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Autore: deloslights    16/11/2012    5 recensioni
Solo dopo vari minuti, dissi: « Io sono Mia. Benvenuto nella mia vita ».
« Louis » rispose il ragazzo, stringendomi di più.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il freddo penetrava fin dentro le mie ossa, ignorando i vestiti e il piumino con cui cercavo di coprirmi. Niente, era tutto inutile. Le lacrime continuavano a scendere copiose dai miei occhi, ormai gonfi, lacrime che nessuno avrebbe asciugato. Il giorno della vigilia di Natale, mentre tutti festeggiavano, io ero abbandonata su una panchina del parco dall’altra parte della città rispetto a casa mia, in attesa che qualcuno mi trovasse, sperando che nessuno lo facesse.
La verità era che nemmeno io sapevo bene perché fossi lì, né cosa avessi. Era successo semplicemente che, vedendo la mia gemella baciarsi con un ragazzo –un bellissimo ragazzo – ero scappata via. Via da chi, via perché, non ne avevo idea. Semplicemente la gelosia mi aveva sopraffatta ed avevo sentito il bisogno di fuggire. Ma si sa, non si può fuggire da se stessi, si finirà sempre per doversi affrontare. Piangevo forse da un’ora, perché non avevo saputo essere felice per lei, perché lei aveva più amore di me, perché ero una persona orribile. Perché ero sicura che lei, al mio posto, avrebbe sorriso, anche se fossi stata la prima. Avrebbe nascosto le lacrime, le avrebbe lasciate alla notte. Io invece ero corsa via prima ancora che lei si accorgesse della mia presenza. E il mio iPod, l’unico che mi stava accanto senza giudicarmi, provando solo a tirarmi su il morale, mi faceva ascoltare sempre la stessa canzone, l’unica che potessi reggere, in quel momento.
Welcome to my life. Simple Plan.
Mi rispecchiava meglio di tutte le altre quattrocentosei, perché parlava di distruzione, distruzione interna. E io mi sentivo veramente persa e ferita. Sapevo che era colpa mia, sapevo di essere dalla parte del torto, sapevo che non sarei riuscita più a guardare Faith in faccia. Ma in quel momento piangevo soprattutto perché avevo la certezza che a me non sarebbe mai accaduto, perché la luce solare di Faith Green avrebbe sempre oscurato la mia piccola fiammella. Piangevo perché l’avevo sempre saputo, che lei sarebbe stata la prima e anzi, mi chiedevo perché avesse aspettato sedici anni per dare il suo primo bacio.
Piangevo perché avevo attraversato la nostra piccola cittadina di corsa, invece di rifugiarmi fra le braccia delle mie amiche. Piangevo perché io non avevo amiche, tranne Faith. Ma sapevo che lei aveva molti altri pensieri, sapevo che sarebbe arrivato il giorno in cui avrei dovuto cavarmela da sola. Ma io, da sola, non ero niente. Io ero sempre stata la gemella timida di Faith, ero sempre stata la bimba coi capelli scuri che doveva stare dietro a quella con i capelli biondi. Perché era l’unica differenza fra di noi, il colore dei capelli, e si sa che a tutti piacciono di più le bionde. Le bimbe bionde, le ragazze bionde. Sono più tenere, più dolci. Ed io dovevo stare sempre e solo dopo di lei. Per i nostri genitori, per i nostri insegnanti. L’unica cosa che io sapessi veramente fare era scrivere, ma mi vergognavo di ciò che scrivevo e preferivo tenere quelle decine di storie nascoste sotto al letto, insieme ai fogli e alle penne. Preferivo lasciarle al mio sito internet dove tutti potevano consultarle senza sapere chi fossi io. Senza sapere chi fosse Faith.
In fondo, quello non era altro che l’ennesimo fallimento della piccola, sbagliata, inutile Mia. Avrei dovuto esserci abituata, succedeva continuamente, ma questo era diverso. Potevo farmi battere a scuola, potevo lasciargli tutti i miei amici, potevo coprirle le fughe facendomi punire dai miei genitori, ma l’amore era sempre stato il mio campo. Non era giusto che mi avesse portato via anche quello.
« When no one's there to save you
No you don't know what it's like
Welcome to my life» cantai piano, cercando di ignorare i singhiozzi che mi interrompevano.
« Oh, grazie, molto gentile da parte tua. Benvenuta anche a te » mi rispose una voce maschile, calda, alla mia destra.
Mi voltai di scatto, e i miei occhi verde scuro ne incontrarono un paio azzurro cielo. La faccia sorridente di un ragazzo forse della mia età, con i capelli castani e quegli occhi stupendi era in attesa di una mia qualche reazione da chissà quanto tempo. « Tu, ehm, sei lì da molto tempo? » chiesi imbarazzata, togliendomi le cuffie. Cercai anche di asciugarmi le lacrime.
« Solo qualche minuto. Non per farmi gli affari tuoi, ma perché una bella ragazza come te sta piangendo il giorno della vigilia di Natale? Oggi tutti dovrebbero essere felici ».
« So di essere sbagliata senza che venga a dirmelo il primo che passa, grazie » ricominciai a piangere. Quel povero ragazzo non aveva colpe, si era solo avvicinato nel momento sbagliato. Normalmente cercavo di essere gentile con gli altri..
« Ehi, ehi, ehi, calmati » mi si avvicinò, asciugando le ultime lacrime con le punte delle dita. « Non volevo essere irrispettoso, scusami. Hai bisogno di qualcosa? »
Lo guardai, sembrava così sincero, con gli occhi chiari e grandi che trasmettevano calma. Feci un sorriso minuscolo e, ignorando le tre diverse vocine nella mia testa che mi urlavano ‘no’, sussurrai « Abbracciami, se puoi ».
Non se lo fece ripetere due volte e mi cinse le spalle con le sue braccia, accarezzandomi i capelli. Non mi chiesi perché stesse facendo questo ad una perfetta sconosciuta, non mi chiesi perché il destino non mi avesse lasciata da sola nel mio dolore, non mi chiesi perché stessi dando fiducia a un ragazzo che non avevo mai visto, ma mi abbandonai semplicemente ad un pianto disperato fra le sue braccia che attutivano i singhiozzi, sporcandogli il cappotto di lacrime.
Solo dopo vari minuti, dissi: « Io sono Mia. Benvenuto nella mia vita ».
« Louis » rispose il ragazzo, stringendomi di più.
   
 
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