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Autore: Party Poison    16/11/2012    1 recensioni
Ambientata nel contesto modificato della canzone 'The ghost of you'.
Gerard viveva di sola speranza che ogni giorno se andava via, fino a che un giorno...
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You are never coming home, until now.
 


1943
Era tanto tempo che ormai Frank era in guerra. Gerard non si aspettava più che tornasse, ma il suo cuore continuava a farglielo sperare.
Quando l’America aveva chiamato alle armi tutti gli uomini, giovani o anziani che fossero, il moro aveva cercato di nasconderlo sempre e alla fine ce l’aveva fatta, ma aveva sacrificato sé stesso.

Erano una delle poche coppie omosessuali conosciute in tutta l’area degli Stati Uniti, ed erano anche una delle poche che non veniva aggredita o criticata perché provenivano da famiglie molto nobili. Gli Way avevano permesso al figlio di andare a vivere con il suo compagno in quanto per loro averlo in casa era solo un problema, poiché era dipendente da alcol, sigarette e un tempo anche da droghe. Frank Iero è stato l’unico capace di curarlo. È sempre stato l’unico a cui importava qualcosa di lui, e questo Gerard non l’avrebbe mai scordato.

Passava la maggior parte del tempo in salotto dove c’era anche il loro unico ritratto e alcune medaglie ad honorem di Frank per i servizi militari precedenti, quando l’accademia ai 18 anni era obbligatoria. Il tempo stava passando e lui si sentiva sempre più vecchio, non quanto per l’età ma per la situazione che stava vivendo. Tutto questo lo stava uccidendo lentamente, come per prolungare la sua sofferenza: viveva con il continuo terrore che un giorno sarebbe arrivata a casa la lettera con la scritta: “Frank Anthony Thomas Iero. Deceduto il --/--/1943 servendo la sua patria”. Stava camminando avanti e indietro per l’atrio e si soffermò davanti al tavolino su cui era riposta la loro fotografia preferita. Era in bianco e nero, ma il tempo l’aveva costretta a diventare color seppia. Era datata 1930. Erano giovanissimi, lo si poteva constatare molto velocemente. Ogni giorno era così per lui, non usciva mai di casa; aveva paura di non essere presente qualora Frank fosse tornato tra le sue braccia.
 
 

 
1944
Un altro anno era trascorso. Le radio annunciavano che la guerra sarebbe finita presto  ma lui non ci credeva più ormai.
Quel 23 marzo era un giorno come un altro. Lui era sempre vestito elegante, con la camicia e la giacca.
Voleva essere presentabile per il suo ritorno.
Verso le due del pomeriggio suonarono il campanello. Lui non riceveva mai visite, nemmeno quella dei suoi genitori. Ogni tanto lo andava a trovare Linda, ma solo per chiedergli se aveva notizie del figlio. Gerard aprì la porta e si trovò davanti due uomini, giovanissimi e in veste ufficiale, con una lettera in mano.
Sapeva che questo momento sarebbe arrivato prima o poi.
Sperava più in un poi che in un prima.
“Gerard Way? Abbiamo notizie da riferirle”, disse quello più alto e che sembrava forse di un paio d’anni più vecchio dell’altro.
“Siete venuti a dirmi che è morto?”, tratteneva a stento le lacrime.
“Ci dispiace moltissimo, ma in guerra queste cose succedono frequentemente”
“Perché le nazioni vogliono solo rovinarci! Odio tutto questo, odio voi che suonate il campanello a dirmi che l’amore della mia vita è morto, che ‘queste cose succedono’! Andatevene!”, gli strappò dalle mani con forza la lettera, li spintonò con tutta la forza che gli era rimasta e rientrò in casa sbattendo la porta.
Prese la lettera, strappò violentemente la chiusura e il sigillo con la bandiera americana ed estrasse il cartoncino.
                                   Frank Anthony Thomas Iero. Disperso o caduto in battaglia.
                                                                           17 marzo 1944
Strinse tra le mani queste due frasi infernali, le portò al volto e pianse lacrime amare, lacrime di dolore, lacrime di senso di colpa perché era anche colpa sua se era morto.
Aveva perso tutto, questa volta per sempre, e non ci sarebbe stato nessuno a salvarlo.
 
 


 
1945
Era già trascorso un anno dal fatidico arrivo di quella lettera maledetta.
Linda era disperata, si era rifugiata nell’alcol, non sapeva come continuare a vivere, se quella era possibile chiamarla vita. Suo figlio era l’unica cosa che gli era rimasta.
Gerard passava le giornate sul divano, tra le mani la loro fotografie per sentirlo ancora vicino. Ricordava tutte le notti insieme, i problemi, il suo corteggiamento spietato nei confronti del moro, il loro primo bacio, il loro reciproco  ‘Ti amo’ mentre guardavano la luna seduti sul terrazzo di un albergo.
Era disperso, non avrebbe mai avuto un funerale. Non lo avrebbe mai più potuto rivedere, nemmeno nella bara perché la morte gliel’aveva sottratto con l’inganno e l’aveva fatto per sempre.

Si ricordava ancora quelle parole struggenti, che l’avevano fatto piangere per tutte le notti fino all’arrivo della lettera. Quelle parole che aveva pronunciato prima di partire: "Addio Gerard". Frank sapeva che non sarebbe tornato e, fin dal primo minuto che era stato chiamato alle armi, l’aveva preparato al suo non ritorno quasi certo e ora confermato. Lui però non aveva mai perso la speranza che prima o poi sarebbe tornato ad abbracciarlo e a rassicurarlo che non se ne sarebbe mai più andato, guerra o non guerra che fosse. Tutto questo non sarebbe mai accaduto, il suo corpo non sarebbe mai stato ritrovato e non ci sarebbe mai stata alcuna commemorazione. Forse ciò che rimaneva di lui, ora era sotto qualche cumulo di terreno e mine, di sangue e altri corpi accatastati come se non avessero alcun significato. Quell’immagine di morte gli provocò un urlo, che gli fece piegare la testa all’indietro e altre lacrime ripresero a scendere. Avevano forse mai smesso di farlo?
La guerra stava per terminare, ormai lo dicevano quasi ogni giorno alle radio e Gerard stava quasi per crederci.
 

 
Ricorreva l’anno 1946 e la guerra era realmente terminata, con grande stupore di tutti. La felicità si faceva strada in tutti i cuori, anche in quelli che avevano perso i mariti o i figli, vedendo la speranza che molti altri non morissero. Erano tutti felici, tranne lui.
A Gerard non era cambiato proprio nulla, fino ad ora.
Era pieno inverno del 1946 e qualcuno durante la notte stava bussando violentemente alla porta. Scese le scale, tutto assonnato e il volto rigato dalle lacrime per i suoi ricorrenti incubi. Aprì la porta.
Prima di mettere bene a fuoco la figura si stropicciò gli occhi.
“Frank?”, quelle dannate lacrime ripresero a scendere.
“Ciao Gerard”.
  
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