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Autore: Harriet_    16/11/2012    4 recensioni
Sapeva di non essere tagliata per le relazioni, lei così strafottente, così stronza, così popolare, così semplicemente Santana. Credeva che durante la sua carriera scolastica si sarebbe limitata a qualche storiella di poco conto con i ragazzi più popolari e attraenti, nulla di più. Ma le andava bene così. Perché dopotutto lei era Santana Lopez, non aveva certo bisogno dell’amore e di tutte quelle fesserie per essere felice.
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[FF Quinntana]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Santana
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aprì piano gli occhi, sbattendo ripetutamente le palpebre. Provò a stiracchiare le gambe, ma si accorse di un braccio che le cingeva la vita, impedendole qualsiasi movimento. Sorpresa, girò lentamente la testa e venne inaspettatamente investita da un intenso profumo di lavanda, che si rese conto proveniva dalla chioma bionda a un centimetro dal suo viso.


Quinn. Quinn la stava abbracciando, avvolgendola completamente.
E questo la fece sentire così protetta e al sicuro, come se finché fosse rimasta in quell’abbraccio non le sarebbe successo niente di male.
Era evidentemente un’illusione, eppure la faceva stare così bene che non poteva e non voleva rinunciarvi.

La bionda mormorò qualcosa nel sonno, e Santana sorrise spontaneamente. Tese le orecchie nel tentativo di capire cosa farfugliasse, e ciò che sentì la fece irrigidire di colpo.


“San…”


No, non poteva essere. Non stava pronunciando il suo nome nel sonno, era una cosa assurda, si stava sicuramente sbagliando. Eppure continuava a ripeterlo, agitandosi sempre di più. Man mano che il mormorio si fece più distinto, Santana non poté più negare l’evidenza. “San, San, San…”


Beh, magari Quinn era devota a qualche santo e stava sussurrando “san Francesco aiutami tu”, ma Santana riusciva a percepire solo la prima parola della frase…  Non che fosse a conoscenza di un’eventuale religiosità della Fabray, ma tutto poteva essere nella vita.


Eppure, ci fu un folle secondo in cui si ritrovò a sperare con tutta stessa che quel San fosse riferito a lei, che fosse l’oggetto dei pensieri di Quinn perfino nel sonno, che finalmente avesse trovato qualcuno da abbracciare al mattino quando sentiva freddo, qualcuno a cui non fosse importato nulla delle sue occhiaie, dei suoi capelli arruffati, dei suoi occhi cisposi.
Qualcuno che l’avrebbe amata così com’era.


Scacciò immediatamente via il pensiero, perché la rendeva talmente euforica e felice che ne aveva terribilmente paura. Non voleva essere nuovamente ferita, quindi era meglio non illudersi ed andarci cauti, per evitare di soffrire per l’ennesima volta.



Anche se quella fastidiosa vocina nella sua testa continuava a ripeterle che ormai, sarebbe stato comunque troppo tardi.
 
 
____________________________________________________________ “Ehi, bella addormentata, sveglia…”


Dischiuse pigramente le palpebre, si stropicciò gli occhi e quando li riaprì uno splendido sorriso le riscaldò il cuore.


“Santana, ti sei svegliata…” mormorò, con un piccolo sbadiglio.


“Sì, e io dico che converrebbe anche a te svegliarti.” Ridacchiò Santana.


“Ma si sta tanto bene in questo lettone caldo…” protestò, tirandosi le coperte fin sopra il naso e scatenando una risata in Santana che la fece rabbrividire.


“Sei proprio una bimba.” Affermò Santana scuotendo la testa. “E cosa piace tanto alle bimbe…?”


“Non lo so, cosa piace alle bimbe?” chiese curiosa Quinn, puntellandosi sui gomiti.


Ci furono alcuni secondi di silenzio nei quali Quinn guardò spaesata l’ispanica, poi all’improvviso… “La nutellaaa!” esclamò esultante Santana, facendo dei piccoli saltelli sul letto e tirando fuori da dietro la schiena dei cornetti caldi e dall’aspetto invitante.


“Oddio non ci posso credere, mi hai portato i cornetti alla nutella!” urlò eccitata Quinn, strappandoglieli di mano e addentandone uno con foga, per poi lasciarsi trasportare dalla meravigliosa sensazione che solo la nutella, esplodendo contro il suo palato, era in grado di darle.


“Ma come facevi a sapere che erano i miei preferiti?” domandò Quinn a bocca piena e con le labbra adorabilmente sporche di cioccolato.


“Eh… Intuito femminile.” Rispose Santana facendola ridacchiare. Scelse di non dirle che in realtà aveva minacciato Puck di rasargli la cresta se non gli avesse rivelato quale fosse la colazione preferita di Quinn. Era un dettaglio da nulla dopotutto, no? Okay, forse no, ma scelse di ometterlo ugualmente.



“Comunque… Grazie per, beh…” biascicò Santana sfregandosi nervosamente le mani. “Grazie per avermi fatto compagnia mentre dormivo.” Disse tutto d’un fiato, imbarazzata.


Quinn smise di mangiare e accennò un piccolo sorriso. “Di nulla.” Rispose, non sapendo cos’altro dire per spezzare quel silenzio pesante che si era appena creato nella stanza.


“Santana, c’è una cosa che devo dirti…” cominciò Quinn.


Oddio. Cosa deve dirmi? Oddio. Non sono psicologicamente pronta. No.
La latina deglutì rumorosamente, sentendo improvvisamente la salivazione azzerarsi e la gola diventare secca.


“Dimmi, dimmi tutto…” disse con un filo di voce, agitandosi sempre di più.


Quinn prese un profondo respiro, cercando le parole giuste. Notando la sua indecisione, Santana entrò totalmente in panico e iniziò a sudare, sperando che dicesse presto quello che aveva da dirle oppure sarebbe esplosa.


“Io e Rachel ne abbiamo discusso molto, e abbiamo preso una decisione. Sua zia è un poliziotto, e denunceremo quel bastardo che ha osato picchiarti. Puoi opporti con tutte le tue forze, non ci farai cambiare idea, ok?”


Santana era spaesata, non sapeva cosa rispondere. Aveva formulato mille ipotesi, ma non si sarebbe mai aspettata di udire quelle parole da Quinn. Non seppe che pensare, da una parte era sollevata perché aveva pensato volesse dirle tutt’altro, dall’altra si sentiva quasi delusa per lo stesso motivo. Poi, si rese conto di ciò che Quinn le aveva detto.


“C-cosa?” fece, sgranando gli occhi.


“Hai sentito bene, Santana.” Rimarcò Quinn.


Oh sì, ma quanto avrei voluto sentire altro… No, Santana, ferma i tuoi pensieri.
“Denunciarlo.” Disse.

“Denunciarlo, sì.” Confermò Quinn un po’ spazientita.

“Ma siete impazzite o cosa?” sbraitò all’improvviso. “Ma come vi salta in mente? Sapete a cosa andate incontro? Sarà sicuramente una cosa lunghissima e controversa, ci porterà infiniti problemi e… Per cosa, poi? Per fare un dispetto a quel decerebrato? È inutile, è assolutamente inutile e controproducente.” Sentenziò, risoluta.


Quinn si massaggiò piano le tempie. Era convinta che non sarebbe stata d’accordo, convinta. All’inizio era titubante anche lei, ma poi Rachel le aveva fatto capire che era la cosa giusta da fare. E doveva assolutamente persuadere anche Santana, era necessario.


“Pensaci bene San, non è inutile per niente.” Cominciò pazientemente. “Quell’idiota avrà finalmente la punizione che si merita, e tu non correrai più alcun rischio. Sinceramente non mi sento sicura a saperti in giro per Lima se c’è anche lui, potrebbe aggredirti in qualsiasi momento, o fare anche peggio dell’altra volta. Non sappiamo fin dove può arrivare. È meglio così, fidati.”


Santana era già sul punto di controbattere, ma sembrò tentennare un attimo. Evidentemente stava valutando e soppesando le parole di Quinn, ma restava comunque scettica e abbastanza ferma sulla sua posizione.


“Figurati, deve starmi lontano quello lì. E se non l’ha capito è davvero un imbecille. Se si avvicina un’altra volta, gli farò conoscere il mio simpatico amichetto.” Disse, sollevando fieramente il pugno destro in aria, con un ghigno sul volto.


Quinn fece una smorfia. Non era sicura che Santana avrebbe saputo difendersi. La prima volta lo aveva morso e graffiato, ma era niente confrontato a quello che Joe aveva fatto a lei. Non si fidava, non doveva lasciarla vincere, era per il suo bene e doveva capirlo. Tuttavia, non le disse quello che pensava – ovvero che credeva sarebbe stata incapace di schivare i colpi di Joe un’eventuale prossima volta – per non ferire i suoi sentimenti e il suo orgoglio. Sapeva che ci sarebbe rimasta certamente male. Santana aveva bisogno di certezze, ed evidentemente le aveva riposte nella sua forza e aggressività. Quinn non si sentiva nessuno per mandargliele in frantumi.


“Non ne dubito… Ma ho paura Santana, e dovresti averne anche tu.” La implorò, ma l’altra non sembrava desistere.


“Di chi? Di lui?” rise amaramente. “Non ho paura di nessuno, figuriamoci di un pappamolla come lui. Fa tanto il forte, l’aggressivo, ma è solo un povero cretino. E ti assicuro che non sarò clemente come la volta scorsa, se sarà necessario gliele darò di santa ragione.”


Quinn capì che doveva cambiare strategia se voleva convincerla, perché quella non sembrava funzionare. Poi le venne un’idea.


“No, Santana…” Tentò. “So che non hai paura di lui. Ma io ho paura più che altro per gli altri, i cittadini di Lima. Ma ci pensi? Quel verme ora potrebbe essere ovunque, a violentare qualche donna o vendere la droga  a qualche ragazzino. Certo, non possiamo esserne sicuri, ma non possiamo neanche essere sicuri del contrario. Per quanto ne sappiamo, ne sarebbe capace. E non possiamo lasciare un potenziale criminale a piede libero, abbiamo il dovere di fermarlo, noi che sappiamo.” Affermò decisa. Solo quando ebbe pronunciato quelle parole, inizialmente al solo scopo di persuadere la latina, si rese conto di quanto fossero vere e di quanto quella situazione fosse pericolosa. Doveva finire, e se Santana non avesse accettato, ci avrebbero pensato lei e Rachel.


Santana esitò, mordendosi il labbro inferiore in un modo che Quinn si costrinse a non definire adorabile, data l’importanza e la profondità della conversazione.


“Mh… Questo cambia le carte in tavola.” Mormorò, più a se stessa che alla bionda davanti a sé. “Non ci avevo pensato. È ovvio che a me non farà più niente, ma agli altri? E se attaccasse qualcuno di debole, incapace di proteggersi? Rabbrividisco al solo pensiero.” Disse, con un moto di disgusto. Ora stava seriamente considerando la proposta di Quinn, che a primo impatto aveva cestinato senza neanche soffermarsi a pensare.


“Quindi… Ti sei convinta?” chiese speranzosa Quinn.


Santana annuì. “Non per me, Quinn. Per loro.”


“Certo. Ovvio.” Disse, cercando di nascondere la gioia e la soddisfazione di aver finalmente persuaso Santana Lopez. Trionfo di cui pochissimi potevano vantarsi.


“Quindi… Andiamo da Rachel?” domandò Quinn, alzandosi dal letto e avvicinandosi all’ispanica, che nel frattempo si era appoggiata al davanzale della finestra e guardava fuori.


“Prima pulisciti la nutella dalla bocca, golosona!” esclamò Santana sorridendo e dandole un buffetto sulla guancia.

 
 
Quinn rise e si leccò i contorni delle labbra, assaporando la nutella ormai tiepida.




Camminarono fino a casa di Rachel scambiandosi qualche battuta e sorriso ogni tanto, ma più che altro furono ognuna immersa nei propri differenti pensieri. Quinn pensava alla denuncia, e a Santana. Santana pensava alla denuncia, e a Quinn.
Okay, forse non erano poi così differenti.


Giunte dinnanzi alla porta d’ingresso, bussarono entrambe in sincronia.


“Chi è?” strillò una voce familiare dall’altro lato, e le due riuscirono a intravedere il suo occhio che le scrutava dallo spioncino.


“Rach, siamo noi. Apri?” chiese dolcemente Quinn.
“Frodo, apri ‘sta cazzo di porta!” sbottò Santana dando un calcio alla povera porta.


“Santana, che modi! Un giorno di questi ti lascerò fuori e morirai al freddo e al gelo, implorandomi perdono e clemenza, ma io no, non ti lancerò neanche un boccone di pane raffermo e decederai tra mille atroci sofferenze.” Sentenziò teatralmente Rachel, aprendo finalmente la porta.


Santana la fissò a lungo. “Sai che sei inquietante, Berry?”


Rachel sospirò, spostandosi indietro una ciocca di capelli. “Non capisci l’arte.”


“L’arte delle pippe mentali, sì.” Fece Santana, facendo ridere Quinn.


“Ad ogni modo, accomodatevi.” Le invitò Rachel. “Volete un bicchiere di thè, latte, succo di frutta, latte e menta, Coca-Cola, RedBull, Pepsi, caffè, chinotto…?” Partì in quarta, aprendo la dispensa e mostrando le varie bevande alle due ragazze sempre più divertite (Quinn) e terrorizzate (Santana).


“Nana, la droga fa male, te lo dico sempre. Non hai bisogno di doparti, sei già stressantemente iperattiva di tuo!”


Rachel le fece una linguaccia, scegliendo per Quinn e Santana due lattine di coca e porgendogliele, poi si sedette a sua volta sul divanetto del soggiorno, accanto a loro.


“Allora… Perché siete qui?” domandò Rachel, sorseggiando la sua coca.


Quinn si schiarì la voce. “Io e Santana abbiamo discusso su… Lo sai… E sì, vorremmo conoscere tua zia.” Spiegò.


Rachel sgranò gli occhi. “ Vuoi dire che… Hai convinto anche Santana?” chiese stralunata.


“Perché? Che problema hai?” abbaiò l’ispanica guardandola torva.


“No niente, niente… Mi sembrava solo strano…” Si difese, mentre si scambiava un’occhiata complice e divertita con Quinn e Santana ruotava gli occhi.


“Beh, che dire, siete state fortunate.” Affermò Rachel alzandosi ed aggiustandosi la gonna.


Quinn e Santana si guardarono confuse, senza capire le parole dell’amica.


“Zia Jane, vieni qui! Ho delle amiche da presentarti!” urlò in direzione del piano superiore.


“Ma dovevi avvisarmi prima, Puffo Canterino! Mi sarei vestita meglio!” rispose una voce dalla cima delle scale.


“Puffo Canterino eh..?” sghignazzò Santana. “Mi piace tua zia.” Disse, mentre Rachel sbuffava.


La zia di Rachel scese dalle scale reggendosi dal corrimano, era una donna sulla trentina, alta e abbastanza bella; aveva gli stessi capelli lunghi e castani della nipote, gli stessi occhi espressivi e furbi. Era molto elegante e aggraziata, completamente diversa dal donnone burbero che Santana e Quinn si erano divertite a immaginare.


“Ragazze!” le salutò amichevole, stringendo la mano prima a una poi all’altra.


“Piacere di fare la sua conoscenza, signora Jane.” Disse con un sorriso Quinn.


“Oh no cara, chiamami Jane, mi fai sentire vecchia!” rise, e le ragazze con lei.
“Allora… Rach mi ha detto che dovevate parlarmi di qualcosa, giusto?” fece, diventando improvvisamente seria.


“Ehm, sì…” cominciò Santana, prendendo la parola. “Sono stata picchiata.”


Jane annuì pensierosa. “Devi dirmi di più, però. Cosa è successo di preciso?” chiese gentilmente.


Santana prese un profondo respiro. “Joe e Quinn – disse, indicando la ragazza vicino a lei – si stavano frequentando. Questo carissimo ragazzo, convinto che io volessi soffiargli Quinn, si è sentito in diritto di riempirmi di botte. Questo è quanto.” Disse semplicemente, con tono amaro.


“San, forse Jane vuole più dettagli…” bisbigliò Quinn.


“No no, tranquilla cara. Credo di aver già inquadrato la situazione.” Rivelò. “Per ora i dettagli non servono. Sei andata all’ospedale, tesoro?” chiese a Santana.


“Sì, mi ha lasciato parecchi lividi e contusioni.” Spiegò, mostrandole il braccio disseminato di lividi e graffi profondi.


“Più che altro, il nostro timore…” intervenne Quinn “è che questo ragazzo possa far del male anche ad altre persone se lasciato impunito. Non potevamo permetterlo.”


Jane annuì. “Avete ragione. Avete fatto benissimo a rivolgervi a me. Ci penso io, questo Joe non la passerà liscia, di questo potete starne certe.” Disse, facendo sorridere tutte e tre le ragazze.


Dopo alcuni secondi di silenzio, Rachel propose: “Ehi, volete sentire il mio arrangiamento di Don’t Rain On My Parade?” Non aspettò risposta, fiondandosi su per le scale alla ricerca degli spartiti.


“Oh nooo, Frodo!” si lamentarono all’unisono Jane e Santana.
Si guardarono stupite, sbarrando gli occhi mentre un sorriso sempre più arcuato si disegnava sui loro volti.


“Confermo, tua zia mi piace da morire.”


ANGOLO DELL’AUTRICE

 
Capitolo un po’ di transizione anche questo, spero non mi uccidiate u_u però dai, abbiamo conosciuto la zia Jane, che a quanto pare va molto d’accordo con la nostra San ahaha <3
Meno male che Quinn l’ha convinta a fare la denuncia, ma tanto non avevamo dubbi, quella donna convincerebbe chiunque con il suo fascino ammaliatore xD
Alla prossima, fatemi sapere se il cap vi è piaciuto :3 ah e scusate il ritardo, spero di riuscire ad aggiornare in tempo la prossima settimana! Ciao ciao!

Xoxo Harriet_
  
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