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Autore: EmilyCiaao    17/11/2012    0 recensioni
Tutti dicono che prima o poi si muore, ma la mia è una storia infinita.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Nessuno e immortale, tutti vivono per un certo limite, ma non io. Mi sono sempre chieste se tutto questo abbia una fine, se la mia vita finisse e se sarebbe finita bene, ma no credo di no. Sono ormai diciannove anni che vivo in un mondo pieno di abusi e violenze, atti di bullismo e minaccia. Scrivo sul mio diario 'Lottie' tutte le mie sofferenze. Da quando mi sono trasferita a Londra sembra chele cose siano migliorate ma continuano le perseguitazioni. Il mio diario è la mia migliore amica, ogni giorno sono seduta su quella scrivania a scrivere, mia madre si chiede spesso se è normale che una ragazza della mia età stia sempre sul suo diario a scrivere, ma lei non può capirmi. Non sa cosa sto provando io in questo momento, e non lo può immaginare. La mia sorellina, Grasy, di cinque anni mi chiese spesso il motivo delle mie lacrime continue e del perchè io urli sempre; ma la rassicuro sempre dicendo che non è niente da cui preoccuparsi. Mio fratello maggiore, Derek, è cieco e purtroppo non può aiutarmi molto. Ricordo che due anni fà, alla mia vecchia città di Berlino, io vivevo davvero male. Ogni volte che uscivo dalla mia dimora c'era qualche ragazzo cattivo che mi gridava a dosso brutte parole e mi lanciava oggetti disgustosi, o quando andava a scuola e i bulli mi confiscavano cibo e soldi, era tremendo. C'è stato un periodo in io ho cominciato a tagliarmi e a drogarmi, sperando di morire. Ma mia madre ne è venuto a sapere e mi ha messa dal psicologo, che ho abbandonato tre mesi fa, ricordo anche che sono finita in ospedale per via do un suicido, che non mi ha portato conseguenze brusche. Inoltre non ho mangiato per due mesi e non uscivo di casa, sperando che un giorno dio mi avrebbe portato con sè, ma niente. Sono ancora qui su questa città a deprimermi e ad essere violentata da tutto e da tutti. La mia verginità e andata via quando avevo solo tredici anni, quando il mio peggior nemico mi violentò nei bagno della scuola e da lì che ho cominciato a distruggere la mia vita. Ora qui a Londra sono perseguitata ogni volta che esco per delle commissioni mi sento seguita da qualcuno, ma ogni volta che cerco di vedere chi è non c'è nessuno. Ora sono qui rinchiusa nella mia stanzetta a scrivere sul mio diario queste parole che ormai per me no hanno più senso. Credo che questa sarà una lunga vita, la mia lunga vita. La mia vita i finita. Una volta aver chiuso la mia penna e aver riposato il diario nel cassetto che riportava la scrivania, mi accorsi del buon profumino che proveniva di sotto. Mi alzai e mi infilai le mie pantofole del pupazzetto Winnie Pooh e scesi. Al piano di sotto c'era gente che non conoscevo, ospiti? Mamma non me ne aveva parlato. Quando mi trovai di sotto realizzai che ero ancora in pigiama e tutti mi guardavano, era un doppio imbarazzo anche perchè c'era un ragazzo molto carino. Potevo giurare che era un cliente di papà, dato l'eleganza. Mi grattai la nuca e dopo essere avvampata in viso ritornai al piano di sopra. -Scusate mia figlia, non sapeva della vostra presenza- giustificò mia madre. Tornai al piano di sopra e dopo aver sbuffato un paio di volte pensai a qual ragazzo avendo un Flasbak. Era castano e i suoi capelli erano riccci, lo sguardo in cui mi guardava era lo stesso sguardo che avevo io la prima volta che mi picchiarono, ha gli occhi verde smeraldo e una bocca perfetta. In confronto a me che sono orribile. Sono abbastanza alta, e i miei capelli sono morbidi e castano chiaro, questo particolare lo amo. Forse per la luce o per la trasparenza ma i miei occhi sembravano di cristallo ed erano grigi. Ho una bocca molto carnosa e rossa, bella. Mi infilai dei semplici jeans e una maglietta, data la temperatura fredda, riposai sopra un giacchettino blu e misi delle converse bianche. Non mi truccai, anche perchè non mi piaceva farlo. Ritornai di sotto e tutti mi sorridevano, compreso lui. -Figliola, così stai meglio.- comfermò mio padre avvicinandosi a me. Notai che il ragazzo mi fissava e anche parecchio, dato quello che io passavo, non mi piaceva essere fissata, mi voltai verso mia madre che anche lei sorrideva. Derek e Grasy risedevano alla destra di mamma e alla sinistra papá, sarei dovuta sedermi accanto a lui, vicino a quella signora, che era bruttissima. Portava un enorme neo sulla guancia destra e il suo sorriso era pieno di denti gialli, oddio che orrore. A differenza del figlio che era bellissimo e di cui no potevo far a meno di non guardare. -Avanti Penelope, vieni ad accomodarti.- esclamò mia madre, Roberta, mi accorsi che ero ancora in piedi sulla soglia accennai su si e mi andai ad accomodare. Notai come mia madre aiutava Derek e'la sofferenza che vedevo negli occhi della signora alla mia sinistra che ogni tanto tirava su con il naso. Mia madre aveva cucinato il polpettone con le patate al forno, non le amavo, però potevo accettarle. Mentre i miei genitori discutevano con i genitori del ragazzo mi affettai a chiedergli il nome, per educazione. -Hei, qual'è il tuo nome?, se posso- dissi avvampando in viso, egli sorrise e costui rispose. -Harold, ma tutti mi chiamano Harry o Hazza- con questo cominciammo a parlare delle cose in comune e una di queste era il bullismo, eravamo due vittime. Ma non potevo immaginare chela mia vita sarebbe mutata insieme a lui, non potevo davvero immaginarlo.
  
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