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Autore: Sorella_Erba    04/06/2007    7 recensioni
In guerra, la voglia di proteggere la persona amata è tanto grande; e nella più grande e famosa dimora infestata d'Inghilterra, c'è chi promettera solennemente di farlo.
Genere: Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi concedo un piccolo spazio…

Ormai è risaputo che una delle ship che prediligo è la James/Lily. Forse perché sono la coppia perfetta, perché era destino che stessero insieme, perché non riesco a vedere James con nessun’altra se non con Lily (che invece vedo bene anche accanto a Sirius XD ma questa è un’altra storia)… L’amore tra James e Lily ha portato al mondo Harry. È la “coppia madre” di tutta la saga.

Onore dunque a messer Ramoso e alla sua dama. Ad un amore eterno.

 

Sarei lieta se mi lasciaste un’opinione di pochissime righe ^^

 

 

 

§ Finché Morte non ci separi §

 

 

 

- Dai, Evans! Corri più veloce, sei una lumaca! -

Un grido allegro, spensierato, misto al rumore dei loro passi veloci e smorzato dalla fresca neve invernale. Il loro respiro, veloce e trafelato, si combinava con il suono cristallino dei loro risi.

Era tutto così solare, vivace. Una mattina splendida da trascorrere insieme, a Hogsmeade.

- James! –

Lily Evans si fermò di colpo, spossata dalla corsa, e si portò una mano sul petto. Scrollò la lunga chioma rosso scuro, spostando alcune ciocche dagli occhi smeraldo, e si guardò attorno.

Si erano addentrati in un piccolo boschetto, al confine del villaggio. Il terreno duro era coperto da un sottile strato di neve; gli alberi, alti, asciutti e scuri, impedivano con le loro ramificazioni innevate che la luce solare penetrasse per illuminare a dovere l’ambiente. Tutto era così fosco e… spaventoso. Anche per una Grifondoro come Lily.

- James! – chiamò con voce più alta la giovane, stringendosi nel suo mantello e ostentando uno sguardo preoccupato. L’avevo perso.

Il silenzio la circondava e non faceva che accrescere il panico che l’aveva abbrancata e la velocità del suo battito cardiaco.

- James, dove sei! –

Il suo grido riecheggiò per la tetra foresta, unico rumore assordante che riempì le orecchie della giovane.

Improvvisamente, uno strano fruscio.

Il cuore di Lily perdette un palpito. La ragazza si voltò, incerta; le iridi grevi di apprensione saettavano da un albero all’altro, soffermandosi sulle oscurità provocate dalle loro ombre, come se qualcosa dovesse istantaneamente saltarne fuori per aggredirla. Lily era già pronta: la bacchetta serrata nel pugno destro era alta sulla sua testa, l’estremità già illuminata da un incantesimo.

Cadde del nevischio da un albero in sua prossimità e lei fece scattare la bacchetta in sua direzione.

- Stupeficium! – gridò, allarmata, e un lampo di luce rossa illuminò per un istante i secchi frutici, perdendosi poi fra i cespugli raggrinziti, bronzei e dalle sommità tinte dal candore della neve.

Gli occhi verdi di Lily erano all’erta, il suo corpo teso e impercettibilmente tremante. Tratteneva il respiro per non frantumare quegli attimi di silenzio, durante i quali aveva la possibilità di percepire anche un minimo movimento.

 

 

In tensione, vigile e bella.

Questi i pensieri di James Potter, sorridente dietro uno di quei cespugli contro cui Lily aveva inveito poco prima.  

La sua Lily era sempre stata bella. Bella ma terribilmente combattiva, tanto da mozzare il fiato.

 

 

- James sei un idiota – borbottò sottovoce Lily, ancora immobile in quella posa.

L’aveva lasciata lì, sola e sperduta in un bosco di cui soltanto lui conosceva il sentiero. E pensare che era stato lo stesso James a domandarle di recarvisi insieme.

 

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- Voglio portarti in un posto magnifico, mio profumato Giglio! – le aveva detto James, guardandola con iridi sfavillanti d’amore, dopo essersi addentrato in sala comune, veloce e turbinante come un mulinello. Si era inginocchiato dinanzi alla poltrona dove Lily stava accomodata e le aveva racchiuso le mani fra le sue.

- Hai le mani gelate, James! – si lamentò Lily, ritraendo i pugni serrati e portandoli fra le ginocchia, alla ricerca di calore. – Dove sei stato? –

- Oh, non è importante – tagliò corto il ragazzo, scompigliandosi i capelli. Lily sorrise affettuosa. – Allora, verresti con me in questo stupefacente luogo? Eh? –

Lily lo osservò titubante. Oramai era  venuta a conoscenza dei luoghi stupefacenti che sapeva il suo ragazzo; erano il più delle volte posti decisamente lugubri e disincantati, fin troppo da uomo affinché una ragazza si potesse entusiasmare.

- Non so, James… - rispose esitante, portando un indice a sfiorare il mento. – Dipende. Se è il campo da Quidditch, non mi va per nulla. Sai che non soppor… -

- Ma quale campo da Quidditch, dolcezza! – la interruppe James, vergando l’aria con una movenza della mano. - È un luogo delizioso, vedrai. Facciamo questo finesettimana? Dopotutto è a Hogsmeade. –

Lily fissò James con iridi calcolatrici. Il suo ragazzo era così raggiante e brioso, come un cucciolo di cane che attende impaziente l’ora della passeggiata giornaliera, che… era impossibile negargli quel suo desiderio. Desiderio che, per di più, includeva la voglia di lasciarla di stucco. Qualcosa spettava anche a lei.

- Va bene, James. -

Il verdetto della meravigliosa rossa fece esplodere James in un grido di gioia.

- Smielato, stolto, ottuso e dalla mente ottenebrata dall’amore… Bleah. -

Questa fu la dichiarazione di messer Sirius Black, seduto a gambe accavallate su uno spellato divano rossiccio, poco lontano dalla poltrona di Lily. Peter Minus, al suo fianco, annuiva vigorosamente. Entrambi avevano ai piedi un cumulo impressionante di pergamene scribacchiate in malo modo e due pile di tomi massicci quanto scatole di calzature; ostentavano inoltre un’aria molto corrucciata.

- Studiate – sospirò stancamente Remus Lupin, accasciandosi su di una sedia. – Stolto e ottuso sono aggettivi che si addicono anche a te, Sirius… Comunque, hai descritto James alla perfezione. -

- Non mi abbasserei per nulla al mondo al suo livello. Per nulla – borbottò con espressione tracotante Sirius, le braccia appoggiate allo schienale del divano, rivolto del tutto a quel quadretto languido.

- Sirius… -

- Silenzio, Lunastorta – zittì il fascinoso Grifondoro, irritandosi. Le iridi cineree scrutavano, socchiuse e avide, il bacio fra Lily e James; intanto, il suo braccio concedeva gomitate dall’aria parecchio pesante alle costole di Peter. – Guarda, Peter, le sta mangiando la faccia… oddio, vomitevole, decisamente… ma ciò che più mi ripugna e che mi fa ghiacciare il sangue nelle vene è che a lei non dispiace affatto, ci sta! Vedi, vedi come contraccambia? Per Merlino! –

Tutto pur di tralasciare, anche se soltanto per pochi istanti, lo studio.

- Bene, mia deliziosa donzella – sospirò infine James, ritornando in posizione eretta. – Fatti trovare pronta, mi raccomando. Vedrai, ti stupirò! –

 

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Maledetta sorpresa. Dannazione a James e alle sue stupide trovate.

Lily espirò, socchiudendo le palpebre e riponendo la bacchetta nella tasca interna del mantello.

Mossa azzardata: proprio in quel momento balzò fuori da dietro un albero con velocità impressionante un grande animale dal pelo scuro. La ragazza cacciò un grido e serrò nuovamente la mano attorno al liscio manico della bacchetta, accostandosi poi al tronco esile di un basso arbusto.

Il cuore le scoppiava in petto, sembrava volerle saltar fuori. La mano che stringeva convulsamente la sua arma oscillava, stavolta visibilmente, mentre il respiro le si affannava.

- Dove sei, James? – pigolò in un mormorio, allontanandosi lentamente dal tronco.

Del grosso e irriconoscibile animale non c’era alcuna traccia, si era come volatilizzato. Lily deglutì, per poi poggiare nuovamente le mani contro il fusto dell’albero e guardare a tergo. Nulla, solo il solitario e niveo sentiero che aveva percorso poco prima nel vano tentativo di stare dietro a James.

La Grifondoro respirò profondamente, socchiudendo le iridi. Per quanto volesse mantenere la calma, non riusciva nel suo intento.

Dannazione a James, ripeté mentalmente.

Lily diede le spalle all’albero che le aveva fatto da rifugio e continuò a percorrere il sentiero, la bacchetta ancora stretta nel pugno destro.

Si udivano il rumore secco dei suoi stivali sulla morbida neve, il suo respiro lievemente affannato, non solo a causa del freddo, gli stridii dei corvi e il tubare dei gufi che volavano alti sopra la sua testa.

Era giunta nel cuore di quella fosca ed eccentrica foresta, avanzando con lentezza e premura e donando occhiate curiose e timorose agli arbusti che fiancheggiavano il tracciato. Poteva anche darsi che l’animale di prima avrebbe fatto capolino un’altra volta…

 

 

Era impossibile non ridere. No, fin troppo irrealizzabile.

Il viso sottile di Lily ostentava un’espressione perplessa e al contempo spaventata, le iridi smeraldine brillavano di apprensione e le labbra schiuse e asciutte erano teneramente incurvate all’ingiù.

James desiderava ardentemente stringerla fra le sue forti e calde braccia, consolarla, sussurrarle all’orecchio che ogni cosa andava bene, che non c’era nulla per cui preoccuparsi. Voleva disperatamente suggellare quelle rosee labbra con le proprie in un appassionato bacio e carezzarle la fronte candida con il palmo di una mano, sorridendole affettuoso.

Non poteva farlo però nei panni di un alto, regale e orgoglioso cervo, quale era in quel momento.

Seguiva passo dopo passo l’andare lento della Grifondoro, facendo attenzione a non intricare le maestose corna fra i rami secchi e grondanti di neve degli alberi.

 

 

Gli alberi che costeggiavano il sentiero si diradavano ad ogni falcata di Lily, fino a far spazio ad una radura brulla e spruzzata di nevischio perlaceo. Il paesaggio che si presentava dinanzi agli occhi verdi della ragazza era privo degli alberi alti e esili che componevano il bosco alle sue spalle, solitario e silenzioso. Al centro dello spiazzo, era piazzata un’alta casa, dall’aspetto antico e cupo. La porta principale era stata sbarrata da due assi, inchiodate a formare una croce, così come le finestre alte e ogivali. Le mura esterne erano vestite dall’edera secca ed incolta, cresciuta fino ad arrivare al tetto andato oramai in malora, e qua e là era possibile rinvenire senza alcuna difficoltà crepe dalla forma strana ed allungata. L’inferriata che circondava la squallida dimora era coperta da rossa ruggine e sembrava che da un momento all’altro sarebbe crollata.

Lily si sentì minuscola e ancor più sola di fronte all’enorme casa. Oramai aveva compreso: quella era la Stamberga Strillante, la casa più infestata di spiriti dell’intero Regno Unito. Rimase immobile, stretta nel mantello, le iridi fisse sulla magnificenza della dimora, contemplandone anche i minimi particolari.

Era bella, per quanto fosse antica. Era affascinante, per quanto fosse quasi del tutto distrutta. Così attraente da portare la giovane Lily a riporre il timore da parte e a farsi assalire dalla curiosità e invadere dal coraggio.

Si protese in avanti, avanzando verso la porta sbarrata dalle assi e, con un silenzioso incantesimo, la liberò e l’aprì.

 

 

James rimase sbigottito.

Hai capito il dolce Prefetto… Non più paura, non più voglia di ritornare indietro. La sua Lily aveva un cuor di leone quasi pari al suo. Coraggio da vendere e un pizzico in più di indiscrezione. E una beltà non indifferente.

Ecco perché l’amava. Era il suo gioiello più prezioso e il suo orgoglio. L’amava talmente tanto da volerle chiedere di…

 

 

Un sussurro. Poi un fruscio, come di mantello svolazzante.

Un nome mormorato in sibilo.

- Lily… -

La ragazza strinse gli occhi e il cuore ricominciò a martellare con più velocità. Dannazione a lei, adesso. Maledizione alla sua riprovevole ed eccessiva voglia di sapere. Anche a James, comunque.

- Lily… -

Di nuovo.

Strinse la bacchetta con più forza.

- Sopra… -

- Sopra? – ripeté in un mugugno perplesso la giovane, aggrottando la fronte.

- Sali… -

Lily indugiò sul posto, ancora in posizione d’attacco. La bacchetta, tesa di fronte al suo viso, era illuminata dall’incanto Lumos. Salire o non salire? Tuttavia non ebbe tempo per rimuginarci sopra qualche altro istante.

Si udì un rumore secco che si avvicinava verso la sua figura in tensione. Un rumore di zoccoli, un trotto che fece voltare il capo di Lily in sua direzione. La ragazza spalancò gli occhi verdi: un alto e maestoso cervo dalla pelliccia bruna e da alte corna perlacee si bloccò a pochi metri da lei, studiandola.

Improvvisamente nella mente di Lily fece capolino il nome che tanto aveva invocato in quegli istanti di batticuore.

- Tu! – tuonò la ragazza senza preavviso, facendo sussultare il cervo regale. – Giuro su Merlino che ti ammazzo con le mie mani, James Potter! -

Il cervo sollevò il capo e le zampe anteriori, sostenendosi su quelle posteriori. Poi prese a correre veloce verso la scala in legno e vi salì, evitando accuratamente le fenditure. Lily non pensò due volte di tenergli dietro, seguendo il rumore rimbombante degli zoccoli sul pavimento.

Dopo aver salito la rampa di scale, si trovò in una spaziosa e buia camera. Fortunatamente la bacchetta era ancora accesa, così Lily poté dare una fugace occhiata tutt’intorno a sé. Alcuni mobili erano stati coperti da teli un tempo sicuramente candidi ed immacolati, ora carichi di polvere e macchiati. Il resto della mobilia invece era completamente distrutto: in girò per la stanza si rinvenivano cassetti di canterani, gambe di sedie, assi in legno fatte a pezzi…

Era improbabile che tutto quello fosse opera degli spettri.

- Lily… -

La ragazza, colta di sorpresa, urlò e si voltò velocemente indietro, così da trovarsi faccia a faccia con il suo amore di sempre.

James aveva portato le braccia a stringere il ventre, piegato in due a causa delle risate.

- Te l’ho fatta! – rise, dandole un bacio su una guancia. Ma Lily allontanò il suo viso sottile subito.

- Idiota! – sbottò, stringendo le mani in pugni e colpendolo sul petto. – Avevo capito che eri tu, l’avevo capito da quando ti sei presentato davanti alla porta! Sei ignobile, stupido! Ti credi divertente, ma mi hai fatto quasi prendere un colpo! –

- Ah – interruppe James, circondandole la vita. – L’ho fatto per te, Evans. Ricordi il posto di cui ti avevo parlato? –

Lily lo scrutò tentennante; poi scoppiò in una risata argentina che riempì le orecchie di James.

- Questo è il posto speciale che volevi tanto mostrarmi, James? La Stamberga Strillante? - disse, con espressione canzonatoria.

- Non ti piace, mia damigella? – domandò James, con una parvenza di fierezza negli occhi nocciola, allargando un braccio come ad esibirle la camera. – Io la trovo bellissima. –

- E cosa c’è di così bello, messer Potter? –

James sorrise in maniera affettuosa e le iridi gli si addolcirono.

- Te lo spiegherò in futuro. -

Lily aggrottò le sopracciglia e ostentò un’aria curiosa, che il suo ragazzo evitò. Ma non gli fece alcuna domanda.

- Allora… - sospirò la ragazza, sciogliendo la stretta di James e avvicinandosi ad una finestra chiusa. – Abbiamo conosciuto il luogo speciale. Ora che dici se mi mostrassi anche i motivi? -

Il Grifondoro sorrise nuovamente, stavolta con complicità.

- Prima apriamo una finestra e poi ti spiegherò il motivo. -

La giovane percepì il particolare risalto che James diede all’articolo e osservò, mordicchiando nervosamente il labbro inferiore, ogni mossa del ragazzo, dallo spostarsi presso una delle due alte finestre della stanza sino all’evocazione di un incantesimo per aprirla.   

- Vieni, Lily. – sussurrò James, affacciatosi al davanzale e scrutando la volta celeste.

Lily si avvicinò al suo ragazzo, poggiandogli in seguito una mano sulla schiena e il capo su una spalla. Fuori, il paesaggio tendeva ad oscurarsi; stava calando la sera. Il sole scompariva lentamente sotto l’orizzonte, colorando il cielo con i suoi ultimi riflessi prima di lasciar posto alla splendida ed iridescente luna.

- Lily… - borbottò James all’improvviso. La ragazza posò con calma le sue splendenti iridi sul suo volto. Sembrava rabbuiato.

- James… - disse incerta Lily, accarezzando la fronte di James e scostando alcune ciocche ribelli. – C’è qualcosa che ti preoccupa? Hai qualche problema? –

James inspirò ed espirò, prendendo tempo e cercando le parole giuste. Ritornò in posizione eretta e prese le mani di Lily, lambendole con le sue.

- Lily, questo è un periodo decisamente orribile, per la nostra Comunità… - iniziò, fissando i suoi occhi su quelli dell’amata. – Si sentono in giro voci su strane morti, su scomparse inspiegabili… -

- James – ripeté la giovane, osservandolo sbigottita. Oramai il suo James era cresciuto, si era fatto carico della responsabilità che ogni adulto, ogni uomo deve prima o poi accettare. Ma era difficile guardare James negli occhi, in quel momento, e non riscontrare l’allegria e la spensieratezza che lo distinguevano.

- Ecco, Lily, io ho paura. Veramente tanta paura. Ma non di Voldemort, non della morte; questo non molto. Ho paura che, dopo aver sceso le scale del dormitorio, la mattina, non potrei trovare più te che mi aspetti per scendere a colazione insieme. Ho paura di non scovarti più in biblioteca a sgobbare sui libri. Tremo al solo pensiero di perderti, di non poterti più accarezzare o baciare… Temo che questo potrebbe essere il nostro ultimo appuntamento, quando invece vorrei che ce ne fossero molti altri, e non solo… Lily, io voglio proteggerti. Voglio farti da scudo contro questi orrendi tempi, perché… ti amo. –

Lily era del tutto stupefatta. Aveva portato due dita sulle labbra schiuse e il cuore le batteva nel torace come impazzito. Stavolta non per paura.

- Lily, mi vorresti sposare? – concluse infine James, sfinito dal suo sfogo.

Se l’era aspettato. Sì, dopo tutto quello che aveva rivelato, Lily l’aveva intuito.

In gola le si formò un doloroso groppo che le permetteva a stento di deglutire. L’amore e la commozione le scoppiavano in petto, entrambe in preda ad una turbinante danza ebbra. Abbracciò di slancio James mentre un singhiozzo le scappò dalle labbra dischiuse.

- Lily… - esalò il ragazzo, spiazzato da una simile dimostrazione di affetto. – Stai bene, piccola? -

- Idiota – mormorò la Grifondoro, piangendo, il viso nascosto nell’incavo fra il collo ed una spalla dell’amato.

James sorrise, abbracciandole i fianchi morbidi e cullandola con amorevolezza.

- Allora, che mi dici? -

Finalmente la giovane ritornò a guardare il volto di James, asciugandosi prima gli occhi e tirando su col naso.

- Sì, Potter – sorrise, flebile. – Voglio sposarti. -

Il ragazzo allargò il suo sorriso e la sua espressione si raddolcì ancora di più.

- Sicura? Non te ne pentirai, vero? -

La risata bassa e dolce di Lily invase per qualche istante la stanza.

- Come potrei? Voglio stare con te, James, finché morte non ci separi. -

   
 
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