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Autore: _Sherazade_    15/11/2012    1 recensioni
Nella nostra vita conosceremo migliaia di persone, chi ci accompagnerà nel nostro cammino per molti anni, e chi sarà una semplice comparsa.
Spesso sono proprio queste piccole meteore a darci molto di più di quanto mai avremmo potuto immaginare, e questo è quello che accade alla nostra giovane protagonista che, dopo un incidente nel quale perde la vita una ragazza appena conosciuta, si ritrova a scrivere alla madre della ragazza facendo anche un esame sulla propria esistenza.
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Scritta per il Contest "A letter to" sul forum EFP
Storia partecipante a "The Seasons Challenge" indetta da Jadis_ sul forum di Efp.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante a "The Seasons Challenge" indetta da Jadis_ sul forum di Efp.
Stagione: Autunno
Prompt: Pioggia



Grazie Carol 



Fissai il foglio bianco mentre mordicchiavo la biro, in attesa che qualcosa nel cervello mi si attivasse.
Dovevo farlo, eppure non sapevo cosa dire, cosa scrivere... non era difficile, eppure non riuscivo neanche a poggiare la penna sul foglio.
Come potevo iniziare una lettera indirizzata alla madre della ragazza che era morta mentre era in viaggio con me? Come potevo farmi davvero carico delle ultime volontà della ragazza, entrando così nella vita di una donna distrutta da un dolore che non riuscivo nemmeno ad immaginare?
Avevo però giurato di farlo, e io avrei reso onore alla promessa che avevo fatto a quella dolce ragazza che mi aveva implorata mentre la vita le scivolava via dal corpo.
Mordicchiai ancora la penna e ripensai a quella uggiosa serata, quando il temporale ci aveva colte e al momento in cui le nostre strade si erano incrociate.
Mossa come da uno spirito, cominciai a far scorrere la biro sul foglio.



 
Gentile signora Lewis,
lei non mi conosce, e capisco che queste parole che sta per leggere potrebbero sconvolgerla o turbarla, ma ho promesso a sua figlia di farlo, e non potevo più aspettare. Io sono la ragazza con la quale Carol ha passato le ultime ore della sua vita, interrotta da quel fatale incidente.
Mi rendo conto che tutto questo potrebbe sembrarle strano, magari anche inopportuno, ma lei conosce sua figlia meglio di me, e saprà bene quanto la ragazza potesse essere convincente.
Io sono Lili Burk, sono nata e cresciuta nella città di Plano, in Texas. Non ho famiglia, i miei genitori sono morti da qualche anno; ho un lavoro che mi porta spesso a viaggiare, sono rappresentate, e questo mi porta a conoscere tantissime persone. Non ho ancora trovato l'anima gemella, ma non ho ancora perso la speranza. La mia vita scorreva tranquillamente, avevo finito da poco le ferie, e la stagione autunnale, la mia preferita, era appena cominciata.
Ottobre è sempre stato il mio mese preferito, fin da bambina, il richiamo di Halloween era fortissimo per me, e la cosa mi è rimasta anche una volta raggiunta l'età adulta.
Ricordo che era il tardo pomeriggio quando decisi di fermarmi in quella tavola calda lungo la strada per Nashville, col tempo da lupi che si era scatenato, continuare a viaggiare sarebbe stato sciocco. Aveva cominciato a piovere già la mattina, e la cosa non mi aveva disturbata, ma via via che le ore passavano, la cosa era diventata sempre più preoccupante, da una semplice pioggerellina, si era scatenato uno dei temporali più violenti degli ultimi anni.
Non mi era mai piaciuta l'idea di perdere tempo, ma non volevo nemmeno rischiare la vita: non solo la pioggia, ma anche quel vento terribile erano una minaccia per la mia sicurezza.
Non sapendo cos'altro fare, appena fidi l'insegna luminosa mi fermai.
Erano ore che non mettevo nulla di solido sotto ai denti, ordinai un bell'hamburger, cosa che non facevo da un bel po' di tempo, una razione abbondante di nachos e un bibita grande. Non mi piaceva mangiare da sola, ma ci ero abituata; comprai una rivista e cominciai a leggere finché una voce femminile non mi costrinse ad alzare lo sguardo.
Carol si era avvicinata con l'aria di chi si sentiva solo e sperduto, chiedendomi se poteva sedersi e mangiare in mia compagnia.
A vedere quella ragazza così triste, mi si strinse lo stomaco, e accettai immediatamente; lo avrei fatto comunque, ma c'era qualcosa in lei che mi fece subito tenerezza.
Mentre mangiavamo mi chiese dove fossi diretta, e, senza troppi giri di parole, mi chiese uno strappo: dato che dovevo passare per Memphis per arrivare a Nashville, non mi sarebbe costato nulla portarla con me, in più avrei anche avuto un po' di compagnia.
Carol era una ragazza molto socievole, spigliata, originale e molto allegra. Mi ha raccontato del suo viaggio, era in cerca di risposte, un “viaggio spirituale”, così lei l'ha definito. Io non ho mai creduto a questo genere di cose, ma il modo di fare di Carol, il modo in cui parlava... ne era così convinta che mi ha trasmesso moltissimo, facendomi capire quanto quella cosa contasse per lei.
Era ansiosa di arrivare alla prossima meta perché conosceva una persona in grado di aiutarla nel suo percorso, ma era anche triste perché nessuno della sua famiglia aveva provato a comprendere le sue ragioni, questo è quanto mi ha detto lei.
Carol voleva trovare la sua strada, mi disse che dopo le superiori aveva frequentato l'università per un paio di anni, aveva buoni voti ma sentiva che non era quella la sua strada. Mi ha rivelato che quando ha provato a parlarne a lei, si è sentita dire che era solo una fase e che sarebbe passata. Era molto abbattuta perché si sentiva allontanata e non capita.
Erano passati un po' di anni dal mio periodo scolastico, ma ancora ricordavo le ansie e i patimenti di cui Carol mi stava parlando. Subito si instaurò un certo feeling, tanto che quasi non ci accorgemmo nemmeno che la tempesta si era placata.
Abbiamo parlato di tutto: di ciò che ci piaceva, di cosa odiavamo e delle nostre esperienze di vita quotidiana. Mi ha raccontato anche della vostre Maddy, io ho sempre adorato i cani lupo, e non appena mi ha mostrato la sua foto, mi son sentita il cuore sciogliere.
Carol amava davvero quella bestiola, e dato che è stato l'ultimo dono del padre, capisco anche il perché ci tenesse tanto. Mi ha detto di come suo marito è venuto a mancare un anno fa, mi ha raccontato della lunga malattia e dell'altrettanto lungo periodo in ospedale. Capisco che significa perdere uno dei propri punti di riferimento, e capisco anche come certi dolori ci portano a chiuderci in noi stessi.
Carol sapeva che lei stava passando un brutto periodo, ma proprio per questo voleva riavvicinarsi a lei, ma sentiva che si stava alzano un muro, sempre più invalicabile, e non sapeva più come fare.
Dai suoi racconti ho capito che loro due avevano un ottimo legame, Carol vedeva in suo padre un amico e un confidente, le brillavano gli occhi mentre mi raccontava degli scherzi e delle vostre vacanze.
Anche io, come lei, ho sempre avuto un ottimo rapporto con mio padre, e pessimo con mia madre, anche se le volevo molto bene. Non è facile andare d'accordo, si litiga spesso in famiglia, ma l'affetto che ci lega rimane per sempre. Carol lo sapeva, anche se si lamentava di continuo, e suppongo che non lo abbia fatto solo con me.
Si stava facendo tardi, e così uscimmo dalla tavola calda, cercando un motel in cui sostare.
Parlammo ancora, per quasi tutta la notte, e la mattina fummo pronte per ripartire, anche se il tempo era ancora pessimo. Pioveva, ma non c'era più quel vento fastidioso.
Il nostro viaggio trascorse tranquillo, ci fermammo per pranzo e dopo una breve pausa ritornammo in auto.
Ricordo che il sole non era tramontato da tanto e che stavamo cominciando a pensare a dove fermarci per cenare, ero tranquilla alla guida, la pioggia era finissima e sembrava sul punto di cessare, ail vero problema era il tratto di strada non proprio bellissimo e l'illuminazione tutt'altro che perfetto.
Fu tutta una questione di secondi, un automobilista ubriaco ci venne addosso spingendoci dall'altro lato della strada facendoci capottare, finendo poi per schiantarci contro gli alberi.
Fu un colpo violento, tanto da farci rimanere prive di sensi per qualche minuto. A lui era andata decisamente male: era morto sul colpo.
Mi fischiavano le orecchie e avevo la vista annebbiata, fu così per un bel po', ma non so dire per quanto.
Quando finalmente fui di nuovo in me, vidi un viavai di persone, e un ragazzo che con delicatezza mi fece uscire dall'auto; salvo qualche contusione, non avevo nulla. Carol però stava male, e la caricarono sull'ambulanza, e io salii con lei per farle compagnia.
Carol non pianse, anche se mi disse che se sentiva che non ce l'avrebbe fatta. Io minimizzai, dicendole che i medici l'avrebbero sistemata in quattro e quattr'otto, ma Carol aveva scosso la testa, dicendomi che andava bene così. Aveva un unico rimpianto: mi raccontò della vostra litigata, e di come se n'era andata di casa. Si sentiva male perché sentiva che era arrivato il suo momento e che non aveva accanto a sé una delle persone più importanti della sua vita: lei.
Mi fece allora promettere di raccontarle una triste verità che non era stata in grado di raccontarle: da qualche mese aveva scoperto di avere un tumore maligno, e non c'era più nulla da fare; le rimanevano ancora pochi mesi e non riusciva a parlarne con nessuno.
Carol voleva vivere appieno gli ultimi istanti che le rimanevano, ma non riusciva a trovare il modo per riunirsi a lei, dato che spesso litigavate. Lei voleva parlargliene, ma temeva che, per trovare una cura, avrebbe finito col passare gli ultimi giorni chiusa in un ospedale. Voleva vivere davvero, anche se il tempo a disposizione era sempre di meno.
Mentre mi chiedeva di dirle quanto la amasse, lei tremava nella brandina dentro all'ambulanza, ma sorrideva, perché sapeva che non sarei venuta meno alla mia promessa e che il suo messaggio non sarebbe andato perso.
Lei non piangeva, ma io sì.
Arrivammo in ospedale e dopo neanche un'ora, Carol si spense.
Forse, anzi no, sicuramente non è di grande consolazione, ma sappia che Carol non era sola nel momento in cui se n'è andata.
Forse i vostri rapporti erano conflittuali, ma è normale, succede molto spesso e al di là di tutto, sua figlia l'amava, e le sarà per sempre accanto.
Io e Carol siamo state insieme solo per un paio di giorni, ma ho imparato più da lei in quel breve lasso di tempo, che da una vita di lavoro e sacrifici che mi avevano portata lontano dalle persone e dalla mia stessa vita. Io mi stavo spegnendo, ma Carol mi ha dato quella spinta necessaria per potermi riprendere.
La vita è troppo breve per lasciarsela sfuggire dalle mani.
Non so come lei la pensi, ma sono certa che gli spiriti di Carol e di suo marito non vogliano vederla abbattersi; sarà difficile all'inizio, ma lei non demorda. Continui a vivere anche per chi non c'è più.

Un abbraccio

 
Lili


 

 


 
L'angolo di Shera♥

Buonasera a tutti, o buongiorno, o buonpomeriggio.
Torno con una vecchia storia, con una revisione del testo che avevo preparato per un contest del 2012, contest che non ha mai visto fine dato che il giudice era completamente scomparso dalle scene.
Gli ho dato una bella sistematina, e sono anche contenta del risultato :D, non ho apportato grandi modifiche, ma l'ho sistemata quanto bastava per renderla un attimo più scorrevole.
Spero vi piaccia ^^

Un abbraccio

Shera♥
  
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