenere la vendetta Sasuke ha rinunciato ai suoi sentimenti, agli amici, ecc. Per il resto... ti lascio rifletterci! XD

Lupus: lo sooo, chiedo perdonooo, era un pelino OoC XD Però era un mio sfizio far agire così Sasuke in qualche mia fic. Non lo farò più XD Grazie infinite per il tuo commento sul mio stile di scrittura: mi commuovi ç___ç Non pretendo di essere perfetta, cerco sempre di migliorarmi, e sono i commenti a farmi capire se e dove sbaglio. Azie ancora ^^

Attendo commenti per questa fic, adesso! ^^