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Autore: Dreamer91    16/11/2012    11 recensioni
E se il destino avesse voluto che in una città tanto grande come New York, due ragazzi dalle vite completamente diverse, finissero con l'abitare a meno di tre metri di distanza... sullo stesso pianerottolo?
Dal Capitolo uno:
"Stai scherzando spero!" mormorai
"Perché scusa? Non ci sono topi né prostitute per strada... per quanto riguarda i vicini non so... non li ho interrogati... però..."
"Sebastian!" lo bloccai passandomi una mano sul viso "Lower East Side... sul serio?"
"Non ti seguo, B..." mi fece visibilmente confuso slacciandosi la cintura
"Bastian dovrò vendermi un rene per pagarmi l'affitto... e quando avrò terminato gli organi, mi toccherà scendere in strada e fare compagnia a quelle famose prostitute per andare avanti!" gli spiegai concitato.
(...)
"Non fare l'esagerato Blaine... questa volta penso di aver trovato il posto giusto per te! Coraggio, scendi che te lo mostro!" mi incitò scendendo dall'auto e raggiungendomi sul marciapiede
"Anche l'ultima volta lo pensavi, Seb... e siamo dovuti scappare a gambe levate da un travestito in minigonna e tacchi a spillo!" gli ricordai lanciando un'occhiata al palazzo color porpora - innocuo e all'apparenza rispettabile - che si stagliava per ben quattro piani davanti a noi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Just a Landing'
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Salveeeee.... contro ogni previsione (e ogni scommessa!) ce l'ho fatta ^^ dunque, prima di tutto mi scuso con ognuno di voi per non aver aggiornato ieri, soprattutto con quelli che non hanno avuto modo di leggere il post su fb in cui comunicavo questo cambiamento.. purtroppo le cose sono iniziate a diventare troppo complicate e perfino trovare il tempo per scrivere è ormai un'impresa. Però diciamo che alla fine qualcosa è venuto fuori.. dunque, oggi prima di iniziare avrei alcune cose da dire: numero uno, riguardo allo scorso capitolo.. beh la tensione sessuale tra quei due non fa che aumentare e più questa aumenta più io mi diverto XD nodai scherzi a parte.. è destinata a durare poco, altrimenti qualcuno ci rimette la vita (tipo io ^^) per quanto riguarda invece Sam (che immagino avrete odiato quasi quanto David XD) molti di voi hanno ipotizzato che ciò che aveva da dire riguardasse Santana, che le fosse successo qualcosa.. povera San.. è viva e vegeta, tranquilli ^^ saprete a breve cosa volesse dire Sam. Numero due, ho diciamo un annuncio da fare.. ho fatto due calcoli e, se le cose vanno come dico io, dovrebbero mancare al massimo quattro/cinque capitoli (era ora direte voi ^^) però se vi può interessare, ho già pensato di inserire a storia conclusa dei capitoli prologo (uno per ognuna delle coppie formatesi nella storia!) quindi dovrete sopportarmi ancora un pò :P (e non dimentichiamo i MM). Numero tre, come avrete letto dal post, ho problemi il giovedì ad aggiornare, e quindi sposto ufficialmente i giorni di aggioramento al Martedì e al Venerdì.. vi chiedo scusa per questo cambio ma non so come altro fare (e la notte vorrei dormire, ecco XD). Numero quattro... scusate se non ho risposto alle recensioni, ma vi giuro che lo farò, appena possibile e tornerò in pari.. approfitto di questa nota chilometrica per ringraziare ognuno di voi per le magnifiche parole e per essere ancora intenzionati a sopportarmi, nonostante tutto.. siete la mia forza <3 mmmm credo di aver finito... quindi non mi resta che augurarvi buona lettura e... ci vediamo Martedì.. un bacio :*
n.b. Pagina Fb (Dreamer91 ) Raccolta (Just a landing - Missing Moments )




New York City. Ore 11.48 P.M. 18 Aprile 2012 (Mercoledì)


Io e Sam Evans raramente avevamo fatto un discorso vero. Non perché mi stesse antipatico o per qualche altro motivo in particolare. Semplicemente non avevamo mai trovato nulla che ci accomunasse, a parte l'amicizia con Santana. In effetti, pensandoci, ora c'era anche Mercedes - benché non non sapessi esattamente che piega avesse preso la loro conoscenza. Quindi mi era sembrato particolarmente strano che lui volesse parlare proprio con me, quella sera e soprattutto con quell'urgenza. Eppure ci trovammo lì, seduti al bancone, io, Blaine, Sam, Santana, Brittany... e ovviamente Puckermann che, piacevolmente sorpreso dall'improvvisata di Sam, aveva dovuto rimandare la chiusura del locale.
"Ecco qui... questa la offre la casa!" esclamò, lasciando sul bancone davanti a Sam, un bicchiere di birra
"Grazie, amico. Gentilissimo." accettò la sua birra e ne bevve un lungo sorso con evidente soddisfazione. Io, impaziente e appena irritato, gli lanciai un'occhiata insistente, tanto per fargli capire che potevamo anche saltare i convenevoli e andare direttamente al nocciolo della questione: avevo fretta, molta fretta e di certo non potevo perdere altro tempo in quel pub mentre il mio desiderio e la voglia che avevo di Blaine battevano insofferenti il piedino, in attesa. Anche Blaine sembrava dello stesso avviso: da quando eravamo stati costretti a fare marcia indietro e il nostro intento era sfumato, aveva messo su un'altra specie di broncio, questa volta appena più marcato, e faceva una tenerezza indescrivibile. Dovetti fare terrorismo psicologico su me stesso per non scoppiargli a ridere in faccia perché in quel momento, mentre giocherellava con le chiavi della moto sembrava un cucciolo, un bambino a cui era stato tolto un giocattolo, e il suo giocattolo, nel caso specifico, ero io.
Un altro motivo per mettere fretta a Sam...
"Dunque... hai detto di volermi parlare.." esordii, recuperando la sua attenzione, tutta focalizzata sulla birra. Annuì, riscuotendosi
"Oh sì... ed è una questione piuttosto urgente." mi informò
"Bene.. meglio così!" risposi con un sorriso radioso, e mi accorsi solo qualche istante dopo della poca delicatezza che avevo usato nei suoi confronti, così mi affettai ad aggiungere "Sono abbastanza stanco e vorrei.. tornarmene a casa!" sistemai alla meglio, con un sorriso meno esagerato e un pò di imbarazzo. Dovevo trattenermi, almeno in pubblico.
"Io non credo che avrai ancora voglia di dormire dopo quello che ti avrò detto." esclamò divertito, dandomi un leggero pugno sul braccio. Vidi con la coda dell'occhio Santana ridacchiare, stranamente elettrica e mi accigliai di conseguenza. Ma che diavolo stava succedendo?
"Sam io non.. capisco.."
"Ti spiego subito!" affermò, bevve un altro piccolo sorso di birra, dopodiché sospirò e iniziò finalmente a parlare "Oggi pomeriggio sono stato chiamato nello studio di Micheal Chang Jr, il tuo capo.."
"Ex capo!" specificò Blaine con una smorfia, che mi fece sorridere
"Già.. ex.. e mi ha detto cosa era successo, il tuo licenziamento intendo." specificò. Io mi ritrovai a sospirare, nonostante sentissi lo stomaco tremare, ancora per la rabbia. Per fortuna, quello che era successo dopo il mio incontro con Chang, mi aveva fatto dimenticare in parte il mio lavoro perso, la mia vita incasinata, il mio conto in banca quasi praticamente in rosso. E il merito era tutto di Blaine, dei suoi modi sempre nuovi per sorprendermi, del suo sorriso aperto e carezzevole, dell'amore che provavo per lui, indissolubile e probabilmente più forte di qualsiasi altra cosa. Eppure, in quel momento, mi sentivo ancora appena spaesato dopo che Sam era stato così gentile da riportarmi alla triste realtà. David, le sue minacce, il ben servito del mio capo.. ex capo.
"Ascolta.. se sei venuto qui per dirmi quanto ti dispiace... lo apprezzo, Sam, davvero, ma.. non credo sia.."
"Non sono qui per questo... devo proporti un affare che... a questo punto
, potrebbe seriamente cambiare la tua vita!" esclamò serio e risoluto, facendomi bloccare sia le parole che il respiro. La determinazione che gli lessi negli occhi in quel momento, mi fece appena vacillare, e finalmente ebbi modo di toccare con mano la vera professionalità di Sam Evans, la sua tenacia e soprattutto il carattere deciso che gli aveva permesso di farsi un nome di una certa importanza nel settore. Santana aveva ragione.. quel ragazzo sapeva il fatto suo. Senza sapere come, mi ritrovai ad avvicinarmi impercettibilmente a Blaine, seduto ovviamente al mio fianco, e sentire il calore irradiato dal suo corpo, sprigionarsi direttamente su di me, mi diede quella forza necessaria per riprendere fiato e farmi parlare
"D'accordo.. ti ascolto!"
"Conosci Sue Syilvester?" mi domandò a bruciapelo, sorprendendomi
"Sue.. Sylvester.. la... regina dell'Upper Side? La.. donna che è stata capace di.. creare la sua prestigiosa azienda dal nulla e che ogni anno.. rientra nella classifica delle donne più ricche dell'intero mondo della moda?" chiesi ironico. Ma certo che la conoscevo. Ogni essere umano che possedeva un minimo di conoscenza nel campo della moda conosceva la Signora Sylvester. Era un mito, una sorta di legenda. La donna per eccellenza, colei che ce l'aveva fatta, colei che era riuscita a creare un marchio prestigioso in pochissimo tempo e a dettar legge sullo stile. Aveva fama di essere piuttosto fredda e scontrosa, molto cinica, molto, forse troppo, arrogante. Ma senza ombra di dubbio sapeva come muoversi, cosa creare e perfino quanti soldi poter ottenere da ognuna delle sue creazioni. Era brava nel suo lavoro, forse la migliore. Una sorta di mostro sacro, un guru.
"Proprio lei!" confermò infatti Sam, contento del fatto che fossi preparato sull'argomento. D'accordo, conoscevo la Sylvester, la sua fama e il suo lavoro... ma cosa c'entravo io.. con lei?
"Vedi.. la sua agenzia di moda ha fatto pubblicare un'informativa sul suo sito, un'iniziativa che lei stessa promuove e che, inaspettatamente sembra essere una vera manna dal cielo." disse, incrociando le braccia al petto, sempre molto professionale
"Di cosa si tratta?" chiesi, sempre più curioso, mentre il cuore iniziava a scalpitarmi a sorpresa nel petto, senza apparente motivo
"Un concorso... un concorso di moda aperto a tutte le giovani promesse del campo." disse finalmente, rivolgendomi un breve sorriso. Lo scalpitare del cuore di fermò in un attimo, con un rumore sordo
"Un.. concorso..?" balbettai
"Esatto...
Si tratta di un bando libero al quale possono partecipare soltanto coloro che hanno accumulato almeno tre anni di esperienza presso un'agenzia di moda di New York e che hanno ottenuto una lettera di raccomandazione da parte del direttore in persona o di uno dei suoi delegati. Bisogna presentarsi davanti ad una commissione di esperti, con cinque modelli inediti e autoprodotti.. ogni partecipante dovrà occuparsi personalmente dei tessuti, dei disegni, della realizzazione e soprattutto della presentazione, inclusa la scelta delle modelle. Le iscrizioni si chiudono domani pomeriggio alle tre. Per quanto riguarda la consegna dei modelli, verrà effettuata tra due settimane: le modelle con i vestiti prodotti, saranno esaminate dalla giuria durante una sfilata privata e alla fine decreteranno un vincitore. Quest'ultimo avrà diritto ad un premio di venticinque mila dollari, ma soprattutto gli sarà data la possibilità di creare una collezione intera, completamente finanziata dalla presidentessa della giuria, la Signora Sylvester"
Oh cazzo...
Un concorso di moda... indetto da una delle autorità più competenti dell'intero Stato... un solo vincitore... cinque modelli... venticinquemila dollari.. un'intera collezione... ok, probabilmente ero già svenuto e quelli che mi stavano riempiendo la mente erano semplicemente dei flash senza alcun senso logico. Perché, d'altronde, come pretendevo di trovare qualcosa di realmente sensato in quello che stava succedendo? Ecco perché io e Sam non parlavamo molto.. possedevamo due lingue completamente diverse, e quello che diceva lui, io non riuscivo a capirlo.
"Sam io.. non capisco.. perché mi stai dicendo queste cose?" riuscii finalmente a chiedere, con una smorfia
"Perché credo che tu possa avere i requisiti adatti per partecipare." rispose tranquillamente, indicandomi. I requisiti adatti?
"E chi... come fai a dirlo?" domandai scettico, continuando a non capire se, quello che stava dicendo, fosse reale o se si stesse divertendo semplicemente a prendermi in giro. Nel secondo caso, allora mi sarei alzato dal mio sgabello e avrei guadagnato l'uscita, ovviamente trascinandomi dietro Blaine. Avevo altro a cui pensare, altro di decisamente più importante e i discorsi poco chiari di Sam Evans non mi piacevano affatto. Lui fece un mezzo sorriso, dopodiché indicò qualcuno al suo fianco
"É stata Santana a darmi l'idea." specificò e tutti, incluso me, ci girammo verso la modella ispanica che sorrise, appena imbarazzata
"Santana?"
"Già..." confermò, stringendosi nelle spalle "Sono colpevole!" e ridacchiò, appena a disagio, ma estremamente serena. Si morse un labbro e alla fine aggiunse qualcosa che mi toccò il cuore, nella parte più profonda, dove credevo non ci fosse più spazio per niente
"Tu una volta mi hai detto che avresti voluto creare una collezione tutta tua, un'intera gamma di abiti che avrebbe portato orgogliosamente il tuo nome." disse con calma, mentre sentivo lentamente lo spazio appena riempito, riscaldarsi tanto da fare quasi paura. Ma male no, una cosa così bella non avrebbe mai potuto fare male. E mi ritrovai a boccheggiare, guardando la mia amica e domandandomi perché un gesto tanto bello, fosse indirizzato proprio a me. Ricordavo di avergliene parlato, una volta.. parecchi anni prima, durante una sfilata privata. Avevo dato un'occhiata in anteprima agli abiti che le modelle avrebbero dovuto indossare e alla fine avevo decretato che queste ultime avrebbero fatto più bella figura, presentandosi sulla passerella nude. Santana mi aveva dato subito ragione ed io non so come, mi ero ritrovato a confessarle quel mio pallino, quell'idea malsana che avevo in testa da praticamente tutta la vita e le raccontai perfino quanto trovassi rilassante, tornare a casa la sera, e sapere di trovarci il mio album da disegno - nascosto nell'ultimo cassetto dell'armadio, sotto ai maglioni di lana - e potermi dedicare finalmente alla mia arte. Lei non ci aveva fatto poi tanto caso sul momento ed io avevo immaginato che non gliene importasse affatto. Sapere che, nonostante fosse passato del tempo, lei riuscisse ancora a ricordarsi di una conversazione del genere... ebbe uno strano effetto su di me.

"Te ne sei ricordata." mormorai infatti, con il fiato spezzato. Lei annuì con vigore, quasi fosse normale per lei averlo fatto
"Certo.. io mi ricordo tutto quello che mi dici. Per questo motivo, stamattina sono andata da Chang e gli ho parlato di questo concorso e del fatto che tu fossi adatto per parteciparvi." spiegò, gesticolando - cosa che Santana faceva spesso, soprattutto quando era emozionata. Io non sapevo cosa dire. Quella era una di quelle notizie che ti prendevano con forza e ti inchiodavano al suolo, senza possibilità di muoversi o di scappare. E per una volta, forse per la prima volta in tutta la mia vita, fui felice così. Mi sentivo bene, intrappolato in quel modo, seduto sul mio sgabello, pervaso da una miriade di emozioni, tutte decisamente belle ed appaganti e con una parte del corpo completamente incollata al fianco di Blaine. E fu tutto un insieme di cose, troppo forti da gestire, che mi fecero ritrovare con le lacrime agli occhi. Ancora una volta. E ancora una volta non riuscii a provarne vergogna. Al contrario, sentii quel calore diffondersi in tutto il corpo e premere per uscire. E quando sentii al mio fianco Blaine muoversi appena, agitato, intuii di essere riuscito a contagiare perfino lui.
Santana sospirò, dopodiché lasciò il suo sgabello e si avvicinò a me, per parlarmi meglio
"Ascolta, Kurt.. per quanto io adori questo pub e il suo proprietario.. io non ti ci vedo affatto a lavorare qui. Tu non sei adatto per indossare un grembiule spiegazzato o per servire hamburger e patatine fritte. Tu devi conquistare New York e hai tutte le carte in regola per farlo. Ti serve solo la giusta occasione e... questa..." si frugò nella tasca posteriore del jeans e mi allungò qualcosa
"Cos'è?" riuscii a domandare, nonostante le lacrime
"La tua lettera di raccomandazione.. firmata da Chang in persona!" esclamò, proprio mentre afferravo la busta e per poco, per la sorpresa, non la lasciai cadere a terra.
"Chang ha.. firmato per me?" no, non era possibile. Potevo credere a tutto, perfino di aver avuto dalla Dea bendata la possibilità di partecipare ad un concorso prestigioso. Ma a quello non potevo credere.
"Certo... me l'ha consegnata personalmente, quando mi ha fatto chiamare, dopo aver parlato con Santana." si aggiunse Sam con un sorriso. Mi ritrovai a guardare prima lui e poi la ragazza, entrambi estremamente emozionati, e poi il mio sguardo cadde di nuovo sulla busta bianca che stringevo in mano. E allora volli controllare di persona. Non mi sarei accontentato della loro parola quella volta: dovevo accertarmi personalmente che quello che mi avevano detto fosse vero. E così aprii la busta e tirai fuori il foglio bianco accuratamente ripiegato. In effetti era una vera lettera di raccomandazione, indirizzata alla Signora Sue Sylvester, in cui si parlava di un certo Kurt Hummel e delle sue reali potenzialità artistiche e si chiedeva di tenerne conto nel giudizio finale. E alla fine, a chiudere tutti quei complimenti e quelle belle parole, c'era una firma, una firma che in cinque anni di lavoro avevo imparato a conoscere fin troppo bene per continuare a credere che potesse essere una bugia. Alla fine della lettera c'era la firma di Michael Chang Jr. Il mio ex capo.
"Io non.. ci posso credere.." mormorai, sconvolto, mentre la lettera mi veniva delicatamente tolta dalle mani e solo qualche istante dopo mi accorsi vagamente che fosse stato Blaine a farlo. Blaine che era ancora seduto accanto a me, il cui respiro era l'unico suono che mi impediva di impazzire, schiacciato dal peso di tutte quelle emozioni.
Santana si avvicinò ancora di più, fino a piazzarsi esattamente tra le mie gambe e mi afferrò i lati del viso con le mani per farmi sollevare gli occhi e puntò i suoi, decisi e limpidi e forti e tremendamente affettuosi
"Kurt... lui è davvero dispiaciuto per quello che è successo e si è sentito in dovere di ripagarti almeno in parte del torto che hai subito. É il suo modo per chiederti scusa, immagino." e sorrise, appena intenerita, accarezzandomi le guance con i pollici e liberandomi delle lacrime già scivolate via dagli occhi. Santana si era esposta con Chang per me, gli aveva parlato e lo aveva perfino convinto a firmare una lettera di raccomandazione per permettermi di partecipare al concorso. Lo stesso Chang che mi aveva licenziato, lo stesso che sembrava sinceramente dispiaciuto, lo stesso che si era fatto mettere i piedi in testa da David - come me d'altronde - e che forse, come me, si era ritrovato a fare i conti con la persona sbagliata. Rachel aveva ragione... al di là della porta del mio appartamento, c'era qualcuno.. qualcuno che si preoccupava per me, qualcuno a cui i miei pensieri e i miei sogni importavano, qualcuno a cui potevo permettermi di volere bene, qualcuno che potevo amare e da cui potevo sperare di ricevere qualcosa. Ed ogni giorno, rendersi conto di quanto fosse bello scoprire i modi più disparati con cui il mondo poteva dimostrare affetto - cantando canzoni, offrendoti su un piatto d'argento le migliori occasioni della tua vita, facendoti capire quanto importante tu sia - diventava sempre più sorprendente. E forse neanche a questo avrei mai potuto fare l'abitudine. E come era successo già in precedenza con Rachel, mi ritrovai senza neanche accorgermene, stretto nell'abbraccio di Santana e a sentirmi bene con me stesso, a comprendere quanto grande fosse l'affetto che quella ragazza provava per me e quanto bene io potessi volere a lei. E solo allora mi accorsi quanto mi fosse mancato l'abbraccio di una donna, l'abbraccio femminile di qualcuno che provasse almeno un briciolo di quell'affetto che mi era venuto a mancare fin troppo presto, l'affetto che mi era stato strappato via con forza e cattiveria dalla vita e che ora sembrava essere di nuovo presente, sotto diverse forme, nuove ma ugualmente speciali. E allora mi accorsi che perfino l'abbraccio di un'amica poteva avere qualcosa di materno. Dopo un tempo imprecisato e dopo essermi perfino dimenticato di essere ancora in quel pub, con altre quattro persone, allentai un pò la presa e permisi a Santana di allontanarsi, quel tanto che bastò per tornare a guardarmi negli occhi e mormorare, con lo sguardo lucido ed emozionato
"Adesso però tocca a te... tocca a te dimostrare al mondo di cosa sei capace. Fai vedere a lui, a quel bastardo del tuo ex e perfino alla signora Sylvester quanto vali.. mostraci chi è davvero Kurt Hummel!"

New York City. Ore 00.45 P.M. 19 Aprile 2012 (Giovedì)

" 'Con la presente mi assumo ogni eventuale responsabilità nel raccomandarle caldamente il Signor Kurt Hummel. Ho avuto l'onore e lo straordinario privilegio di lavorare al suo fianco e di avvalermi della sua collaborazione per cinque straordinari anni. La sua presenza, in molte occasioni, si è dimostrata essenziale per il buon nome dell'agenzia di moda "Sogni di Tessuto" da me gestita'." lessi con orgoglio e anche con una certa eccitazione, mentre restituivo il casco a Blaine e insieme ci avvicinavamo al portone. Lui ridacchiò, cercando di tenere il mio passo, dato che mi ero messo quasi a correre in mezzo alla strada
"Straordinario privilegio.." mi canzonò divertito "Sicuro che questo Chang non fosse gay?" scoppiai a ridere, mentre inseriva le chiavi nel portone e faceva scattare la serratura
"Troppo rigido e posato per essere una checca!" esclamai io, facendo ridere entrambi "E senti qui.. non è finita... 'Pertanto mi sento in dovere di promuovere il talento del Signor Hummel, con la solida consapevolezza che mai, un ragazzo così diligente e dedito al lavoro e rispettoso degli altri, possa deludere le mie e le vostre aspettative'." sollevai gli occhi verso Blaine che se ne stava appoggiato con la schiena alla cabina dell'ascensore e mi guardava, con un sorriso mite sul volto " 'Cordiali saluti. Mr Michael Chang Jr'!"
"Quel Chang ha decisamente guadagnato punti. E anche la mia più sincera stima!" esclamò rubandomi di nuovo dalle mani la lettera, per poterla rileggere
"Dio... non ci posso ancora credere. Mi sembra un sogno.. un sogno che diventa realtà." mormorai elettrizzato, premendo il tasto della chiamata per l'ascensore. Lui mi sorrise, piegando appena la testa di lato, dopodiché ripiegò con cura il foglio e me lo porse
"Congratulazioni Kurt... penso che questa sia decisamente la tua rivincita sulla vita... ciò che aspettavi da sempre." mi disse, guardandomi negli occhi, nel tono più piacevolmente disarmante di sempre. Mi morsi un labbro, sorridendogli imbarazzato
"Grazie Blaine." risposi arrossendo e proprio in quel momento la cabina arrivò al pianterreno e, da ottimo cavaliere, come al solito si fece da parte per farmi entrare per primo

"Non mi avevi mai detto di voler diventare uno stilista!" esclamò, mentre richiudeva la grata dell'ascensore dietro di noi, una volta dentro la cabina
"In realtà.. non l'ho mai detto a nessuno. Vagamente ricordo di essermelo fatto scappare una volta con Santana.. e mi meraviglia ancora come lei possa essersene ricordata." risposi, scuotendo la testa ed avvertendo ancora la piacevole stretta allo stomaco che mi aveva già avvolto nel pub, mentre lei era impegnata a ricordarmi quell'occasione, di cui io avevo già dimenticato l'esistenza. Blaine spinse il pulsante con il numero quattro e con un sospiro sereno, poggiò la schiena alla parete della cabina
"É stato sufficiente un momento... un solo momento per cambiare tutto quanto." bisbigliò, stringendo gli occhi e concentrandoli completamente su di me, tanto che mi ritrovai a perdere un paio di respiri, sotto il peso di quelle meravigliose iridi dorate e in un solo istante dimenticai di tutto, lettera di Chang inclusa. L'unica cosa a cui riuscii a dare peso fu il suo corpo che si avvicinò in un attimo al mio, schiacciandomi contro la parete opposta ed impedendomi tutto, perfino di ricordare come si respirasse
"Già.. a volte basta così poco." mormorai, praticamente con le sue labbra ad un respiro di distanza dalle mie e fu relativamente semplice azzerare tutto, anche il cervello e unire ancora una volta la mia bocca alla sua, esattamente dove volevo che fosse e decisamente nel momento più inaspettato. Perché Blaine era tutto tranne che prevedibile, mi sorprendeva, mi ammaliava, mi rigirava tra le sue mani come un prestigiatore esperto, eppure mi aveva sempre fatto cadere in piedi, oppure tra le sue braccia. Ed io, succube e preda della sua sola presenza, mi sentivo come trascinato da qualcosa di invisibile ma allo stesso tempo forte, qualcosa che mi teneva legato a lui da un mese ormai e che lentamente era stato in grado di trasformarsi in amore allo stato puro.
Ti amo, Blaine... ti amo tanto...
In un attimo - è proprio vero che a volte, basta così poco! - cambiò atmosfera. Da dolce e lentamente calcolato, si trasformò in passionale ed intenso e, prima di riuscire a metabolizzarlo, mi ritrovai ad ansimare per la sorpresa, mentre i suoi fianchi avanzavano verso i miei e per un istante, persi perfino la cognizione del tempo. Mi resi vagamente conto di dove ci trovassimo, solo quando notai con la coda dell'occhio, la mano di Blaine allungarsi verso la pulsantiera e premere qualcosa. E lì, la cabina si bloccò, con un leggero sbalzo
"Che stai facendo?" gli domandai, colto alla sprovvista
"Blocco l'ascensore... chissà se così riusciamo a starcene un pò tranquilli.." mormorò, con un mezzo sorriso, poggiando entrambe le mani sulla parete dietro di me ed allontanando appena il bacino, perché forse la pressione era diventata troppa anche per lui.
"In un ascensore? Non ti è bastata l'ultima volta?" lo provocai divertito, facendo scivolare con estrema facilità le dita tra i suoi capelli. Scosse la testa, avvicinandosi pericolosamente al mio collo
"No.... e l'ultima volta in questa cabina non c'eri tu!" mi ricordò con un soffio, direttamente sulla mia pelle, e finalmente posò le labbra sulla pelle piacevolmente sensibile al di sotto del mento. Strinsi più forte la presa attorno ai suoi ricci e per qualche istante provai a lasciarmi andare e a far finta che, oltre a quelle morbide labbra, non ci fosse nient'altro. Ed era davvero sorprendente il potere che arrivava ad esercitare su di me. Ma non era affatto autoritario e prepotente come David. Sapevo di avere voce in capitolo in ogni azione, ogni bacio, ogni carezza e perfino in ogni singolo sguardo che ci scambiavamo. Eppure, mi sentivo completamente soggiogato da lui e in nessun caso al mondo mi sarei sottratto o tirato indietro. Eppure... era davvero tardi, io stavo morendo dal sonno e... la miseria, eravamo dentro la cabina di un ascensore, bloccati tra il secondo e il terzo piano, a metà strada tra una famigliola felice e una bambina di quattro anni.
"Blaine..." provai a risultare convincente, anche se con scarsissimo risultato. Lui abbandonò il mio collo e puntò di nuovo gli occhi nei miei, lanciandomi uno sguardo carico di desiderio, talmente tanto intenso da farmi emettere un mugolio di frustrazione.
Cazzo... maledizione... cazzo.. maledizione...

"Abbiamo tante cose da festeggiare io e te... la fine dei miei due lavori sfiancanti.. la tua rottura con David... il lavoro al pub... il concorso di questa sera." elencò, lasciandomi un bacio leggero un ogni angolo del viso, per ognuno dei motivi appena detti.
"Quante cose.." mormorai, deglutendo con molta fatica
"Già.. sono davvero tante." convenne con un mezzo sorriso, sfiorandomi la mascella con l'indice, lo stesso indice che risalì lentamente sul mento fino a posarsi sulle labbra e lì accarezzarle, leggero e delicato come sempre.
"Possiamo dilazionarle nel tempo. E magari iniziare da adesso." propose, avvicinandosi di nuovo con il corpo al mio e schiacciandomi maggiormente alla parete, fino a che non riuscii di nuovo perfettamente ad avvertire la sua erezione premere e trasmettermi calore, calore che si sprigionò in tutto il corpo, fino alle guance
"In ascensore?" domandai con un sospiro, che più che altro fu un mezzo ansito mal trattenuto
"In ascensore!" confermò, sospirando a sua volta e riappropriandosi delle mie labbra, che bramavano il contatto. Mi sciolsi ancora, mentre le nostre lingue si intrecciavano, ormai in gesti familiari e consapevoli e proprio per questo così rassicuranti da essere capaci di riscaldare il cuore
"Non fa un pò... ragazzi disperati?" ridacchiai divertito, mentre gli allontanavo la testa e mi leccavo le labbra, più che altro per abitudine, ma forse con quel gesto peggiorai solo la situazione
"Ma noi siamo ragazzi disperati, infatti.. io soprattutto." mormorò, guardandomi le labbra nello stesso modo in cui un assetato guarda una sorgente d'acqua, con la stessa paura che si possa trattare di un'allucinazione. Ed io in quel momento mi sentii estremamente potente, ma come lui faceva con me, non me ne sarei mai approfittato, anzi. Se avessi potuto, avrei utilizzato quel potere su di lui, soltanto per godere al massimo delle cose belle e preservare entrambi dalla sofferenza del mondo esterno. E in quel caso, andare oltre e concedersi dell'intimità nell'ascensore del nostro palazzo, non era decisamente qualcosa da fare. Era eccitante, molto eccitante, ma senza ombra di dubbio non era quello il momento migliore. Quindi sia io che lui dovevamo rimettere le museruole ai nostri istinti che erano prepotentemente saltati fuori
"Blaine?" lo chiamai, con una certa tenerezza nella voce, che non riuscii a trattenermi di provare. Perché lui era così dolce e così maledettamente speciale, da farmi quasi commuovere. Glielo si leggeva negli occhi, prima che nei gesti, il desiderio che provava verso di me - e a pensarci, quasi mi sentivo morire - ed era tutto il giorno che bramava qualcosa di più, nello stesso modo in cui io bramavo lui. E ancora una volta, dovevamo interromperci. Perché era tardi, perché eravamo entrambi distrutti e soprattutto perché io avevo un concorso da metabolizzare ed avevo bisogno della tranquillità e della solitudine della mia stanza per poterlo fare. Lui mi guardò, confuso, per poi imbronciarsi in maniera davvero buffa. Mi si strinse il cuore e allo stesso tempo si ingrandì, carico di amore per quella creatura speciale di cui avevo avuto il privilegio di innamorarmi. Sbuffò lentamente, mentre l'atmosfera attorno a noi cambiava ancora, distendendosi
"So quello che stai per dirmi... quindi non dirmelo." borbottò, poggiando la fronte alla mia, in un tono quasi di supplica che mi fece ridacchiare ancora. Gli accarezzai i capelli sulla nuca e con delicatezza gli feci sollevare la testa fino a ritrovare di nuovo i suoi occhi dorati, ancora dilatati dall'eccitazione ma appena abbattuti. 
"Ok.. quindi se lo sai.. sai anche cosa devi fare adesso!" mormorai sorridendogli dolcemente e lasciandogli un bacio leggero sulle labbra, come incentivo. Mi lanciò un'occhiata supplichevole che mi fece ridacchiare ancora, ma alla fine, con un leggero sbuffo afflitto, allungò di nuovo la mano verso la pulsantiera e fece ripartire la cabina
"Bravo bimbo..." gli concessi con un sorriso ed un altro bacio e finalmente lui riuscì perfino a sorridere, divertito
"Il mondo è un posto davvero ingiusto!" si lamentò sporgendo il labbro inferiore, in un'esagerata smorfia di delusione. In quel momento la cabina si fermò delicatamente al quarto piano e, afferrandogli la mano e stringendola forte, lo portai fuori
"Hai ragione... però ti prometto che mi impegnerò affinché possiamo finalmente ritagliarci un momento... solo per noi due!" lo rassicurai, accarezzandogli la fronte e liberandola da qualche meraviglioso riccio ribelle. Spalancò gli occhi, allarmato
"Non dirlo.. altrimenti qualcuno ci può sentire e allora arriverà e rovinerà anche quello!" mormorò, lanciando un'occhiata furtiva al pianerottolo, vuoto. Scoppiai a ridere di gusto, tappandomi la bocca con la mano, per attutire il rumore e lui mi seguì a ruota, tanto che in breve ci ritrovammo a fare ancora più rumore, nonostante i tentativi per trattenerci. Ed era come al solito liberatorio ridere quando c'era lui di mezzo. Mi faceva sentire bene, perfino provare quel leggero dolore alle costole per l'eccessivo sforzo. Anche quello era piacevole.
Riuscimmo a calmarci solo qualche istante dopo, ritrovandoci, non si sa come, a guardarci negli occhi e a non dire nulla, perché bastò quello a far capire tutto. Eppure, qualcosa volli ugualmente dirla ad alta voce, perché ne sentivo il bisogno
"Mi manchi.." sussurrai, avvertendo tutta l'emozione di quell'intesa creata avvolgermi e coccolarmi. Lui sorrise mite, allungando una mano verso di me, per posarla sul mio petto, all'altezza del cuore, che scalpitò irrequieto
"Mi manchi anche tu." rispose in un leggerissimo mormorio, emozionato ed emozionante. Sentii qualcosa sciogliersi nello stomaco e fui seriamente sul punto di mandare al diavolo tutto, perfino l'eccitazione per la storia del concorso, e trascinarlo nel mio appartamento per dare finalmente libero sfogo ai nostri desideri. E forse anche a lui passò per la testa lo stesso pensiero, perché si avvicinò ancora e mi lasciò un lieve, ma intenso bacio sulle labbra. Dopodiché si fermò, a pochi millimetri di distanza e mi parve decisamente combattuto, quasi fosse sul punto di dire chissà che cosa e provasse in ogni modo a tirarla fuori. E allora, per precauzione trattenni il fiato e...
"Kurt... io.. io ti..."
"Oh ma eravate voi. Mi stavo giusto chiedendo di chi fossero le voci che sentivo sul pianerottolo!" una voce alle spalle di Blaine ci fece sobbalzare entrambi e ci ritrovammo, come due gatti presi di sorpresa a saltare sul posto e a metterci sulla difensiva. E quando ci girammo verso l'appartamento di Blaine, trovammo Quinn sulla soglia della porta che ci sorrideva, sollevata.
Non è possibile... ma allora siamo davvero controllati a vista...
Rimanemmo per qualche secondo in un silenzio surreale, Quinn a guardare noi e noi a guardare lei, fino a che sul suo viso non cambiò qualcosa. Il sorriso scemò quasi subito, per lasciare il posto alla consapevolezza e poi all'imbarazzo
"O-oddio... oddio scusate io... non volevo interrompervi.. mi dispiace... è che mi sono.. spaventata e.." balbettò e gesticolò, arrossendo violentemente sulle guance. Mi fece tenerezza anche lei e forse quello mi permise di rivolgerle un vero sorriso, ma fu Blaine a parlare per entrambi
"Non preoccuparti.. ci stavamo... dando la buonanotte." la rassicurò con un sorriso, appena tirato ma pur sempre un sorriso. Quinn annuì per poi mordersi una guancia e tentare a sua volta un saluto
"Oh beh.. allora ti aspetto dentro.. buonanotte Kurt."
"Buonanotte a te, Quinn." la salutai con la mano e lei si dileguò all'interno, premurandosi di appannare la porta per darci un pò di privacy. Peccato che di privacy ce ne fosse rimasta ben poca.
"Farò causa al Ministero della... Sacrosanta intimità personale... questa storia deve necessariamente finire." borbottò con una smorfia, facendomi ridere
"Non credo neanche che esista un organo del genere." esclamai divertito e lui sbuffò, passandosi una mano tra i capelli. Ancora ridacchiando, gli afferrai la mano e la strinsi tra le mie per poi portarmela alla bocca e baciarne le nocche
"Buonanotte Blaine... grazie per essere stato al mio fianco, durante questa splendida serata." mormorai e lui finalmente abbandonò il suo broncio per sorridermi
"Grazie a te per avermi permesso di esserci... nonostante... le varie interruzioni terroristiche ai nostri danni!" e ridacchiammo ancora, cercando di non fare troppo rumore quella volta.
"Buonanotte e... sogni d'oro!"
Finché ci sei tu nei miei sogni.. allora posso sperare che continuino ad essere davvero dorati...

New York City. Ore 03.34 P.M. 19 Aprile 2012 (Giovedì)

Preparare il thé mi aveva sempre rilassato, la trovavo una pratica speciale, che possedeva perfino qualcosa di magico, perché d'altronde speciale e magico era il trasformare della semplice acqua in qualcosa di tanto diverso e saporito. E poi lo adoravo perché era l'unica cosa che in cucina sapessi fare.
Il campanello suonò proprio nel momento esatto in cui finii di preparare tutte le tazze che mi servivano e le posai sul vassoio. Con un lungo sospiro andai ad aprire, chiedendomi chi, tra tutti quelli che avevo chiamato, fosse stato il primo. Mi sorprese non poco trovare proprio lei
"Rachel!" la salutai, abbracciandola "Complimenti per la puntualità... sono piacevolmente colpito." lei ridacchiò accarezzandosi i lunghi capelli
"Beh... avevo voglia di vederti... è dalla sera del tuo compleanno che non ci concediamo un pò di tranquillità." esclamò sorridendo. Io ridacchiai, facendole segno di entrare
"Credo che dovremmo rimandare allora... ti ho fatta venire qui per un altro motivo." la informai
"Ovvero?" domandò curiosa, incrociando le braccia al petto. Mmm.. da dove cominciare?
"É lungo da spiegare però... se prometti di non fare commenti, posso provare a riassumere tutto in pochi punti essenziali." proposi divertito. Lei si accigliò ma alla fine annuì, divertita da tutto quell'entusiasmo da parte mia. Presi un profondo respiro e così iniziai
"Dunque... il mio compleanno... dopo che tutti siete andati via Blaine mi ha fatto due splendidi regali, uno dei quali è questo bracciale qui e mi ha detto delle cose splendide. Il giorno dopo io e David ci siamo lasciati, e lui ha quasi ammazzato Blaine, strangolandolo per la rabbia, ma per fortuna Sebastian e Daniel sono intervenuti per salvarlo. Poi Blaine ha denunciato David e ora lui non può più avvicinarsi né a lui né a me. Lunedì, andando a lavoro, sono stato licenziato, sempre per colpa di David, ma stesso quella mattina Blaine mi ha proposto di andare a lavorare al pub di Puckermann ed io ho accettato, quindi da tre giorni lavoro lì con lui. Ieri sera però, Sam, il manager si Santana, mi ha detto che una delle esponenti più illustri del mondo della moda newyorchese ha indetto un concorso che mette in palio non solo un premio in denaro ma anche la possibilità di creare un'intera collezione con il proprio nome. E... ultimo, ma non per importanza.. mi sono accorto di essere follemente ed irrimediabilmente innamorato di Blaine." elencai con una certa eccitazione nella voce, non riuscendo neppure a credere a quante cose fossero successe in così poco tempo. Era strano anche per me che le avevo vissute tutte. Tante emozioni, tanti sentimenti veri, tante parole, gesti, pensieri, paure. Tutto condensato in una settimana esatta. Ed io solo allora me ne rendevo conto.
Rachel rimase per qualche istante immobile, a fissarmi tanto che credetti fosse rimasta traumatizzata, ma alla fine parlò
"Mi stai prendendo per il culo?" domandò scioccata, posandosi una mano sul petto, con fare teatrale
"No.. affatto. Ti ho appena raccontato cosa è realmente successo in questi giorni. E considera che non ti ho parlato della notte dopo il tentato omicidio o della canzone di Keane oppure di.."
"Frena, frena... andiamo per ordine." mi bloccò subito, gesticolando "Tu e David vi siete lasciati?"
"Già." confermai con un sorriso a trentadue denti
"Dio esiste!" esalò con un sorriso commosso che mi fece ridacchiare, ma subito si rabbuiò
"E che cazzo significa che ha quasi ammazzato Blaine?" domandò, quasi con un ringhio. Ero sul punto di risponderle, immaginando perfettamente cosa significasse avere a che fare con una rivelazione del genere - soprattutto se avesse scoperto che il tutto, era avvenuto esattamente sopra la sua testa - ma il campanello ci interruppe
"Aspettiamo qualcuno?" domandò incuriosita ed io mi limitai ad annuire elettrizzato e a saltellare - sì, esattamente saltellare - verso la porta. Quella volta, sulla soglia, trovai il sorriso imbarazzato di Tina ad accogliermi
"Ehi Kurt... scusa se ho ritardato di qualche minuto ma.. non trovavo le chiavi di casa." mi salutò, abbracciandomi
"Figurati... anzi, ti ringrazio per la tempestività!" e invitai anche lei ad entrare. Tina e Rachel si guardarono confuse, ma fu solo un attimo, poi si salutarono, calorose come al solito
"Allora... cosa è successo? Perché ci hai fatto venire con tutta questa fretta?" domandò la ragazza orientale, accomodandosi sul divano
"Tra poco tutto vi sarà più chiaro. Stiamo aspettando qualcun altro..." e proprio in quel momento il campanello suonò ancora. Tutto stava andando esattamente come mi ero prefissato ed io non riuscivo quasi a stare fermo per l'emozione. Sullo zerbino trovai ben due sorrisi: quello di Santana e quello dolcissimo della sua ragazza, Brittany
"Siamo tutti?" mi domandò la modella, in un sussurro all'orecchio, mentre mi abbracciava
"Ancora no..." le risposi, non riuscendo a trattenere un sorriso e lei mi accarezzò la schiena, con un'espressione fiera e distesa ed io feci accomodare sia lei che la sua ragazza in salotto, con le altre due. Ne approfittai per recuperare il thé e servirlo e tentai ancora una volta di destreggiarmi tra le domande insistenti di Tina e Rachel, che erano sempre più confuse. Santana sapeva già cosa stava per succedere e immaginai che anche Brittany lo sapesse, grazie alle confidenze dell'ispanica. Ed io non riuscivo quasi più a trattenermi. Eppure dovevo farlo, mancava ancora poco, e poi ogni cosa si sarebbe fatta più chiara e comprensibile. Ed io, sperai con tutto il cuore che potesse diventare anche reale.
Lo voglio così tanto, da star male...
Il campanello suonò, per la quarta volta, facendomi sobbalzare. Quella volta, chissà perché, mi sentii molto più nervoso ed andai ad aprire stringendo un labbro tra i denti ed accarezzando distrattamente la superficie rigida del braccialetto con il mio Courage, sperando di poterne trovare un po', per affrontare tutto quello. Aprii la porta, accogliendo con un sospiro di sollievo anche l'ultima invitata, facendomi da parte per farla passare. Quinn, avanzò nel salotto e si fermò un istante, confusa, ad osservare quei quattro volti sconosciuti, che a loro volta la osservavano incuriositi
"Kurt... che sta succedendo?" mi domandò, cercando i miei occhi, leggermente preoccupata. Le posai una mano sulla spalla e le sorrisi, cercando di metterci in quel gesto tutta la tranquillità di cui ero capace, di infondergliela con quel piccolo gesto, nonostante dentro di me si stesse combattendo la terza guerra mondiale e l'agitazione stesse ormai raggiungendo picchi da record.
"State tranquille... ora vi spiegherò tutto. Vi chiedo solo di ascoltarmi e... se potete, di darmi una mano!" spiegai con calma, guardando ognuna di loro, soffermandomi su ognuna delle espressioni in quella stanza, una diversa dall'altra e cercando di capire che tipo di emozioni fossero scritte su quei volti. C'era sorpresa, c'era curiosità, c'era fiducia e perfino un pochino di divertimento. Ed io provai a cogliere tutto, a fare tesoro di ogni espressione, a metabolizzare ogni movimento, per poter finalmente prendere fiato ed esclamare
"Ho un bisogno disperato del vostro aiuto. Vi andrebbe di... diventare le mie modelle?"









  
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