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Autore: StellaArciery    14/11/2012    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se Artù e Ginevra avessero avuto, nell'ultimo periodo del loro matrimonio, una figlia? Cosa sarebbe successo se questa bambina fosse stata affidata a merlino e portata in un'altra epoca?Cosa succederebbe se trovasse un amore e dovesse combattere per esso all'epoca dei suoi genitori? Una storia di amore, guerra e amicizia a cavallo tra due epoche.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1: Celeste Evans “Bernarda, sono a casa!”-disse la ragazza entrando nel grande appartamento all’ultimo piano di un vecchio palazzo di via San Marco. “Finalmente, mi niňa! Sei in ritardo oggi.”-“Si, mi dispiace. Il prof. ci ha trattenuti.”. Celeste sapeva di dire una bugia: non era stata trattenuta dal suo borioso professore di Inglese, ma era rimasta incantata per dieci minuti davanti ad una fotografia. Nel suo liceo, uno dei più antichi di Milano, c’era una tradizione da quando un consigliere d’Istituto era stato un anno in America: ogni anno durate il ballo della fine della scuola venivano eletti la “Venere” e il “Marte” della scuola. In realtà erano semplicemente il re e la reginetta dal ballo, proprio come in America, ma al preside era sembrato troppo banale per un liceo classico, dunque erano stati scelti i nomi dei due dei il cui amore era stato il più grande scandalo della storia degli Olimpi. Ogni hanno dunque coppie di studenti si candidavano e a seguito di una accanita campagna elettorale venivano eletti e le loro foto con in testa una piccola coroncina d’oro molto spartana e molto diversa dalle grosse corone d’oro, pacchiane e plastificate americane, venivano appese nel corridoio della segreteria in una elegante cornice di mogano. Non era stato difficile per Celeste vincere il titolo di Venere l’anno prima. Tutti avevano sempre detto che era la più bella ragazza che si fosse mai vista: aveva i capelli lunghi e neri come l’ebano, gli occhi straordinariamente azzurri, tanto che sembravano avere lo stesso colore del cielo, il tutto unito in un viso dolce e dalla carnagione chiara. Arrivata al liceo era stato facile entrare a far parte delle oche belle, stupide e ricche più popolari della scuola. Era comunque molto diversa dalle ragazze che frequentava e che alla fine considerava le sue migliori amiche: era intelligente, era buona ed era ingenua all’inverosimile e con queste sue qualità si era fatta amare da tutti. Anche da Fabio Terrari, il ragazzo più bello della scuola e con il quale aveva vinto il titolo. Era tre anni più grande di lei e forse era per questo che la loro storia non aveva funzionato. O meglio, aveva funzionato fino a che lei non aveva incontrato Thomas. “Tesoro, vieni.”-disse Bernarda risvegliandola dai suoi pensieri-“abbiamo ospiti.”-“Dai Evans”-disse una voce maschile proveniente dalla cucina-“non farmi aspettare che ho fame!”-“Ludo!”-disse Celeste, riconoscendo la voce di uno dei suoi migliori amici ed entrando nella spaziosa cucina-“che cosa ci fai qui? Non dovresti essere a scuola?”-“Dovrei Evans, dovrei!”-disse il ragazzo abbracciando la sua migliore amica. Ludovico Ferzi aveva anche lui tre anni in più di Celeste e andava nella sua stessa scuola. Lo conosceva da quando era piccola perché abitavano sullo stesso piano e l’aveva sempre considerato suo fratello maggiore. Si sedettero a tavola insieme a Bernarda, la sua governante. Bernarda era spagnola e Celeste e suo nonno l’avevano conosciuta durante un viaggio a Barcellona. Quella signora aveva mostrato di affezionarsi così tanto alla piccola e a suo nonno, el segnor Evàns come lo chiamava sempre, che li aveva seguiti in Italia ed era diventata per Celeste come una madre. Bernarda amava la sua niňa e l’aveva sempre amata come se fosse stata sua figlia. I tre si misero a parlare del più e del meno e finirono in fretta di mangiare il gustoso piatto di lasagne, preparato dalla dolce governante. “Dai ragazzi”-disse loro-“Andate a guardare un po’ di televisione, che qui sistemo io. Celeste ti ricordi che stasera devi andare alla festa aziendale del segnor? Hai chiesto al segnorino Thomas se può venire?”-“Si si Bernarda, tranquilla ha detto che verrà qui per le cinque visto che domani non deve andare in collegio.”. Lasciarono Bernarda a parlottare di quale madre snaturata mandasse in collegio un ragazzo bravo e intelligente come el segnorino Thomas. I due ragazzi andarono in camera di Celeste. Tutto in quella camera parlava della proprietaria: le pareti erano azzurre e una era occupata da una grande vetrata coperta con delicate tendine dello stesso azzurro tenue delle cortine del letto a baldacchino. Sul grande letto c’erano un gran numero di cuscini delle più svariate sfumature di blu e azzurro e un grosso piumone blu. Ludovico si avviò deciso sul letto dove afferrò il telecomando di Sky e mise su MTV, poi si girò verso l’amica che intento si era seduta appoggiata con le spalle alla testiera bianca. “Allora Celeste, è una vita che non ti si vede al terzo piano!”. Celeste scoppiò a ridere, capendo subito a cosa si riferiva. “No Cele, sono serio.”-disse guardandola dritta negli occhi azzurri-“ Cosa è successo quest’estate con Fabio? A giugno sembravate la coppia perfetta. Ora lui è davvero distrutto, ogni volta che a qualcuno scappa una parola su di te gli vengono gli occhi lucidi. Il ragazzo spaccone e simpatico che era, non esiste più. L’altro giorno ha litigato con la Sbazzi perchè si è rifiutato di andare in segreteria. Quando la prof gli ha chiesto per quale motivo, ha risposto semplicemente “L’amore fa schifo” ed è uscito dalla porta. Non sappiamo più che fare.”-“Ludo, a me dispiace per Fabio. So che molti pensano che io sia stata con lui solo per ottenere il titolo di Venere dell’anno, ma sai che non è così. Mi piaceva davvero. Ma ora, Ludo, mi sono innamorata.”. L’amico fece una faccia talmente stupita che la ragazza si mise a ridere sguaiatamente-“ Si sono seria, Ludo. So che è strano Ma è vero! Questa estate ho conosciuto un ragazzo, anzi in realtà lo conoscevo già, ma stava sempre così poco a Vernazza che non lo avevo mai davvero conosciuto. È un ragazzo davvero meraviglioso, è bello, è dolce, è gentile da impazzire, intelligente e si preoccupa per me fino all’inverosimile. Sembriamo essere stati creati apposta per stare insieme.”-“I tuoi occhi brillano, Cele. Ti conosco e mi dispiace per Fabio. La mia piccolina si è davvero innamorata. Sono felice per te.” I due si misero a parlare allegramente dell’estate trascorsa senza vedersi e Celeste scoprì che anche il suo caro amico Dongiovanni si era innamorato e della prima ragazza della storia che non era caduta ai suoi piedi. Dopo un po’ i due si salutarono: Ludovico doveva trovare una buona scusa con sua madre per farlo stare a casa da scuola il giorno dopo, perché non aveva proprio voglia di affrontare un’interrogazione di Latino. Celeste, dopo aver accompagnato l’amico al portone, prese un libro dal suo comodino, uno dei tanti che stava leggendo contemporaneamente, e andò nella stanza che più amava di tutto il grande appartamento. Era un salotto secondario a quello principale e suo nonno ci aveva fatto mettere una scrivani in modo che lei potesse usarlo come studio. Le pareti erano di un delicato verde erba e le spesse tende di velluto verde lasciavano passare solo poca luce soffusa, in modo da rendere lo spazio più intimo. La grossa e antica scrivania in mogano era in disordine a causa del gran numero di libri e dai tre dizionari che giacevano sempre lì da quando aveva iniziato a frequentare il liceo classico. Una parete era occupata da una grande biblioteca che raccoglieva tutti i libri che Celeste aveva comprato nei suoi sedici anni, dalla “Pimpa” a “Delitto e Castigo”. Vicino alla scrivania c’era un piccolo divanetto per due persone anch’esso verde erba. Celeste si sedette comodamente e guardò la cosa che in assoluto amava di più in quella sala: alla parete di fronte a lei era appeso un grosso quadro, che rappresentava i suoi genitori. La ragazza non li aveva mai conosciuti perché erano morti in un disastroso incidente d’auto pochi giorni dopo la sua nascita. Per questo aveva sempre vissuto con il padre di suo padre: Alexander Evans. Arthur e Ginevra Evans sorridevano raggianti dal quadro, entrambi vestiti in stile medievaleggiante. Il nonno le aveva raccontato che i due avevano organizzata uno festa dopo il loro matrimonio, con come tema il Medioevo, quindi oltre a vestirsi in quel modo, vollero un dipinto di famiglia, come quelli che avevano le famiglie dell’alta aristocrazia nel Basso Medioevo. Celeste era identica a sua madre, gli stessi lunghi capelli neri, la stessa figura slanciata, la stessa dolce espressione del viso, tranne per gli occhi, che aveva preso da suo padre. Nonostante non li avesse mai conosciuti, amava i suoi genitori con tutto il cuore e il suo più grande desiderio era vederli anche solo per un minuto, sapere che erano fieri di lei. Smise di fantasticare sul dipinto e si immerse tra le pagine di uno dei suoi libri preferiti, “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen. L’aveva letto ben sei volte, ma non si stancava mai di quell’affascinante storia d’amore. Vedeva se stessa riflessa nella protagonista, Elizabeth Bennett, e vedeva nella sua storia d’amore tormentata con il signor Darcy il riflesso della sua con Thomas. Infatti quell’estate quando si erano incontrati, Celeste non sapeva quasi nulla di Thomas Bianchi. L’aveva visto un paio di volte l’estate prima, ma sapeva di lui soltanto ciò che gli aveva detto il suo migliore amico nonché ex fidanzato Federico e non gli aveva mai parlato molto bene di lui. Lo reputava stupido, insensibile, uno che vive soltanto aspettando la prossima festa in discoteca e tanto orgoglioso da non reputare nessuno all’altezza della sua compagnia se non il suo diciottenne cugino. Celeste con i giorni aveva scoperto che non era così: Thomas si era subito dimostrato simpatico e aperto con tutti, ma soprattutto con lei. La prima cosa che aveva notato in lui era il suo straordinario senso di protezione nei suoi confronti. Ancora prima che stessero insieme, la considerava una principessa di cristallo e si sentiva in dovere di difenderla da qualunque cosa, che fossero schizzi d’acqua fredda quando lei ci metteva tanto ad entrare in mare o frecciatine sulla strage di cuori che la ragazza faceva tutti gli anni. Poi aveva capito che Thomas era molto intelligente e che aveva lo straordinario potere di ascoltare, senza giudicare. Non ci aveva messo molto a capire che si stava innamorando di lui, nonostante sapeva che a Milano il ragazzo più bello e popolare della scuola attendeva con ansia il suo ritorno dalle vacanze estive e così, lasciato Fabio, aveva passato la più bella estate della sua vita, scoprendo giorno per giorno la bellezza di amare qualcuno per quello che è, non per quello che mostra di essere. Nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla loro storia, nemmeno lei, tranne Thomas stesso, positivo fino all’inverosimile, o forse semplicemente tanto innamorato di lei da dimenticare la distanza che ci sarebbe stata tra loro una volta tornati a Milano. Sorrise al pensiero che nulla era cambiato. Mentre leggeva, senza che se ne accorgesse, nomi, luoghi, personaggi cambiavano e vedeva plasmarsi nella sua mente le dure lettere d’inchiostro sulla sua vita, sulla sua città e sui suoi amici. Quando arrivò all’ultimo punto aveva gli occhi lucidi e le guancie arrossate: aveva letto quasi duecento pagine in due ore! Uscì dallo studio camminando come incantata-“Celeste, che cos’hai?”-le chiese Bernarda, vedendola strana-“Oh, niente. Ho solo letto duecento pagine in due ore.”-“Mi niňa, quante volte ti ho detto che non ti fa bene agli occhi leggere così tanto. Hai tutti gli occhi arrossati ora!”-le disse avvicinandosi e tenendole il viso tra le dolci mani. Celeste si liberò e le diede un rumoroso bacio sulla guancia-“Ti giuro, ne è valsa la pena.”-disse con un sorriso che avrebbe illuminato la giornata anche alla persona più scorbutica-“Mi pequeňa soňadora! Dai tuo nonno ha detto che devi essere pronta per le sei e quindi visto che quando arriverà el segnorino non sarai più disposta a darmi retta,”- un rossore si espanse momentaneamente sulle guancie di Celeste-“ andiamo a sistemarti questi capelli. E poi devi vedere che cosa tuo nonno ti ha comprato da mettere stasera.”-disse la governante sorridendo in modo ambiguo e avviandosi verso la cabina armadio di Celeste. “Ma, Bernarda, il nonno non aveva mica detto che dovevo mettere lo stesso abito del ballo?”-“El segnor ha detto che sapeva che non volevi metterlo per quello che è successo con el segnorino Fabio, e voleva che tu fossi felice nella ricorrenza del sedicesimo anno dalla creazione della fondazione Evans.”. Suo nonno alla morte di suo figlio, aveva creato una fondazione di beneficienza con i molti capitali che la famiglia Evans guadagnava dall’azienda di pubblicità che aveva sede in Inghilterra e ci teneva sempre molto che Celeste officiasse alla cerimonia di anniversario. Ad una gruccia era appeso un grosso copri abiti bianco. Celeste amava quel tipo di sorprese e soprattutto amava suo nonno. Bernarda aprì piano una zip e ciò che Celeste vide fu al di sopra di ogni pensabile aspettativa: un vestito blu notte, di chiffon, con una fascia impreziosita da una composizione di Swarovski più brillanti del sole. “O mio dio! È quello che volevo! Ho passato due mesi a dire quanto amavo questo vestito! Non ci credo!”. La ragazza stentava a stare in piedi e abbracciò Bernarda-“Sarà tutto perfetto! Thomas finalmente conoscerà il nonno e io sembrerò una Cenerentola scappata da un libro illustrato!”-“Dai, Cenerentola! Andiamo in camera tua e sistemiamo la tua folta chioma.”. La pettinatura occupò quasi trentacinque minuti del poco tempo che rimaneva prima dell’arrivo di Thomas. Bernarda intrecciò abilmente i lunghissimi capelli di Celeste in una grossa treccia, che partendo dall’orecchio destro disegnava un complicato ricamo simile a quello del vestito e che terminava lasciando un terzo dei capelli libri, che le si adagiavano dolcemente sulla spalla sinistra. La treccia fu impreziosita da un elastico che aveva come decorazione un delicato delfino di Swarovski, appartenuto alla madre di Celeste. Quando la governante permise alla ragazza di guardarsi allo specchio, questa restò senza parole. “Sei una vera artista!”-disse emozionata. La governate le sorrise e le porse l’intimo comprato dal nonno insieme all’abito. La ragazza aveva appena finito di indossarlo quando il campanello suonò: Thomas era arrivato. “Vai ad aprirgli.”-disse celeste-“Ci penso io ad infilarmi il vestito. Non sarà poi tanto difficile.”. Quando la governante uscì dalla camera Celeste prese il vestito e provò a metterselo, ma non volendo rovinare la treccia, finì per rimanere incastrata tra le pieghe dello chiffon blu. “Fantastico”-pensò”non vedo nulla! Non posso nemmeno guardarmi allo specchio per capire dove si è incastrato.”. Rimase per qualche minuto ferma, cercando di fare meno danni possibili all’abito, ma all’improvviso sentì una divertita voce maschile esclamare-“Ma Celeste è possibile che ti debba salvare anche dai tuoi stessi vestiti?”. Celeste improvvisamente tornò a vedere tutto chiaramente e trovò davanti a se gli occhi azzurri del suo fidanzato, che le diede un dolce bacio sulle labbra. “Ciao”-disse imbarazzata-“Ciao, sei bellissima.”-le rispose Thomas. Grazie a tutti quelli che hanno letto il prologo! Non posso esprimere a parole quello che ho provato quando ho visto che qualcuno aveva letto la mia storia! Grazie davvero! Spero che il primo capitolo non vi deluda. Grazie ancora. Se qualcuno vuole chiedermi qualcosa, sarò più che felice di rispondere a tutti voi :D Stella
  
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