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Autore: Echo90    17/11/2012    5 recensioni
Ogni mio dannato pensiero è per te, Brittany. Solo per te. Perdonami, almeno tu: io sarò sempre colpevole di averti derubato. Della tua vita, dei tuoi anni più belli. Ho sofferto, ma per avere ciò che meritavo avrei dovuto patire ancora di più e prendere su di me tutto il tuo dolore. Perdonami, ti prego. Perdonami, Amore. E torna. Lo sai: io ti aspetto immobile. Immobile, senza respirare. Per sempre. Qui.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kurt Hummel, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non avrei voluto andare, ma non seppi dire di no. Lui era, sai... bello. Aveva tutto ciò che un uomo doveva avere per piacere ad una ragazza –o almeno così mi dissi perché io lo guardavo e per quanto lo desiderassi non riuscivo a farmelo piacere.
Alla fine mi convinsi che per sopravvivere dovevo scendere a compromessi e se fosse stato necessario venire a patti col diavolo. E, Dio, io ero Santana Lopez, venivo da Lima Heights, avevo imparato a fare a pugni a quattro anni per sopravvivere! Come ti dissi una volta, Brittany, se non fossi stata cattiva i bulli del mio quartiere avrebbero rovinato il mio bel faccino, e tu non ti saresti mai innamorata di me.
Lo credevo davvero, sai? I primi tempi mi chiedevo se tu stessi con me per il mio corpo, per la mia macchina, per le caramelle che ti compravo ogni giorno.
Non capivo come, Amore, ti fossi potuta innamorare di un demonio, tu che eri un angelo –il più bello e dolce di tutti.
Ma quella notte tu non c’eri, Britt e io avevo bevuto e lui era lì. Cosa avrei dovuto fare? Mi trascinò nella sua auto, poi partì sgommando, senza nemmeno allacciare la cintura.
“Puckerman, dove stiamo andando?” gli chiesi. Eppure avevo già una vaga idea e quando lui inchiodò sotto un lampione fulminato, ai margini della strada, tutto mi fu chiaro.
In fondo mi aveva offerto da bere, sapevo che avrebbe voluto essere ripagato. Sapevo anche come. Lo sapevo dal primo momento, ma non mi mossi e non muovendomi, non scendendo da quello sgabello, non voltandogli le spalle, non chiamando un taxi, decretai quale sarebbe stata la fine della mia serata.
Mi guardò e non mi piacque il suo sguardo e, per quanto in futuro avrei imparato a volergli bene, fui certa che non mi sarebbe piaciuto neanche tutto il resto.
Ma era necessario allearsi con il più forte per sopravvivere. Ed io avevo bisogno di sopravvivere anche solo per giungere al momento in cui tutto sarebbe finito e avrei pagato pegno per le mie azioni.
Poi, senza che potessi far nulla per evitarlo, Puck mi baciò. Il suo alito sapeva di birra, come quello della maggior parte dei ragazzi che avevo baciato. Non mi piacque. E non mi piacque quando portò le mani sotto la mia maglietta e poi sotto il reggiseno. Ebbi paura, lo confesso. E tu adesso strabuzzerai gli occhi, piccola Britt, perché ti avevo ripetuto che Noah era un amante eccezionale. L’avevo ripetuto come lo ripetevano tutte, a pappagallo, pensando che fossi io quella sbagliata.
Forse avrei voluto che tu ti ingelosissi al punto di proibirmi di vederlo. Ma non fu così e non so se ringraziarti o biasimarti per questo: hai sempre lasciato che fossi io a scegliere, permettendomi di imparare dai miei errori.
Ma io non imparerò mai, Brittany, avresti dovuto capirlo.
Mi tolse la maglietta, mi tolse il reggiseno. Mi tolse persino la collana di finte perle che portavo al collo e che si insinuava nella valle dei miei seni.
Ma poi non riuscì più a trattenersi: mi sfilò solo gli slip per poi insinuarsi sotto la mia gonna. Dio, il dolore fu lancinante. Non ero pronta, non ero pronta nemmeno lontanamente come lo sarei stata con te.
Spingeva in me, ignorando il fatto che la mia eccitazione fosse... inesistente? Sì questa era la parola. Mi veniva da piangere, ma trattenni le lacrime mordendomi le labbra. E quando lui finì, adagiandosi con tutto il peso su di me chiedendomi se fossi venuta sussurrai solo uno stanco “sì.”
“Portami a casa, Puck, mi hai sfiancata.”
Era orgoglioso di sé quasi quanto io ero disgustata da me stessa.
Mi feci una lunga doccia calda, ma mi sentivo sporca e l’acqua non sarebbe bastata a lavare le mie colpe. Noah non era cattivo, e col tempo avrei fatto l’abitudine alle sue mani ruvide, ma non sarebbe stato mai gentile e premuroso come lo saresti stata tu. Con lui ero un corpo vuoto, nient’altro. Con te? Con te ero Sannie. Ero Sannie, in ogni tuo gemito, in ogni tuo sospiro, in ogni tuo sguardo: per la prima volta dacché ero nata fui semplicemente Io.
Passai un week end terribile, senza vederti. Cazzo, non sapevo nemmeno perché fossi così irrequieta, perché mi sentissi così dannatamente sola. In fondo sola lo ero stata per tutta la vita. E, senza che lo volessi, ogni tanto il mio pensiero scivolava su di te, e non riuscivo a spiegarmi, dannazione, perché. Pensavo al tuo gatto, ai muffin che tu gli avresti preparato e mi chiesi se lui sarebbe stato abbastanza magnanimo da perdonarti e renderti la combinazione dell’armadietto. Sorrisi fra me e me e nonostante in quindici anni di vita non avessi mai pensato a nessuno che non fosse me stessa, mi ritrovai a guardare lo spazio vuoto sui sedili posteriori dell’auto di famiglia, mentre tutti insieme andavamo a pranzo dalla mia abuela.
Mi chiesi come sarebbe stato se tu fossi diventata mia amica, Brittany. Mi sentivo così sola.
Presi il cellulare, mandai un messaggio a Puck (perdonami, Amore, ero così stupida!). Gli scrissi semplicemente “Stasera ho casa libera. Scopiamo?” e così avrei fatto ogni qual volta mi fossi sentita sola. E lui non si sarebbe preso nemmeno la briga di rispondermi: avrebbe bussato alla mia porta e io avrei aperto. Poi mi avrebbe sbattuta nel muro ed io gli avrei lasciato fare quello che voleva.
E non importava se io avessi voluto a mia volta, se provassi dolore, se le lacrime battessero agli angoli degli occhi. Avrei finto, avrei finto anche per sempre, pur di non restare da sola.
Ti incontrai che era... lunedì, sì. Avevamo lezione di biologia insieme ma io non lo sapevo ancora e quando ti vidi fu come se avessi ricevuto un pugno nello stomaco. Anzi due: il primo quando ti riconobbi fra tutti, il secondo quando tu vedesti me.
Mi sorridesti, ricordi?
“Ciao Santana!” ti sentii dire.
“Ciao...”
Rimasi in piedi a guardarti. L’insegnante non era ancora arrivato, e tu pasticciavi con i tuoi colori a cera. Riconobbi il profilo di un gatto e pensai che dovessi avere qualche problema con le proporzioni perché una figura bionda –che supposi fossi tu- lo teneva fra le braccia e mi parve che lui fosse decisamente troppo grande.
Mi sarei ricreduta presto, non appena l’avessi visto. E quando tu gli infilasti fra le fauci alcune delle caramelle che ti avevo portato, capii anche perché.
“Lui è Lord Tubbington?” ti chiesi. Sembrasti sorpresa e pensai che fossi così dannatamente dolce che mi sorpresi io quando vidi che nessuno fosse seduto accanto a te.
Poi mi sorridesti e realizzai che non avessi mai visto un sorriso bello come il tuo.
“Sì! Ti ricordi ancora!?”
“Perché non dovrei?”
Sollevasti le spalle. “Oltre che stupida la gente pensa che io sia strana.” Dicesti e ti guardasti attorno. “Mi si avvicinano solo i ragazzi e solo quando vogliono entrare nelle mie mutandine.”
Mi sentii come se mi avessero schiaffeggiato e quando tornai in me spostai la sedia che si trovava alla tua destra e mi accomodai lì, mentre tu mi guardavi con gli occhi sgranati.
“Che stai f-facendo?” mi chiedesti.
“Mi siedo.” Risposi ovvia.
“Qui?”
“Non posso?”
“Oh, sì, certo. È solo che...”
“E’ solo che...?”
Niente, rispondesti.
Brittany, quello fu l’inizio di tutto. Fu il l’inizio dell’inizio, fu l’inizio della fine. E ripensandoci adesso mi rendo conto di quanto ti amassi, già allora, e di come da quel giorno in tutte le notti avrei pensato a te.
Non avevo alcuna malizia, Britt, nel mio cuore e anche se ci fosse stata non sarei mai riuscita ad afferrarla, a capirla, a darle un nome. Non pensavo che fra tutti sarebbe potuto succedere proprio a me.
In futuro mi sarei odiata per questo. Mi sarei odiata sino all’inverosimile. Eppure alla fine, grazie a te, grazie a te Amore, mi sarei amata mille volte di più.
   
 
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