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Autore: Fabio93    17/11/2012    5 recensioni
Lance è uno degli abitanti di un mondo in rovina, dove l'umanità sopravvive in squallide città perse nel deserto, in perenne fuga dalla Frattura, il misterioso male che divora pian piano la realtà. Lance è un uomo senza radici, senza scopo, ma, dal suo passato, un'ombra misteriosa si allunga per afferrarlo e dare un nuovo futuro al mondo.
Genere: Azione, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 6: Dopo la pioggia

 

La jeep si fermò a qualche metro da lui, sollevando una nuvola di polvere subito dispersa dal vento, sempre più intenso e gelido.

Dal lato del passeggero scese un ragazzo alto e dai capelli biondo platino; indossava dei pantaloni da militare ed una canottiera scolorita che ne lasciava intravedere i muscoli ben definiti.

Si avvicinò al pistolero a passi sicuri, reggendo nella mano destra una spada inverosimilmente lunga; all'improvviso si fermò, sollevò la lama e, facendole compiere un arco discendente, ne fece fermare la punta a qualche centimetro dalla fonte di Lance.

Che esibizionista.

-Dove speravi di andare, pistolero?- lo apostrofò con voce sprezzante.

Lance non rispose, fissando invece il bordo irregolare ma affilatissimo della spada: sembrava un'arma ottenuta saldando insieme diversi pezzi di metallo, fatta apposta per tagliare nel modo più lento e doloroso possibile.

-Ti ho fatto una domanda-

L'acciaio si spostò più in basso, premendo sulla gola del pistolero.

-Non lo so- rispose lui con sincerità, fissando il biondo nei suoi occhi grigi come lapidi.

Dall'abitacolo della jeep un secondo uomo si godeva la scena, il viso nascosto da uno spesso passamontagna nero.

Il biondo fece un sorriso sarcastico, come se si trovasse davanti ad un minorato mentale.

-Beh, poco ma sicuro che ora verrai con noi-

Stava per rialzare la spada, quando si accorse che la mano di Lance era scivolata, come per caso, sull'impugnatura della revolver.

-Così non ci siamo- gli disse, scuotendo la testa -Questo tuo atteggiamento non ti porterà a nulla di buono. Ti conviene entrare in macchina senza storie...o rimarrai steso qui per sempre-

Per qualche secondo, Lance valutò la scelta che aveva davanti.

Una goccia, dall'alto della tempesta incombente, sfidò il vuoto sul quale era sospesa, precipitando verso terra; colpì dritto in faccia il pistolero, scendendogli lungo il viso come una lacrima solitaria.

Altre gocce la seguirono, cadendo sempre più fitte e numerose dal cielo verso il quale Lance alzò le mani.

-Dovrete aiutarmi ad alzarmi-

 

 

Il veicolo sobbalzava sul terreno sconnesso e per Lance era come ricevere in testa ogni sasso che mettevano sotto le ruote.

Era ormai il terzo giorno di viaggio: avevano percorso a ritroso tutto il cammino di Lance, tornando alle pendici dei monti di Lys, che ora stavano risalendo.

Per il primo giorno e mezzo la pioggia era stata violenta e costante, trasformando il deserto in un pantano informe; solo dopo era tornato il sole e, ancora dopo, era arrivata l'erba.

Dal finestrino sporco della jeep, Lance aveva assistito a qualcosa che non riteneva più possibile: aveva sempre dato per scontato che il deserto fosse terra morta, in attesa di piombare per sempre nelle tenebre della Frattura, e invece la vita era sempre stata lì, ad aspettare la prima occasione per riconquistare la superficie.

Quelli che spuntavano dal terreno duro erano steli bassi e timidi, eppure, tutti insieme, facevano apparire la fine del mondo un po' più lontana.

Il biondo, seduto affianco a lui, prese la sua borraccia e bevve a grandi sorsi, fissandolo: il pistolero non si era ancora del tutto ripreso dalla disidratazione e quel tipo non faceva altro che bergli davanti agli occhi mentre per lui l'acqua era rigidamente razionata.

Quel tipo ci godeva a vederlo star male, per cui Lance si sforzò di non lasciar trasparire la sua rabbia e la sua sofferenza.

Aprì e richiuse le dita delle mani, bloccate dietro alla schiena da un bel paio di manette metalliche, per mantenere attiva la circolazione: era un'attività che svolgeva ogni pochi minuti, metodicamente, e che serviva a non pensare a dove stesse andando e cosa sarebbe successo dopo che fosse arrivato.

Tuttavia ormai dovevano essere davvero vicini.

La jeep affrontò una salita tremendamente ripida, quasi fosse un trampolino di lancio verso il cielo, ed il motore ruggì andando su di giri.

-Dai gas, Spock!- urlò il biondo al suo compagno, che per tutto il viaggio non aveva aperto bocca. Sicuramente doveva essere un soprannome, magari neanche lui sapeva come si chiamasse quella figura silenziosa.

La macchina si lanciò in un ultimo, sofferto sprint, poi si arrestò definitivamente.

-Siamo arrivati- fece il biondo, scendendo dalla vettura per poi prelevare anche Lance.

Lance faticò a trovare l'equilibrio sulle gambe malferme, ma riuscì a non cadere; si erano fermati nel mezzo di uno spiazzo erboso, ricoperto di steli d'erba che si muovevano in perfetta sincronia, danzando col vento ad un ritmo ipnotico ed imprevedibile.

-Da qui si prosegue a piedi- era sempre il biondo, con la sua voce tagliente e leggermente acuta. Lance ignorava anche il suo, di nome.

-Non so se mi va di fare una passeggiata- rispose Lance: troppo spesso, ultimamente, il corso della sua vita finiva in mani altrui.

-In quel caso ti trascineremo...e senza gambe sarai senz'altro più leggero-

Il biondo esibì un sorriso minaccioso quasi quanto il filo della sua spada, alla quale si era appoggiato pigramente.

Spok diede il suo prezioso contributo alla conversazione con un silenzio ostile.

O con un silenzio qualunque, difficile dirlo.

-Vaffanculo- disse il pistolero, ma poi si mise in marcia senza altre proteste.

Spock, quella specie di ninja senza voce, apriva la strada, Lance era in mezzo ed il biondo chiudeva il gruppo; camminarono per qualche ora per sentieri sterrati appena visibili e spesso nel mezzo di fitti intrichi di cespugli.

Incontrarono anche qualche pino, strada facendo.

Le montagne di Lys sembravano un paradiso di fertilità se paragonate al deserto ai loro piedi, dove, almeno prima della pioggia, le piante crescevano solo in preziosissime serre e spesso la carne veniva fuori da ex-laboratori militari tramite chissà quale procedimento.

Lance non riusciva ad immaginare perchè nessuno fosse rimasto lì a vivere.

-Ed eccoci a casa...- fece poi il biondo, superando Lance con uno scatto.

Il pistolero pensò vagamente di approfittarne per fuggire, ma non avrebbe fatto nemmeno dieci metri in quelle condizioni, dunque proseguì fino ad arrivare ad uno spiazzo pianeggiante, incassato fra le pareti aguzze ed inaccessibili della cima del monte.

Un costone di roccia si protendeva nel vuoto come a volervisi tuffare; da lì si poteva vedere tutto ciò che si estendeva oltre le montagne e Lance ebbe la risposta sul perchè fossero disabitate: a diversi chilometri di distanza, un velo di tenebra calava sull'orizzonte celandolo alla vista.

Laggiù, verso Est, il mondo stava finendo, e la Frattura avanzava divorando le pianure, espandendosi come inchiostro nell'acqua: era uno spettacolo dal fascino inquietante, vedere la realtà disgregarsi e precipitare nel buio. Lance si sentì come un bambino che guarda un'immensa tempesta gonfiarsi nel cielo senza sapere se rimanere incollato alla finestra o andare a piangere dalla mamma.

Le montagne nascondevano la fine imminente alle città nel deserto; quando anch'esse fossero state inghiottite dalla Frattura dove si sarebbe rifugiata l'umanità?

-Affascinante, non trovi?-

La voce giunse dalle sue spalle, ma anche da più lontano: era una voce che gli parlava attraverso il tempo, da una realtà andata persa molti anni prima.

Eppure, quando Lance si girò, trovò Bowen proprio lì, davanti a lui.

Era seduto ai piedi di un braciere spento, davanti ad una tenda da campo sintetica color viola acceso. Indossava una camicia a quadri e pantaloni con bretelle rattoppati; il volto era pallido e due occhiaia tanto scure da sembrare nere contornavano occhi di un giallo inquietantemente acceso.

Tolti gli occhi, era l'aspetto di un uomo comune, banale, eppure il suo sorriso gelò il sangue nelle vene del pistolero: le labbra sottili mostrarono per un attimo una fila di denti troppo aguzzi e troppo numerosi.

-Sorpreso di vedermi?- domandò.

La sua voce era calma, controllata e profonda; i due che avevano soccorso Lance gli si sedettero affianco, in rispettoso silenzio.

Soprattutto il ninja.

-Per nulla- riuscì a dire il pistolero, mentre quegli occhi demoniaci sembravano scrutargli fin dentro l'anima.

Bowen annuì, come se non si fosse aspettato altra risposta.

-Forse però sarai sorpreso di vedere lui-

Fece un cenno col capo.

Lance ne seguì il movimento, scorgendo un ragazzo che era rimasto ad osservarlo senza fiatare tutto il tempo, appoggiato ad una roccia coperta di muschio.

Nonostante i denti mancanti, la mascella spezzata ed una vistosa ammaccatura sulla testa Lance lo riconobbe subito. Anzi, lo riconobbe proprio grazie a quelle ferite.

-Will?-

Il ragazzo gli rivolse un macabro sorriso.

-La morte vale proprio poco, di questi tempi- fece Bowen -Ma non è uno zombie, se è quello che ti stai chiedendo-

Lance, per la verità, si stava chiedendo molte cose, ma non avrebbe saputo da dove cominciare nell'elencare le sue domande.

-Non preoccuparti, ti spiegherò tutto- lo rassicurò Marshall, quasi leggendogli nel pensiero, poi fece un cenno a Will.

Il ragazzo si avvicinò al pistolero, lo fece girare senza gentilezze e gli liberò i polsi. Lance era troppo sconvolto per reagire e si limitò a fissare attonito il volto martoriato di Will.

-Siediti, Lance, e parliamo un po'-

Lance si sedette davanti a Bowen e cercò la verità nei suoi occhi.

-Anche tu dovresti essere morto- disse poi.

-Sono caduto nella Frattura, se è questo che intendi, ma...ne sono uscito-

-Impossibile-

-Lo credi davvero?-

Il pistolero non seppe cosa rispondere.

-La Frattura è la fine di questa realtà, ma ci sono altri mondi, oltre essa- disse Bowen, facendo un ampio gesto con la mano come a voler mostrare al suo interlocutore la vastità di ciò che stava descrivendo -Io sono riuscito a fare ritorno, ma non faccio più parte di questo mondo, Lance-

-E allora vattene e lasciami in pace-

-Ti piacerebbe, vero?- il tono di Bowen si fece più duro -Ma non andrà così, Lace, questa volta farai il tuo dovere fino in fondo-

-E quale sarebbe, il mio dovere? Nessuno si è degnato di spiegarmelo, ancora-

-Tu devi venire con noi, Lance-

-Dove?-

-Oltre la Frattura-

Bowen lo disse con naturalezza, come se fosse la logica conclusione di un problema matematico.

-Ma che cazzo dici?!- Lance era sconvolto: Bowen era pazzo, doveva esserlo, solo così poteva dare un senso a tutto quello che stava dicendo -Tu non mi trascinerai nel vuoto cosmico per soddisfare i tuoi vaneggiamenti!-

Per quel che lo riguardava il discorso era chiuso e fece per alzarsi.

Il biondo si alzò e gli mise una mano sulla spalla per fermarlo, al che lui lo atterrò con un destro allo stomaco. Lance vide Bowen alzarsi con la coda dell'occhio, ma, prima che potesse girarsi a fronteggiarlo, un pugno formidabile lo mandò al tappeto.

Si ritrovò a terra, con la testa pulsante ed il sangue che, dalla ferita aperta sul mento, gli colava giù per il collo fino alla camicia; Bowen Marshall incombeva su di lui, le nocche macchiate di sangue di pistolero.

Lance cercò di sollevarsi, ma si ritrovò incollato al suolo e più si sforzava di muoversi più rigido diventava il suo corpo: era come cercare di divincolarsi da un intrico di funi invisibili, non facendo altro che stringerne i nodi.

-Che...diavolo...?-

Si sentiva oppresso da un peso enorme, soverchiante; Bowen gli si sedette accanto, guardando, all'orizzonte, la fine del mondo.

-C'è vita, oltre la Frattura, Lance. Ci sono...- sembrò cercare la parola giusta -...orrori-

Spostò lo sguardo su di lui, che cominciava a far fatica a respirare, rivolgendogli ancora una volta quel sorriso troppo ampio ed aguzzo.

-Io sono scivolato attraverso i loro artigli ed ho fatto ritorno, ma ne sono uscito cambiato-

La morsa invisibile scomparve così come si era manifestata, e Lance si ritrasse da Bowen, strisciando via.

-Che cosa sei?-

-Non lo so più nemmeno io...ma ti consiglio di non mettermi alla prova. So fare molto più che immobilizzare un uomo. Chiedilo a Will: l'ho resuscitato-

Lance non riusciva a credere che quel dialogo stesse effettivamente avendo luogo: era tutto così assurdo.

-Per tornare oltre la Frattura mi servono abili guerrieri, e tu, Lance, tu sei un guerriero formidabile. Will, Spok e Luther hanno deciso di seguirmi, ma tu verrai con me, volente o nolente-

-Io non vengo da nessuna parte-

Lance era arretrato fino a poggiare la schiena contro la parete del monte ed ora la ritirata gli era preclusa.

Bowen si alzò e gli si avvicinò, sicuro ed implacabile come il destino.

-Me lo devi, Lance. Me lo devi per avermi lasciato solo...e per aver abbandonato lei-

Lo sguardo di Bowen era quello di un lupo che fissa un agnello.

-Io non ho abbandonato nessuno...-

-Non dire cazzate, Lance, sappiamo tutti com'è andata-

Come un abile prestigiatore, Bowen estrasse dal nulla un medaglione argentato, facendolo oscillare davanti agli occhi attoniti del pistolero.

-Dove...dove l'hai preso?-

-Non ha importanza, quello che importa è che tu mi devi una vita. Ed io intendo riprendermela-

Bowen gli gettò in grembo il gingillo e fece un cenno a Luther e Spok: i due affiancarono Lance e lo sollevarono di peso senza che lui opponesse resistenza.

-Non è sicuro oltrepassare la Frattura. La morte è dietro l'angolo ed è forse il destino più appetibile. C'è bisogno di legare anima e corpo in maniera più stretta di quanto avviene normalmente-

-Ma perchè...perchè vuoi andare nella Frattura?-

-Perchè io so come fermarla, Lance. Io posso riportare indietro tutto ciò che il mondo era. Ma, per farlo, ho bisogno di te-

Will entrò nella tenda e ne emerse con un lungo coltello da caccia, poi si avvicinò al gruppo a grandi passi.

Aveva occhi solo per Lance.

-E tu, Lance, per aiutarmi...devi morire-

L'attimo dopo Will gli conficcò il coltello in pancia e lo rigirò nella ferita.

Lance spalancò la bocca, ma non ebbe la forza di gridare: il dolore era troppo grande, troppo totale. Fissò gli occhi scuri del ragazzo, sorretto a forza, mentre un freddo penetrante prendeva il posto della sofferenza.

Cercò di reagire, ma fu inutile; i due uomini continuarono a reggerlo, ma lui si sentì comunque scivolare ed alla fine cadde, cadde in un profondo pozzo di tenebra che non conosceva luce.

E allora vide.


 

   
 
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