16) A un passo dal
risolvere.
Ci
sono momenti nella vita
in cui credi che alcune cose si stiano risolvendo, che le persone
– per un
attimo – abbiano deposto il loro orgoglio e deciso di venire
a patti con la realtà.
Momenti in cui credi che
tua sorella capisca che può essere felice se solo decidesse
di dare una
possibilità alle persone.
Momenti che naufragano a
contatto con la realtà e che ti lasciano l’amaro
in bocca.
La realtà è che mia
sorella questa mattina non ha alcuna intenzione di uscire dalla sua
stanza e
affrontare Tom – preferirebbe farsi uccidere – e
mia madre le dà manforte.
Sono rimasta scioccata
sentendo lei dire a Erin: “Ok, tesoro.”
Da quando la chiami tesoro
è un mistero.
“Per oggi puoi rimanere a
casa, non sei riuscita a dormire stanotte.”
La picchierei, giuro! Ho
capito che nemmeno Tom le va a genio e che non le piace il fatto che
mia
sorella si stia innamorando, vorrebbe tenerci al sicuro.
È così sbagliato pensare
che a noi non succederà quello che è successo a
lei?
Tom è così coglione da non
meritarsi nessuna seconda possibilità?
Sono due domande che mi
pongo incessantemente mentre guido verso la scuola e per cui vorrei
avere delle
risposte o meglio delle conferme.
Sono abbastanza convinta che
a noi non succederà la stessa cosa – non troveremo
certo il principe azzurro a
sedici anni, ma nemmeno dovremo affrontare una situazione negativa come
la sua
– e che Tom si meriti una seconda possibilità.
Non ho mai visto quel
cretino impegnarsi così tanto – e sputtanarsi
– con una ragazza e mia sorella
dovrebbe tenerne conto.
Parcheggio e mi rendo
conto che – come ho fatto in tutti questi anni –
sto ignorando la questione che
riguarda mio padre: a qualche livello sono ben cosciente del fatto che
Mark ha
trovato il suo indirizzo e che dovrei affrontarlo, ma non ci riesco.
“Che merda di giornata!”
Esclamo a mezza voce,
chiudendo con un colpo secco la portiera e raddrizzandomi lo zaino
sulle
spalle.
“Lo puoi dire forte!”
Sobbalzo per poi rendermi
conto che è DeLonge.
“Buongiorno, che belle
occhiaie! E dimmi, dov’è la tua maglia?”
“All’inferno, dove ha
tentato di mandarmi tua madre. A proposito, sei sicura che non sia un
lottatore
di wrestling? Ha una presa assassina!”
Io rido.
“No, non credo lo sia.
Beh, se lo è non l’ha mai detto a
nessuno.”
“Dovresti verificare.”
Su di noi cala il
silenzio, mentre io mi accendo una sigaretta.
“Beh, c’è anche
qualcos’altro che vorresti sapere, non è
vero?”
Lui annuisce piano.
“Sì, c’è qualcosa, ma ho
una paura fottuta della risposta che mi potresti dare.”
Io sospiro.
“Ok, sarò sincera, ma non
incazzarti.
Erin pensava che tu le
avessi fatto quella serenata solo per portatela a letto.”
Lo vedo stringere i pugni
e mormorare qualcosa su quanto sia dannatamente testarda.
“Così le ho letto la
lettera che tu le hai scritto e lei dopo è scoppiata a
piangere.
Stamattina non è voluta
venire a scuola e mia madre le ha dato manforte, si è
fissata che nessuna di
noi si deve innamorare perché non vuole ritrovarsi nonna
prima del tempo o che
ci sposeremo perché siamo incinte.”
“Non le hanno detto che
hanno inventato i preservativi? Mi ci vedi a fare il padre?
Con cosa potrei fare
addormentare mio figlio? Con delle serenate su quanto sia bello
masturbarsi non
avendo una ragazza?
E poi… TU HAI LETTO LA MIA
LETTERA?”
“Sì, ma tranquillo. Non
svelerò a nessuno il tuo lato romantico, dovessero
uccidermi.”
“DELONGE HA UN LATO
ROMANTICO?”
Urla una voce dietro di
noi, è un’oca del primo anno.
“No, non ha un cazzo di
lato romantico! Tu hai sentito male, hai capito?
E adesso fuori dai
coglioni e acqua in bocca, se dovessi sentire girare anche solo mezza
voce a
riguardo maledirò te e la tua famiglia!”
La ragazza mi fissa
spaventata, deglutendo, per poi filarsela.
“Wow!”
“Ordinaria
amministrazione. Sì, l’ho fatto perché
non sapevo come sbloccarla, spero che
serva a qualcosa, io ci tengo veramente a che lei sia felice.”
“Beh, grazie. Spero che i
tuoi sforzi saranno ripagati, questa situazione mi sta
logorando…”
“Buongiorno ragazzi!”
Urla una voce alle nostre
spalle, è Mark che ci piomba addosso.
“Buongiorno!”
Rispondo rossa come un
peperone, guadagnandomi una sua occhiata perplessa.
Fa che non pensi che non
ci sia qualcosa tra me e il suo amico!
“Ho interrotto qualcosa?”
"NO!”
“Tu interrompi sempre qualcosa,
Hoppus!”
Tom ti ucciderò prima o
poi!
“Che vorresti dire,
DeLonge?”
“Non voleva dire niente!”
Capelli blu alza un
sopracciglio.
“Uhm, e allora baciami.”
La proposta che mi ha
fatto mi lascia perplessa.
“Ma siamo a scuola!”
Lui alza le spalle.
“E
allora?”
“Dai
bacialo, così potrò masturbarmi su voi
che vi baciate!”
“DELONGE!”
Ora sono in panico totale,
ma pur di far stare zitto Tom e togliere eventuali dubbi dal cervellino
di Mark
mi alzo sulle punte e do un bacio a fior di labbra a
quest’ultimo.
Non ho preventivato il
fatto che tenti di approfondirlo, così quando ci prova lo
allontano, non mi
piace lo sguardo ferito che ha adesso.
“Mi fa schifo l’idea che
Tom si masturbi su di noi, è imbarazzante!”
“Tom voltati!”
Il suo amico alza le
spalle ed esegue l’ordine, che ha in mente?
Il panico cresce quando
Mark appoggia le mani sulle mie guance e mi coinvolge in un bacio che
di dolce
non ha nulla, sembra quasi che voglia rimarcare il fatto che io sia sua.
Mi fa piacere – i miei
sospiri seguiti dai suoi soddisfatti lo indicano chiaramente
– ma è anche
davvero strano! Che gli è preso?
“Che volevi fare?” Mormoro
sulle sue labbra quando ci stacchiamo.
“Quello che ho fatto.”
“E cosa significa?”
“L’importante è che abbia
capito io.”
Mi dà un ultimo bacetto e
poi si allontana sistemandosi il cappellino.
“Uhm, siete uno spettacolo
interessante!”
Io fulmino Tom con
un’occhiataccia.
“Non tirare troppo la
corda DeLonge, non so se l’hai notato, ma il tuo amico
è geloso.”
“Certo che l’ho notato,
strega! Lo faccio per sbloccare la vostra situazione!”
Io scuoto la testa, temo
che la strategia di DeLonge non sia così buona come crede
lui.
La
fine della settimana
giunge troppo presto e senza cambiamenti apprezzabili.
Erin continua a scappare
da Tom, Tom dal canto suo è a un passo
dall’esaurimento nervoso e non fa che
tormentarmi alternando momenti di gioia ad altri di cupo malumore, Mark
invece
ha l’aria di uno che sta covando un’idea
particolarmente sgradevole e
fastidiosa.
Temo che sia geloso –
terribilmente geloso – e non so cosa fare.
Sono incastrata in una
situazione orribile da cui non so come uscire e spero che questo week
end non
si risolva in un disastro.
È venerdì sera e io ed
Erin stiamo andando in un locale dove si esibiscono le band locali dal
vivo e
non ho idea di come finirà dato che ci sono anche gli altri.
Che Dio me la mandi buona!
“Dobbiamo proprio
andarci?”
Mugugna lei mentre
parcheggio.
“Sì, sei tu che hai detto
che ci saresti stata, non vorrai mancare solo per la tua
vigliaccheria?”
“Va all’inferno!”
“Ti voglio tanto bene!”
Scendiamo dalla macchina
ed entriamo nel locale, lei si dirige a un tavolo d’angolo
ignorando la
compagnia e a me tocca seguirla.
“Questo cosa significa?”
“Significa che non sono
vigliacca perché sono qui, ma che non ho voglia di stare con
loro.”
Io alzo gli occhi al cielo
e mi allontano per prendere da bere, sperando di riuscire a trovare le
parole
per farla alzare da lì, non si può andare avanti
così.
Mia sorella sta tenendo un
comportamento infantile e crudele, sono stanca di vedere DeLonge
consumarsi
nell’attesa di un suo cenno. Buttata così sembra
decisamente tragica, ma
corrisponde essenzialmente alla verità.
“Ehi!”
Io sobbalzo, Tom è
spuntato alle mie spalle.
“Ehi.”
“Se ci sei anche tu c’è
anche lei, vero?”
“Mh, sì. È seduta a un tavolo
e non si vuole scollare da lì.”
“Non mi vuole vedere, eh?
Vuole spedirmi dritto al manicomio questa stronza?
Beh, non glielo
permetterò, ora dovrà starmi a sentire!”
“Tom non so se è una buona
idea!”
Lui non mi ascolta e
marcia verso il mio tavolo, non l’ho mai visto
così incazzato, questa volta la
clone ha tirato troppo la corda.
Peccato che al suo arrivo
non trovi nessuno, la furbacchiona si è di nuovo
volatilizzata.
“Io la odio quando fa
così!”
Urla Tom, sbattendo un
pugno sul tavolo.
“Tom calmati!”
“Calmarmi un cazzo! È una
settimana che scappa e mi lascia sulla corda, come se di me non gliene
importasse un cazzo, sono stanco, lo vuoi capire?”
Io alzo le mani.
“Sì, lo capisco. Fare così
non ti servirà a nulla, però!”
“E cosa devo fare?
Anzi, no… sai cosa dovevo
fare? Lasciare perdere e rassegnarmi al fatto che lei non mi
voglia.”
Io sospiro, cosa devo
fare?
“Che merda di vita!”
Ok, so cosa devo fare.
Come diceva Mark? Che per consolare bisogna abbracciare?
E abbracciamo, allora!
Così mi ritrovo a cingere le spalle di Tom con le mie
braccia e a lasciarlo
sfogare e – per quanto mi sembri assurdo – sembra
quasi che pianga.
“Ehi, ce la farai! Ti
ascolterà prima o poi!”
Lui non mi risponde e io
inizio a preoccuparmi seriamente, non so se sono in grado di arginare
una crisi
di questo tipo.
Gli accarezzo piano i
capelli – sperando di calmarlo in qualche modo – non so se sia la cosa
giusta, tenendo in
considerazione quanto Mark si stia scoprendo geloso.
Forse è solo una mia
impressione, ma mi è sembrato che ci fosse qualcuno dietro
di noi e non vorrei
che fosse Mark.
“Tom, di’ qualcosa, mi sto
preoccupando!”
“Va tutto bene,
sopravviverò. Grazie, dopotutto sei umana anche
tu.”
“Sei sicuro?”
Lui annuisce.
“Vai tranquilla, cercherò
di scucire una birra al barista e mi metterò in un angolo
buono buono, tu cerca
di risolvere qualcosa con il mio coglione.”
Io alzo un sopracciglio,
per poi mollarlo.
“Non so se vederti come un
rivale o un amico!”
Lui accenna a un sorriso e
mi scompiglia i capelli.
“È mio amico, non farti
idee bizzarre e cercalo. Se lo conosco ti avrà cercato e
starà smattando da
qualche parte.”
Io annuisco e mi allontano
– ancora un po’ riluttante e sperando che DeLonge
non faccia qualche cazzata –
ora la persona che più mi interessa è Mark.
Chiedo un po’ in giro, ma
nessuno l’ha visto, così mi rassegno ad
aspettarlo, trascorrendo la mezz’ora
più angosciante della mia vita.
Dove diavolo è finito?
Alla fine decido di fare
un giro nel parcheggio del locale e finalmente lo vedo: curvo, nella
parte di
parcheggio che dà sul deserto, con una bottiglia di birra in
mano.
Oh mio dio, la cosa non mi
piace per niente!
“MAAARK!” urlo correndo
verso di lui.
Capelli blu si volta, ha
uno sguardo cheè tutto un programma: annebbiato, perso,
infelice e ferito.
Non voglio essere io la
causa di quell’espressione, non posso accettarlo.
“Oh, finalmente ti fai
viva! Come bacia DeLonge?”
“Che stai dicendo?”
“Vi ho visti!” sbraita
lui, barcollando pericolosamente verso di me.
Deve essere completamente
ubriaco.
“Vi stavate per fare! A te
non importa nulla di me, è per questo che non vuoi baciarmi
in pubblico e tieni
in sospeso la nostra storia, a te interessa DeLonge!”
Io sto per urlargli in
faccia la mia verità, ossia che lo amo e che lui non ha
capito nulla del mio comportamento,
quando la faccia di Hoppus passa dal rosso al verdognolo: sta per
vomitare.
Come previsto, fa giusto
in tempo a voltarsi prima di piegarsi per un conato di vomito, io
inizio a
essere preoccupata, cosa devo fare?
Sinceramente non lo so, è
l’istinto a portarmi verso di lui e ad abbracciarlo, per
evitare che cada, e
successivamente a tenergli una mano sulla fronte.
Che cazzo ha fatto?
“Co-come stai?”
Chiedo con un filo di voce
non appena smette.
“Ho – ho… freddo!”
Io lo faccio voltare verso
di me e lo abbraccio con tutta la forza che ho, voglio scaldarlo fino a
che non
sarà in grado di alzarsi e arrivare alla macchina.
“Ok, ci sono qui io. Ti
voglio bene.”
Lui non risponde e io
trattengo a stento le lacrime.
Che serata di merda!
Potrebbe andare peggio di
così?
Lui è semisdraiato a terra
– metà su di me e metà
sull’asfalto del parcheggio – e io sono
inginocchiata
sperando in un suo cenno di vita.
Gli accarezzo piano i
capelli, sono decisamente sudati e il suo respiro non è
regolare: nessuno dei
due è un buon segno in aggiunta al fatto che non parla.
“Perché l’hai fatto, eh?”
“Non … Non so, mi andava
di bere fino a dimenticare tutta questa storia.”
“Perché non mi credi
quando ti dico che tra me e lui non c’è
niente?”
“Perché siete sempre
appiccicati.”
“Lui si vuole sfogare per
Erin, è quello che è successo stasera.”
Lui non mi risponde,
perché ho l’impressione che non voglia credermi?
“Voglio andare a casa.”
Io sospiro.
“Ok, ti do una mano.”
“Ce la faccio da solo.”
Oh, fottuto orgoglio!
“Sei ubriaco marcio! Dove
pensi di andare in queste condizioni?”
“E tu perché non vai da
Tom?”
“Perché sei tu che ho
cercato tutta sera e che sto aiutando! Sei tu che mi interessi,
coglione!”
Lui mi guarda sorpreso e
si lascia condurre alla sua macchina, senza ulteriori proteste.
Questa situazione è andata
avanti per troppo tempo, stasera gli dirò tutto, a costo di
dover strisciare
per far sì che lui mi creda!
Me lo dico mentre gli
passo la coperta in cui ho dormito quella volta in cui siamo andati a
San Diego
e controllo che ci si avvolga per bene e si sieda sui sedili posteriori.
Vorrei coccolarlo, ma non
ho idea di come la prenderebbe… Oh, ma chi se ne frega!
Racimolando tutto il mio
scarso coraggio mi sporco verso di lui e gli lascio un bacio sulla
fronte e
questa volta non oppongo resistenza quando mi impedisce di allontanarmi
e mi
bacia.
Fa abbastanza schifo
baciare un ubriaco che ha appena vomitato, ma allontanarmi è
l’ultimo dei miei
pensieri, sono stanca di farmi condizionare dalle mie paure.
Quando ci stacchiamo il
più sorpreso dei due è lui, io stiracchio un
sorriso e gli accarezzo una
guancia.
“Sei tu la persona a cui
tengo maggiormente, ficcatelo in testa, zucca vuota!”
Mi metto alla guida in
silenzio, cercando di mantenere a bada l’ansia – ho
il sospetto che la notte
sia solo all’inizio – e sbirciandolo ogni tanto
dallo specchietto.
Si è steso sui sedili,
rannicchiato come un gatto ed è deciso a non parlare, non
credevo che l’alcool
gli chiudesse la bocca.
“Fermati.”
Mormora a un certo punto,
io eseguo portando la macchina sul ciglio della strada e scendendo
insieme a
lui.
Deve vomitare di nuovo,
perché, invece di parlarmi, si è distrutto
così?
Lo aiuto a rientrare in
macchina e ripartiamo, sempre in perfetto silenzio,
un’assenza di parole che
sto iniziando ad odiare.
Parlami! Per favore,
parlami!
“I miei non ci sono, forse
c’è Anne.”
“L’ho vista al locale.”
Lui non dice nulla, perché
si limita alla conversazione essenziale?
“Non mi vuoi qui?”
Sparo a bruciapelo.
“Non.. Non lo so. Da una
parte sì e dall’altra no.”
“Vorrei che mi credessi…”
Mormoro amara,
parcheggiando la sua macchina davanti a casa sua.
Odio sentire le lacrime
che premono di nuovo per uscire, odio che lui sia diventato talmente
indispensabile da cambiare il mio umore e che mi abbia resa dipendente.
Scendo e lo aiuto a uscire
– non so se gli faccia piacere, ma dato quanto barcolla tace
– e poi ci
dirigiamo verso casa sua.
Lo lascio trafficare un
po’ per cercare le chiavi e finalmente entriamo.
“Puoi anche lasciarmi
andare ora, la mia camera è al piano di sopra, penso di
farcela.”
“Smettila! Smettila di
fare l’orgoglioso, perché sei così
incazzato? Perché non mi credi?”
Tace.
“E perché non mi rispondi
nemmeno? Parliamone, ti prego! Ne ho bisogno.”
Lui tace ancora, ma si
lascia accompagnare di buon grado in camera sua – un caos di
fumetti,
videogiochi, vestiti, in cui spicca un basso nero – e si
lascia cadere sul
letto.
Dovrebbe fare qualcosa
come togliersi le scarpe o cambiarsi, ma si limita a crollare senza
grazia
sulle coperte, come addormentato.
Io sospiro. Ok, farò la
crocerossina fino in fondo, glielo devo.
Gli tolgo le scarpe e con
qualche difficoltà lo infilo sotto le coperte – al
caldo – ho il sospetto che
non gli faccia bene prendere freddo.
Finisco di rimboccargli le
coperte – come se fossi sua madre – e lo guardo: ha
l’aria indifesa di un
bambino mentre dorme, fa tenerezza.
Il mio sorriso scatta in
automatico, dopotutto non riesco a rimanere arrabbiata a lungo con lui.
Sorridendo, mi chino a lasciargli
un bacio sulla fronte, poi me ne andrò, ha bisogno di
riposare.
“Buonanotte stupido. Non
hai voluto parlarmi, ma non importa.
Parleremo domani e se non
vorrai nemmeno domani, sarà il giorno dopo.
Ci tengo troppo a te per
arrendermi, Mark.”
Mi sto per alzare quando
una mano si stringe intorno al mio polso e due occhi azzurri mi
guardano.
“Parleremo ora.”
Faccio giusto in tempo a
togliermi le scarpe – avendo intuito cosa voglia fare
– prima di ritrovarmi
sotto le coperte mezza stesa su di lui.
Gli sono decisamente
troppo vicina, non mi aiuta sentire il suo cuore battere o il ritmo del
suo
respiro, né tantomeno la rabbia che vedo in quegli occhi
azzurri.
Volevo parlargli?
Questa volta sono stata
accontentata e andrò fino in fondo.
Deve sapere quello che
provo per lui, sono stanca di fraintendimenti.
“Va bene.”
Lui annuisce.
Che la battaglia abbia
inizio!
Angolo di Layla
Siamo quasi arrivati alla sospirata dichiarazione. Se volete e se riesco cercherà di aggiornare lunedì o martedì così non vi lascio troppo sulle spine.
A qualcuno ho accennato di una sorpresa, è questa: sto scrivendo una Tom/Jen e non appena avrò finito gli ultimi due capitoli che mi mancano sarà pubblicata.
Ringrazio redyrageandlove,
viola terracini,
MatyOtaku,
DeLonge,
LostinStereo
ed eve182
per le recensioni.