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Autore: Doralice    17/11/2012    14 recensioni
Nemmeno nelle sue peggiori previsioni Sherlock avrebbe potuto vedere il cielo cadere su di loro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note

Questa brevissima one-shot (perché sono solo 600 parole, appena più di una flashfic) è liberamente ispirata al brano Skyfall di Adele, colonna sonora dell'omonimo film di James Bond appena uscito al cinema.






L E T T H E

S K Y F A L L


Il cielo sta cadendo.

Fermati. Respira. Il tetto del St. Barts non è crollato sotto i tuoi piedi e l'aria inquinata di Londra ti riempie a fiotti i polmoni.

Lui alza gli occhi su di te come se non fosse parte di tutto questo e tu senti l'inesorabile esplosione nella cassa toracica. È il cuore che torna a bruciare di vita sotto il suo sguardo impietoso.

Puoi dire di aver sognato e agognato questo momento ogni giorno negli ultimi tre anni. Puoi dire che eri consapevole che anche la peggiore delle previsioni non avrebbe eguagliato la realtà.

Non puoi dire di aver mai immaginato che sarebbe andata così. Non con il cielo che si frantuma sopra di voi e la sua rabbia che si annacqua come il sangue di Moran nella pioggia.

La tua mira è sempre eccellente.

Attorno al calcio della pistola le sue nocche sbiancano.

È tutto quello che hai da dirmi?

Tutto quello che hai da dirgli ti sta divampando nel petto.

Be'... fai un vago cenno al corpo che giace alle tue spalle grazie per... uhm... sì, questo...

La pistola si abbassa.

Sei sempre stato una frana nei ringraziamenti.

È splendido. Splendido e terribilmente calmo e il cielo cade sopra di voi, cade e tu ti nascondi in mezzo ai suoi frammenti. Una goccia alla volta.

Sei ferito?

Si avvicina e tu devi costringerti a non fuggire, a non rifiutare il medico dopo il soldato. Ancora poco. Un passo alla volta ed è un po' più John e tu vuoi scappare lontano. Ma non lo fai.

Resti inerme a farti manipolare. Libera dalla pistola, la sua mano diventa da assassina a curatrice. Si muove cauta su di te, preoccupata. Tu chiudi un attimo gli occhi, solo un attimo. Perché ti è mancato come l'aria e devi contare fino a dieci per ritrovare il respiro.

No. gli dici deglutendo giù il tremore Mi prenderai a pugni?

Perché dopo il soldato c'è il medico e dopo il medico c'è John. Tu lo sai. Un passo alla volta: ne manca solo uno. Ancora uno e sarà John.

No.

Il suo sguardo è divertito. E pericoloso.

Ti accigli: Uh?

Forse. si corregge lanciandoti un'occhiataccia.

Socchiudi gli occhi. Non t'importa: la mira del soldato, la mano del medico, il pugno di John. Fa male comunque e ormai è chiaro che non potrai sfuggirgli. Mai più.

Tre anni, Moran è morto, John è davanti a te. E il cielo cade su di voi, qui dove tutto è iniziato ed è finito.

Ma John sospira e abbassa le mani in una resa che lo sai bene non è poi così incondizionata come sembra. C'è un tempo per tutto. Un giorno ti chiederà come hai fatto a sopravvivere e tu gli chiederai come ha fatto a scoprire ogni cosa, vi perderete in recriminazioni e vi ritroverete a ricucire ogni ferita insanabile. Ma non oggi.

Oggi John è soddisfatto. Tu sei vivo e tutto intero: lui ha provveduto a te. Come sempre. Anche quando per una volta solo per una volta dovevi essere tu a provvedere a lui. Ironico finale per una favola niente affatto scontata.

John.

Lui serra gli occhi e alza la testa verso il cielo. Sul volto segnato la pioggia scorre in rigagnoli che vanno a tuffarsi nel colletto della giacca. È zuppo di disperazione fin nell'anima e sai che non basterà una tazza di the a scacciare via il freddo. Sai che tutto inizia adesso. Di nuovo. E ti fa una paura immane.

Mhm? borbotta assorto.

Non hai più bisogno di nasconderti. Adesso i frammenti vi coprono sotto lo stesso manto. Adesso, vicino a lui, sembra quasi che faccia meno male.

Sta piovendo.

E lascia che piova.

Lui ti tende la mano e il cielo sta cadendo. Ma non ha più alcuna importanza.

   
 
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