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Autore: mofos_cinnamon    17/11/2012    2 recensioni
Un cuore che ama rimane appeso ad un filo di ragnatela, che ondeggia lento dentro il petto, in attesa del miracolo. Lui aveva di fronte l'artefice di quel miracolo.
“Vorresti uscire con me?” Disse agitato come non mai. Lei lo guardò con aria interrogativa e arrossendo rispose con un sospiro.
“Non mi stai... prendendo in giro? Insomma, anche se mi piaci, non significa che tu possa avere chissà quali pretese su di me.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Cameron, Kim
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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POV Jared.
 

E' una storia senza pretese, destinata ad avere pochi capitoli. Semplice come i protagonisti di questa storia. 
Spero vi piaccia. 


 

Simon e la sua scommessa potevano andare a farsi benedire.
Lui non poteva accettare di “prendere in prestito”, le chiavi del custode della scuola, no.
Quel uomo era l'essere più glaciale sulla terra. Un segugio con un fiuto incredibile. Nessuno non poteva sfuggire di fronte al suo sguardo congelante.
Ma lui si chiamava Jared, e non falliva di fronte a niente e nessuno. Non perdeva mai le sfide che gli lanciavano, che per lui erano pane quotidiano. Una buona dose di adrenalina, non faceva mai del male a nessuno, sopratutto quando doveva scontrarsi con un dei più temibili esseri della scuola.
Era finito in punizione. Come aveva fatto quel uomo a coglierlo in fragrante? Quel tentativo gli era costato un'intera settimana di punizione assieme al custode.
Doveva aiutare quel uomo dopo la fine delle lezioni. Naturalmente avrebbe fatto il suo dovere, sperando di essere graziato senza ulteriori punizioni e imparando, secondo il preside, la lezione.
Simon l'avrebbe pagata cara.

Era un tipo silenzioso, il custode. Aveva degli occhi benevoli, ma allo stesso tempo severi, erano di un colore che non aveva visto molte volte nella sua breve vita: un verde intenso, quasi spettrale, che assieme ai capelli quasi interamente grigi, gli donavano un aspetto di un elfo.
Occhi che gli rammentavano che non era lì per squadrarlo, ma per “scontare” la sua punizione.
L'inizio non fu proprio il massimo e l'accoglienza non proprio calorosa.
Senza parlare più del necessario, gli indicò i guanti ed uno strumento a punta, mostrandoli il retro di un banco.
Gomme e altre cose appiccicaticce, facevano bella mostra sul legno vecchio dei banchi. Beh, a quanto pareva, l'uomo aveva preso sul serio quella punizione.


Era abituato ad un gran baccano e non a quel silenzio di tomba.
A La Push i suoi amici non smettevano mai di parlare o spettegolare. Erano peggio delle anziane che si riunivano al tramonto per discutere delle scelte assolutamente fuori luogo degli abitanti della città
Pur restando in silenzio, l'uomo gli trasmetteva pace e serenità, e lui di certo non avrebbe interrotto quello strano e pacifico rapporto che si era instaurato da giorni tra di loro.
Tre giorni dopo riuscì a strapparle perfino un sorriso, e da quel momento in poi l'uomo – Walter, si chiamava -, divenne un confidente prezioso anche dopo la punizione.
Non che parlasse molto. Ascoltava le sue chiacchiere in silenzio e rideva per la sua sfacciataggine o della sua ingenuità.
Quando parlava e si confidava con lui, Walter parlava della sua piccolina che studiava nella scuola che frequentava anche lui.
Beh, piccola di certo non era, ma era meglio non contraddirlo. Forse frequentava il primo anno ed era per questo che non la conosceva. 

Poi tutto cambiò. 
  
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