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Autore: Dreamer91    20/11/2012    13 recensioni
E se il destino avesse voluto che in una città tanto grande come New York, due ragazzi dalle vite completamente diverse, finissero con l'abitare a meno di tre metri di distanza... sullo stesso pianerottolo?
Dal Capitolo uno:
"Stai scherzando spero!" mormorai
"Perché scusa? Non ci sono topi né prostitute per strada... per quanto riguarda i vicini non so... non li ho interrogati... però..."
"Sebastian!" lo bloccai passandomi una mano sul viso "Lower East Side... sul serio?"
"Non ti seguo, B..." mi fece visibilmente confuso slacciandosi la cintura
"Bastian dovrò vendermi un rene per pagarmi l'affitto... e quando avrò terminato gli organi, mi toccherà scendere in strada e fare compagnia a quelle famose prostitute per andare avanti!" gli spiegai concitato.
(...)
"Non fare l'esagerato Blaine... questa volta penso di aver trovato il posto giusto per te! Coraggio, scendi che te lo mostro!" mi incitò scendendo dall'auto e raggiungendomi sul marciapiede
"Anche l'ultima volta lo pensavi, Seb... e siamo dovuti scappare a gambe levate da un travestito in minigonna e tacchi a spillo!" gli ricordai lanciando un'occhiata al palazzo color porpora - innocuo e all'apparenza rispettabile - che si stagliava per ben quattro piani davanti a noi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Just a Landing'
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Buon Pomeriggio a tutti... scusate per il ritardo nell'aggiornare oggi ma ho finito il capitolo dieci minuti fa, anche a stento aggiungerei. Dunque, un capitolo diciamo di passaggio che contiene qualcosa ma, non molto.. non ne sono molto soddisfatta ma come sempre l'ultima parola spetta a voi. Vi avviso un'altra volta che mancano quattro capitoli alla fine (esclusi i capitoli legati ai prologhi di ogni coppia!) e quindi preparatevi, perchè stiamo per chiudere le fila. Detto questo, vi ringrazio di cuore per tutto e mi scuso ancora per le recensioni non risposte ma davvero, se mi sono ridotta a scrivere il capitolo di notte, qualche problema di fondo cì'è davvero ç___ç perdonatemi se potete, ma sappiate che leggo ognuno dei vostri commenti, e li custodisco nel cuore, con estrema gelosia. Ci vediamo Venerdì... un bacio grande <3
p.s. Questo lo dedico a te, Dan mio.. anche se non è molto bello stavolta.. però tu sai :*
n.b. Pagina Fb ( Dreamer91) Raccolta ( Just a Landing - Missing Moments)



New York City. Ore 03.45 P.M. 19 Aprile 2012 (Giovedì)


"Ho un bisogno disperato del vostro aiuto. Vi andrebbe di.. diventare le mie modelle?"
Nel salotto era calato un velo di silenzio quasi surreale. Gli occhi di ognuna delle ragazze si erano spalancati, quasi all'unisono e perfino la mia sicurezza aveva vacillato. Quella mattina, mentre parlavo con Blaine e gli esponevo le mie idee, quella di coinvolgere le mie amiche, mi era sembrata l'idea più geniale che potesse mai venirmi. E allora perché, a distanza di alcune ore e dopo averlo finalmente comunicato ad alta voce alle dirette interessate, di geniale non sembrava esserci rimasto molto? Perché sembravano tutte così sconvolte, fatta ovviamente eccezione per Santana e Brittany?
"Non dite niente?" domandai, un accenno di delusione nella voce ed il rumore ormai sordo del mio stesso cuore direttamente nelle orecchie. Rachel e Tina si guardarono per un istante, dopodiché la seconda parlò, finalmente, rompendo il silenzio
"Modelle... modelle per cosa, Kurt?"
Uh... giusto! Forse dovrei degnarmi di spiegare...
"Scusate, avete ragione. Sono... partito in quarta senza neanche dirvi per quale motivo vi ho fatte venire qui." mormorai imbarazzato, grattandomi la nuca. Bene, da dove iniziare?
Le presentazioni, Hummel...
"Dunque.. ragazze lei è Quinn Fabray.. la figlia del proprietario dell'appartamento di Blaine. Quinn... loro sono, in ordine da destra... Brittany, Santana, Rachel e Tina!" terminai il giro di presentazioni, con un sorriso, sperando di trasmettere un pò di tranquillità in più in quella stanza. Vidi Quinn accennare un mezzo sorriso verso le altre quattro, ma fu soltanto Brittany a reagire
"Ciao Quinn.. hai davvero un bellissimo nome, lo sai?" e le rivolse un sorriso genuino, tipico di chi, in una situazione tanto insolita ed imbarazzante, cerca di vederci sempre del buono. E infatti Quinn sembrò apprezzare, perché ridacchiò lusingata
"Ti ringrazio... Brittany, giusto?"
"Esatto... ma puoi chiamarmi Britt.. oppure.. l'altra ragazza bionda.." scrollò le spalle con un mezzo sorriso divertito. Quinn ridacchiò ancora
"Credo che Britt andrà benissimo allora!" esclamò rivolgendole un sorriso divertito, e rilassandosi visibilmente
"Coraggio, Quinn.. vieni a sederti qui!" le propose Santana, battendo leggermente con la mano sul divano, accanto a lei. La ragazza sospirò ma accettò di buon grado l'invito e raggiunse le altre, sorridendo cordialmente a Tina che a sua volta le stava sorridendo. Ed eccole lì.. le cinque ragazze che io avevo scelto per la sfilata, le ragazze che io volevo come mie modelle e in un certo senso come mie muse. Erano una completamente diversa dall'altra, sia per tratti somatici, per personalità e perfino per origini. Eppure.. io nella mia mente avevo una vaga ma piacevole idea di come volessi che andasse la sfilata, di cosa aspettarmi e soprattutto di chi volere al mio fianco.
"Bene... ora che le presentazioni sono state fatte ed ognuno di voi sa chi è chi.. passiamo alle questioni serie.." annunciai, avanzando verso di loro fino a fermarmi davanti al divano, e mi posizionai proprio di fronte alle cinque ragazze. Feci un profondo respiro, provando a svuotare la mente e alla fine, congiungendo le mani, riuscii perfino a tirare fuori un sorriso
"Vi ho fatte venire qui perché, come vi ho già detto, ho bisogno di voi..." iniziai appena esitante
"Di cosa si tratta?" domandò Tina, curiosa e attenta. Non seppi perché, ma in quel momento sentii il desiderio di puntare gli occhi in quelli di Rachel, che, da quando era stata interrotta dal suono del campanello, non aveva più parlato. Era la sua reazione a preoccuparmi di più fra tutte, perché forse era in lei che in quel momento stavo riponendo tutta la mia aspettativa. In un certo senso la consideravo la mia punta di diamante, la mia dolce e caparbia ragazza che, come me, ne aveva passate tante e forse, dopo anni di sofferenza, poteva finalmente respirare un pò di tranquillità. E lei era stata la prima a cui avevo pensato per la sfilata, perché la volevo al mio fianco, perché era giusto così, perché le volevo bene come soltanto un fratello può volerne alla propria sorellina, perché.. beh era Rachel Berry... e doveva necessariamente esserci.
"Un concorso di moda... un'importante agenzia di New York, diretta da una delle donne più potenti ed influenti del settore ha sponsorizzato un concorso.. aperto a tutti coloro che hanno lavorato presso un'altra agenzia del territorio. Bisogna realizzare cinque modelli inediti e presentarli durante una sfilata davanti alla direttrice in persona e alla fine lei decreterà un vincitore.. quest'ultimo avrà la possibilità di creare un'intera collezione finanziata dalla sua agenzia ed avviare così un proprio marchio. La sfilata è tra due settimane e io.. beh.. mi sono iscritto giusto mezz'ora fa." mi aprii in un sorriso entusiasta, sperando così di far capire meglio, a chi ancora non fosse a conoscenza della situazione, quanto questa mi elettrizzasse. Quella notte avevo dormito poco e niente, pensando e ripensando alle parole di Sam, a quelle di Santana subito dopo e cosa più importante... vabbé non avevo dormito perché ero ancora elettrico per la scenetta in ascensore con Blaine, perché avvertivo ancora la sua pelle bollente a contatto con la mia, mi sembrava ancora di sentire il suo profumo addosso, ma soprattutto ricordavo perfettamente ogni minima sfumatura che quella sera gli aveva colorato gli occhi. Oro, verde, castano.. intrecciati insieme, liquidi e vivi e meravigliosamente sporcati dal desiderio. Per me.
Dio, Blaine... mi manchi.. mi manchi da impazzire...
Quella mattina, quando ero stato da lui a parlargli della mia idea, facendo colazione assieme, per un istante, un solo piccolissimo istante mi era passato per la testa di approfittare dell'assenza di Quinn - che era in giro a cercare un appartamento, oltre che un lavoro - di afferrare quel bellissimo viso imbronciato e finalmente fare mie quelle labbra che, nonostante tutto, avevano ancora voglia di sorridere e di regalare emozioni. O meglio... le emozioni lui le regalava a me, ogni volta che incurvava appena quella bocca splendida che si ritrovava, anche se si trattava di un istante, talmente tanto breve da essere privo di incidenza. Eppure per me, tutto con Blaine, faceva brodo. E più lui parlava, più mi guardava, più mi sorrideva, più mi baciava, più si imbronciava perché non potevamo dedicarci a noi... e più io mi innamoravo di lui. Su una scala da uno a dieci, se avessi dovuto dare un voto all'amore che in quel momento provavo per lui.. beh, neanche i numeri a quattro cifre sarebbero bastati. Ogni fibra del mio corpo urlava il nome di Blaine, ogni centimetro di pelle bramava il contatto ed ogni singolo pensiero, ormai, era rivolto a lui... tranne per qualche sporadico flash deviato per la storia del concorso. Lui monopolizzava il mio mondo e la mia vita ed io non tentavo neanche di sottrarmi.. semplicemente lo lasciavo fare perché in fondo mi andava bene così e perché mai, prima di allora, ero stato più felice. Avevo voglia di fare l'amore con lui e senza dubbio avrei risolto al più presto anche quella situazione: avevo già una mezza idea, venuta in mente, anche quella, durante la notte che aspettava solo di essere messa in pratica. Ma prima.. dovevo portare a termine il mio compito e convincere le mie amiche a darmi l'aiuto che mi serviva. Solo dopo, avrei potuto pensare ad altro.
Pazienta ancora un pò, Blaine... solo un pò...
"Oh mio Dio... Kurt... ma è... fantastico!" esclamò Tina elettrizzata, sbattendo le mani ed aprendosi in un sorriso radioso
"Lo so.." confermai, dondolando, non riuscendo neanche a stare fermo
"Kurt ha avuto un'opportunità incredibile.. e per fortuna ha saputo come coglierla!" aggiunse Santana con evidente orgoglio, strizzandomi l'occhio, complice ed io le sorrisi di conseguenza. Non sapevo ancora come dirle grazie, perché in fondo, se non fosse stato per lei e per la sua fiducia, io non avrei avuto quella possibilità.
"Sapevo che lavorassi presso un'agenzia di moda ma.. addirittura che creassi abiti.. non me lo sarei mai immaginata. Complimenti Kurt, davvero." mormorò Quinn, sinceramente sorpresa ma ammirata
E Rachel continua a stare zitta...
"Ti ringrazio.. io... non so neanche da dove cominciare sinceramente ma.. voglio provarci. Ultimamente più di una persona mi ha insegnato a combattere per quello che voglio, a non sprecare nulla e soprattutto, in ogni caso, a non arrendermi mai, e di crederci.. fino alla fine dei giochi. Ed io voglio crederci.. questa volta penso di meritarmelo!" stranamente mi ero ritrovato con la voce leggermente tremante ma con una grinta mai immaginata. Mi sentivo forte, sentivo che niente e nessuno avrebbe potuto buttarmi giù ed era davvero strano perché, uno come me, tutto avrebbe potuto pensare, tranne che trovare uno spirito del genere, così forte e così pieno di fiducia verso sé stesso. E forse quella, assieme a Blaine, sarebbe stata la mia conquista più grande.
"Però per farlo ho bisogno di voi.. ho bisogno che mi aiutiate, che... diventiate le mie muse, in un certo senso. Vi voglio come mie modelle, voglio che alla sfilata indossiate i miei abiti e che su quella passerella vi mostriate fiere e bellissime, proprio come vi vedo io in questo momento." provai a tirare fuori quanta più energia potessi, ma senza volerlo, risultai decisamente più sentimentale di quanto fosse necessario. E forse, proprio questo, proprio la mia voce emozionata e appena tremante, proprio i miei occhi leggermente lucidi, ottennero qualcosa di concreto
"Kurt... io..." fu Tina a parlare, leggermente scossa
"Lo so.. so che vi sembrerà un'idea assurda e che per certe cose servano modelle esperte o chissà quale altra diavoleria, ma.. io ho seriamente bisogno di voi.. è su di voi che immagino i miei abiti e voglio che siate soltanto voi ad indossarli. Non... non credo che questa cosa possa andare bene, senza... senza voi, ecco." stavo diventando perfino leggermente implorante e patetico, me ne rendevo conto, ma avevo davvero una disperata paura che potessero dirmi di no, che potessero dire ad alta voce che quella non era altro che un'idea assurda e che mi sarei dovuto arrangiare o magari rivolgermi semplicemente ad un gruppo di modelle professioniste. Lo sapevo anche io, ma... era difficile da spiegare... io non volevo altre modelle.. io volevo semplicemente loro.
Ancora una volta, mi chiesi come mai Rachel non avesse aperto bocca, come mai si fosse chiusa nel suo silenzio e non avesse neanche il coraggio di guardarmi in faccia: in quel momento, mentre io imploravo con lo sguardo ognuna di quelle ragazze - esclusa Santana, che già sapeva - lei si limitava ad osservare le frange del tappetto e a giocarci con la punta della scarpa. Non parlava perché non sapeva cosa dire o perché la mia idea le sembrava talmente tanto stupida ed insulsa da non meritare neanche un commento? Perché, lei che non risparmiava mai le parole, era quella a non essersi minimamente pronunciata? Che diavolo le passava nella testa? Con quali pensieri si stava tormentando? E perché, vederla così silenziosa ed assente, mi stava lentamente distruggendo? Che fine aveva fatto la mia sensazionale e chiacchierona Rachel Berry?
Così, non sopportando più il suo silenzio, mi avvicinai a lei
"Rachel?" la chiamai, con una certa esitazione e lei finalmente sollevò lo sguardo e puntò gli occhi nei miei. Ne lessi tutta l'incertezza e anche un pizzico di quella paura che mai, in una donna tanto forte mi sarei aspettato di trovare. Cosa la turbava così tanto?
"Kurt... per piacere guardami.." e si indicò con una smorfia. Io lo feci, la guardai bene, ma non capivo sinceramente dove volesse arrivare
"Ti sto guardando."
"Sono alta un metro e sessanta.. come pensi che possa salire in passerella e.. sfilare?" domandò con un filo di voce, guardandomi con un'espressione indecifrabile e confusa. Rimasi spiazzato, letteralmente. Tutto mi sarei aspettato, perfino un'ondata di risate improvvise, ma non.. quello.
"Lo stesso vale per me!" si accodò Tina, con una smorfia triste. 
"E Kurt io... sono anche incinta." mormorò Quinn, arrossendo leggermente, forse perché confessarlo ad alta voce, davanti a delle perfette estranee, le costava parecchia fatica. Vidi la testa di Rachel saettare verso la ragazza bionda e spalancare appena gli occhi, ma fu solo un attimo. Forse in quel momento si chiese quanti anni avesse e se il caso beffardo non l'avesse messa di fronte ad una sorta di déjà-vu in formato biondo. Sospirai, passandomi una mano tra i capelli, ignorando la lacca e l'ordine già precario che avevano assunto quel giorno. Dove trovare le parole migliori per far capire a tutte loro che, quelli per me erano solo dettagli insignificanti e che non fosse affatto un problema?
Come sempre, Kurt.. la sincerità..
"Ascoltate... a me non interessa... non mi interessa quanto siate alte o che taglia portiate, né tanto meno se sappiate camminare sui tacchi oppure no. Io voglio soltanto che le mie modelle rispecchino la mia moda, rispecchino il mio mondo ed il mio modo di vedere le cose. Voglio fare qualcosa di.. anticonvenzionale, ma che in un certo senso sia reale.. non me ne faccio nulla di quattro modelle scheletriche che sanno camminare anche sui trampoli e sono alte un metro e ottanta. Ho bisogno di verità su quella passerella e per mostrare la verità ho bisogno di voi.. di cinque splendide ragazze che sono talmente tanto diverse tra di loro da sembrare quasi bizzarre, ma che, ai miei occhi... risultano tutte belle.. da togliere il fiato." spiegai con ardore, tornando a guardarle negli occhi, una per una, leggendo un leggero cambiamento a mano a mano che riuscivo a spiegarmi meglio  "E ve lo dice uno che è omosessuale dalla nascita." aggiunsi quella battuta per alleggerire un pò l'atmosfera e per fortuna tutte e cinque - inclusa Rachel - la accettarono con una risata
"E non hai paura che.. usare noi come tue modelle possa, in qualche modo, penalizzarti nel giudizio finale?" domandò Quinn con leggerezza, sollevando un sopracciglio. Sì, in realtà ci avevo pensato, avevo provato ad immaginare che faccia potessero mettere su i giudici, vedendosi arrivare quattro modelle dilettanti al posto di professioniste. E l'unica risposta sensata che ero riuscito a darmi, era stata: chi se ne fotte!
"Nella vita chi non rischia è un codardo. E lo sono stato per fin troppo tempo. Adesso è arrivato il momento per tirare fuori gli artigli e se farlo, comporta anche gesti avventati e rischiosi come questo.. sono pronto! Sono pronto a mettermi in gioco, completamente, anche rischiando di perdere
ogni cosa." spiegai stringendo i pugni talmente tanto forte, da sentire le nocche tirare dolorosamente "E poi.. quando la vita ti toglie tutto, in un solo istante, non ti interessa più cosa tu possa ancora perdere.. pensi solo a cosa tu sia in grado di trovare e di tenere stretto." aggiunsi con un mezzo sorriso, leggermente amaro ma ricco di consapevolezza. Era un sorriso maturato dopo anni di sofferenza silenziosa, passata a nascondermi dietro una maschera fittizia, che copriva solo l'apparenza ma non guariva nulla. Ed ero stanco.. sinceramente stanco di tutto. Stanco di abbassare la testa per far felici gli altri, stanco di accontentarmi, stanco di rinunciare, stanco perfino di credere che i miei sogni non potessero realizzarsi al pari di quelli degli altri. Mi ci era voluto tanto per maturare una consapevolezza del genere eppure la sentivo forte come non mai, viva e pulsante e sentivo anche che per nulla al mondo ci avrei rinunciato. Carpe diem, aveva detto qualcuno.. e io ci aggiungevo... finché ne hai la possibilità.
"Bravo Kurt!" mormorò Santana sorridendomi e sospirando soddisfatta
"Mi rendo conto che si tratti di una pazzia incredibile e che soltanto un esaltato possa davvero credere di riuscire in un'impresa tanto... contorta.. ma.. ho un buon presentimento e voglio fidarmi del mio istinto una volta tanto... e il mio istinto mi sta suggerendo di guardare davanti a me e di ingaggiare queste splendide ragazze per il mio concorso. Ora però... spetta a voi decidere... darmi la vostra risposta. Volete... essere le mie modelle?" domandai ancora, appena più speranzoso, ma allo stesso modo agitato e combattuto. Perché nulla di quello che avevo detto sembrava avere senso ora, nulla di quello a cui avevo pensato... sembrava tutto confuso e disordinato e folle e... per questo, assurdamente geniale. E sì sa, il genio non ha né forma né ordine, altrimenti non sarebbe così speciale.
"Per quanto mi riguarda, come ti ho già detto, sono pronta ad aiutarti.. ho già concordato con Sam i miei impegni e mi sono tenuta libera per il giorno della sfilata. Quindi.. conta pure su di me!" esclamò Santana sorridendomi, ed io, con un sospiro la ringraziai ancora. Un altro punto a suo favore, un'altra cosa per la quale esserle grata. Non solo avevo la fortuna di avere almeno una modella professionista nel mio team.. ma potevo perfino contare sulla sua competenza e sul suo aiuto per qualsiasi consulto o qualsivoglia dubbio.
"Lo stesso vale per me... non ho mai portato un paio di tacchi e sinceramente ne so davvero poco di passerelle e di abiti di alta sartoria, ma... sono felice di poterti aiutare. Tu hai aiutato me al pub ed io ora aiuto te con il concorso.. mi sembra uno scambio piuttosto equo." disse Brittany, dondolando la testa e facendo oscillare la lunga coda di cavallo, esattamente come il primo giorno in cui l'avevo incontrata, al tavolo del pub di Noah.
"Grazie, Brittany... grazie davvero!" esclamai sorridendole. Sinceramente quello che lei stava facendo per me era nettamente superiore a quello che io avevo fatto per lei, soprattutto perché avevo accettato il lavoro al pub più per un'esigenza economica che per farle un piacere. Però.. se credere questo, l'aveva convinta ad accettare.. bene, buon per me. Mi girai verso Tina, che tra le tre rimaste, sembrava quella più semplice da convincere. La trovai con un mezzo sorriso stampato sul volto e gli occhi pieni di una strana euforia
"Tina?" le chiesi, sporgendo un pò il labbro ed esagerando una smorfia di supplica che la fece ridacchiare
"Kurt io non riesco a dirti di no... questa cosa mi piace e mi entusiasma talmente tanto che non riesco a tirarmi fuori anche se mi rendo conto che forse sarebbe meglio lasciarti cercare una... modella.. migliore di me. Però..." sospirò lentamente, un sospiro che voleva dire tante cose, ma una soprattutto... che la sua scelta era stata fatta "Ti aiuterò... ti aiuterò perché mi piace la tua grinta e le tue motivazioni e soprattutto perché io e te siamo più simili di quanto abbia mai potuto immaginare." e ridacchiò, visibilmente entusiasta. Ed anche io non riuscii a trattenere un sorriso di gioia, gioia allo stato puro.
E siamo a tre...
"Lo penso anche io, Tina e... grazie." mormorai, lanciandole un bacio da lontano che lei afferrò, scherzosamente. Ed ecco che venivano le note dolenti, le due ragazze senza dubbio più difficili da convincere. Di Quinn conoscevo poco e niente anche se in quei due giorni di semi-convivenza avevo iniziato ad affezionarmi e a trovarla decisamente una bella persona, nonostante il peso del suo cognome e l'ingente conto in banca di suo padre. Forse era la gravidanza a renderla così... umana o forse era semplicemente il suo carattere. D'altronde sulla sua reazione non avrei mai potuto scommettere e infatti la sua titubanza non mi meravigliò affatto. Sentendosi osservata, alzò lo sguardo verso di me e arrossì ancora
"Kurt... io ti ringrazio davvero.. sei stato.. gentile a pensare a me per questa cosa, solo che... il mio peso e la mia taglia al momento non sono propriamente stabili e non vorrei che tra due settimane, il giorno della sfilata, dovessi pentirti per la scelta che hai fatto oggi. Io non voglio sentirmi responsabile per averti rovinato un'occasione così importante." si torturò nervosamente le mani, agitandosi appena sul divano, tra Tina e Santana
"Ho pensato anche a questo, stai tranquilla.. non ti farei mai indossare un abito scomodo o esageratamente attillato... terrò conto della tua gravidanza e del fatto che possa esploderti la pancia da un momento all'altro. Non permetterò ad un vestito di farti sentire a disagio.. hai la mia parola!" esclamai con convinzione. Lei rilassò la schiena con un lungo sospiro e alla fine, dopo essersi accarezzata distrattamente la pancia, parlò
"Ho sempre sognato di fare la modella... fin da piccola.. e ora.. tu mi stai chiedendo davvero di farlo e... lo stai facendo nonostante..." si morse un labbro, con un sorriso appena commosso. Le sorrisi a mia volta, intenerito. Più il tempo passava e più quella ragazza mi piaceva. Era sensibile e fragile eppure... sapevo che dietro quegli occhi verdi nascondesse qualcosa di decisamente caparbio e forte, nonostante tutto.
"Quinn... a me vai benissimo così come sei... te lo posso assicurare." ribadii stringendomi nelle spalle, provando a farle arrivare tutta la mia sincerità. E fu allora, che anche lei prese la sua decisione
"D'accordo.. ti aiuterò. Diventerò la tua.. modella incinta.. se non è anticonvenzionale questo!" esclamò divertita, facendo ridere tutti, e facendo sospirare me di sollievo. Con lei eravamo a quota quattro. Più della metà di loro mi aveva risposto e la situazione stava evolvendosi in una direzione decisamente soddisfacente. Non avrei potuto sperare in meglio, anche se... Rachel.. lei ancora non aveva risposto, lei ancora evitava il mio sguardo e forse ancora era convinta che fosse necessario raggiungere il metro e ottanta per potermi aiutare in quella sfida. Eppure speravo che le mie parole potessero tranquillizzarla e farle capire che per niente al mondo mi sarei fatto trascinare da degli stereotipi così asettici e banali. Credevo che coinvolgerla in un'esperienza del genere potesse renderla felice e farle piacere e invece lei... non parlava. Così con un sospiro mi avvicinai a lei, e mi inginocchiai sul tappeto, proprio di fronte. Mi lanciò una lunga occhiata alquanto strana ed indecifrabile, ma che mi fece tremare lo stomaco.
No, Rachel, ti supplico... non abbandonarmi. Ho bisogno di te, ora più che mai...
"Rachel?" la chiamai in un soffio. Emise un lungo sospiro, dopodiché, sorprendendomi, finalmente abbandonò il suo silenzio
"Mi viene da piangere!" esclamò in un solo unico suono, che mi spiazzò e mi fece appena accigliare
"Ti viene da...?"
"Sì... sì, cazzo, mi viene da piangere!" confermò, portandosi una mano davanti alla bocca e sbattendo velocemente le lunghe ciglia da cerbiatto, segno evidente che le lacrime ci fossero davvero, e fossero prossime ad uscire. Respirai a vuoto un paio di volte, quasi in apnea e, dimenticando le altre ragazze sedute al suo fianco, che in quel momento ci scrutavano senza capire, mi sporsi leggermente verso di lei per parlarle meglio. Inghiottì pesantemente qualcosa che evidentemente le stava bloccando la gola - forse il magone dovuto al pianto imminente - e tolse la mano, annuendo piano.
"E perché...?" mi ritrovai a domandare, quasi senza fiato, in un tono leggero e incorporeo che sapeva di sorpresa e di ansia.. ma soprattutto di paura. Lei si accarezzò i capelli, sistemandosi meglio sul divano e dopo un sospiro, appena spezzato, parlò
"Quando ti ho conosciuto eri... eri un ragazzino scappato dall'Ohio, pieno di insicurezze e di paure e... non avrei mai pensato che prima o poi potessi fare un salto del genere, così importante. Kurt, non fraintendermi... io ti ho sempre voluto bene, come se fossi un fratello per me e lo sai.. ma... mi sei sempre sembrato troppo.. fragile o forse semplicemente non del tutto pronto per qualcosa di tanto grande. Eppure... non so cosa sia successo esattamente in queste ultime settimane.. sei.. cambiato... in meglio, ovviamente. Sei diventato quella persona che mai avrei creduto di poter conoscere, sei maturato e ora, guardandoti mi rendo conto di quanto meraviglioso tu possa sembrare. Hai fatto uscire la splendida farfalla che nascondevi nel bozzolo e le hai fatto spiccare il volo ed io... sono così felice, Kurt.. davvero. Di quel ragazzino insicuro non è rimasto più nulla... adesso davanti a me c'è un meraviglioso uomo che ha imparato a camminare sulle sue gambe e a crederci sempre, nonostante i rischi e le incertezze e la paura di cadere e, credimi... sono completamente e disperatamente fiera di te in questo momento, come non lo sono mai stata!" si aprì in un leggero sorriso emozionato sul finale, mentre gli occhi le si inumidivano e la voce le si incrinata leggermente. Quelle parole, il tono che aveva usato e quei suoi occhi scuri e fieri e così meravigliosamente pieni di lacrime, furono il mio colpo di grazia. Mi ritrovai a tremare, non per il freddo, né tanto meno per la paura. E mi ritrovai, contro ogni aspettativa, a piangere, quasi spontaneamente, quasi fossi collegato con le emozioni a quelle della mia amica. Quasi avessi bisogno di scaricare in quel modo tutta quella tensione non ancora smaltita. E fu una gioia poter piangere, perché Rachel aveva finalmente parlato e aveva detto delle cose bellissime, come al solito. E aveva ragione: di quel Kurt insicuro e tormentato e pieno di dolore era rimasto davvero poco. Mi sentivo cresciuto e pronto ad affrontare qualsiasi sfida, qualsiasi ostacolo, perfino quello più insormontabile. Se al mio fianco ci fossero state loro a sostenermi - e Blaine pronto a stordirmi con i suoi sorrisi, le sue fossette, il suo profumo e le emozioni che era in grado di regalarmi - allora avrei superato anche quello.
"É un sì questo?" le domandai elettrizzato, piangendo e ridendo, e piangendo ancora. Lei scoppiò a ridere, mentre le lacrime le scappavano dagli occhi, bagnandole le guance
"Sì.. è un sì!" confermò e nella confusione del momento, mentre Santana lanciava un urlo di gioia e Tina si commuoveva a sua volta, mi ritrovai le braccia di Rachel, non si sa come, strette al collo e una bellissima sensazione di appagante tranquillità invadermi tutto il corpo, portando via l'ansia, la paura e soprattutto quel briciolo di insicurezza rimasta.
Sentivo di essere pronto anche per affrontare Sue Sylvester, per dimostrarle quello che per tanti anni avevo nascosto accuratamente al mondo e finalmente trovare un motivo valido per cui rendere orgoglioso me stesso e gli altri. Ce l'avrei fatta, ne ero sicuro, anche se non avessi vinto il concorso, anche se i miei vestiti non fossero piaciuti alla giuria o se le mie modelle non fossero state giudicate idonee o appropriate. Ce l'avrei fatta.. perché la vittoria più grande, l'avevo ottenuta contro me stesso. E su quello, sentivo di aver vinto a prescindere.

New York City. Ore 05.14 P.M. 20 Aprile 2012 (Venerdì)

Avere così tanto tempo libero mi aveva portato inaspettatamente tanti vantaggi: potevo godere meglio del mio bell'appartamento, potevo coccolare il mio cane, potevo vedere di più il mio Kurt - oh sì... anche se di intimità, non se ne parlava neanche - e soprattutto potevo finalmente dedicarmi un pò alla musica. Non ricordavo neanche quando fosse stata l'ultima volta in cui mi ero ritrovato seduto con la chitarra in braccio e lo spartito vuoto in bilico sulla gamba. Forse erano passati mesi, o peggio anni. Il lavoro, la ricerca dell'appartamento, la vita frenetica di New York me lo avevano impedito. Eppure non avevo mai smesso di pensarci.. dicevano che la migliore ispirazione per scrivere una canzone, fosse la stessa vita di tutti i giorni.. e se davvero fosse stato così, allora io mi sarei dovuto sentire fortunato, perché nelle ultime settimane avevo fatto più esperienze io di chiunque altro. Avevo ottenuto un assegno di trentamila dollari, avevo finalmente detto addio alla vita stressante dettata dai miei tre lavori accavallati, avevo un bellissimo appartamento a Manatthan, avevo un cane meraviglioso - tranne quando abbaiava alle sei di mattina, perché aveva bisogno di uscire - e soprattutto... avevo Kurt. Avevo il mio amore per lui e quello, già da solo, bastava ad ispirarmi, ogni giorno. Quindi magari, sforzandomi un pò. avrei potuto scrivere una canzone su di lui e magari.. magari cantargliela durante la notte, per farlo ancora sorridere in quel suo modo speciale, quasi magico, quel modo tutto suo che aveva, per farmi stare bene. Magari dopo aver fatto l'amore, avrei recuperato la chitarra e gli avrei detto, "Questa è per te, amore mio. Ti amo da morire!" ed avrei iniziato a cantare. Lui, troppo felice ed emozionato, nella mia versione del sogno, non mi avrebbe fatto arrivare neanche al primo ritornello.. mi avrebbe afferrato il viso con le mani, avrebbe impresso le sue meravigliose labbra sorridenti sulle mie, e mi avrebbe abbracciato forte, magari perfino bagnandomi con le sue stesse lacrime dettate dall'emozione. Ed io probabilmente avrei pianto con lui e forse dopo, avremmo fatto di nuovo l'amore. Tutto con lui sarebbe stato perfetto, perfino trovare un semplice accordo sulle corde di una chitarra. Non ero ancora riuscito a trovare il coraggio per confessargli quello che provavo, anche se, un paio di sere prima, sul nostro pianerottolo, ero stato seriamente sul punto di farlo. Forse era dipeso dal bacio che ci eravamo scambiati, forse dalla tensione sessuale che toccava picchi inimmaginabili, forse semplicemente per la voglia disperata di dirlo e vedere che effetto avrebbe avuto su di lui una notizia del genere, vedere che espressioni sarebbe riuscito a tirare fuori dal suo meraviglioso e variegato repertorio. E glielo avrei detto, il prima possibile e quella volta neanche l'avverarsi della predizione catastrofica dei Maya mi avrebbe fermato. Kurt doveva saperlo ed io dovevo dirglielo, punto.
"Che cosa stai suonando?" una voce leggera interruppe i miei ghirigori di musica e il flusso incasinato dei miei stessi pensieri, e alzando la testa trovai Quinn, seduta esattamente al mio fianco, sul dondolo in terrazzo. E pensare che, se non avesse parlato, io non mi sarei neanche accorto della sua presenza. Sebastian aveva ragione... ero uno sbadato cronico e se anche fosse scoppiata la terza guerra mondiale o un altro attacco terroristico avesse attaccato la città, io avrei continuato a fantasticare, senza badare a nulla.
"No ti prego, non fermarti.. era... davvero bellissima. Molto dolce.." mormorò dispiaciuta, gesticolando. Le sorrisi spontaneamente, sistemando meglio la chitarra in grembo
"Non era niente di specifico.. davo un sottofondo ai miei pensieri." mormorai accarezzando la superficie lucida dello strumento. Lei ridacchiò colpita
"Alla faccia... non immagino allora cosa tu sia capace di tirare fuori, se solo ti concentri un pò di più per suonare seriamente." disse divertita, scuotendo la testa. Io feci una smorfia, ma prima che potessi rispondere alla sua esclamazione, qualcuno si intromise tra di noi, la cui voce fu come una carezza leggera e morbida, un brivido caldo lungo tutta la schiena
"Fidati, Quinn... questo strimpellatore è bravo.. anzi più che bravo.. semplicemente da togliere il fiato!" esclamò ed entrambi ci girammo verso la porta-finestra e lì trovammo lui, che ci osservava con un sorriso sereno sulle labbra e le mani affondante nella tasca centrale della felpa. La mia felpa. Gli sorrisi in risposta, sentendo lo stomaco contorcersi piacevolmente e sperai ardentemente che da fuori, il battito accelerato del mio cuore non si avvertisse troppo, altrimenti avrei fatto una pessima figura, soprattutto con Quinn che mi sedeva accanto. Lei, dopo un sorriso stranamente elettrico, si girò nuovamente verso di me
"Cavolo, ora però sono curiosa. Pretendo come minimo una dimostrazione immediata." propose entusiasta, sistemandosi meglio e facendo dondolare appena la seduta. Io ridacchiai, leggermente imbarazzato
"Kurt esagera.. so mettere in croce un paio di accordi, niente di che.." mormorai per tentare di spostare il fulcro della discussione altrove, ma lui di nuovo intervenne
"Sei un bugiardo... non starlo a sentire! É bravissimo e ha anche una voce magnifica.. da far venire la pelle d'oca!" esclamò con più vigore, ed io mi ritrovai quella volta ad arrossire, perché una cosa del genere me l'aveva già detta, dopo la festa di beneficenza, in macchina, mentre scherzavamo allegramente, poco prima di fare l'amore per la prima volta. E già allora era stato un colpo al cuore sentire una cosa del genere pronunciata dalla sua magnifica voce angelica. Sentirselo ripetere a distanza di poche settimane, con la precisa consapevolezza di amarlo in quel modo intenso e disarmante... faceva decisamente più effetto.
"Anche tu fai... venire la pelle d'oca.." borbottai, grattandomi la punta del naso distrattamente e avvertendo il suo sguardo penetrante addosso. A quella frase, cedette appena, ma alla fine per mia fortuna sorrise
"Sì, ma io faccio lo stilista.. sei tu il cantante di questo palazzo!" esclamò divertito, facendomi ridacchiare
"Dopo neanche due giorni di concorso, ti sei già montato la testa, Hummel? Non ci siamo proprio!" scherzai e fu il suo turno per ridere, peccato che la mia risata non avesse nulla a che vedere con la sua. Nella sua c'era armonia, c'era leggerezza, c'era musicalità e dolcezza e c'erano tutte quelle cose che rendevano bellissimo il mio angelo terreno. E rendevano di conseguenza me, sempre più imperfetto.
"E pensa cosa succederà dopo, quando avrò vinto!" aggiunse sempre più divertito, strizzandomi l'occhio. Accettai la sua battuta e il suo buonumore molto volentieri, perché erano davvero meravigliosi e vederlo così sereno e rilassato rendeva di conseguenza sereno e rilassato anche me. Il mio stato d'animo dipendeva in un certo senso dal suo.. Daniel diceva spesso che, quando una persona arrivava a misurare la propria felicità in base a quella di un altro... e allora in quel momento, l'amore era davvero completo. Ed io... beh, ci ero già arrivato, decisamente.
Quinn rimase in silenzio ad ascoltarci, alternando lo sguardo tra me e lui a seconda di chi fosse a parlare, come in una partita di tennis, e sorrise per tutto il tempo. Beh, forse la nostra preoccupazione era eccessiva.. a lei avere due omosessuali sul pianerottolo non dispiaceva poi tanto.
"Allora... me la fai sentire qualcosa? Qualcosa di piccolo... veloce.. qualsiasi cosa." disse alla fine, visibilmente incuriosita. Sollevai gli occhi per un solo istante, incrociai i suoi, calmi, rilassati e meravigliosamente azzurri e decisi che fosse davvero il caso di accontentare tutti su quel terrazzo, così drizzai la schiena, impugnai meglio la chitarra e dopo un sospiro, iniziai i primi accordi. Decisi di ripetere un paio di strofe di "Somewhere only we know" dei Keane, giusto perché era la canzone che in quel periodo canticchiavo più spesso e soprattutto quella che mi faceva ricordare meglio Kurt. Certo, c'era anche Perfect, ma quella era troppo... speciale e poi mi concedevo di immaginarla soltanto cantata da lui e di certo non avrei condiviso quel momento con Quinn presente. Kurt era solo mio, la sua voce doveva intrecciarsi solo con la mia e quei suoi occhi cangianti e cristallini dovevano fare tremare solo la mia anima. Cantai la prima strofa e il primo ritornello, anche se quello non era lo strumento più adatto, ma comunque venne fuori qualcosa di discretamente accettabile. E poi.. a giudicare dalle loro espressioni, un pò di intensità dovevo avercela messa. Quinn mi osservava con gli occhi sgranati e le labbra appena dischiuse. Kurt invece.. non c'erano termini adatti per descriverlo. Era semplicemente divino... la postura diritta, lo sguardo puntato nel mio e quel sorriso sereno ed estasiato, perso in chissà quale ricordo, dava l'impressione di essere in pace con il mondo, e soprattutto in pace con sé stesso. Ed io, che volevo il suo bene e misuravo - come diceva Daniel - la mia felicità in base alla sua, mi sentivo il cuore esplodere per l'emozione. Lui c'era, era lì, ed era la cosa più bella e perfetta e meravigliosamente giusta del mondo. Ed era mio, mio soltanto, mio fino a che me lo avesse permesso, mio finché mi fosse stato concesso di amarlo, nell'identico modo in cui sentivo di amarlo in quel momento.
Non mi resi neanche conto di essermi fermato poco dopo l'inizio della seconda strofa e di averlo fatto, bloccando contemporaneamente il respiro, incollando gli occhi a quelli di Kurt, appena lucidi ma ugualmente magnifici. Si era emozionato ancora, come la sera al pub, ma quella volta non era corso a nascondersi in bagno; era ancora lì, ad affrontare le emozioni e a mostrarle orgogliosamente davanti a me e a Quinn, che rimaneva ancora in silenzio. Ed io mi ritrovai a sorridergli e a gridargli insistentemente che lo amavo, che lo amavo tanto da stare male, che lo avrei amato sempre, fino alla fine dei miei giorni. Lui rispose al mio sorriso, e io, da sciocco e sentimentale qual'ero lo interpretai come una risposta, come un ti amo silenzioso, lasciato passare soltanto attraverso gli occhi. Se fossimo stati soli, avrei senza dubbio abbandonato la chitarra sul dondolo e mi sarei precipitato da lui, azzerando quell'assurda distanza che mi stava sconvolgendo e impossessandomi di quelle magnifiche labbra sorridenti. E poi magari, dopo essermi lasciato cullare per qualche istante dal suo sapore, avrei riaperto gli occhi e con il cuore in mano gli avrei confessato tutto. Ma ancora una volta, per quanto fosse una bella prospettiva, rimaneva irreale e, in quanto tale, non sperava di essere realizzata.
Mettiti l'anima in pace, Blaine.. sia il tuo cuore che il tuo corpo sono destinati a fare penitenza...
"Oh mio... Dio..." la voce di Quinn, appena sussurrata, mi fece tornare alla realtà, per la seconda volta e mi ritrovai a cadere dalle nuvole e a riprendere contatto con il mondo in modo brusco. La trovai con gli occhi ancora sgranati, e la bocca coperta da una mano. Mi fece uno strano effetto vederla così provata. Che stesse per piangere anche lei?
"Già... intendevo esattamente questo!" esclamò Kurt, schiarendosi la voce, con molta discrezione. Quinn accennò un sorriso, per poi sollevare lo sguardo e puntarlo su di me, facendomi di nuovo arrossire.
"Cielo, Blaine... sei... sei bravissimo..." mormorò estasiata ed io, grattandomi la nuca, a disagio, ridacchiai, più che altro perché era decisamente troppo sommerso dalle emozioni per parlare, ma un grazie riuscii a biascicarlo, nonostante tutto.
"Bene.. scusate, ma io devo andare... ho appuntamento con Santana per scegliere le stoffe per gli abiti. Ci vediamo più tardi al locale?" mi chiese lui, cambiando completamente atmosfera, ma continuando a sorridermi serenamente
"Certo... e buona fortuna per la tua ricerca." gli augurai con un sorriso, che lui ricambiò - causandomi una mezza aritmia - e dopo aver salutato anche Quinn, uscì di casa. Con un sospiro, mi liberai della chitarra e raccolsi tutti gli spartiti vuoti, o lasciati a metà. Avevo scritto sì e no tre accordi, e neanche troppo soddisfacenti. Se avessi seriamente voluto creare una melodia per Kurt, allora mi sarei dovuto mettere d'impegno, soprattutto ricercando un pò di tranquillità. In quella casa, però, ultimamente si respirava tutto tranne che la pace. E finché Quinn fosse rimasta sotto il mio stesso tetto, forse di comporre non se ne sarebbe affatto parlato. E neanche di stare da solo con Kurt.
Accidenti...
"Blaine... posso farti una domanda?" chiese ad un tratto lei, seguendomi all'interno. Io poggiai la chitarra all'angolo del salotto, accanto alla tastiera ed annuii senza pensarci
"Certo!"
"Ecco.. è una cosa... personale.. e se non vuoi puoi anche... ignorarmi!" esitò, imbarazzata
"Tranquilla... puoi chiedermi tutto quello che vuoi." acconsentii con un sorriso. Lei esitò ancora un pò ma alla fine si convinse
"Ma tu e Kurt... state insieme, vero?" domandò in un soffio, mordendosi un labbro sul finale, quasi avesse cercato fino all'ultimo momento di trattenere le parole, ma queste alla fine avevano preso il volo ed erano sfuggite alla presa. Istintivamente provai due diverse sensazioni: la prima fu un'inspiegabile emozione avvolgente, un calore meraviglioso alla bocca dello stomaco, che mi scosse completamente. Già Sebastian aveva fatto un'allusione al rapporto tra me e Kurt ma, detto da lui, che era mio amico ed era un cazzone, non aveva avuto lo stesso effetto. Forse perché Quinn a conti fatti era ancora un'estranea o forse semplicemente sembrava meno maliziosa nel chiederlo... ma la sua domanda mi colpì decisamente con più forza. E poi, la seconda sensazione che provai, subito dopo, fu l'orgoglio... l'orgoglio per il fatto che, da fuori, sembrassimo seriamente una coppia, e non c'era cosa al mondo, più bella e appagante.
"Mmm... bella domanda.." mormorai con un sorriso divertito "In realtà no.. lui.. esce da una situazione difficile ed io... non voglio mettergli fretta, voglio che si prenda tutto il tempo che gli serve per capire e per.. decidere di voler affrontare questa nuova esperienza con me. Però non ti nascondo che... sto aspettando questo momento da non so quando, tanto da averlo perfino iniziato a sognare la notte!" esclamai stringendomi nelle spalle e aprendomi in un sorriso spontaneo. Lei, contro ogni aspettativa, sorrise intenerita. Mi ero aspettato una sua eventuale reazione stizzita per quella situazione tra me e Kurt, magari una battuta acida, o una smorfia di ribrezzo, come nella maggior parte dei casi. Eppure lei aveva semplicemente sorriso. E questo mi bastò per capire che a Quinn, avere due omosessuali sullo stesso pianerottolo... forse non infastidiva poi così tanto.
"Se posso permettermi... si vede chiaramente che tu lo ami... e tanto anche. Me ne sono accorta già la prima sera, quando siete entrati... ma non perché vi steste baciando... per il modo in cui tu lo guardavi, o per come ti sei messo davanti al suo corpo, vedendomi, quasi volessi fargli scudo per proteggerlo. Ho letto chiaramente il tuo amore in quei gesti e... ho.. subito immaginato che ci fosse qualcosa. Ma quella canzone.. quella che hai cantato prima... mi ha dato la conferma. L'hai cantata per lui non è vero?" domandò avvicinandosi. E così era tanto palese? Si vedeva anche da fuori, da chi non mi conosceva, quali sentimenti provassi?
"Sì... era per lui!" risposi, annuendo, ricordando esattamente ogni emozione provata la prima volta al pub, ad occhi chiusi e quelle provate invece poco prima, sul terrazzo, con gli occhi quella volta, immersi nella profondità infinita dei suoi. E in entrambi i casi, qualcosa gridava per uscire. Qualcosa di cui evidentemente Quinn si era accorta, pur non sapendo nulla su entrambi. E allora, se lo aveva capito lei... anche Kurt.. sapeva?
"Kurt è... decisamente un ragazzo fortunato!" esclamò con un sorriso gentile, ed ebbe il potere di farmi ridacchiare
"No.. sono io ad essere fortunato, fidati di me." risposi con un sorriso idiota sul volto ed il cuore accelerato, ma d'altronde questo era l'effetto Hummel su di me. Vidi chiaramente una leggera ombra passare negli occhi verdi della ragazza e solo allora capii di dover cambiare argomento, perché forse parlare troppo di persone che amavano e che si sorridevano e che si dedicavano canzoni d'amore.. non era proprio indicato per una come lei, una che aveva subito un torto come il suo
"Come va con la ricerca dell'appartamento?" le domandai, affondando le mani nelle tasche del jeans. Lei fece una smorfia
"Male... ho speso gli ultimi due giorni ad andare in giro per lasciare curriculum nei negozi più disparati e tutti hanno portato lo stesso risultato.. anche se non ho esperienza, sarebbero stati anche disposti ad assumermi, ma non appena sentono che sono incinta.. cambiano immediatamente opinione e dicono che non sono adatta. E ovviamente se non trovo lavoro, non posso neanche sperare di trovare un appartamento, visto che i miei mi hanno bloccato il conto." scosse la testa, amaramente rassegnata
Alla faccia... hai capito all'avvocato Fabray.. è davvero infuriato...
"Mi dispiace tanto, Quinn..." mormorai sincero, perché in fondo, anche se non potevo dire di conoscerla poi così bene, mi sentivo male a vederla così abbattuta e sconfitta. Lei che stava attraversando uno dei periodi più belli per una donna, si trovava a dover combattere contro qualcosa che all'apparenza sembrava davvero troppo difficile da superare.
"Sinceramente dispiace più a me, soprattutto perché ti avevo assicurato che mi sarei fermata soltanto una notte e invece... sono ancora qui ad occupare il tuo letto.. e ad invadere la.. tua privacy!" arrossì appena, alludendo chiaramente a ciò di cui avevamo parlato poco prima
"Non preoccuparti... il divano non è così scomodo, dopotutto.. e per il resto... una soluzione si trova sempre!" esclamai ridacchiando, anche se, dentro di me qualcosa si agitò prepotentemente, lo stesso qualcosa che desiderava stare da solo con Kurt e abbandonarsi alla più sfrenata passione. Eppure sentivo di dovere qualcosa a Quinn, sentivo di volere almeno in parte alleviarle quel peso, provare in qualche modo a darle quel sostegno che perfino i suoi genitori sembravano averle negato. E in quel momento, mentre lei scuoteva la testa, leggermente a disagio, mi ritrovai a sorridere, colpito da un'illuminazione incredibile
"Aspetta... forse ce l'ho io la soluzione giusta per te!"
E anche per me...

New York City. Ore 07.50 P.M. 20 Aprile 2012 (Venerdì)

"Ma cosa sei? Un ufficio di collocamento?" domandò Puck, posando il bicchiere che aveva appena asciugato sul bancone, ed inarcando un sopracciglio, esterrefatto.
"Non è colpa mia... tutti da me vengono a chiedere aiuto!" esclamai divertito, poggiando i gomiti sul bancone. Kurt al mio fianco ridacchiò ed io mi girai giusto un attimo verso di lui, per strizzargli l'occhio - e farlo meravigliosamente arrossire
"D'accordo.. e cosa c'entro io?" domandò ancora Noah, incuriosito
"Beh... tre camerieri sono meglio di due." scrollai le spalle con ovvietà e lui fece un verso strano in risposta, mormorando qualcosa di incomprensibile
"Fammi indovinare... è lesbica anche questa?" chiese avvicinandosi appena, per non farsi sentire da Brittany, che puliva un tavolo poco distante. Scossi la testa ridacchiando
"Non che mi risulti!" risposi. In realtà neanche di Brittany lo avevo mai sospettato.. solo quando era arrivata Santana, tutto si era fatto più chiaro, ma Quinn.. no, lei decisamente era etero.
"Ha ucciso qualcuno ed ha bisogno di un posto per nascondersi?" tentò insospettito. Kurt scoppiò a ridere, mentre io misi su una smorfia
"Direi di no." mormorai. Lui stupito, si grattò il mento con la mano, riflettendo per qualche istante e alla fine diede voce al suo pensiero
"E allora è una cessa!" decretò molto schiettamente, facendoci ridere ancora.
L'uomo che non conosce le mezze misure...
"Io non me ne intendo molto di donne, però... a me non sembra tanto male." assicurai con un sorriso, ma lui non sembrò molto convinto, perché fece una smorfia, tirandomi dietro lo straccio bagnato
"Figurati... detto da te, allora... stiamo a cavallo!"
"Dai, te la presento.. ci parli e giudichi da solo se può essere assunta o meno." proposi, liberandomi dello straccio e mettendo su un'espressione speranzosa. Lui sbuffò, lanciandomi un'occhiataccia, ma alla fine cedette
"E conosciamo questa tua presunta amica... guai a te se scopro che è una fregatura. Questa è la volta buona che ti licenzio.. anzi licenzio entrambi!" minacciò, puntando l'indice prima verso di me, poi verso Kurt. Io e quest'ultimo di guardammo per un istante, e solo quello ci bastò per decretare che, dopo aver conosciuto Quinn, anche un carattere così scontroso come il suo, si sarebbe potuto sciogliere
"Vado a chiamarla.. è qui fuori." annunciai, saltando giù dallo sgabello e dirigendomi all'esterno, dove Quinn attendeva, in compagnia di Brittany e Santana, che le augurarono buona fortuna. La condussi fino al bancone, dove Puck, di spalle, stava sistemando lo scaffale degli alcolici
"Noah.. ti presento Quinn Fabray... Quinn... lui è Noah Puckermann, il proprietario della baracca e colui il quale ti toccherà, convincere se vuoi lavorare qui.." feci le presentazioni e proprio in quell'istante, ancora con il viso contratto in una smorfia di sufficienza, Puck si girò verso di noi. Si bloccò di colpo, come se stesse per affogarsi, o forse per morire, sgranando gli occhi e la bocca in una muta esclamazione di stupore.
"Salve!" lo salutò Quinn, con tanto di sorriso e in quel momento, accadde la cosa più impensabile di tutte: Noah Puckermann, il burbero uomo con la cresta, colui che niente e nessuno sembrava capace di scalfire, arrossì. Arrossì davvero. Ed io, mi ritrovai a sorridere, non per prendermi gioco di lui, ma semplicemente perché sentivo di aver fatto qualcosa di buono, anche per lui, oltre che per Quinn.
Kurt mi afferrò un braccio e mi trascinò dal lato opposto del locale, lasciando modo agli altri due di parlare, anche se Puck non sembrava propriamente nelle condizioni adatte per farlo.
"Hai visto anche tu?" domandò lui divertito, indicando con un cenno della testa il bancone. Gli sorrisi spontaneamente
"Non ci posso credere... sono quasi meglio di Cupido. Prima Daniel e Sebastian, poi Santana e Brittany.. ora quei due. Ho del talento, devi riconoscerlo!" scherzai, punzecchiandogli un fianco e facendolo ridacchiare
"Ehi... anche io ne ho. Ho permesso che Sam e Mercedes si conoscessero, non te lo dimenticare." mormorò, fintamente imbronciato
"Giusto... ma siamo tre a uno per me. Ti sto battendo miseramente." lo presi in giro, cacciandogli la lingua sul finale. Si imbronciò ancora di più, diventando estremamente tenero e sempre più bello, così, decisi di farla finita, allungarmi un pò e catturargli le labbra con le mie, prendendomi anche un pò di quel broncio che sembrava così innocente da riempirmi il cuore. E lui alla fine, spiazzò anche me, regalandomi uno dei più bei sorrisi dell'intero universo.
Che esista o meno Cupido... credo che abbia colpito anche noi due...
  
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