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Autore: Colli58    17/11/2012    5 recensioni
[...] Già non sento più il dolore. Sono le tue labbra o l’anima che stai mettendo in questo lunghissimo, meraviglioso bacio.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sto appoggiata alla portiera della mia macchina, inerme e tu sei appoggiato a me, le tue labbra sulle mie, una tua mano tra i miei capelli sulla mia nuca, l’altra mi stringe la vita.
Lo so che non dovremmo non è il posto adatto. Hai però mantenuto la calma, il sangue freddo fino ad ora, non posso chiederti di più. Non posso chiederti di ignorare quello che è successo, la paura che hai provato. Il mio braccio è dolorante e disteso parallelo al mio corpo. Eviti di stringermi troppo per paura di farmi male. Sento la tua bocca sulla mia in un bacio che sa di bisogno e disperazione. Sento la tua paura svanire a poco a poco mentre il tuo corpo smette di tremare appoggiato al mio, e non voglio aprire gli occhi per incontrare i tuoi perché so che li stai tenendo stretti per evitare di mostrarmi che hai voglia di piangere. Continui a baciarmi, noncurante del resto del mondo, come se da questo dipendesse la tua stessa vita.
Hai mantenuto il sangue freddo, sei stato bravo. Tutto è andato per il meglio o quasi. La ferita sul mio braccio è solo un graffio, non gli hai permesso di farmi del male. Hai agito bene e sono fiera di te, della rabbia che hai saputo controllare e liberare al momento giusto. Ho visto i tuoi occhi attendere con ansia, ho visto la tua preoccupazione e la tua determinazione nel cercare di attirare su di te l’attenzione di quel maniaco. E poi hai capito il mio cenno e prima che il bastardo infierisse su di me, gli hai scaricato addosso la tua ira, con un colpo bene assestato che non so da dove hai fatto uscire. Mi sorprendi sempre. Non dovrei sorprendermi, so che sei capace di molte cose, ma sei fantastico ed ogni giorno è una scoperta. Hai sostenuto lo sguardo della Gates senza battere ciglio. Lei ha capito che eri arrabbiato, che non avrebbe vinto uno scontro verbale con te. Eri agguerrito e mi hai davvero sorpreso.
Quando siamo usciti dall’ascensore avevo freddo, abbiamo camminato in silenzio fino alla macchina. Ti sei avvicinato a me per prendermi le chiavi dalla mano e non ti sei più fermato.
Mi hai fatto appoggiare alla macchina con delicatezza e ti sei appoggiato a me lentamente, so che volevi sentirmi viva, cercando le mie labbra con una dolcezza incredibile. Non stai cercando di più. Ma io voglio di più.
Avevo freddo sì, ma il tuo corpo mi sta scaldando nella semioscurità di questo parcheggio. So che vuoi portarmi a casa e occuparti di me, vorrai medicarmi, vorrai farmi riposare, ma io voglio solo te come coperta calda, voglio il tuo corpo come balsamo per curare questa giornata orrenda, il tuo amore per medicare la mia anima e il piacere che ci scambieremo l’un l’altra come anestetico. Già non sento più il dolore. Sono le tue labbra o l’anima che stai mettendo in questo lunghissimo, meraviglioso bacio.
Non voglio solo coccole stanotte, non voglio che mi tratti come una bambola di porcellana, non mi romperò per così poco. Stanotte voglio fare l’amore con te perché voglio festeggiare la vita, oggi abbiamo rischiato la morte per l’ennesima volta ed io non voglio passare la notte a crogiolarmi per pensiero che poteva finire male. Non è successo e voglio guardarti negli occhi e farti capire che non saremo diversi per tutto questo.
Lo so che è il posto sbagliato, ma è il momento giusto. Qualcuno nel parcheggio potrebbe vederci, e tutto il distretto potrebbe averci già visto se non fosse per quel pilastro che ci nasconde dalle telecamere di sorveglianza e dal mondo.
Non volevo aspettare nemmeno io, infatti non ti allontano ma ti trattengo a me. Portami a casa e viviamo insieme un’altra magica notte.
Ti allontani dalle mie labbra per un soffio, hai bisogno di ossigeno ed io non sono da meno. Riapri gli occhi e il tuo blu è vivido anche in questa oscurità. Ti lascio un sorriso sulle labbra, e ti ringrazio con gli occhi. Tu sei il pilastro che sostiene il mio cielo, che ha sostenuto l’orrore della mia vita per quattro anni e oggi mi ha protetto nuovamente dalla brutalità del mondo in cui vivo, lavoro, sputo sangue. Tu sei come quel pilastro che nasconde la nostra relazione al resto del mondo, solido e possente.
Andiamo a casa” mi sussurri dolcemente. Non c’è nemmeno una tua o una mia. Stranamente nessuno ha mai parlato di nostra, francamente non mi importa di sapere dove andremo. Ti lascio le chiavi e sorrido annuendo. Ovunque tu sia, quella sarà la mia casa, o meglio la nostra, anche se non ne abbiamo mai parlato, ma siamo fatti così.

 
  
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