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Autore: Airelav    17/11/2012    1 recensioni
Kalazar: antica terra del Mondo Sospeso dominata da creature associate fin dalla nascita a degli animali possenti e mostruosi: i draghi. Nani, elfi, fate e uomini all’età di quindici anni si uniscono al proprio drago e non lo lasciano fino alla morte dell’uno o dell’altro. Insieme combattono, viaggiano o semplicemente vivono, uniti in un’amicizia che nessuno potrà mai dividere.
L’Ombra: spietata e affamata di sangue e vendetta. Irraggiungibile. Introvabile. Immortale. Solo pochi sanno realmente cos’é, solo pochi riescono a sconfiggerla.
Hairy: IMIS, elfo e uomo. Sicura di se e determinata, ma sola. Inconsapevole della sua dinastia.
Illustrazioni di Noemi Brianza.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se avessi avuto il coraggio l’avrei fatto, così su due piedi,

ma non potevo.

Qualcosa me lo impediva,

alla fine l’ho solo rinchiusa in un mondo tutto suo.

Ma si sa che le porte chiuse,

prima o poi sono destinate a riaprirsi.

Ott.

 

                                                                                                                                      

- Primo -

“Sono una IMIS. Uno schifoso incrocio tra un elfo e una donna di montagna. Sono un meticcio!”
Hairy pensava e ripensava a questa frase tutti i giorni e non poteva dirla a nessuno altrimenti il popolo l’avrebbe uccisa.
Quel giorno aveva marinato la scuola ed era andata sulle colline del suo villaggio, quello del Porto, dove si specchiava nel fiume Ciri che nasce poco più su di dove stava lei.
Era mattina e continuava a tirare sassi nell’acqua sul suo riflesso e gridava: “perché sono nata così?!”.
Ma quell’incrocio aveva dato a Hairy qualcosa di speciale sia dentro che fuori.
Aveva lunghi capelli biondi, come se si fossero posati sul suo capo i raggi del sole, e occhi chiari, trasparenti come l’acqua del fiume Condos che scende direttamente dal ghiacciaio del monte Ortis.
Odiava le sue orecchie a punta, come quelle di suo padre e non amava niente di se, forse le mani, lunghe e affusolate. Aveva un corpo snello, era alta, ma lei non si piaceva.
A tutti diceva che era un elfo, per via delle orecchie, ma anche se gli altri non sapevano che era una IMIS la evitavano lo stesso.
Passò tutta la mattina su quelle verdeggianti colline, fece un pisolino, raccolse fiori, rincorreva le farfalle, ma il suo pensiero era sempre quello.
Per mezzogiorno tornò a casa, in una piccola casetta un po’ storpia ma carina. 
Abitava con suo padre, la madre morì quando lei aveva due anni per una malattia, ora aveva quindici anni, “L’anno del Drago”, l’anno della scelta, la tappa fondamentale e difficile della loro vita.
Il drago di sua madre dopo cinque minuti dalla sua morte si suicidò e suo padre cadde in una forte depressione che col tempo lo fece diventare pazzo, infatti Hairy visse da sua zia fino a dodici anni: quando suo padre si ristabilì. 

Tornata a casa non fece in tempo a salutare suo padre che già stava mangiando.
Non rivolse neanche uno sguardo a lui e finito di pranzare corse in camera.
La sua camera era piccolina, ma con un’immensa finestra che dava sulle colline.
Nelle giornate di sole si potevano intravedere le Alte Montagne. Hairy adorava quella vista.
Restava ore intere ad ammirare quel meraviglioso paesaggio e quando si affacciava si vedevano perfettamente i suoi occhi sognanti. Hairy sognava, ad occhi aperti.
Nella sua camera c’era il minimo indispensabile: un letto, un armadio e  un tavolino disordinato.
Appesi ai muri c’erano disegni, li faceva sua madre. C’era un suo ritratto di quando era piccolina, ma anche il paesaggio che si vedeva dalle Alte Montagne, dove abitava sua madre. C’era anche il suo drago, si chiamava Viola.
Tutto il pomeriggio Hairy restò in camera. Osservò il paesaggio e pensava, pensava al suo drago, al suo futuro drago.
Prese quel disegno con Viola e lo guardò attentamente, pensava che, visto che è stato il drago di sua madre, dovesse percepire qualcosa, un legame, un sentimento anche debole, ma niente.
Buttò il foglio per terra, si riaffacciò alla finestra e disse con un filo di voce: “Arrivo, ancora una settimana.”
Appena finì di parlare sentì bussare alla porta. Era suo padre, era pronta la cena.
Hairy non ha un buon rapporto con suo papà, infatti parla poco con lui. Anche durante la cena o la sera si scambiano solo due parole.
Ma quella sera Hairy gli chiese una cosa: “Papà, ma è difficile trovare il proprio drago?”
Il padre sorpreso da questa domanda rispose: “Ma Hairy non ti devi preoccupare per questo.
E’ una cosa difficile da spiegare e da capire ora che non hai ancora il tuo. Ma appena vedi il tuo drago senti come se ci fosse una calamita che vi attrae. Io Nensy l’ho solo sfiorata con lo sguardo, ma poi non riuscivo più a staccare gli occhi da lei.”
Hairy non disse niente, lasciò la tavola e andò fuori nei prati: chiamò Nensy, arrivò in fretta e Hairy la guardava con molta intensità ma non sentiva nulla.
Suo padre le corse in contro:” Hairy cosa stai facendo?”.
Lei rispose fissando ancora il drago: “Io non sento nulla! Jemi, una mia compagna di classe, dice che sente di avere un legame con il drago di sua madre e di suo padre perchè lei ha un legame con i suoi genitori!
Io ho un legame con te perchè sei mio padre, ma non sento nulla!”
Arrabbiata Hairy tornò in casa, suo padre salutò Nensy e ritornò dentro anche lui. “Hairy non ti devi abbattere così! Neanche io sentivo qualcosa con i draghi dei miei genitori.
Per me quella Jemi si è inventata tutto. E comunque ,anche se è vero, tutti troveranno il proprio drago, anche tu.” disse il padre alla figlia sdraiata sul divano con la testa sotto al cuscino.
Hairy rispose alzandosi in piedi: “Magari io no! Io sono una IMIS! Papà lo sai cosa vuol dire? Ibrido Mezzosangue Incrocio Sanguemisto! Tutti i nomi per dire che sono di due razze! Quelli come me non hanno un drago! Io non lo troverò mai!
Il mio drago non esiste!” scoppiò a piangere e corse su in camera.
Suo padre affranto dai ricordi di sua madre che l’ha lasciato perché non aveva sposato un elfo si lasciò cadere sul divano, si mise le mani nei capelli e pensava a quell’errore che , se non l’avrebbe fatto, ora sarebbe stato tutto diverso. 

  
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