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Autore: fredlove    16/11/2012    4 recensioni
Morgana gli era ancora più vicino, ed al diavolo l'etichetta di corte.
- Merlino -
Lui la guardò e qualcosa cambiò, si ruppe, dentro di lui. La castellana gli stava offrendo l'appoggio che tanto desiderava, ma che non voleva chiedere.
Il dolore per la perdita oltrepassò l'argine che aveva tenuto saldo fino a quel momento. E l'abbraccio di Morgana, per lui, sembrava la riva su cui naufragare.
Non seppe quando cadde in ginocchio, e lei lo seguì. Non seppe come si ritrovò a piangere calde lacrime, di dolore e rabbia, con il viso nascosto contro il seno di lei. Si sentiva, lentamente, svuotare.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Morgana
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap. 4




Scusandosi, poi con garbo, con il re ospite, in qualche modo era riuscita ad evitare la sua festa di compleanno. O per lo meno, la maggior parte della festa.
Ed ora, nella sua stanza tra le coltri pesanti di velluto, si rigirava nel suo letto. Non voleva ammetterlo, ma aveva una gran fame. Gwen le aveva lasciato qualcosa sul tavolo. Ma due mele, non la sfamavano di certo. Così si alzò, coprendosi al meglio con una veste da camera ed uscì dalla sua stanza.
" Ho scoperto che è stato Salazar ad attaccare Eldor." le aveva detto Artù, mentre le augurava una buona notte. " E per di più... credo che questo trattato di pace ci sia, solo per un motivo..."
" Quale?"
" Semplicemente, Sorellina, sei in età da marito!"

Non pensava minimamente a sposarsi. O per lo meno, con un tipo mezzo sconosciuto come re Salazar.
- Mia signora, cosa ci fate in giro a quest'ora?-
- Merlino! Potrei porti la stessa domanda. -
- Sono un servo, mia signora, devo finire con gli altri... Voi?- aveva incrociato le braccia contro il petto.
Solo dopo un po' di silenzio, lei rispose. - Ho... fame. Ecco, l'ho detto. Ho fame, e nonostante le mele che Gwen mi lascia sul tavolo, non mi sfamo. - fece una specie di broncio con le labbra.
Cosa che Merlino trovò assolutamente tenero. E seducente, dannazione.
- Vi accompagno nelle cucine, ho chiesto a Greta di mettermi da parte un po' di dolce. Posso dividerlo, con voi. -
- Considerando che è il dolce per la mia festa?-
- Solo un dettaglio superfluo, milady. -
Ecco, si ritrovavano a scherzare nel corridoio mezzo illuminato dalle torce ormai consunte. Camminando verso le cucine.

- Greta... -
- Merlino, caro. -
Greta era una donnina grassottella, con l'aspetto bonario. Aveva preso in simpatia Merlino, da subito.
- Mia signora - si chinò verso Morgana.
- Greta... hai messo da parte il dolce? Dimmi di sì, ti prego. - la pregò, facendo uno sguardo da cucciolo.
- Certo caro. Devi mangiare, sei magro come uno stecco durante la siccità! Un colpo di vento e cadi a terra! Mia signora, questo ragazzo mangia poco e niente. Mi chiedo come resista in piedi!-
- Lo farò mangiare, personalmente. - le rispose divertita, Morgana, prima di rimaner sola con Merlino.
Una volta rimasti soli, erano entrambi a proprio agio. Seduti l'uno di fronte all'altro, con il dolce sul piatto che addocchiava sia l'uno, che l'altro.
- Prendete, avrete fame. - Merlino le porse una posata pulita.
- Dividi con me?-
- D'accordo. Solo se mi dite, cosa vi turba. -
- Non credo sia il caso. - prese un pezzetto di dolce e se lo portò in bocca.
- Ne siete sicura?-
Lei annuì, mentre ingoiava. - Mangia, Merlino. -
- Vi turba, Salazar?- e vedendola deglutire, continuò - Turba anche me, lo ammetto. -
- Artù... ha sentito che Salazar ha mandato l'attacco ad Eldor. - disse sincera - E che questo trattato di pace, è solo il pretesto per darmi in sua sposa.-
- Bene. - lui chinò il viso, stizzito per quella piega della situazione - Salazar attacca il mio villaggio, uccidendo mia madre. Uther non fa nulla, anzi firma un trattato di pace e vi da in sua sposa! Perdonatemi, mi è passata la fame. Questo dolce, mi sembra veleno al momento. - disse secco.
Morgana lo guardò, abbassando poi a sua volta il viso. Già... il dolce al momento aveva un retrogusto amaro.

La mattina arrivò presto, fortunatamente per Merlino.
"Sogni d'oro, Merlino" gli aveva detto Morgana qualche ora prima.
Nessun sogno d'oro.
I pensieri, nelle ore restanti della notte, erano stati tutt'altri che dorati. Lo avevano lasciato totalmente confuso.
Salazar, il villaggio... sua madre. Il trattato di pace, Uther. Ed il suo... amore, se così poteva già definirlo, per Morgana.
Inutile chiedere consiglio al Grande Drago. Le sue risposte enigmatiche l'avrebbero confuso maggiormente.
Chieder consiglio a Gaius? Ad Artù?
E cosa rispondere all'ipotetica domanda "Cosa ci facevi in compagnia di Morgana, nel cuore della notte, in cucina?"
La porta che si apriva lentamente, e la voce della ragazza lo distolse dai suoi pensieri.
- Gaius?-
- Credo sia in consiglio con Uther. Sembrate spaventata, milady. - l'osservò.
- Oh. Non importa. Gli parlerò quando lo incontrerò per strada. - si mosse per andarsene.
- Morgana - la fermò - Vi sentite bene?-
La donna annuì energicamente, prima di rispondere affermativamente.
- Siete sicura?-
- Certo. -
Merlino, tranquillo si poggiò contro il tavolo. Incrociando le braccia contro il petto. Doveva far qualsiasi cosa, pur di non tirarla nel suo abbraccio. Dannazione, stava diventando difficile resistere.
- Ho paura, Merlino. -
- Di cosa? -
- Di me stessa. Non so cosa mi succede. Incubi che continuano. Mi sento soffocare, mi sento... - lo guardò, prima di iniziar a camminare avanti ed indietro - Stanotte ho acceso una candela, senza alzarmi dal letto. E poco fa, mentre... risentivo le parole di Artù, del matrimonio, di re Salazar, mi sono sentita esplodere. -
Per Merlino bastava poco, solo allungare la mano.
Bastava veramente poco.
- E se fosse magia? Uther odia la magia. - disse lei.
E bastò quel poco. Merlino allungò il braccio, prendendole la mano che era salita a torturarsi i capelli neri.
- Morgana. -
- Aiutami, ti prego. -
Questa volta era lei ad implorarlo. E Merlino, certamente non sarebbe rimasto fermo senza far nulla.

   
 
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