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Autore: brenda the best    17/11/2012    1 recensioni
Sono passati tre anni ma ancora non riesco a capacitarmi della sua scomparsa. Ora mi trovo davanti alla ruota panoramica, dove l’ho visto per l’ultima volta nella mia vita e ormai come ogni anno mi trovo a pensarlo.
Questa è la mia prima fanfiction, spero che possiate apprezarla!!! Se non va bene ditemelo, cosi non vado più avanti con la storia. Grazie e buona lettura.
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama
o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa
introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Miwako Sato, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti, Wataru Takagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fui tanto contenta. Non sapevo quanto tempo fosse passato. Mi sembrava di volare. Dopo tanto tempo finalmente mi sentivo in pace con me stessa come non lo ero da tre anni prima. Quando finalmente ci staccammo, mi sentivo male come se avessi perso qualcosa. Volevo chiarire ora quello che per mesi non riuscivamo a dirci. Ma con la fortuna che avevo, arrivò di corsa l’ispettore Megure che aveva sentito lo sparo. Cosi fui costretta a tirarmi su, portandomi un Takagi con la faccia da baccalà.


“Che cosa è successo? Cos’era quello sparo” chiese agitato l’ispettore Megure.


“Era solo un colpo di avvertimento, per fermare il bandito” risposi io, visto che Takagi era tutt’uno con l’ambiente che ci circondava.


“Bè avete fatto un ottimo lavoro. Ammanettate il criminale” rispose soddisfatto l’ispettore Megure.


“Takagi dammi una mano per favore” chiesi a Takagi, arrossendo. “Eh, a s-si si, a-arrivo” rispose risvegliandosi dal suo letargo.


Prendemmo il criminale, e lo portammo alla macchina, poi ci dirigemmo verso il quartier generale, per interrogare il sospettato e per fare rapporto. Non riuscivo a pensare bene al lavoro, perché pensavo a quello che era successo in quella stradina. Ma anche perché ci avevano interrotto. Vabbè ci sarebbe stato tutto il tempo, perché pensavo che ora nulla ci avrebbe fermato. Dopo aver svolto il nostro lavoro, mi trovai a fissare fuori dalla finestra della centrale e pensavo che finalmente Matsuda era stato finalmente vendicato, nel giusto modo e non nella sciocchezza che stavo per fare. Per fortuna c’era stato Takagi a fermarmi.



“Sato, vieni con noi a trovare Shiratori?” mi chiese l’ispettore Megure.


“Sì, ispettore, ora arrivo” risposì.


Prima di andare cancellai il messaggio che mi aveva spedito prima di morire Matsuda, dicendomi che li piacevo tanto. Ormai avevo capito che non mi serviva più, questo perché sapevo che non avevo più bisogno di ciò, perché il suo ricordo non sarebbe mai andato via da me. Corsi nel parcheggio, oltre all’ispettore Megure, c’erano anche Takagi e Chiba. Appena lo vidi, arrossii e rivolsi lo sguardo ad altro. Andammo in ospedale e vedemmo che Shiratori, stava dormendo. Cosi decisi che il tempo che stavamo aspettando, sarei andata fuori a prendere un po’ d’aria.


“Ehi Sato” sentii una voce molto familiare che mi stavo chiamando.


Mi girai e vidi che era Takagi, che aveva la faccia come un peperone. Senza dire niente, ci avviamo fuori all’ospedale.


“Ehm, ecco volevi chiederti una cosa” mi chiese Takagi. “Dimmi” risposi io, certa già su ciò che voleva chiedermi.


“Bè, ecc-co io da do-ove posso iniziare?” disse Takagi.


“Ragazzi Shiratori si è svegliato” disse Chiba correndo.


Fummo costretti a entrare dentro. Ricevetti un messaggio e lo lessi. “Vuoi venire a cena con me stasera?” mi aveva scritto Takagi. Io mi girai a guardarlo rossa in faccia. E con la testa li dissi di si. Lui che prima era molto ansioso, il suo viso s’illuminò. Come del resto anch’io. Ne ero sicura ne avremmo parlato insieme a cena. Nulla ora ci poteva separare. E mentre camminavo, mi trovai, a pensare con un sorriso sornione su ciò che poteva capitare quella sera, ciò che ci saremmo detti. Gli avrei detto che lo amavo infinitamente.

  
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