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Autore: Cialy    05/06/2007    7 recensioni
A quanto pareva, Ginny ci aveva visto giusto. Avevano nuovamente parlato di qualcosa di esplosivo e, soprattutto, avevano tutta l’intenzione di portarlo al settimo piano: guarda caso, proprio dove si trovava l’ingresso alla Sala Comune Grifondoro. C’erano troppe coincidenze, inutile negarlo, e Harry sentiva il bisogno di saperne di più, perché la faccenda cominciava a puzzare di trucco Serpeverde.
Genere: Generale, Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Theodore Nott | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ultimamente non posso più scrivere quanto vorrei, visto un certo piccolo inconveniente chiamato maturità =D
Però per Draco si può fare un'eccezione! Così ho messo da parte libri e tesina e ho scritto una Draco/Harry (la seconda della mia vita O_O).
Siamo in un ipotetico settimo anno e, ovviamente, non si tiene conto del 6° libro.

 

Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando! ^_^

 

Disclaimer: I personaggi non sono di mia proprietà, ma appartengono a J.K.Rowling e a chi ne detiene i diritti. Sono inoltre frutto di pura fantasia e da me utilizzati solo per divertimento.

 

 

Buon compleanno, Draco! *_*

 

 

 

 

Feux D’Artifice

 

 

 

 

“Harry! Harry, aspetta! Devo parlarti!”

Harry si fermò all’istante e si voltò: Ginny, trafelata, camminava a passo svelto verso di lui, scostando di mala grazia un gruppo di Tassorosso del primo anno che le intralciava la strada.

“Che succede?” chiese, quando la ragazza fu a portata d’orecchio.

“Non qui” rispose lei e, senza nemmeno fermarsi, proseguì dritto.

Harry la seguì incerto fuori dalla calca di gente, lungo un corridoio semivuoto fino ad una rampa di scale completamente deserta.

“Allora?” tentò. “Cosa c’è di così segreto?”

Ginny si voltò, immobilizzandosi sullo scalino successivo e sopperendo, così, alla differenza di altezza. Guardò Harry negli occhi.

“Si tratta di Nott e Zabini. Credo stiano complottando qualcosa. Ieri pomeriggio ero in uno dei corridoi del terzo piano con… beh, non importa. Comunque li ho sentiti parlare di esplosioni, Harry, e di sorprese! E sghignazzavano!” concluse, spalancando gli occhi.

“Oh, sghignazzavano, certo” Harry annuì, sollevando le sopracciglia. “Che prova schiacciante!” ironizzò.

“Sei un cretino! Proprio non ti viene in mente nulla?”

Scosse la testa.

“Sei un doppio cretino! La partita di Quidditch, Harry! L’ultima dell’anno, dopodomani, contro Corvonero! I Serpeverde sono in vantaggio, anche se di poco, per la Coppa delle Case e stanno cercando sicuramente un modo per sabotare il match e farci perdere!” finalmente Ginny concluse e prese fiato, dopo averlo trattenuto per tutta la frase.

Harry era sul punto di scoppiare a ridere. “E pensi che lanciarmi contro della dinamite sarebbe un modo per raggiungere i loro loschi scopi? Non pensi che Madama Bumb li scoprirebbe all’istante?!”

“Oh Harry, cosa ne so. Io ti ripeto quello che ho sentito. Chissà cos’hanno in mente, magari Malfoy ha inventato un nuovo incantesimo. Fatto sta che tu sei il Capitano e devi indagare su questa faccenda. Ne va dell’onore Grifondoro!”

Harry sospirò, levò gli occhi al cielo e annuì. Era ben conscio di stare per mettersi in un grosso guaio, ma, allo stesso tempo, sapeva che Ginny avrebbe fatto fuoco e fiamme se non avesse acconsentito – o almeno fatto finta di acconsentire.

Così le sorrise cordiale e girò sui tacchi per tornarsene nella Sala Comune.

 

°°°

 

Ora. Noi tutti conosciamo benissimo Harry Potter e sappiamo che, per quanto inizialmente la questione potesse essergli parsa futile e di poca importanza, la curiosità è da sempre annidata nella sua mente, pronta a saltar fuori e a prendere il controllo delle sue azioni.

Già il pomeriggio del medesimo giorno, infatti, mentre si recava insieme a Hermione in biblioteca, Harry rifletteva sulle implicazioni delle parole di Ginny. Se la ragazza avesse avuto ragione e se il tentativo di Serpeverde di sabotare i Grifondoro, qualsiasi modo avessero trovato, fosse andato a segno, i giallo-oro avrebbero certamente perso la Coppa delle Case dopo averla vinta per sei anni consecutivi. E questo era davvero un pessimo modo per concludere la carriera di Harry a Hogwarts. Senza contare che Ron, come minimo, sarebbe stato preda di un attacco isterico pari a pochi se avessero perso la partita.

Insomma, visto come erano messe le cose, il Salvatore del Mondo Magico si stava a poco a poco convincendo che fosse proprio dovere dare una controllatina a Nott e Zabini, tanto per sentirsi sicuri.

Quando poi, entrato in biblioteca, li vide seduti da soli ad un tavolo nell’angolo estremo della sala, intenti a confabulare, la decisione era ormai presa: doveva sapere cosa stavano tramando.

“Harry, dove stai andando?”

Si voltò sorpreso, ormai quasi completamente dimentico della presenza di Hermione. “Emh… io… di là. Cerco un attimo un libro di là” biascicò, indicando una zona imprecisata in fondo alla biblioteca.

“Ma quella è la sezione di Erbologia! E noi dobbiamo fare un tema di Pozioni… Harry, devi concentrarti se non vuoi che anche questa volta Piton…”

“È per Neville!” riuscì a interromperla appena in tempo, prima di sorbirsi una delle sue famose prediche. “Mi ha chiesto di ritirare un libro per lui… Arrivo subito Herm!”

E senza lasciarle il tempo di replicare, si allontanò nella direzione indicata precedentemente. Guarda caso, la stessa dove si trovavano Nott e Zabini.

Con passo svelto, ma silenzioso, lo stesso che gli aveva permesso di non essere quasi mai scoperto durante le sue escursioni notturne, si avvicinò al suo obiettivo. Lentamente aprì la borsa e, ringraziando mentalmente i Gemelli per le loro sagaci invenzioni, tirò fuori e srotolò un Orecchio Oblungo. Ne lasciò cadere un’estremità passando alle spalle dei due Serpeverde, riuscendo fortunatamente a non farsi notare, e poi, con l’altra estremità premuta sull’orecchio sinistro, si fermò davanti ad alcuni scaffali della sezione Erbologia qualche metro più avanti, fingendosi intento nella consultazione.

 

“Uff… Blaise, non lo so. E se ci scoprono?”

“Theo, lo facciamo per Draco. Lo sai anche tu quanto ci tiene a queste cose.”

“Ma non potremo almeno far portare la cassa al settimo piano da Tiger e Goyle?”

“Stai scherzando, vero? Rischierebbero di farla esplodere strada facendo! E allora sì che passeremmo dei guai. Meglio se ce ne occupiamo noi domattina, all’ora di colazione. Saranno tutti in Sala Grande, non ci vedranno…”

“D’accordo. Ormai ci siamo imbarcati in questa cosa, tanto vale portarla avanti.”

“Esatto. E ora, dai, fammi copiare questi benedetti appunti di Aritmanzia.”

“Ok. Ma dopo dovrai seriamente sdebitarti.”

“Mmh-mh. Ho già in mente un paio di modi che implicano noi due nudi, un letto e una cravatta, tranquillo.”

 

Harry avvampò e si affrettò a ritirare l’Orecchio nella borsa. La conversazione stava diventando davvero troppo privata e lui non voleva saperne di più su ciò che quei due facevano da soli nel dormitorio.

Agguantò il primo libro che si trovò sotto mano senza nemmeno leggerne il titolo, per non insospettire Hermione, e si avviò verso la sezione di Pozioni rimuginando su quanto aveva sentito.

A quanto pareva, Ginny ci aveva visto giusto. Avevano nuovamente parlato di qualcosa di esplosivo e, soprattutto, avevano tutta l’intenzione di portarlo al settimo piano: guarda caso, proprio dove si trovava l’ingresso alla Sala Comune Grifondoro. C’erano troppe coincidenze, inutile negarlo, e Harry sentiva il bisogno di saperne di più, perché la faccenda cominciava a puzzare di trucco Serpeverde.

Ad ogni modo, per quel giorno non avrebbe potuto fare più niente. Il piano per il giorno dopo, però, si stava delineando nel dettaglio nella sua mente: all’ora di colazione, con il Mantello dell’Invisibilità, si sarebbe appostato nei corridoi e avrebbe atteso l’arrivo di Nott e Zabini con l’intento di sbirciare nella cassa e, se possibile, sventare il loro piano; se non ci fosse riuscito, allora, ci avrebbe pensato la McGranitt.

“Oh, sei tornato finalmente! Io ho già scritto mezzo tema, Harry, devi sbrigarti!”

Tentando di non spalancare la bocca e guardare Hermione come se avesse appena annunciato di essere l’incarnazione di Mago Merlino (lui, nello stesso tempo, sarebbe sì e no riuscito a copiare solo la traccia del tema), si sedette, posando borsa e libro sul tavolo e prendendo un foglio bianco di pergamena.

Aveva appena intinto la penna nel calamaio che Hermione lo chiamò. “Emh… Harry…?”

Reggeva in mano il libro preso nella sezione di Erbologia e occhieggiava verso di lui con le sopracciglia aggrottate.

“Sei proprio sicuro che a Neville interessi questo «Piante Gaie: conoscere e individuare esemplari vegetali omosessuali»?”

Per la seconda volta nel giro di cinque minuti, Harry Potter avvampò. Annuì rapidamente e chinò il capo sul foglio.

Decisamente, neanche quel pomeriggio sarebbe stato abbastanza concentrato per svolgere un decente tema di Pozioni.

 

°°°

 

Il mattino seguente, sabato, era arrivato. Harry aveva atteso che tutti i suoi compagni scendessero per colazione, fingendo con Ron di non sentirsi troppo bene e di voler restare a letto. Ma non appena il dormitorio si fu svuotato, scivolò fuori dal letto e si vestì in tutta fretta, si coprì con il Mantello dell’Invisibilità e uscì dalla stanza. Attraversò cautamente la Sala Comune semideserta e scivolò oltre il ritratto della Signora Grassa dietro Lavanda Brown.

Camminò dietro la ragazza ancora per un po’, finché non raggiunse il punto in cui il corridoio piegava ad angolo sfociando sul largo pianerottolo delle scale prima di proseguire dritto. Fu proprio in quel punto che decise di fermarsi: da lì aveva piena visuale delle scale, in modo da vedere chiunque salisse al settimo piano, e dell’ingresso alla Sala Comune, nonché di buona parte del restante corridoio.

Si trattava solo di attendere.

 

°°°

 

E l’attesa fu meno lunga di quanto Harry credesse. Mezzora più tardi, infatti, i due Serpeverde sbucarono dalle scale, tenendo insieme una cassa di legno all’apparenza piuttosto pesate.

“Blaise, fa’ attenzione!” borbottò Nott.

Zabini si limitò a rispondere con un grugnito.

Harry mosse qualche passo in avanti e si accucciò, ben nascosto sotto il Mantello, al fianco di un’armatura. Osservò i due ragazzi assestare la presa intorno alla cassa e tentò di leggerne, con scarsi risultati, l’etichetta sul lato. Il corridoio era completamente immerso nel silenzio e ben illuminato, cosicché Harry poteva sentire chiaramente quello che dicevano.

Fu di nuovo Nott il primo a parlare. “Muoviamoci. Da che parte è?”

Harry si appiattì maggiormente contro la parete. Si aspettava che, da un momento all’altro, i due si incamminassero verso di lui per poi girare l’angolo e ritrovarsi nel corridoio di ingresso alla Torre Grifondoro, pronti a mettere in atto il loro losco piano.

La risposta di Zabini, però, lo sorprese. “Di là” disse semplicemente, indicando con un gesto del capo il corridoio opposto alla direzione ipotizzata da Harry.

Tra borbottii e affanni, i due Serpeverde ripresero a camminare. Procedevano lentamente e Harry dovette faticare per mantenere la distanza necessaria a non farsi scoprire e, soprattutto, per domare la propria curiosità.

Nemmeno si rese conto che, quando i due si fermarono, si trovavano in un corridoio da lui conosciuto fin troppo bene. Solo quando Nott e Zabini posarono la cassa sul pavimento e cominciarono a camminare avanti e indietro, notò l’arazzo davanti al quale stavano marciando: Barnaba il Babbeo.

Erano fuori alla Stanza delle Necessità.

Gli ingranaggi del cervello di Harry presero a lavorare tumultuosamente: cosa diavolo stavano nascondendo?, si chiedeva, e, soprattutto, perché?

Quando il muro del corridoio mostrò una porta e i Serpeverde si affrettarono a portar dentro la cassa, Harry decise che era di nuovo il momento di agire, se voleva arrivare in fondo a quella situazione. Si mise in piedi di scatto e, proprio poco prima che Nott chiudesse la porta, si intrufolò nella stanza.

Rimase letteralmente allibito.

Si era aspettato di trovarsi in una sorta di deposito, una sottospecie di discarica in cui una cassa di esplosivo sarebbe riuscita a passare inosservata; quello che si trovò di fronte, invece, fu un classico salotto arredato con gusto, completo di divano, tavolino da caffé, tappeto e, nell’angolo vicino alla finestra, un tavolo più grande coperto da un drappo argentato con i bordi verde brillante.

Proprio su quel tavolo, i due Serpeverde stavano adagiando la scatola.

“Beh, direi che abbiamo fatto proprio un buon lavoro. Possiamo andare, no?” domandò Nott, guardandosi intorno.

“Direi di sì. Anche se…” Zabini si avvicinò al compagno, gli circondò la vita con le braccia e lo baciò sul collo. “…sarebbe interessante utilizzare questa stanza per altro.”

Nott si concesse un breve sorriso, prima di baciarlo appassionatamente.

Lo stomaco di Harry si contrasse ritmicamente almeno tre volte, mentre il rossore, di nuovo, si diffondeva sul suo viso. Pregò tutti gli dei che conosceva che quei due non decidessero di andare oltre perché non era proprio sicuro di riuscire a sopravvivere indenne allo spettacolo che avrebbero inscenato.

Per sua fortuna, proprio quando la situazione cominciava a farsi troppo calda, Nott si staccò allontanandosi leggermente dall’altro.

“Buono Blaise, buono. Dobbiamo tornare giù, altrimenti Draco si insospettirà. E questa, in teoria, dovrebbe essere una sorpresa.”

Zabini annuì, non senza sbuffare e lamentarsi e, poco dopo, i due erano usciti chiudendosi la porta alle spalle e Harry era rimasto finalmente solo.

Bene, si disse, ora aveva campo libero e non poteva certo permettersi errori. Si tolse il Mantello, che lo imbrigliava troppo nei movimenti, e lo abbandonò sul divano, per poi dirigersi svelto verso la cassa.

La esaminò su ogni lato; l’etichetta diceva “Fuochi d’artificio” in grande e poi, più sotto, “tenere fuori dalla portata dei bambini” insieme allo stemma di Zonko. Scoprire ciò, però, non gli bastava: doveva guardarci assolutamente dentro e accertarsi che l’etichetta fosse veritiera. In fondo, non si dovevano mai sottovalutare i Serpeverde.

Cercò allora una leva, un pulsante, una serratura qualsiasi, ma non trovò nulla, la cassa era ermeticamente sigillata e pareva proprio che solo la magia potesse aprirla. Harry tirò fuori la bacchetta e tentò con un Alohomora, ma non ebbe alcun successo. Riprese allora a cercare qualche sorta di istruzioni sulla cassa e fu così che notò quello che sembrava un piccolo timer. Era posto sul lato, poco sotto lo spigolo superiore, e, a quanto sembrava, non aveva cominciato il conto alla rovescia da molto, visto che segnava ancora trenta minuti. Vista in questo modo, la cassa sembrava proprio una bomba ad orologeria.

Dannazione, Harry era nel panico più totale. Non sapeva cosa fare, continuava a guardarsi in giro alla ricerca di un’idea. Spingere la cassa fuori dalla finestra? Certo, e poi come lo avrebbe spiegato ai professori e a tutti gli altri studenti? Scappare e lasciarla lì? Beh, lui non era certo un vigliacco! Senza contare che, se fosse accaduto qualcosa ai suoi compagni, avrebbe avuto un enorme peso sulla coscienza. Che fare allora? Che fare?!

Era così preso da simili pensieri che nemmeno sentì la porta aprirsi e richiudersi. Nemmeno avvertì i passi dentro la stanza. Fu una familiare voce strascicata a riscuoterlo. A fargli sbarrare gli occhi, a fargli saltare il cuore in gola, dove decise bene di mancare uno, due, tre, quattro battiti.

“Potter?!”

Harry si voltò lentamente, nemmeno si fosse trovato Voldemort in persona, alle spalle.

Draco Malfoy era lì, in piedi al centro della stanza. La camicia della divisa aveva i primi bottoni slacciati, le maniche sollevate a scoprire gli avambracci, il nodo della cravatta era allentato e i capelli raccolti in una coda bassa e lenta, da cui ricadevano i ciuffi più corti. Sul viso, poi, sfoggiava un’espressione sorpresa che Harry non aveva mai visto. Durò solo pochi secondi, però, perché Malfoy si affrettò a sostituirla con un ghigno dei suoi. Un ghigno strano, che Harry aveva sì visto (con tutto il tempo che passava ad osservarlo, dopotutto, sarebbe parso inverosimile il contrario), ma mai rivolto verso di sé.

“Emh.”

Fu l’unico suono che riuscì ad emettere, deglutendo rumorosamente.

Il sopracciglio di Malfoy si sollevò, il ghigno si accentuò e venne accompagnato da una luce predatrice negli occhi.

Harry spostò il peso da un piede all’altro, inevitabilmente a disagio. La sua parte razionale gli diceva di lanciarsi al più presto dalla finestra per mettersi in salvo: era pur sempre stato scoperto in un posto in cui non avrebbe certamente dovuto trovarsi e le ritorsioni di Malfoy potevano essere tremende, lo sapeva bene. Eppure, c’era qualcosa che lo tratteneva, anzi, che gli impediva completamente di muoversi, persino di battere le palpebre o spostare lo sguardo.

“A quanto pare Blaise e Theo hanno fatto le cose in grande, questa volta…” mormorò tra sé il Serpeverde, avanzando di qualche passo. “È un vero piacere incontrarti in un tale frangente, Potter” continuò poi a voce più alta, ormai a poco più di un metro da Harry.

Malfoy continuò a camminare, riducendo la distanza sempre più, fino a che non gli si fermò di fronte, a meno di un passo. Harry era completamente interdetto, ancora indeciso sul da farsi e, soprattutto, assolutamente incapace di staccare gli occhi dal Serpeverde. I pensieri erano come bloccati, la gola secca e tutta l’impulsività Grifondoro sembrava essersene andata a fare un giro ai campi da Quidditch.

Malfoy allungò una mano, Harry temette che stesse per picchiarlo, ma, al contrario, le dita affusolate artigliarono il nodo della sua cravatta. Lo strattonarono leggermente per allentarlo e tale breve scossa rimise in moto il cervello del Bambino Sopravvissuto.

“Cosa… Cosa diavolo fai, Malfoy?” biascicò.

Per tutta risposta, Draco lasciò scivolare le dita sulla stoffa rosso-oro e poi, tenendola saldamente, attirò Harry a sé, i loro visi pericolosamente vicini.

“Perché non usi quella lingua per scopi più utili, Potter?”

 

Ora, riflettiamo. Harry Potter sarà anche il Bambino Sopravvissuto, il Salvatore del Mondo Magico e tante altre belle cose, ma, fondamentalmente, Harry Potter è un ragazzo; un ragazzo, per la precisione, con la quasi piena consapevolezza di essere gay e con una sfilza di ormoni in subbuglio.

E Draco Malfoy, d’altro canto, per quanto Serpeverde, spocchioso, antipatico, dispotico, è, sostanzialmente, incredibilmente sexy.

Vista questa situazione, quanto credete che ci abbiano messo i due a finire incollati labbra contro labbra e corpo contro corpo?

Poco, esatto. Davvero, davvero poco.

 

E, infatti, dopo aver rotto il ghiaccio con un bacio assolutamente famelico e bagnato, Draco si ritrovò seduto sul divano con Harry seduto sulle cosce.

Ancora con i vestiti addosso, le bocche non ne volevano sapere di staccarsi e le mani si muovevano in esplorazione quasi avessero vita propria. Harry ondeggiava il bacino ritmicamente su quello di Draco, strappandogli e strappandosi gemiti che sfumavano catturati dai baci. Le dita si infilarono sotto le camicie, accarezzando, stuzzicando. E poi le mani di Harry finirono nei pantaloni di Draco, e quelle di Draco nei pantaloni di Harry.

I sospiri e i gemiti divennero più rapidi e spezzati, i movimenti sempre più sincronizzati e affamati, fino a che entrambi non vennero, a distanza di pochi attimi, l’uno tra le dita dell’altro.

Harry, alquanto spossato, si abbandonò sul corpo di Draco, appoggiando la fronte sulla sua spalla, mentre sentiva il respiro affannato del Serpeverde dritto sull’orecchio e le sue mani poggiate sulla schiena.

C’era silenzio e l’atmosfera si stava lentamente calmando, la frenesia dell’eccitazione stava sparendo… Quando, all’improvviso, un sonoro bip si diffuse ad intermittenza nella Stanza, aumentando di intensità ad ogni secondo che passava.

Era il timer della cassa, che Harry aveva ormai completamente dimenticato.

Draco, colto di sorpresa, si mise dritto sul divano con un movimento brusco, Harry scivolò sul pavimento, finendo a gambe all’aria, il timer emise un ultimo e più sonoro bip e poi il coperchio della cassa si aprì.

Una decina di fuochi d’artificio volò nell’aria, raggiungendo il soffitto e dando vita a tante piccole esplosioni colorate: disegni blu, rossi, gialli, verdi e bianchi illuminarono la stanza più volte, fino a che, prima di esaurirsi, formarono nell’aria la scritta BUON COMPLEANNO, DRACO. E poi caddero al suolo, ormai spenti.

Harry aveva osservato la scena ad occhi spalancati, estasiato, mentre si dava del cretino per aver rischiato di rovinare un regalo di compleanno (anche se si trattava di Serpeverde, lui non era poi così crudele!). A spettacolo finito, si voltò verso Draco, che aveva ancora gli occhi luminosi per le luci dei fuochi d’artificio e un sorriso divertito sul volto. Si alzò, tentando di raccogliere dal pavimento anche la propria dignità, si sistemò i vestiti e riabbottonò i pantaloni e poi si decise a parlare.

“Beh, allora… Buon compleanno, Malfoy.”

Draco spostò finalmente l’attenzione su di lui. Lo guardò, scarmigliato più del solito e in evidente imbarazzo, e si chiese se doveva ringraziare Theo e Blaise più per lo spettacolo pirotecnico o più per l’occasione di… umh… saggiare le potenzialità di Potter.

Ad ogni modo, qualsiasi stratagemma avessero adottato, quei due erano riusciti a rendere quel compleanno speciale. Sì, un ringraziamento se lo meritavano proprio, dopotutto.

Riacquistò il controllo della propria espressione e ghignò, mentre si alzava dal divano e si sistemava i vestiti anche lui. Si portò nuovamente vicino a Potter e lo fissò attentamente negli occhi, sollevando un sopracciglio.

“Sì Potter, i tuoi auguri sono stati di mio gradimento. Ma sai, sarebbe proprio carino da parte tua farmi anche un regalo. Magari stasera…”

Poi gli voltò le spalle e, con il suo solito passo fiero e distinto, uscì dalla Stanza.

Era quasi arrivato alle scale che sentì un fruscio alle sue spalle e qualcosa, una mano invisibile, si posò sulla sua spalla.

“Alle nove nella Stanza delle Necessità. E se farai il bravo, avrai un gran bel regalo.”

Ghignò. “Affare fatto, Potter. Ma non sarai tu a dettar legge, ricordatelo.”

Un altro fruscio e il peso della mano sparì. “Lo vedremo, Malfoy.”

E poi il silenzio.

Draco continuò a camminare, pregustandosi, nella mente, la serata che lo aspettava.

Oh sì, quello era proprio un compleanno coi fiocchi.

 

°°°

 

“Beh, sembra proprio che abbia gradito!” esclamò Theo, seduto sul divano della Sala Comune accanto a Blaise.

“Già. È tornato felice come dopo una scopata…”

Theo rise e scosse la testa con fare divertito. “Cosa cavolo ci trova nei fuochi d’artificio proprio non lo capisco. È fissato da quando era bambino…”

“Mah. Le stranezze di Draco…”

“Comunque, per quanto riguarda il sabotaggio della partita di domani, mi è venuta un’idea.”

“Illuminami Theo, illuminami…”

 

 

  
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