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Autore: UsagiChan92    02/06/2007    1 recensioni
Per ogni persona e per ogni carattere prepariamo un gioco diverso. Un gioco in cui perdere significa morire. Un gioco crudele forse? Si probabilmente lo è ma il dono che ricevono i sopravissuti è più grande di qualsiasi altra cosa.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell

Nota dell'autrice:

Questo è un racconto che ho scritto per scuola e che ho pensato di pubblicare qui... Tengo a precisare che non ho copiato la storia da nessuna parte!! XD Mi raccomando commentate in tanti ^^

 

Non riesco a capacitarmi del fatto che lei non mi capisca, che non approvi la mia motivazione e soprattutto che non mi ammiri per quello che sto facendo. Ma lei no, lei non mi comprende, non mi vuole neanche più ascoltare crede che quello che sto facendo è sbagliato. Sbagliato… Mi venne da ridere appena sentii pronunciare quella parola dalla sua bocca. Io sono la giustizia e sto salvando il mondo, sì perché io con la mia setta, la mia famiglia stiamo depurando questa terra. Mettiamo fine alle vite di quelle persone che non meritano di esistere. Uccidiamo i ragazzi o meglio ancora i bambini che non hanno la voglia di vivere o perché credono di essere troppo depressi per andare avanti o perché non trovano pace nelle loro anime troppo arrabbiati per godersi la vita. E noi, cosa facciamo di sbagliato? Gli diamo la possibilità di cambiare e di continuare a vivere o di arrendersi e farla finita una volta per tutte. Eseguiamo tutto in modo impeccabile, preparando ogni piccolo particolare. Per ogni persona e per ogni carattere prepariamo un gioco diverso. Un gioco in cui perdere significa morire. Un gioco crudele forse? Si probabilmente lo è ma il dono che ricevono i sopravissuti è più grande di qualsiasi altra cosa. I sopravissuti sono davvero pochi, e questi fortunati si uniscono alla nostra setta.

Io sicuro del fatto che lei fosse uguale a me, che mi avrebbe capito le ho confessato questa mia missione, ma lei l’unica persona che ebbi mai amato in vita mia non mi capì anzi fu spaventata di trovarsi davanti ad una persona completamente diversa da quella che conosceva. Credeva che fosse uno scherzo, fece addirittura una risata forzata che fu sovrastata dalla mia dal tono molto più alto. L’espressione del mio viso si tramutò in un ghigno maligno, nessuno poteva permettersi di credere che fosse tutto uno scherzo banale. Nessuno, nemmeno lei. E così mosso dalla rabbia le raccontai per filo e per segno come uccisi la mia ultima vittima, un bambino viziato di 11 anni che disprezzava e che tormentava ogni giorno i suoi genitori. Non era come uno dei soliti bambini che litigava spesso con i suoi, lui li odiava profondamente. E nel provare un odio così intenso finì per costruirsi una barriera intorno a sé, finendo per isolarsi da tutto e tutti. Voleva suicidarsi, non perché fosse stufo della sua vita ma perché desiderava ardentemente far morire di dolore i suoi genitori. La sua era una mente davvero contorta, uccidersi soltanto per far soffrire altre persone. Lo ammirai sin dalla prima volta che lo vidi, mi piaceva il suo modo di pensare. E questa fu una delle ragioni per cui volli dargli una possibilità, lo feci giocare con me…

Passai molto tempo a prepararmi per la mia prima mossa, ogni giorno seguivo ogni suo singolo spostamento da casa a scuola, e rimanevo a spiare e a godermi tutte le sue crisi ordinarie e soprattutto tutti i suoi tentanti suicidi. Decisi finalmente di agire il giorno del suo compleanno, i genitori gli avevano preparato una festa a sorpresa. Sempre se così poteva essere chiamata, avevano gonfiato qualche palloncino, attaccato qualche striscione e preparato una torta. Una festa che sarebbe potuta essere anche piacevole se i genitori si fossero presi la briga di invitare qualche suo amico, anche se in fondo lui di amici non ne aveva. Quella sera il ragazzo cercò di tornare a casa il più tardi possibile, non aveva nessuna voglia di festeggiare il suo compleanno. E per giunta poi anche con le persone che odiava di più al mondo. Così quando rincasò era già passata da un bel pezzo l’ora di cena. Appena varcò la porta di casa percepì un atmosfera davvero insolita, in tutta la casa regnavano il silenzio e il buio.

“Forse sono usciti” pensò il ragazzo. Niente di più sbagliato, i suoi c’erano eccome e lo stavano aspettando da un bel pezzo pronti per festeggiare il migliore dei suoi compleanni. Appena accese la luce del salone riuscì a scoprire da cosa provenisse quella sensazione che gli faceva venire la pelle d’oca. I suoi genitori erano stati imbavagliati e legati a due sedie poste al centro della stanza.

Il ragazzo li guardò spaventato, non capendo quello che stesse succedendo. Loro accortosi della sua presenza cercarono di avvertirlo di scappare attraverso mugolii strozzati. Lui lentamente arretrò di qualche passo credendo che il colpevole fosse in cucina, l’unica stanza della casa dove era accesa la luce. Una mossa davvero stupida da parte sua, avevo acceso la luce di proposito. Volevo accertarmi personalmente della sua furbizia e soprattutto del suo coraggio. Il ragazzo cominciava a deludermi ma dovevo dargli ancora una possibilità. Il ragazzino appena si accorse che mi ero appostato dietro di lui scacciò un urlo e cadde all’indietro. Mi fissava con occhi colmi di paura.

Io gli sorrisi e gli porsi la mia mano per aiutarlo ad alzarsi. Stupito dal mio gesto rimase qualche secondo a fissare la mano penzolargli a qualche centimetro dalla sua faccia. Sembrò quasi che si perse nel mio sguardo e fu quasi tentato di afferrarla, se non fosse stato per la madre che cercò in tutti i modi di urlare. Così mi rialzai e continuando a sorridere, gli spiegai cosa volessi da lui e perché l’avessi scelto. Il ragazzo cominciava a tremare, non sapendo cosa gli aspettasse.

Lo notai immediatamente, ero sempre stato un ottimo osservatore. Una dote che mi si era sempre rivelata utile per i miei lavoretti.

“Non devi aver paura di me, né tanto meno di quello che ti aspetta. Desidero solo che tu faccia una piccola cosetta… So quanto odi e quanto ti fanno soffrire i tuoi genitori. Lo so molto bene quante volte hai cercato di farla finita. Quindi ora vorrei darti una possibilità, uccidili. Prendi il coltello che ti darò e fagliela pagare per tutto il male che ti hanno fatto.”

Lui mi guardò sempre più spaventato, allora io gli porsi un piccolo coltello che avevo posto dentro la tasca del pantalone. Lui anche se ancora molto esitante lo prese con la mano. Sorrisi e lo incitai  ad fare quello che gli avevo detto. Lui si alzò e ancora con il coltello nella mano guardò negli occhi i genitori. Il padre era in preda alla rabbia odiava perdere il controllo della situazione mentre la madre terrorizzata cominciò a piangere lacrime silenziose. Dopo qualche secondo di silenzio straziante cominciò ad urlare e velocemente si tagliò la gola con il coltello, causandosi una morte lunga e dolorosa. Cadde a terra. E nei suoi ultimi attimi di vita scorse sul tavolo della cucina la torta che i genitori gli avevano preparato con tanto amore. Un sorriso forse l’unico sincero di tutta la sua vita, gli si dipinse sulla faccia. Sorpreso da quel gesto improvviso, ne rimasi allibito.

“Capisci?? Non riuscivo a comprendere come mai si fosse ucciso proprio quando gli avevo dato una possibilità così grande… Non credi anche tu?”

Mi rivolsi alla mia amata che dopo aver ascoltato silenziosa tutto il racconto, si spaventò per la mia domanda improvvisa. Mi fissò a lungo e finalmente senza guardarmi rispose.

“Tu non hai capito niente… Il ragazzo amava i suoi genitori più di se stesso per questo si è sacrificato. Probabilmente credeva soltanto di odiarli ma in fondo non avrebbe saputo vivere senza… Forse si sentiva solo trascurato e per non accettare i suoi veri sentimenti si chiuse in se stesso… Proprio come te… Credi di capire i sentimenti delle persone ed insieme alla tua setta di salvare il mondo, quando invece vorresti solo scappare da te stesso e da quello che sei diventato…”

“ZITTA!!” urlai. “Tu non sai niente di me!! Non sai cosa ho vissuto e come grazie alla mia setta sono rinato!! Sono tutte bugie!! Non ti azzardare a parlare ancora…”

E arrabbiato come poche volte lo sono stato nella mia vita le diedi un pugno fortissimo che le fece perdere i sensi e cadere esanime per terra.

 

Sono passate diverse ore, la mia amata non ha ancora ripreso i sensi. Mi trovo nella sua stanza, il sole è già calato e mi troverei completamente al buio se non fosse per i raggi della luna che illuminano anche se debolmente parte della stanza. Essi entrando dalla finestra ricadono sulla mia donna, rendendola ancora più bella. Io volontariamente mi sono messo in un angolo, dove la luce non può raggiungermi. Odio la luna e i raggi brillanti che emana, mi ricordano brutti tempi… Vorrei che questo momento non finisse mai e poter rimanere tutta la vita a fissarla… La amo da morire, ma non posso permettere che mi distolga dalla mia missione quindi devo farlo…

Sì, lo devo fare per la mia setta, la mia famiglia… Loro sono gli unici che mi hanno sempre aiutato e che mi osservano in ogni momento… Anche ora, ed è per questo che non posso sperare di poter fuggire dal loro giudizio. Perché loro mi guardano dall’alto, mi aiutano dal cielo. Non sono morti naturalmente, perché io non ho mai ucciso nessuno con i miei riti. Mi limito a mandarli in un luogo migliore di questa terra che peggiora di giorno in giorno, li salvo da loro stessi. Ed è questo lo scopo della mia missione salvare le persone ormai già perse in se stesse. Per questo gioco con le mie vittime, concedo la salvezza solo alle persone che riescono a stupirmi e naturalmente a vincere…

E’ stato un uomo ad aprirmi gli occhi ed a nominarmi come suo erede. Vinsi il suo gioco e ammirato dal mio carattere mi chiese di graziarlo e salvarlo dalla sua vita… Quindi io l’ultimo superstite rimasto ancora su questo mondo aspetto con ansia il giorno in cui potrò unirmi ai miei compagni e al mio maestro che mi aspettano lassù... Devo solo trovare un erede degno di questo incarico… Sento dei piccoli rumori, apro gli occhi, finalmente si è svegliata. Sospiro sollevato, il mio maestro mi ha concesso di dare una possibilità anche a lei…

Lentamente mi alzo cercando di fare il minimo rumore e mi avvicino alla sua figura ancora sdraiata sul pavimento. E’ arrivato il momento di giocare anche con te, amore mio…

  
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