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Autore: Severa Crouch    14/11/2012    1 recensioni
C'erano notti in cui casa Crouch era immersa nel buio, come quando Bartemius Senior era in viaggio per conto del Ministero della Magia: Cooperazione Magica Internazionale, la chiamavano.
In quelle notti, la piccola mano ossuta di Winky apriva una porta seminascosta e, dal buio del sotterraneo, una sagoma pallida ed emaciata emergeva fino al salone principale.
Questa storia è arrivata prima al contest "Of Monsters and Men" indetto da Krixi19 sul forum di Efp
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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The lights go out, I am all alone
All the trees outside are buried in the snow
I spend my night dancing with my own shadow
And it holds me and it never lets me go

 

 

 

C'erano notti in cui casa Crouch era immersa nel buio, come quando Bartemius Senior era in viaggio per conto del Ministero della Magia: Cooperazione Magica Internazionale, la chiamavano.

In quelle notti, la piccola mano ossuta di Winky apriva una porta seminascosta e, dal buio del sotterraneo, una sagoma pallida ed emaciata emergeva fino al salone principale.

A volte erano calme notti di luna piena, nelle quali la bellezza diveniva un balsamo per le anime tormentate; altre volte la luna era un misero spicchio e Winky diceva al suo Padroncino che era il sorriso che la madre gli rivolgeva dal cielo, anche se Barty non sapeva più cosa fosse un sorriso. Nelle notti senza luna, poi, il cielo si riempiva di stelle luminosissime, e Winky raccontava tutto ciò che sapeva sulle costellazioni e le leggende elfiche che vi erano connesse.

Ogni volta, Barty sedeva sulla poltroncina che Winky accostava alla finestra, e stava immobile, al buio, sentendo la voce dell'Elfa parlare di cose che non riusciva ad afferrare.

Barty era stanco, distrutto e pieno di odio.

Barty era umiliato, e arrabbiato, per come erano andate le cose, perché erano morte le persone sbagliate e l'unica persona che avrebbe dovuto morire gli stava rendendo la vita un inferno.

Barty era un ragazzo che a poco più di diciott'anni aveva perso tutto. Ufficialmente era morto e il suo cuore aveva smorzato il battito da quando aveva letto un certo numero della Gazzetta del Profeta; lo sentiva andare più lento e affaticato, perché in quelle notti rischiava di perdere la fede, dopo aver perso anche l'amore.

Erano notti di disperazione riempite dalle sue urla; quando si svegliava di soprassalto, tremante e sudato per gli incubi che lo tormentavano, per le immagini di Azkaban che non volevano abbandonarlo, per un paio di occhi azzurri, pietrificati dalla paura e strozzati dal dolore, che erano stati l'ultima cosa vista prima di lasciare quell'isola maledetta.

Doveva essere passato poco più di un mese da quando aveva incontrato quello sguardo; quando, distrutto dall'effetto dei Dissennatori e indebolito dalla maledizione paterna, aveva faticato persino a riconoscerla, straziata dagli stenti, dalla rabbia e la disperazione.

Barty non ricordava l'espressione che avesse suo padre in quel momento, mentre comunicava a Kate che l'uomo che amava era morto; nei sogni cercava di voltarsi per vederlo, ma ogni volta finiva per restare ipnotizzato da quegli occhi disperati.

Non era stata pietà, quell'uomo non era in grado di provarne, quell'uomo voleva sbarazzarsi di lei, della sua Kate, perché non si era rivelata all'altezza, come lui, che adesso viveva recluso nella cantina di casa.

I pensieri gli arrivavano come brevi epifanie nel corso delle lunghe giornate, durante le quali la sua mente era leggera, riempita solo dalla voce di lui, che gli diceva di stare calmo, o dalla voce di Winky, che recepiva come un sordo rumore di sottofondo.

La notte era il tempo in cui i demoni tornavano a fargli visita, sotto forma di Dissennatori, di creature spaventose e assetate di sangue, e lui era sempre troppo debole e privo di bacchetta per riuscire a difendersi.

Un anno ad Azkaban, immerso tra le urla dei prigionieri, il fremito dei Dissennatori, e gli incubi peggiori che la propria anima fosse in grado di creare, si presentava continuamente alla mente stanca, incapace di reagire a quelle visioni.

Barty era stato in grado di fare del male nel modo più puro ed assoluto: aveva osservato con freddezza i Paciock impazzire, aveva partecipato a cacce al Babbano e torturato coloro che ostacolavano il suo Maestro.

Ora quei volti tornavano ad infierire.

Nei suoi incubi i ruoli erano capovolti e lui da carnefice diventava vittima.

In mezzo al terrore e alla disperazione, il rimorso era l'unico sentimento che non si faceva largo in lui, perché ogni sofferenza patita era l'ennesima conferma di quanto fosse sbagliato il mondo che lo circondava, e quanto fosse necessario servire il suo Maestro per mettere fine a tanta mostruosità. Forse avrebbe perso la vita, la speranza, ma non certo la fede nella grandezza dell'Oscuro Signore.

La forza dell'odio gli permetteva di non smarrirsi, di non venir fuorviato dalla voce paterna che, costantemente, parlava alla sua mente.

Era come da bambino, quando suo padre, nelle rare occasioni in cui si concedeva a casa, intesseva dei monologhi simili a prediche, che Barty fingeva di sentire, mentre continuava a pensare alle proprie cose. All'epoca era molto intelligente, gli bastava ascoltare i primi due minuti del monologo per capire cosa volesse dire suo padre; dopo era libero di lasciar vagare la mente sui giochi che voleva compiere e le storie che si divertiva a leggere.

Adesso avrebbe voluto solamente andare via, lasciar perdere il padre, cercare il suo Maestro, che era diventato come un padre adottivo, e servirlo fedelmente.

L'occhio gli cadde su quel numero della Gazzetta del Profeta, c'era un inserto che raccontava la vita di Kate, l'articolo parlava anche di lui, “i fidanzati Mangiamorte” venivano definiti. Erano entrambi morti agli occhi del mondo, la loro tragica storia era stata riassunta dal cronista: gli anni ad Hogwarts, il fidanzamento, il processo, il matrimonio sfumato, la morte di entrambi ad Azkaban, come se si fosse trattato solo di una bella festa annullata per via del cattivo tempo, come se non riguardasse la vita di due persone reali.

Barty rivedeva ogni notte quegli occhi azzurri e disperati: le prime volte non aveva capito, ma con il tempo era riuscito a cogliere qualcosa, aveva visto chiaramente la frattura nell'animo della sua fidanzata, esattamente come era avvenuto in lui quando aveva letto quel numero de la Gazzetta del Profeta: era la medesima crepa.

Lui non aveva uno specchio che gli rimandasse un'immagine di sé, in ogni caso, con un mantello dell'Invisibilità indosso non avrebbe visto niente. Aveva soltanto percepito il suo cuore spezzarsi, perdere un battito, continuare affaticato, non essere più quello di prima.

Se lui non si era gettato nella disperazione e riusciva a mantenere la fede era solo perché quella notizia l'aveva appresa a casa, lontano dall'effetto devastante dei Dissennatori; ad Azkaban anche lui avrebbe preferito la morte, avrebbe perso la fede nel loro Maestro, l'interesse nella causa.

 

I'm letting go, but I've never felt better
Passing by all the monsters in my head

 

L'odio lo mandava avanti, il desiderio di vendetta lo teneva in vita.

Trascorreva le giornate seduto sul bordo del letto, con il mantello indosso. Barty non poteva muoversi, sentiva perfettamente l'impulso partire dal suo cervello e arrivare ai muscoli del corpo, comandar loro di muovere articolazioni e scheletro, e alzarsi, camminare, tirare pugni, cercare una bacchetta, vendicarsi, ogni volta invano; persino l'aria sembrava evitare le corde vocali e non permettergli di urlare. Il corpo non obbediva ai suoi comandi, ma a quelli impartiti da un'altra voce, la sua voce. I movimenti concessi erano lenti e pesanti, ad un osservatore esterno potevano dare l'idea della calma, ma erano frutto di uno sforzo immane.

Le lacrime che rigavano il volto erano l'unico sfogo concesso alla rabbia. Barty lo sapeva, sentiva che erano di rabbia. Se lui le avesse interpretate come lacrime di rimorso, di dolore, avrebbe dato l'ennesima dimostrazione di quanto poco conoscesse suo figlio, ma lui non si curava di vederlo, non se ne interessava affatto, gli bastava nasconderne l'esistenza al resto del mondo e continuare a pensare alla carriera al Ministero, come aveva sempre fatto.

Quando Winky lo lavava, nella vasca piena di acqua calda e schiuma profumata, lo sguardo gli cadeva sul braccio sinistro, sempre. Il Marchio era ancora lì, debole, ma presente. Ogni volta, il suo cervello inviava ai muscoli facciali l'ordine di attivarsi per produrre un sorriso obliquo di soddisfazione, invano, la sua espressione rimaneva sempre vuota e assente.

Fu così che divenne inevitabile arrendersi alla maledizione, cercando di recuperare le forze, perché si sentiva troppo debole per opporvisi e il momento del bagno avrebbe rappresentato l'unico sforzo concesso per controllare le condizioni del suo Maestro. Barty sapeva che era là fuori, da qualche parte e che presto sarebbe venuto a prenderlo, o lui sarebbe andato a cercarlo: dipendeva solo da chi si fosse rimesso prima.

I giorni dell'abbandono erano tempestati dagli incubi, ma il non opporsi più a loro, consapevole che non avrebbe voluto cambiare una virgola del proprio passato, gli permise di sopravvivere, di recuperare le forze. Quegli occhi azzurri reclamavano vendetta e quell'abbandono era anche per loro, perché bisognava essere forti per affrontare la resa dei conti.

Barty riusciva ad immaginare il momento in cui avrebbe puntato la bacchetta contro suo padre e pronunciato la formula dell'Anatema che Uccide, vendicando anche la morte di Kate.

Kate. Barty non era mai stato un romantico e di certo non lo era stata la sua Kate.

Lei era semplicemente diversa, sadica come lui, con lo stesso desiderio ardente di vendetta. Lei era una sua creatura: lui l'aveva notata, aveva scorto l'oscurità che albergava in lei; lui l'aveva iniziata alla Magia Oscura e presentata agli altri; lui ne aveva fatto una strega forte e temibile, tanto da sorprendere persino le aspettative di Bellatrix Lestrange; lui aveva allontanato chiunque da lei, perché lei era la sua prediletta e nessuno avrebbe potuto mettere le mani su quello che aveva creato. Lui l'aveva offerta all'Oscuro Signore, come il più prezioso dei suoi successi, ed insieme avevano compiuto imprese mirabili. Kate non era solo la sua fidanzata, era la sua compagna, la sua spalla, la sua più preziosa alleata. Kate conosceva l'oscurità di Barty, così simile alla sua, e nell'oscurità si erano trovati ed avevano finito per diventare una cosa sola.

Il Signore Oscuro lo aveva avvertito sui pericoli dell'amore, sulla debolezza, sulla vulnerabilità che avrebbe determinato tale sentimento, ma Barty aveva scoperto che quella debolezza stava diventando la sua forza e l'oscurità di Kate, dopo la morte, continuava ad alimentare il suo desiderio di vendetta, tenendolo in vita. Era solo questione di tempo.

 

 

My dear old friend, take me for a spin
Two wolves in the dark, running in the wind

 

Il tempo era passato e il Signore Oscuro era infine giunto a prenderlo. Era in condizioni misere, ma sufficientemente forte da infrangere tutte le protezioni messe da Bartemius Senior e liberare il suo discepolo dalla Maledizione Imperius: Barty era di nuovo libero, era di nuovo vivo.

Il momento in cui Codaliscia gli strappò di dosso il Mantello dell'Invisibilità, riconsegnandogli il corpo, diede a Barty la forza di resistere alla maledizione paterna: trovarsi di nuovo innanzi al suo Maestro riuscì a strappargli un ghigno di vittoria, il primo dopo molti anni.

Corsero nella notte, l'Oscuro Signore in braccio a Peter Minus, volarono come nubi nere attraversando il cielo, al loro passaggio l'oscurità si proiettava sul terreno sottostante. Barty poteva sentire gli animali smettere qualsiasi suono al loro avvicinarsi, per riprendere una volta che si erano allontanati. No, la caccia non era ancora iniziata.

Barty assaporava il vento tra i capelli, l'aria fredda della notte di nuovo sul viso, come quando era un ragazzo e rubava l'Axeminster che suo padre nascondeva in cantina: Barty aveva sempre amato volare. La luna in cielo sorrideva, forse sua madre era veramente contenta di rivedere il figlio libero.

Erano diretti alla vecchia dimora dei Riddle, dove l'Oscuro Signore stava preparando un piano per ritornare forte come lo era stato in passato.

Un fremito di sollievo percorse l'animo di Barty nel sapere che i Lestrange erano ancora vivi, sebbene detenuti ad Azkaban. Chiedeva dei sopravvissuti, dei codardi che si erano nascosti, senza andare a cercarlo, lasciando trasparire il disgusto per quelle persone. Gli occhi rossi di Lord Voldemort mostravano fierezza verso questo giovane soldato, orgoglio perché le sofferenze che aveva patito erano simili alle sue: era stato dato per morto, ed invece era ancora vivo, pronto a servirlo nuovamente.

Insieme, sarebbero tornati alla vita ed avrebbero preso il potere, pensava Barty, mentre desiderava ardentemente aiutare il suo Signore a ritornare il grande mago di un tempo.

Vai ad Hogwarts e portami Potter,” sibilò, appena prima di esporgli i dettagli del piano.

Barty pregustava il momento della vendetta, non avrebbe deluso il suo Maestro, un ghigno gli comparve sul volto.

 

And I'm never ready
'Cause I know, I know, I know
That time won't let me
Show what I want to show

 

Nel momento in cui aveva conosciuto i dettagli del piano, Barty aveva compreso perfettamente che c'erano ottime possibilità di venire scoperto, che probabilmente da quella missione non ne sarebbe uscito vivo, ma non importava. La sua vita era al servizio di una Causa e se il suo Maestro fosse tornato forte e potente come un tempo, allora non sarebbe morto invano.

C'erano troppe persone importanti nell'aldilà perché la morte lo spaventasse seriamente. La morte era in ogni caso preferibile a quella che era stata la sua vita fino ad allora.

Per questo accettò di vestire i panni del suo carceriere, di colui che lo aveva catturato e trascinato innanzi al Wizengamot, sapendo perfettamente che suo padre non avrebbe avuto pietà nemmeno di suo figlio.

Barty sorrise nel vedere Moody in paranoia: il vecchio si era accorto di essere spiato. Barty era rimasto nell'ombra ad osservarne i movimenti, a studiare le abitudini, finché la notte del 31 agosto non aveva deciso di agire. Lo aveva colto di sorpresa, torturato con estremo piacere, sentendo nuovamente la magia scorrere via dal suo corpo attraverso la bacchetta. Moody era complice di suo padre, aveva ucciso e spedito ad Azkaban molti dei suoi amici, meritava di essere punito. Purtroppo Moody serviva in vita ed il piacere di ucciderlo era solo rimandato. L'attesa aumenta il piacere, pensava Barty, mentre chiudeva il corpo di Moody nel baule che gli aveva procurato Magie Sinister.

 

Ad Hogwarts osservava i figli dei suoi nemici, il figlio dei Paciock, i Mezzosangue e i Sanguesporco che infestavano la scuola e si divertiva con loro.

Barty, rinchiuso nel corpo del vecchio Moody, osservava quegli studentelli tremanti e impauriti, con la scusa che dovessero sapere il male che si agitava fuori, li aveva torturati, spaventati a morte. Un brivido di eccitazione gli attraversò l'animo quando vide gli occhi terrorizzati del giovane Paciock.

Avrei dovuto uccidere i tuoi genitori, ragazzo, sarebbe andato tutto diversamente, avrei avuto più tempo e saremmo liberi, avremmo cercato subito il nostro Signore, pensava, per poi ricordarsi di dover essere credibile nel suo ruolo, di dover conquistare la fiducia di quell'ottuso di Potter, di dover manovrare quel rammollito di Paciock.

Quando incontrò il figlio di Malfoy i freni inibitori cedettero, non poteva credere all'occasione che gli si presentava innanzi. Quel ragazzino era codardo e viscido come il padre, pensava di attaccare Potter alle spalle, offrendogli su un piatto d'argento la scusa per intervenire. Fiutava il terrore del piccolo furetto e se ne nutriva, pensando che era solo un assaggio rispetto a quello che avrebbe fatto al padre.

Lo aveva riconosciuto alla Coppa del Mondo di Quidditch, con il cappuccio e la maschera, che faceva lo sbruffone. Lo aveva fatto scappare con la semplice rievocazione del Marchio Nero.

 

In un fugace incontro con suo padre si era accorto che aveva capito tutto, il vecchio Bartemius aveva notato le stranezze di Moody; forse riusciva ad ingannare Silente, ma Moody e Crouch Senior avevano passato moltissimi anni insieme, dando la caccia ai Maghi Oscuri.

Così, era stato un piacere invertire i ruoli, essere lui a controllare con la maledizione Imperius il padre, come se fosse un burattino. Quell'idiota dell'assistente era così assetato di potere da non credere di avere tante deleghe per le mani, così bramoso da non vedere cosa accadeva sotto il naso.

Era assurdo che loro avessero vinto la guerra: gente avida, assetata di potere, collusa con Sanguesporco e Babbani. Era la decadenza del mondo magico, cui sarebbe seguita la Rinascita, sotto la guida del suo Signore.

In una notte sul finire della primavera, buia, perché anche la luna aveva preferito non assistere a quel momento, Barty sentiva che l'ora della vendetta era scoccata. Aveva percepito perfettamente che suo padre stava resistendo alla maledizione, sapeva che presto sarebbe corso da Silente a chiedere aiuto. La terza prova era alle porte, tutto era pronto e non gli avrebbe mai permesso di rovinare tutto, di nuovo.

Vide Potter fuori dall'ufficio di Silente, parlava con Piton, chiedeva aiuto per il signor Crouch, era era vicino la Foresta Proibita ed implorava di vedere Silente.

Corse fino a raggiungere il vecchio, Silente non doveva vederlo, schiantò il Bulgaro, curando bene di farlo crollare e metterlo fuori gioco per un po'.

In fondo, i giocatori di Quidditch non sono più resistenti degli altri ragazzini.

Bartemius Crouch guardava l'uomo che aveva preso il posto del suo amico Alastor.

Cosa ne hai fatto di Alastor?”

Padre, non mi chiedi neanche come sto? Sempre a preoccuparti per gli altri...”

È tutta colpa mia... ,” farfugliava il vecchio Crouch.

Per una volta siamo d'accordo e questo è anche per Kate... Avada Kedavra!”

L'incantesimo uscì dalla bacchetta come una liberazione, come un momento che era stato atteso troppo a lungo.

Il sollievo, finalmente.

Barty guardò il corpo di suo padre privo di vita e si sentì completamente libero.

Trascinò il corpo nella Foresta Proibita, lo coprì con il Mantello dell'Invisibilità che aveva con sé e lo lasciò lì. Arrivarono Silente ed Harry, chiamarono Hagrid, Karkaroff, poi Moody, che si manifestò e, con la scusa di cercare Crouch nella Foresta Proibita, riuscì ad eclissarsi; tornò nella Foresta, trasfigurò il cadavere del padre in un osso e lo seppellì poco distante: era stato riconosciuto dal padre, doveva controllarsi e tenere le distanze da Silente, sperando che la recita potesse durare un altro po', il tempo per il ritorno del suo Signore. Non poteva fallire, era così vicino al successo, non c'erano margini di errore, il tempo stava per scadere.

Il giorno della terza prova collocò la Coppa in mezzo al labirinto, la rese una Passaporta e avrebbe pensato lui a far sì che fosse Potter a toccarla per primo. L'ansia lo divorava, il suo Signore stava per tornare. Il Marchio Nero era sempre più forte, aveva letto il panico negli occhi di Karkaroff e un certo nervosismo in quelli di Piton: vecchi codardi che temevano la resa dei conti, la punizione per la loro vigliaccheria.

Si morse un labbro quando Potter toccò la Coppa: era fatta, era solo questione di minuti, o ore.

Si godette i dubbi, il panico che iniziò a serpeggiare tra il pubblico, lo sgomento non appena il ragazzo tornò indietro con la Coppa e il cadavere di quello stupido di Diggory.

Cosa era successo? Il suo Maestro era tornato?

Non resisteva più e nel momento in cui toccò il polso di Harry, dimenticò di essere Alastor Moody, non gli importava più di mantenere la copertura: la sua missione era conclusa, l'Oscuro Signore era tornato, nient'altro contava.

Non c'era tempo, sentiva che quello a sua disposizione era scaduto.

Doveva sapere, doveva sapere cosa era successo, chi si era presentato, chi era fuggito, come aveva reagito il suo Maestro innanzi ai traditori. Il desiderio della guerra imminente, della resa dei conti, il profumo della vittoria lo inebriava, il pensiero del modo in cui il suo Maestro lo avrebbe ricompensato, sarebbe stato più vicino di un figlio*.

Il sangue. Vide il braccio sinistro di Harry coperto di sangue, lo stesso che ora scorreva nelle vene del suo Signore, quel ragazzino era confuso e poco sveglio e per l'ultima volta toccava a lui mettergli i pezzi del puzzle a posto, fargli capire la genialità del suo piano, il lavoro che c'era dietro, la cura che vi aveva messo perché tutto sembrasse normale, fino a quella sera.

Harry era spaventato e continuava a non capire, diceva che era pazzo, ma Barty non si era mai sentito meglio in vita sua, finalmente assaporava la vittoria: a lui sarebbe toccato il compito di punire i codardi, fiutava l'odore della paura, come quando aveva visto Karkaroff darsela a gambe.

Avrebbe messo le mani anche su Mulciber e la vendetta avrebbe avuto un gusto tutto personale, in quel caso.

 

 

That time won't let me
Show what I want to show

 

 

Una luce rossa e poi il buio.

Quando aprì gli occhi si trovò davanti Silente che gli faceva domande e di nuovo quella fastidiosa sensazione di non essere più padrone di sé. Winky lo implorava di tacere, ma le sue labbra non riuscivano ad evitare di rispondere alle domande.

Perfetto, Veritaserum.

Un fiume di parole uscì dalla sua bocca, senza che potesse impedirlo, disse tutto, senza tacere alcuna parte, solo ciò che non gli era stato domandato, e si disse contento che fosse rimasto almeno un briciolo di intimità della sua anima.

Silente lo legò con delle funi, ordinando alla Professoressa McGranitt di sorvegliarlo, mentre lui andava via e chiedeva a Severus Piton di portare il Ministro Caramell per interrogarlo.

Barty riconobbe il freddo che si stava avvicinando. Gli occhi azzurri, che sembravano aver ottenuto la vendetta che reclamavano, ritornarono prepotenti nella sua mente, così lo strazio, il vuoto, la solitudine, l'agonia del dolore, quel terribile dolore insieme al quale tornarono i mostri.

Non durò molto, ebbe solo il tempo di realizzare che non sarebbe uscito vivo da quell'ufficio, che la missione era conclusa e che il suo compito era terminato.

Il Dissennatore si avventò su di lui, immobilizzato, e fu quasi un sollievo quando la sua anima venne strappata dal corpo: i mostri svanirono, l'ultima cosa che vide furono due occhi azzurri.

 

 

*più vicino di un figlio, [closer than a son, nell'originale, ho i libri in inglese, pag. 589 dell'edizione tascabile] è una citazione di Barty





NdA: La storia è incredibilmente arrivata PRIMA al contest "Of Monsters and Men" indetto da  Krixi19 sul forum di Efp e vuole essere una sorta di epilogo di Come un satellite, con il PoV di Barty, ma avrete capito che non è necessario aver letto la long. 
Non lo so se gli elfi hanno delle leggende legate alle costellazioni, ho immaginato di sì, perché penso che un po' tutti gli esseri magici siano attratti dal cielo notturno e ne studino i movimenti, anche se magari non come i Centauri.

Ci possono essere dei riferimenti ad Inception, che mi ha ispirato molto per quanto riguarda l'attività del sognare, non sono in grado di dire se noi possiamo determinare il nostro comportamento nei sogni: la parte in cui Barty cerca di scorgere l'espressione del padre nei sogni è il riferimento al film, ma non ci riesce, perché dubito che si possa vivere in sogno il passato recuperando pezzi di realtà che non si è percepita, a meno di non ricostruirla mentalmente.

La storia è ambientata durante gli anni della prigionia di Barty a casa, sappiamo che Winky provava un'immensa pena per il figlio di Crouch e ho immaginato che provasse a regalargli un minimo di libertà, o normalità, quando il suo padrone non c'era. Dall'esperienza di Dobby e di Winky, ma anche di Kreacher volendo, sappiamo che gli Elfi domestici sono meno ubbidienti di quanto non sembri, o meglio, sono dotati di volontà propria e sono in grado di andare contro le regole del Padrone se ritengono che esista un interesse superiore, in questo caso il benessere di Barty. Tra l'altro, ho sempre immaginato che Winky adorasse Barty in virtù del tempo passato con la signora Crouch, prima della morte e sappiamo che mamma e figlio erano molto legati. u.u

La distanza del signor Crouch rende più debole l'influsso della maledizione Imperius, così Barty è confuso, non è pienamente in possesso delle proprie facoltà, ma riesce a pensare.

Ho riletto le lezioni di Moody-Barty ed in effetti Harry riesce a pensare mentre è sotto Imperius, quindi ho mantenuto questo tratto anche per Barty in questa storia. Non sta resistendo, tant'è che non riesce a provare la rabbia, però riesce a pensare: è un primo passo verso l'acquisto delle facoltà mentali. Non so perché ma la strofa “I move slow and steady but I feel like a waterfall”, fin dalla prima volta che l'ho ascoltata, mi ha fatto pensare a Barty sotto Imperius.

Non mi dilungo ulteriormente, lascio parlare lo splendido giudizio della giudicia!




Prima Classificata 
Mostri in testa di SeveraBartySha
 

- Grammatica : 7,7/10 

Grammatica praticamente perfetta, neanche a dirlo. Ho trovato pochissimi errori, molti dei quali sono finezze dovute alla mia pignoleria. 

- “Barty era umiliato, e arrabbiato, per come erano andate le cose”: trovo che la prima virgola sia eccessiva e non necessaria; -0,20 per errore di punteggiatura 
- “Ufficialmente era morto e il suo cuore aveva smorzato il battito da quando aveva letto”: dopo morto andrebbe una virgola, per separare il passaggio successivo; -0,20 per errore di punteggiatura 
- “Un anno ad Azkaban, immerso tra le urla dei prigionieri, il fremito dei Dissennatori, e gli incubi peggiori che la propria anima fosse in grado di creare, si presentava continuamente alla mente stanca, incapace di reagire a quelle visioni.”: la virgola dopo creare va eliminata, poiché separa il verbo dal soggetto (gli incubi peggiori che ecc) (-0,25), inoltre il verbo è al singolare, mentre il soggetto è plurare, dunque manca l’accordanza (-0,30); -0,45 totali 
- “All'epoca era molto intelligente, gli bastava ascoltare i primi due minuti del monologo per capire cosa volesse dire suo padre; dopo era libero”: dopo intelligente, sono preferibili i : ; -0,20 
- “L'occhio gli cadde su quel numero della Gazzetta del Profeta, c'era un inserto che raccontava la vita di Kate, l'articolo parlava anche di lui, “i fidanzati Mangiamorte” venivano definiti. Erano entrambi morti agli occhi del mondo, la loro tragica storia era stata riassunta dal cronista: gli”: dunque, sostituirei la virgola dopo Kate con il punto e virgola; inoltre toglierei la virgola dopo mondo per mettere la congiunzione e. (L'occhio gli cadde su quel numero della Gazzetta del Profeta, c'era un inserto che raccontava la vita di Kate; l'articolo parlava anche di lui, “i fidanzati Mangiamorte” venivano definiti. Erano entrambi morti agli occhi del mondo e la loro tragica storia era stata riassunta dal cronista: gli). -0,20 x 2: -0,40 
- “nel baule che gli aveva procurato Magie Sinister”: Magie Sinister è il negozio, Sinister l’uomo, quindi o dici “che gli aveva procurato Sinister” oppure “che si era procurato da Magie Sinister”; -0,30 per errore di senso 
- “Avrei dovuto uccidere i tuoi genitori, ragazzo, sarebbe andato tutto diversamente, avrei avuto più tempo e saremmo liberi, avremmo cercato subito il nostro Signore,”: così non è sbagliato, visto che i Lestrange sono ancora imprigionati, ma forse sarebbe stato preferibile, visti i tempi verbali precedenti e, soprattutto, quello successivo, mettere “saremmo rimasti liberi”. -0,20 
- “Crouch era era”: ripetizione di era, ma di distrazione; -0,15 
- “Barty guardò il corpo di suo padre privo di vita e si sentì completamente libero. 
Trascinò il corpo nella Foresta Proibita”: ripetizione di corpo; -0,20 

- Stile e Lessico: 9,9/10 
Il 0,1 in meno è solo perché sono pignola, e quindi tengo conto del fatto che hai ogni tanto - ma abbastanza raramente, a dirla tutta - esagerato con le virgole o usato virgole al posto di altri segni di punteggiatura; non sono stata a riportarli alla voce precedente, perché non sono assolutamente errori di grammatica; ma sai che sono pignola, e in quei momenti la lettura ha “rallentato”, come si suol dire. 
Detto questo, lo stile è veramente ottimo, così come l’uso del lessico, né semplice né eccessivamente arzigogolato; la giusta misura, insomma.
E mi piacerebbe dilungarmi, ma non so cos’altro aggiungere! Hai rasentato la perfezione, a mio parere. 

Caratterizzazione personaggi (ed IC): 10/10 
A parte che l’IC di Barty (sia Jr sia Senior) è perfettamente mantenuto, ciò che mi ha davvero, davvero colpita è stata la caratterizzazione, che è completa, sotto ogni punto di vista. Non c’è azione di Barty che non venga in qualche modo giustificata o spiegata, e tengo a precisare che mi sto basando solo ed esclusivamente su questa One-Shot, ho rimosso dalla testa le altre tue storie (un commento fuori dai denti lo faccio lo stesso, però: trovo che in questa storia tu abbia raggiunto il tuo massimo nel caratterizzare Barty: si ha proprio la percezione di un personaggio completo, che tu ami e conosci, in ogni suoi aspetto. Davvero, complimenti). Insomma, è inutile che mi dilunghi, tanto diverrei solo ripetitiva: hai caratterizzato e approfondito un personaggio che nella saga offriva solo qualche spunto, che tu hai colto e utilizzato sapientemente. 

- Credibilità e Originalità: 10/10 
Beh, qui ho ben poco da dire, sinceramente. La credibilità è massima: ogni cosa è perfettamente contestualizzata, tant’è vero che, leggendo, sappiamo sempre a che punto siamo nella storia rowlinghiana: procedono di pari passi. Ed è appunto questo continuo richiamo al canon ad aumentare tantissimo la credibilità della storia (senza contare che, detta come va detta, tutto quello che ci narri potrebbe essere successo tranquillamente). 
L’originalità sta nel tipo di storia stesso, non credo di aver mai letto – né credo ci sia – una storia che ripercorra tutti i missing moments di Barty nel quarto libro, con addirittura cenni al prima. In più, l’originalità sta anche nella caratterizzazione di Barty stessa: hai mantenuto l’IC, ma gli hai dato impulsi e motivazioni tuoi. 
Ottimo lavoro. 
Ah, ottimo l’accenno a leggende elfiche: trovo che sia più che credibile. 

- Utilizzo della canzone: 6/6 
La canzone è perfettamente inserita nel testo, le strofe segnano i passaggi e i vari momenti, oltre che a richiamare direttamente il testo (che, a sua volta, richiama direttamente la canzone). Senza contare che la malinconia che impregna il testo, soprattutto la prima parte, rispecchia – a mio parere – la malinconia che impregna la canzone stessa. 

- Gradimento personale: 4/4 
Utilizzo questo spazio anche per dire che non mi era mai capitato di dare così tanti punteggi massimi – ho provato a non darli, a cercare motivazioni, dettagli che avrebbero potuto impedirmi di darteli, ma... nulla da fare. Quindi, hai fatto veramente un ottimo lavoro, non sono io che mi sono rammollita. 
E la storia mi è piaciuta veramente tanto: adoro il modo in cui si ricolleghi così perfettamente al canon, è stato quasi come rileggere i libri, solo da un altro pov. 

Totale: 47,6/50

   
 
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