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Autore: Devil_Inside    17/11/2012    0 recensioni
Storia di come Federica giunse alla sua rinascita...
Prima song-fic che scrivo, basata su una delle canzoni che amo di più, di Nek! :D
Spero che vi piaccia...
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella stanza 26

Quell'insegna al neon
dice sì poi no
è l'incerto stato d'animo che hai…
non ce la fai.
Ma dagli uomini
che ti abbracciano
e ti rubano dagli occhi l'allegria
non puoi andar via…
non puoi andar via…

Hotel Monroe. Si accettano prenotazioni a ora.  Federica fissava quelle lettere luminose apparire e scomparire da un quarto d’ora, ormai. Aveva la sensazione che la sua anima fosse legata indelebilmente a quelle parole, che strillasse disperata quando squarciavano la notte, per tacere quando tornava il buio.

Chiuse gli occhi, e la scritta cambiò colore, ma non scomparve. Lettere scarlatte. Scarlatte come il rossetto sbavato che indossava. Scarlatte come la gonna di pelle che le fasciava i fianchi. Scarlatte come i suoi pensieri. Alla fine, incerta sui tacchi alti, si decise a entrare. Senza pensare a cosa l’aspettava dietro quella porta. Senza pensare a chi sarebbe entrato insieme a lei nella stanza quella notte.

Se le lacrime
ti aiutassero
butteresti via il dolore che ora c'è,
è dentro di te.

Si buttò di peso sul letto. Triste come quella stanza le fosse familiare. Avrebbe potuto ridisegnare con precisione esatta la disposizione delle macchie sulla moquette, o le bruciature di sigaretta sulla carta da parati.

Improvvisamente, si accorse di una figura che la osservava: occhi celesti truccati troppo pesantemente… capelli lunghissimi e in disordine… volto pallido e smunto… e uno sguardo che esprimeva un dolore inesprimibile. Era solo uno specchio, che le restituiva la sua immagine.

Nella stanza 26
tra quei fiori che non guardi mai
dove vendi il corpo ad ore
dove amarsi non è amore
e sdraiandoti vai via da te
nella stanza 26
dove incontri sempre un altro addio
che ferisce il tuo bisogno d'affetto
in quel breve contatto che non c'è…

Notò un mazzo di margherite posate sul cuscino. Con un gesto lento, contenendo il disprezzo che la loro sola vista le causava,  le allontanò da lei: erano un regalo di uno dei suoi tanti clienti, di uno dei tanti uomini che le promettevano le stelle del cielo mentre facevano ciò che più piaceva loro con il suo corpo.

Che le promettevano l’amore… ma quale amore consiste nell’annientare l’anima di una persona che, nella vita, non aveva mai potuto scegliere?  Una ragazza di vent’anni che avrebbe avuto solo bisogno di una carezza, e di qualcuno che le dicesse che non era tardi per cambiare…

L'uomo che non vuoi
l'uomo che non sai
sta bussando alla tua porta già da un po'
ma non gli aprirai
come rondini
imprendibili
vanno liberi da un corpo stanco ormai
i pensieri che hai

Federica sentì dei colpi alla porta. Una voce che chiamava il suo nome. Ignorò tutto quanto. Non sapeva, né voleva sapere, da chi la tenesse separata quella sottile tavola di legno. Non le interessava chi stesse quasi scardinando la porta nel tentativo di entrare. Ormai la sua mente era altrove: lontano, nella sua casa di campagna, quando ancora si chiamava Irina, e tutto ciò che conosceva del mondo era lo splendore del cielo Russo d’inverno.

Quando aveva sperimentato il vero amore, quello che riempie il cuore, e non lo logora, che nutre l’anima, e non la macchia… e soprattutto, quello che non si compra, perché il suo valore è troppo grande.

Nella stanza 26
tra quei fiori che non guardi mai
se ti affacci vedi il mare
ricominci a respirare
poi ti perdi nella sua armonia
e hai il coraggio di andar via
via da un mondo sporco che non vuoi
via da un bacio che non ha tenerezze
che non sa di carezze…


Mentre i colpi ancora rimbombavano nella stanza, Federica si alzò dal letto. Per la prima volta da quando aveva messo piede in quel posto, tre anni prima, aprì la porta-finestra, e fu travolta dal vento primaverile. Il mare si estendeva davanti ai suoi occhi, stupendo, immenso e libero. Le stelle si riflettevano sulla superficie, illuminandolo con la loro luce continua, che si impresse negli occhi e nel cuore di Federica.

Dopo molto tempo, finalmente, la sua anima trasse un profondo respiro, uscendo dal buio che l’aveva soffocata fino a quel momento. Una lacrima le solcò la guancia, mentre usciva sul terrazzo e si dirigeva verso la scala antincendio. Una lacrima che era insieme di gioia, di dolore, di rimorso e di rinascita.

...e cammini lungo il mare
nel suo lento respirare
tu sei parte di quel tutto ormai.

Si tolse le scarpe, e affondò i piedi nella sabbia gelida. Camminò per un lungo tratto, sentendosi purificata dal contatto con l’acqua di quell’immensa distesa, come se ogni onda che si infrangeva sulla riva avesse portato via con lei un pezzo del suo passato.

Travolta dalla gioia, lanciò lontano le scarpe di vernice nera. E si gettò nell’acqua, saltando, urlando verso il cielo, e giocando.

Nella stanza 26
metti un fiore tra i capelli tuoi
mentre l'alba nuova ti viene incontro
nel profumo del vento.

Il vento le scompigliò i capelli, facendole scendere un brivido lungo la schiena bagnata, e portando alle sue orecchie il suono della città, di mille porte da aprire, e di persone da incontrare… insomma, di un futuro a cui andare incontro. Era l’alba, la lunga notte non inghiottiva più il mondo… e neppure Federica.


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