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Autore: _yulen_    17/11/2012    2 recensioni
Era tempo che volevo fare una FF su CoD ma per un motivo o per l'altro ho sempre rimandato perchè non avevo l'ispirazione. Poi mi sono resa conto che il CoD non si vedono quasi mai ragazze e quindi ho deciso di inserirne una io anche perchè secondo me è una cosa ingiusta U__U
Fine della Terza Guerra Mondiale, Praga. Una ragazza, ex spia e ora Spetsnaz, è in giro per la città alla ricerca di sopravvissuti e si imbatte nel corpo quasi senza vita di un soldato.
Una nuova guerra all'orizzonte e un'altro nemico da affrontare. Sembra che per la Task Force 141, alla quale poi si aggiungerà anche la stessa ragazza, la pace non sia destinata a durare molto e anche il mondo, guarda il sole sorgere all'alba di una nuova guerra.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Arrivai davanti all’ospedale e anche se era in parte distrutto, mi sembrava che come rifugio momentaneo potesse funzionare. Scesi trascinandomi il corpo dietro e aprii la porta bloccata con un calcio.

Dentro, l’edificio, era ancora più disastrato di quanto non fosse all’esterno tanto che feci fatica a camminare a causa delle macerie spare ovunque e dei letti ribaltati.
Sentii dei passi poco lontani da me e un proiettile colpirmi la gamba.
-Dermo (merda)-mi lasciai sfuggire mentre appoggiai il corpo a terra.
-Russi-sentii una voce provenire dal corridoio.
I passi si facevano sempre più vicini, presi la pistola pronta a sparare.
-Non vorrai spararmi, sono disarmato-la stessa voce di prima solo che questa volta riuscii ad attribuirgli anche un volto.
il mio lavoro-risposi prendendo la mira.
-Il tuo lavoro?-chiese portando una mano vicino al coltello.
Ero pronta a fare fuoco ma un rantolo proveniente dal soldato ferito mi fece abbassare la guardia e in poco tempo il nemico mi fu addosso, strappandomi la pistola dalla mano.
Presi il coltello tattico e lo lanciai sperando di colpirlo in pieno petto ma lui fu molto più veloce e si procurò solo un leggero taglietto al braccio, imprecai di nuovo. Non avevo tempo da perdere, specie in un’inutile lotta.
Mi lanciai contro il nemico pronto a colpirlo ma mi immobilizzò prendendomi per le braccia.
-Di solito non sono così con le donne, e non credo di riuscire a fare un’eccezione-disse.
-Non sarà necessario-risposi con un evidente accento russo mentre mi liberavo sferrando una ginocchiata all’altezza dello stomaco.
Si piegò in due e poi si rialzò venendo verso di me per colpirmi con un pungo, lo bloccai con entrambe le mani e poi colpendolo alle gambe lo costrinsi a piegarsi di nuovo, gli feci battere la testa contro il mio ginocchio, recuperai la mia pistola e tornai verso il corpo immobile del ferito.
Sapevo che non sarebbe bastato, mi sembrava uno che non molla facilmente ma mi serviva tempo per spostare il soldato in una camera adeguata e dargli tutte le cure che gli servivano.
Lo caricai di nuovo sulla spalla ma non ce la faceva a stare in piedi e cadde rovinosamente per terra. Non poteva mollare adesso, aveva resistito. Lo schiaffeggiai per cercare di fargli prendere coscienza ma non servì a nulla, sentivo solo il suo respiro svanire piano, piano.
-Davay, ne vzdumay sdat'sya! (Forza, non mollare)-urlai schiaffeggiandolo.
Sentii un coltello alla gola e lentamente impugnai di nuovo la pistola per puntarla verso l’alto mentre con una mano continuavo a premere sulla ferita del soldato.
Di certo non era in quel posto che volevo trovarmi, a curare un soldato prossimo alla morte e a scontrarmi con un altro che a quanto pare odiava tutta la Russia. Mi immaginavo un fine guerra più tranquillo, magari ai Caraibi, visto che ormai ero morta e a nessuno importava di me e, se fossi uscita viva di lì, avrei dovuto cambiare identità, una cosa normale per un’ex spia sovietica e comunque mi piaceva quel continuo cambiare, rendeva più interessante la mia vita solitaria.
-Soap?-chiese l’uomo senza staccare il coltello.
-E che ne so io. L’ho solo trovato mezzo morto e dopo aver guardato le piastrine, mi sono accorta che stava sudando e…-
-I cadaveri non sudano-rispose ritirando il coltello dal collo e guardandomi in modo strano.
-Esatto, voglio solo aiutarlo ma se continua a cercare di uccidermi, dubito che sopravvivrà alle prossime ore- dissi con un marcato accento russo.
-D’accordo, piccola tregua-
Mi aiutò a rialzarlo e lo portammo verso una camera che sembrava ancora in buono stato e poi lo distesi piano mentre l’altro uomo cercava alcune fasce.
Mi appoggiai a una sedia avvertendo una fitta alla gamba destra, abbassai lo sguardo e vidi che stavo sanguinando.
“Il proiettile”pensai cercando uno specchio per verificare la gravità della situazione.
Non era entrato troppo e con un paio di pinze riuscii a estrarlo, imprecai di nuovo e poi mi fasciai la gamba.
Tornai verso il soldato ferito. Si stava dissanguando, usai l’anticoagulante e ci misi un po’ a fermare tutto quel sangue che continuava ad uscire. Alla fine, stremata ed esausta mi lasciai cadere contro il muro, avevo bisogno di dormire ma non potevo abbassare la guardia, dopotutto se loro due si conoscevano davvero, ci avrebbero messo poco a ridurmi a un mucchietto di ossa.
-Dormi pure, non ho intenzione di ucciderti, almeno per il momento-
Alzai lo sguardo verso l’uomo, non mi sentii sollevata, per niente, anche se aveva detto che non voleva uccidermi. Ghignai divertita e abbassai il capo.
-E chi me lo assicura?-chiesi.
-Bhè, ho constatato che sei brava a curare le ferite e quindi se ti uccido, Soap morirà-disse guardandomi.
-Soap. Lo conosce?-
-Si, Task Force 141, Capitano John “Soap” MacTavish. Prima faceva parte del 22° reggimento della Special Air Service-
-Inghilterra-sospirai incrociando le braccia.
-Già, io ero il suo capitano-
-Quindi deduco che lei sia Price. Sa, dopo aver ucciso Sheperd, il mondo non vede l’ora di vedervi sotto terra. Il punto è che nessuno a parte me e voi sa che il Generale era un traditore e pensare che mi fidavo di lui-dissi con rammarico.
-E che ci fa uno Spetsnaz in un posto come questo?-chiese piuttosto incuriosito.
-Storia lunga-risposi vagamente.
-Abbiamo tempo-
-Sono qui da due anni ormai e ho stretto una specie di accordo con i civili rimasti, se avessero trovato qualche superstite, se ne sarebbero presi cura fino al mio arrivo, in cambio li avrei protetti ma non ci sono riuscita-risposi desolata. -Ieri mi è arrivata la notizia che qualche mese fa trovarono un soldato ferito gravemente, si erano presi cura di lui ma visto l’aggravarsi delle sue condizioni, lo avevano dato per morto. Sarei dovuta andare subito da loro ma ho avuto un paio di contrattempi, l’esercito russo mi da la caccia e questo non ha facilitato il lavoro soprattutto perché fino a cinque giorni fa giravano per Praga e dintorni facendo delle vere e proprie carneficine-
-Ecco perché qui non c’è anima viva-commentò Price.
-Già, comunque, sono riuscita a raggiungerlo e a primo impatto avrei giurato che fosse passato a miglior vita ma fortunatamente è ancora qui-dissi appoggiandomi alla finestra.
-Perché l’esercito russo ti cerca?-
-Vogliono uccidermi-risposi facendo intuire che il discorso sarebbe finito lì.
Mi guardai bene dal dire la verità perché se gli avessi detto che il vero motivo era il fatto che avevo disertato per colpa di Makarov, mi sarei scoperta troppo, il mondo ormai sapeva di lui ma era meglio non dirgli che lo conoscevo di persona e che in pochi anni si dimostrò essere uno psicopatico. All’inizio mi ritrovai ad essere d’accordo con lui nel far brillare la grande Russia, ma quando scoprii quali metodi stava adottando, me ne andai, e lui, per vendicarsi, decise di far uccidere la mia intera famiglia, non aveva risparmiato nemmeno mio figlio di appena tre mesi e così decisi di arruolarmi per vendicarmi a mia volta. Fino a qui tutto normale, se non fosse stato per il semplice fatto che gran parte della popolazione russa, tra cui molti soldati, si erano schierati dalla sua parte, così mi ritrovai costretta a combattere questa guerra da sola.
-Ora tocca a lei, che ci fa qui?-rigirai la domanda per evitare di rispondere seriamente.
-Sono qui per lui-rispose indicando Soap. -Avrei portato il suo corpo in Inghilterra e gli avrei dato una degna sepoltura-
Guardai il letto sul quale era disteso, domandandomi per cosa avesse resistito e se ne avesse valso la pena.
Mi decisi a dormire, almeno per qualche ora, dovevo recuperare le energie.

Il rumore di alcuni cingolati mi fece sobbalzare, guardai l’orologio e non mi resi conto di aver dormito quasi per tredici ore.
Scattai in piedi e mi affacciai alla finestra, carrarmati e altri mezzi pesanti stavano marciando lungo le strade, vicino all’ospedale.
-Dobbiamo andarcene-sentii Price dire con affanno mentre caricava Soap su una spalla.
-Lo credo anche io ma il paese è circondato e siamo senza armi-risposi allontanandomi dalla finestra. -Senza contare il fatto che non possiamo scorrazzare qua e là con le sirene accese-aggiunsi mettendomi a lato della porta.
-Non servono ambulanze quando si dispone di un elicottero, dobbiamo solo arrivare ai confini del paese-rispose.
Non volevo perdermi in stupide spiegazioni, aprii lentamente la porta e mi sporsi quel po’ che bastava per controllare che nessuno fosse entrato.
-Ho un furgone parcheggiato di fuori-risposi aiutandolo a sollevare il soldato che stava cadendo.
   
 
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