Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: SoleStelle    15/11/2012    1 recensioni
Questa storia è la terza e ultima parte della serie "Incubo..favola..realtà."
avrà 15 capitoli totali anche se due (prologo ed epilogo) saranno brevi, come sempre..
I protagonisti sono sempre loro: Sara e Riccardo.
Affronteranno, anche questa volta, tante avventure e tanti problemi ma per sapere cosa succederà dovrete leggere.
Dal testo:
[...] era un piccolo atto di protesta e lui me lo voleva negare già dal viaggio di nozze..
Siamo sicuri che questo matrimonio non fosse stato un errore? [...]

Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Incubo..favola..realtà.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Stefano non c’era, ma c’era Riccardo.
Lo vidi avvicinarsi e mi voltai dall’altro lato. Sentii che si sedette accanto a me.
“perché non me lo hai detto?” chiese, piano.
“cosa vuoi?” sussurrai, cattiva.
“parlarti” disse. Lo guardai, neutra.
“ho altre tre ore prima di poter entrare e non ho nulla da fare quindi parla” dissi.
“veramente devi ancora rispondere: perché non me lo hai detto?”.
“non sono affari tuoi” dissi secca.
“sei mia moglie, direi che sono anche affari miei” disse. Notai che tutti ci stavano fissando. “andiamo dove ci sono meno persone?” chiese. Mi alzai e mi allontanai, seguita da lui.
Ci allontanammo di qualche metro, andando alla fine del corridoio, ma questo bastò per farli smettere di guardare e origliare.
“quant’è che lo sai?” chiesi.
“mi ha chiamato subito” ammise. “e mi chiamava aggiornandomi di volta in volta” aggiunse.
“bene” dissi acida.
“non voglio litigare” disse dolce.
“e allora dimmi quel che mi volevi dire” dissi. Si massaggiò le tempie, sospirando.
“non so chi tu sia ma non sei la persona di cui mi sono innamorato.. lei non ha questo carattere quindi mettiamo subito le cose in chiaro: non volere questo bambino non significa non volere me. Chiarisciti le idee perché mi sono fatto tre ore di viaggio per mia moglie.. non per te” disse. Abbassai lo sguardo, colpevole, e vidi la sua mano tendersi verso di me. “sono qui, ci sono io. Affronteremo tutto insieme.”.
“non c’è niente da affrontare” dissi, guardandolo.
“invece si, non fare la stronza, questa non sei tu” disse.
“ho già deciso, quindi non c’è niente da affrontare” risposi.
“per quanto semplice è comunque un intervento.” disse. Lo guardai e lasciai sfuggire una lacrima.
Mi tirò a se abbracciandomi.
“ho paura” ammisi, stringendolo.
“ci sono io, sarò qui quando ti sveglierai dall’anestesia” disse.
“grazie” dissi. Mi asciugò le lacrime e tornammo a sederci. Mi prese la mano e la fece intrecciare alla sua, accarezzandola.
“non credevo ma se ti arrabbi di forza ne hai” sussurrò. Lo guardai e feci un mezzo sorriso. Gli alzai la mano e gliela baciai.
“dove sei stato?” chiesi.
“dai miei” disse.
“tua madre mi odierà a morte” sussurrai.
“no, gli ho detto che eri via per lavoro” rispose.
Rimase accanto a me per tutto il tempo rimanente e mi aspettò quando mi chiamarono per la visita.
Uscii terrorizzata, al pensiero di non trovarlo, ma lui era ancora li. Gli andai incontro e si alzò.
“è tutto a posto” dissi. Annuì e cambiammo reparto, tornando in quella che era la ‘mia’ camera.
I controlli venivano effettuati in piani differenti da quelli della maternità ma il reparto di ricovero era uno unico.
Venne un’infermiera e controllò la mia cartella, ripetendo quello che già mille volte mi ero sentita dire, poi uscì.
Mi sdraiai sul letto e Riccardo si sedette accanto a me.
“non aver paura” disse.
“l’hai detto tu: è comunque un intervento” dissi.
“non mi riferivo a quello”. Prese la mia mano nella sua e mi sorrise dolce. “ci sono io, non aver paura” disse.
Tolsi la mia mano dalla sue e voltai il viso dall’altro lato.
“Ricky ne abbiamo già parlato.. no” dissi.
“amore guardami”. Mi prese il viso e me lo voltò in sua direzione. “non sei come tua madre, sei diversa. Tu sei buona, dolce, gentile e sensibile, lei è una stronza. Tu non sei come lei e non rifarai i suoi stessi errori.” disse. “tuo padre era sempre via per lavoro ma con te ci sono io, non ti farò fare i suoi stessi errori, non ti permetterò di diventare come lei”.
“Ricky sono sua figlia. Sono identica a lei.. no.” dissi.
“no, tu sei uguale a lei solo esteticamente, ma caratterialmente non le assomigli” disse.
“non puoi saperlo” dissi, cattiva.
“stiamo insieme da sette anni.. so come sei fatta. Hai paura di non essere una brava mamma, ma non ti comporterai come lei, ci sarò io ad impedirtelo.. ma sai che non ce ne sarà bisogno.. guarda solo Andrea: è bastato che lo prendessi in braccio tu perché smettesse di piangere.. ripensaci.” disse. Negai con la testa.
“non costringermi, per favore.. non sono pronta.” dissi. “non ora” aggiunsi.
“non ora è meglio che mai” disse, chinandosi a baciarmi.
Rimanemmo soli qualche minuto poi ci comunicarono che sarei stata il primo intervento dopo la pausa pranzo dei medici.. quindi mancavano ancora quaranta minuti..
Quaranta minuti che combaciarono con il momento della visita dei parenti.
Mi ritrovai con quattro persone accalcate vicino al lettino accanto al mio, intente ad elogiare il nipote nato qualche giorno prima.
Chiesi a Riccardo si tirare il separé e mi voltai dall’altro lato. Tirò la tendina poi tornò da me.
“grazie” dissi.
“nulla”. Si sedette accanto a me e rimase zitto per mezz’ora, poi l’orario delle visite finì e tolse la tenda.
Rimanemmo in silenzio ancora un po’ poi il bambino iniziò a piangere.
Pianse ininterrottamente per cinque minuti buoni, senza che i genitori riuscissero a farlo smettere.
Mi alzai e presi la mia borsa.
“tra un po’ vengono a prendermi, mi vado a cambiare” dissi.
“ok.”.
Fui costretta a passare davanti a loro per uscire dalla stanza e capii perché piangeva. Mi fermai davanti alla porta e guardai la signora.
“deve alzargli la testa per farlo smettere” dissi. Mi guardò curiosa, e alterata. “è piccolo, non scemo.. se lei lo mette ad altezza seno lui pretende di mangiare quindi o lo allatta o gli alza la testa ma se lo tiene così non smetterà di piangere” spiegai. Gli alzò leggermente la testa e subito smise di piangere.
“ha smesso”. Riconobbi la voce di Riccardo alle mie spalle e mi voltai a guardarlo. Era incredulo.
Tornai indietro e infilai la poca roba che avevo sul mobile nel borsone.
“andiamo a casa” dissi.
“come?” chiese.
“ho cambiato idea.. portami a casa” ripetei, tranquilla. Mi sorrise e mi abbracciò.
“torniamo a casa” disse, contento..
 
 
 
 
--- --- ---
Note dell’Autrice:
questo capitolo è un po’ più lungo degli altri.. me ne rendo conto, ma credo che non mi ucciderete per questo..a
nche perchè il prossimo capitolo sarà cortissimo (oltre che l'ultimo).
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: SoleStelle