Il matrimonio
-Pronta per le prove?- mi chiese Giuseppe.
Eravamo in una vecchia chiesa tutta rovinata che stava cadendo a pezzi. La navata centrale (anche quella
rovinata) era percorsa da delle panche di legno piatte disposte verticalmente per fare in modo di
raggiungere l'altare su di esse. Anche queste erano malridotte e mangiate dai tarli. Arrivammo davanti
all'altare. Cominciarono le prove. Eravamo solo io, il prete e Giuseppe. Finite le prove il prete, che
continuava a chiamarmi Marine disse -Voi due non siete ancora pronti per sposarvi. Vi consiglio di passare
gli ultimi giorni che vi rimangono insieme.
Dopo che il prete si fu allontanato, chiesi a Peppe (Giuseppe) -Peppe, ma quanti giorni ci rimangono?
Peppe rispose -Troppo pochi per poterci conoscere meglio.
-E allora come faremo?- chiesi io.
-Non faremo- rispose. Io pensavo si riferisse al matrimonio. Invece non si riferiva al matrimonio. Infatti, poco dopo continuò
dicendo -Non faremo niente. Io ora me ne vado a casa e così dovresti fare anche tu. Ci vediamo qui fra
cinque giorni.
Così dicendofece per andarsene ma poi ci ripensò e tornò indietro. Io pensavo che fosse per scusarsi
del tono che aveva usato o per dirmi qualcosa d’importante. Non mi sarei mai aspettata di sentirmi dire
quello che disse. Non dal mio futuro sposo. Infatti, Giuseppe disse -Ti ho trovato un'altra casa dove stare fino a quando non ci sposeremo. Vedi di esserci. -Capii subito che era una minaccia. -Altrimenti?- chiesi.
-Altrimenti ti cercherò e non ti lascerò in pace. Mai Più. Capito? E non chiamare la polizia o sarà molto peggio per te.- Io annuii. Non potevo fare altro. Ero rimasta paralizzata dalla violenza di quelle parole. Fino a quando non vidi Giuseppe non fiatai. Era come se mi avesse trattenuto in una morsa d'acciaio. Quando sparì dalla mia vista mi lasciai cadere sulle panche. E adesso come avrei fatto? La mia vita era completamente rovinata.